domenica 27 dicembre 2020
Soul
martedì 15 dicembre 2020
Mank
sabato 12 dicembre 2020
Nuovo Cinema Paravirus - Christmas Special
giovedì 10 dicembre 2020
Tesori Nascosti - #7: Edizione Natale
Torna "Tesori nascosti
1. Le 5 leggende, voto 7.5
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2. Klaus - I segreti del Natale, voto 9.
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4. SOS Fantasmi, voto 7.
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5. Ogni Maledetto Natale, voto 7.
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Pier
lunedì 7 dicembre 2020
The gentlemen
*** 1/2
Pier
martedì 17 novembre 2020
Tesori Nascosti - #6
Torna "Tesori nascosti
1. Alice e il sindaco, voto 7.5
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2. The Old Man & The Gun, voto 8.
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4. Un re allo sbando, voto 7.
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5. Brimstone, voto 7.
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Pier
mercoledì 11 novembre 2020
Palm Springs - Vivi come se non ci fosse un domani
*** 1/2
Pier
giovedì 29 ottobre 2020
Cosa sarà
Dopo il brillante esordio di Scialla! e il convincente e più maturo Tutto quello che vuoi, Bruni torna dietro la macchina da presa per il suo film più personale, sincero, e coinvolgente. Bruni racconta la storia di una malattia, ma lo fa con i toni che gli sono propri, esplorando le relazioni e le solitudini del protagonista e dei personaggi che gli gravitano attorno. La malattia è presente, mai nascosta o negata, con scene in ospedale di grande impatto e una grande attenzione all'aspetto clinico.
La malattia è presente, ma non dominante, e costringe Bruno e i suoi cari a fare i conti con il passato, sempre presente con flashback improvvisi e mai didascalici, con segreti, non detti, frustrazioni espresse ed inespresse. Il passato sembra essere la malattia più grande, una fonte di frustrazioni ma anche di ricordi ed emozioni che aiutano a guardare al futuro con speranza, nonostante le difficoltà.
****
Pier
sabato 17 ottobre 2020
La vita straordinaria di David Copperfield
martedì 6 ottobre 2020
Il processo ai Chicago 7
La violenza è volutamente nascosta per larghi tratti del film, ma quando si vede esplode in una violenza sconvolgente, reale, non patinata né spettacolarizzata, che restituisce appieno l'inutile brutalità della polizia.
**** 1/2
Pier
mercoledì 23 settembre 2020
La candidata ideale
sabato 12 settembre 2020
Venezia 2020 - Il Totoleone
Anche quest'anno siamo giunti al termine della Mostra del Cinema: una Mostra giocoforza anomala, nell'anno del Coronavirus, ma portata a compimento in sicurezza grazie a un'organizzazione certosina e perfetta, con norme di sicurezza rispettate grazie a controlli puntuali e un pubblico attento. Non si possono che fare i complimenti ad Alberto Barbera, che ha fortemente voluto questa Mostra in presenza, e alla Biennale tutta, dai dirigenti alle maschere di sala, per l'organizzazione.
È stata una Mostra diversa, meno hollywoodiana e più internazionale, con pochi picchi, sia in positivo che in negativo, con tre fils rouges che hanno attraversato tutto il Concorso: il primo è quello del guardare alla Storia, vera o presunta, e del suo impatto sul presente (Quo vadis, Aida?, Wife of a Spy, Dear Comrades, Nuevo Orden, Miss Marx); il secondo quello del vuoto e delle sperequazioni create dal sistema economico dominante (Nomadland, Never Gonna Snow Again, Notturno); e il terzo quello dell'emancipazione e dell'emergere delle voci femminili (The World to Come, Pieces of a Woman, Le Sorelle Macaluso). Una Mostra, dunque, che ha toccato molti temi che stanno segnando la nostra contemporaneità.Di seguito i pronostici, quasi sicuramente sbagliati, per il Leone d'Oro e gli altri premi, corredati come sempre dalle mie preferenze personali.
Premio Mastroianni per il miglior attore emergente
Molti protagonisti "giovani" nei film in Mostra, da Padrenostro a Le Sorelle Macaluso. Tuttavia, nessuno di loro raggiunge la freschezza e l'energia del cast di Khorshid, tutto composto da attori non professionisti, ma dotati di un'espressività e di una vitalità che sono il cuore pulsante del film. Su di loro ricadono sia il mio pronostico e la mia scelta personale.
Pronostico: Il cast di Khorshid
Scelta personale: Il cast di Khorshid
Coppa Volpi maschile
Dopo un'edizione 2019 segnata dalla splendida prestazione di Joaquin Phoenix in Joker, un'edizione 2020 segnata da una sorprendente assenza di ruoli memorabili per gli attori di sesso maschile (ne contiamo appena quattro). Tra tutti, sembra spiccare Alec Utgoff, protagonista di Never Gonna Snow Again, che si aggiudica sia il mio pronostico che la mia scelta personale.
Pronostico: Alec Utgoff, Never Gonna Snow Again
Scelta personale: Alec Utgoff, Never Gonna Snow Again
Coppa Volpi femminile
Sfida molto agguerrita, con moltissime prestazioni memorabili. Tra queste ne spiccano tre: Jasna Đuričić per Quo Vadis, Aida?, Vanessa Kirby per Pieces of a Woman, e Frances McDormand per Nomadland. Tutte e tre meriterebbero, ma la Kirby sembra favorita. La mia scelta personale cade invece su Frances McDormand, semplicemente perfetta.
Pronostico: Vanessa Kirby, Pieces of a Woman
Scelta personale: Frances McDormand, Nomadland
Gran Premio della Giuria
Qui il favorito sembra Notturno di Gianfranco Rosi, sia per la bellezza delle immagini e l'originalità del racconto, sia per il tema affrontato, capace di parlare ai cuori di giurati di tutto il mondo. La mia scelta ricade invece su Never Gonna Snow Again, bella favola surreale.
Pronostico: Notturno
Scelta personale: Never Gonna Snow Again
Leone d'Argento (Miglior Regia)
Da questo premio potrebbe arrivare la grande sorpresa della Mostra, ovvero un riconoscimento all'oscuro ma meritevole film azero In Between Dying, racconto esistenzialista di un killer in fuga da se stesso e inseguito dalla Morte. La mia scelta ricade invece su Pieces of a Woman per il meraviglioso primo atto.
Pronostico: Hilal Baydarov, In Between Dying
Scelta personale: Kornél Mundruzcò, Pieces of a Woman
Leone d'Oro
Sfida davvero accesa e incerta: come l'anno scorso, manca un chiaro favorito, e letteralmente qualunque film del concorso potrebbe aggiudicarsi l'ambito premio. La mia scelta personale ricade su Nomadland, il mio pronostico su quello splendido pugno allo stomaco che è Nuevo Orden, capace di accontentare sia i cinefili che gli amanti del cinema commerciale.
Pronostico: Nuevo Orden
Scelta personale: Nomadland
È tutto anche per quest'anno, ci risentiamo per l'edizione 2021, speriamo in condizioni sanitarie più tranquille.
Pier
Telegrammi da Venezia 2020 - #5
Ultimo telegramma dalla Mostra del Cinema di Venezia, in attesa del Totoleone, con i due film migliori visti fin qui alla Mostra.
I Predatori (Orizzonti), voto 7. Ottimo esordio alla regia per Pietro Castellitto, che racconta due famiglie di "nuovi mostri" con sguardo originale e autoriale, dando vita a una satira sociale dove si ride e ci si dispera, e dove nessuno ottiene, né merita, redenzione.
In Between Dying (Concorso), voto 7. Sulle orme di Béla Tarr, un film dai connotati esistenzialisti, in cui un uomo sembra inseguito dalla Morte mentre va alla ricerca di se stesso. Qui la recensione estesa scritta per Nonsolocinema.
Nomadland (Concorso), voto 9. Uno struggente viaggio nel cuore dimenticato dell'America, tra crisi economica e tentativi di riscoprire i veri valori: un incontro di solitudini che è però fugace, perché la solitudine, forse, non è una costrizione, ma una scelta. Chloé Zhao realizza un film tra il road movie e Ken Loach, che colpisce dritto al cuore grazie anche alla prestazione sublime di Frances McDormand, nomade volitiva che fa del suo minivan una casa con la C maiuscola. Da tenere d'occhio anche in ottica Oscar.
Nowhere Special (Orizzonti), voto 9. Dopo quel piccolo capolavoro di Still Life, Uberto Pasolini torna a Venezia, e fa di nuovo centro con un film semplice, ma potente, in grado di parlare al cuore dello spettatore senza scivolare nei facili pietismi cui la storia (un padre morente cerca una nuova famiglia per il figlioletto) pur si presterebbe. Nowhere Special arriva dritto al cuore perché racconta senza fronzoli una storia autentica, e lo fa attraverso la scrittura e i personaggi, splendidamente tratteggiati e interpretati.
Genus Pan (Orizzonti), voto 7. Dopo il Leone d'Oro del 2016, Lav Diaz torna alla Mostra con un film che indaga la natura umana, e in particolare l'homo homini lupus di hobbesiana memoria: il buono soccombe alla disperazione, all'assenza di speranza, alla corruzione. Il film inizia con un'anabasi, un ritorno a casa che culmina in tragedia, per poi trasformarsi in un thriller politico. Il ritmo è lento, ma non rarefatto, con dialoghi frequenti e fitti, una peculiarità nel cinema di Diaz. Proprio i dialoghi, però, risultano in alcuni momenti superflui, un inutile ciarlare che va a perturbare la struggente bellezza delle immagini.
Per ora è tutto, appuntamento a più tardi per il Totoleone.
Pier
giovedì 10 settembre 2020
Telegrammi da Venezia 2020 - #4
Quarto telegramma dalla Mostra del Cinema, che conferma la sua vocazione cosmopolita presentando opere dalle cinematografie di ogni angolo del mondo: Polonia, Hong Kong, USA, Giappone, Kazakhstan, Messico e, ovviamente Italia.
Never Gonna Snow Again (Concorso), voto 7.5. Un film che si muove tra il teatro dell'assurdo e Lanthimos, che con tono ironico e paradossale esplora la vuota vita di un villaggio di super ricchi. Qui la recensione estesa scritta per Nonsolocinema.
Love After Love (Fuori Concorso), voto 6.5. Un ottimo melò, che non brilla per originalità ma per efficacia nell'esecuzione: ben scritto, recitato, e fotografato. Da Ann Hui, però, già regista del magnifico A simple life, era forse legittimo aspettarsi a qualcosa di meglio, soprattutto sul piano delle emozioni.
Topside (Settimana della Critica), voto 8. Una madre e una figlia vivono nei tunnel abbandonati della metropolitana di New York: la bambina non ha mai visto la superficie, e ai suoi occhi i tunnel decrepiti e lerci sono ricchi di magia. Un racconto struggente, con una sceneggiatura eccellente e una regia magistrale, che ci accompagna in una risalita dai tunnel che ha il sapore della catabasi, dove l'inferno è in superficie e il paradiso giace nell'oscurità.
Wife of a Spy (Concorso), voto 4. Un film di spionaggio noioso, poco emozionante, con un solo colpo di scena interessante e scarsissima tensione. La fotografia e la ricostruzione del periodo pre Seconda Guerra Mondiale in Giappone sono scolastiche, e i bravi attori non bastano a salvare un film scialbo e senz'anima.
Le Sorelle Macaluso (Concorso), voto 7. Emma Dante torna alla Mostra, e lo fa con un adattamento della sua piece teatrale. Il film racconta la storia di una famiglia attraverso la memoria degli oggetti, dei gesti, dei segni del tempo: una caduta dalla grazia che arriva al termine di una giornata perfetta, e non cessa di manifestare i suoi effetti anche ad anni di distanza. Pur gravato da molti manierismi e artifici retorici superflui, il film arriva dritto al cuore, emoziona, e commuove.
Yellow Cat (Orizzonti), voto 7. Il film racconta le assurde avventure di un moderno Don Chisciotte che, inseguito dalla malavita locale, insegue a sua volta un sogno: aprire un cinema sulle montagne del Kazakhstan. Il film ha una prima metà fulminante, tra esilaranti imitazioni di Alain Delon e splendide situazioni surreali. Perde un po' di energia sul finale, ma riesce comunque a divertire e far riflettere.
Nuevo Orden (Concorso), voto 8. Un pugno allo stomaco, il film più emotivamente di impatto visto finora alla Mostra, che racconta un nuovo ordine politico che somiglia tremendamente al vecchio, e che forse era già lì, sotto la superficie, nascosto sotto un'apparenza di presentabilità che celava un mostro pronto a mordere, mutilare, e uccidere. La tensione rimane altissima per tutta la durata del film, la distopia è reale, troppo reale, terribilmente vicina al vero.
Pier
martedì 8 settembre 2020
Telegrammi da Venezia 2020 - #3
Terzo telegramma dalla Mostra del Cinema 2020. Molti film che si focalizzano sul tema del racconto e della narrazione - orale, visiva, scritta - altri che affrontano la quotidianità di persone comuni e uno, infine, che racconta una notte eccezionale nella vita di alcuni grandissimi personaggi.
Mainstream (Orizzonti), voto 6. La ricerca sfrenata della celebrità nel mondo dei social media e degli youtuber: il film intrattiene e offre una splendida prova di Andrew Garfield e alcune trovate visive interessanti, ma per il resto racconta temi e situazioni già visti e stravisti. Qui la recensione estesa scritta per Nonsolocinema.
The World to Come (Concorso), voto 6.5. Due donne nel New England di fine Ottocento, una vita spartana in cui non sembra esserci spazio per amore, poesia e sogno, che invece trovano nella compagnia reciproca. Un film che racconta un incontro di solitudini, con una fotografia pittorica in luce naturale che viene troppo spesso soffocata da un'invadente voce fuori campo.
La Nuit des Rois (Orizzonti), voto 8.5. Costa d'Avorio: un carcere in mezzo al nulla è controllato dai detenuti, organizzati con un sistema di gerarchie da principato rinascimentale. Quando sorge una luna rossa, inizia la Notte del Romanzo, in cui un prigioniero - detto Romanzo - deve raccontare una storia. Durante la notte, si tessono intrighi per detronizzare l'attuale capo, mentre il racconto del Romanzo diventa un'esperienza catartica collettiva. Ispirato alla reale situazione di una prigione in Costa d'Avorio, il film è uno splendido inno alla potenza del racconto, alla sua natura condivisa e quasi magica, capace di esorcizzare paure ed evocare demoni, toccando le corde emotive più profonde e potenti dell'animo umano. Un'esperienza unica.
One Night in Miami (Fuori Concorso), voto 7. La notte in cui Cassius Clay ha appena conquistato il titolo dei pesi massimi contro Sonny Liston, in un hotel di Miami si svolge una riunione che cambierà il corso della storia dei diritti civili, e della vita di Clay in particolare: presenti, oltre al pugile, Malcolm X, Jim Brown, uno dei più grandi campioni della storia della NFL, e Sam Cooke, padre della musica soul. Si parla di diritti degli afroamericani, ma soprattutto di come ottenerli, con posizioni spesso conflittuali. Un film che, è triste dirlo, racconta una storia terribilmente attuale. Nonostante l'impianto forse eccessivamente statico e teatrale (il testo ha la sua origine come spettacolo teatrale, e si vede), il film risulta comunque efficace e di grande impatto, soprattutto grazie alla qualità della scrittura e alle ottime prove dei protagonisti, tra cui spicca Eli Goree, splendidamente gigione e perfetto interprete di Clay-Alì.
Haylaletler - Ghosts (Settimana della Critica), voto 5.5. Un blackout unisce temporaneamente i destini di cinque persone nella Istanbul di oggi. Una premessa interessante, ma sviluppata senza un'idea chiara, con scarso equilibrio tra i vari personaggi e un messaggio che, se c'era, non traspare affatto.
Notturno (Concorso), voto 8. Dopo il Leone d'oro ottenuto con Sacro GRA, Rosi torna alla Mostra con un ritratto delle zone di guerra in Medio Oriente, raccontate attraverso le vite dei cittadini comuni, catturati nella loro quotidianità. Teso, forte, quasi mai retorico, il film di Rosi cattura, avvince, e fa riflettere, sorretto anche dalla bellezza abbacinante di alcune immagini.
Pier e Simone
domenica 6 settembre 2020
Telegrammi da Venezia 2020 - #2
Secondo telegramma da Venezia, con una selezione dalle varie sezioni. Una Mostra che, complice forse lo stop alle produzioni causato dalla pandemia, è più internazionale che mai, con voci da ogni paese.

The Furnace (Orizzonti), voto 8. Uno splendido film d'avventura sullo sfondo dell'Australia di fine Ottocento, un incontro di diverse culture che imparano a collaborare per sognare e sopravvivere. Qui la recensione estesa scritta per Nonsolocinema.
The Duke (Fuori Concorso), voto 8. Splendida commedia dolceamara che racconta la storia vera di un uomo che rubò un dipinto di Goya dalla National Gallery per chiedere in cambio il canone televisivo gratuito per i pensionati. Una storia di ribellione sociale raccontata con humor, ottima scrittura, e una coppia di interpreti strepitosi, Jim Broadbent e Helen Mirren.
Pieces of a Woman (Concorso), voto 7.5. Una storia potente, attuale, che affronta un tema potenzialmente ostico come la perdita di un figlio con grande vitalità sia visiva che narrativa, evitando la pesantezza che spesso caratterizza film del genere e raccontando con efficacia la storia di una donna che vuole trovare il suo modo di vivere il lutto e raccontare la sua storia, senza accettare le narrative e prescrizioni che chi sta intorno cerca di imporle. Vanessa Kirby offre un'interpretazione eccezionale.
Kitoboy - The Whaler Boy (Giornate degli Autori), voto 7. Un film che racconta il passaggio da adolescenza ad età adulta: un ragazzo russo che vive nei pressi dello stretto di Bering, in un villaggio isolato che vive della caccia alle balene. L'unica distrazione dei ragazzi del villaggio è una chat erotica, ma il giovane protagonista si innamora di una delle ragazze. Il suo viaggio per conoscerla è un'odissea che lo porterà a conoscere infinite genti, e soprattutto a conoscere se stesso.
Khorshid - Sun Children (Concorso), voto 8.5. Dei ragazzi di strada in Iran tirano a campare con piccoli furti e lavoretti. Vengono ingaggiati da un piccolo malvivente locale per recuperare un tesoro, nascosto nelle viscere di una scuola. Per raggiungere il loro obiettivo, dovranno andare tra i banchi. La caccia al tesoro diventa uno splendido percorso di maturazione, una riflessione sull'importanza dell'educazione, dell'amicizia, e di trovare qualcuno che creda nel tuo potenziale. Il film non sfocia mai nella banalità o nella retorica, e alterna alla perfezione avventura, risate, e commozione, fino allo splendido crescendo del finale.
Pier
giovedì 3 settembre 2020
Telegrammi da Venezia 2020 - #1
Come ogni anno, Film Ora è a Venezia, e vi accompagnerà per tutta la Mostra del Cinema con i suoi telegrammi, recensioni brevi dei film visti nelle varie sezioni. Una Mostra giocoforza particolare, nell'anno di una pandemia, ma organizzata con passione artistico e un rigore logistico finora impeccabile.

Lacci (Fuori Concorso), voto 4.5. Un film che sembra realizzato al solo scopo di corroborare la tesi di chi sostiene che il cinema italiano sia moribondo e sempre uguale a se stesso. La solita storia di infedeltà coniugale, con il solito campionario di ripicche, rimproveri, nevrosi, paturnie, e patemi recitata dai soliti attori e attrici con le solite nevrosi, paturnie, e patemi. Spiace che venga da Daniele Luchetti, che ci aveva abituato a ben altro.
Mila - Apples (Orizzonti), voto 7.5. Una pandemia che cancella la memoria, e un protagonista che, nel cercare di ritrovare se stesso si infila in una serie di situazioni paradossali. Un'idea di partenza brillante, sviluppata forse al di sotto del suo potenziale, ma comunque efficace, sempre in sospeso tra farsa e dramma, commedia e tragedia.
sabato 29 agosto 2020
Tenet
Tempus fugit
Un agente della CIA senza nome partecipa a un'azione per sventare un attentato terroristico all'Opera di Kiev. Viene catturato, ma scopre che questa operazione era in realtà un test per ammetterlo in un programma misterioso, dove dovrà sventare una "guerra temporale", con agenti in grado di muoversi contro il flusso dello spaziotempo.
Il tempo, e l'effetto che la sua percezione ha sull'agire e il sentire umano, è indubbiamente uno dei temi centrali della cinematografia di Christopher Nolan. Da Memento a Inception, passando per Interstellar e un film più "classico" come Dunkirk, il regista britannico gioca con il tempo per esplorare la psicologia dei personaggi, ma anche per esplorare nuovi linguaggi espressivi all'interno di un'arte che con il tempo ha sempre avuto un rapporto molto lineare, soprattutto nel comparto visivo: se a livello narrativo la manipolazione spaziotemporale non è certo un'invenzione di Nolan, è altrettanto indubbio che a lui si devono alcune delle più ardite esplorazioni e manipolazioni visive del tempo cinematografico (qui il nostro speciale sul regista).
In Tenet, questa esplorazione viene portata alle sue estreme conseguenze, al punto da sopravanzare persino la costruzione narrativa, quel meccanismo di scatole cinesi che caratterizzava altri film come Memento, Inception o The Prestige, costringendo lo spettatore a cambiare di continuo le sue convinzioni e ciò che credeva di sapere. I colpi di scena ci sono, chiariamoci, ma l'impianto narrativo è nel suo complesso più semplice, e chi abbia dimestichezza con show televisivi come Dark e Doctor Who, pur disorientato durante lo svolgimento, non avrà eccessive difficoltà a tirare le fila della trama a film terminato (se vi foste persi, qui un efficace riassunto, da leggersi rigorosamente dopo la visione). La stessa scelta di affrontare un genere come la spy story permette a Nolan di muoversi in strade ben definite e battute, tra James Bond e Mission Impossible, e concentrare la sua attenzione e la sua creatività su come il complotto e il tentativo di sventarlo vengono raccontati - sul linguaggio, anziché sul contenuto.
Nel comparto visivo si concentra quindi tutta l'innovazione del film, e Nolan come sempre non delude: sorretto come sempre dalla splendida fotografia di Hoyte van Hoytema, Nolan sovverte ogni regola del cinema di azione e del cinema in generale, mettendo in scena uno spettacolo e il suo esatto opposto, lo svolgimento e il riavvolgimento, facendo incontrare piani temporali che non dovrebbero incontrarsi e creando così un effetto visivo magnificamente straniante. Gli espedienti visivi di Tenet creano gli stessi effetti di tensione di quelli sonori di Dunkirk, giocando con la percezione di chi guarda e sfidandola a entrare in un mondo diverso, in cui nulla di quanto conosce si applica più. Il punto di vista dell'anonimo protagonista è quello dello spettatore, che con lui viene disorientato nel vedere sovvertite le leggi della fisica e della messinscena cinematografica.
Non tutti gli spettatori, però, avranno necessariamente la pazienza e il fatalismo del personaggio di John David Washington (ottima la sua prova, così come quella di Robert Pattinson, suo partner in crime): la sfida può risultare ostica, e non sarebbe sorprendente se questo risultasse il film più divisivo di Nolan (già regista divisivo di suo), dato che mette alla prova la pazienza dello spettatore e la sua capacità di accettare delle regole del gioco completamente nuove, che possono a volte sembrare fini a se stesse. A parere di chi scrive non lo sono, in quanto proseguono un discorso che Nolan porta avanti da decenni, un percorso di ricerca che vuole sposare spettacolarità e ricerca, successo commerciale ed esplorazione stilistica: un esercizio di equilibrismo difficilissimo, da cui Nolan esce ancora una volta vincitore, portando a casa un film d'azione adrenalinico anche nei momenti più "classici" (magistrale, in tal senso, la scena d'apertura) e che lascia letteralmente a bocca aperta in alcuni dei suoi momenti più innovativi.
Tenet non è certamente il miglior film di Nolan: è imperfetto, ha un ritmo sincopato, irregolare, che dà una sensazione di incompletezza, e l'effetto straniante e quasi respingente di alcune scene è innegabile anche per chi le ha enormemente apprezzate. Tuttavia, Tenet è probabilmente il film che meglio riflette il percorso di ricerca del regista, il tentativo quasi unico di innovare il linguaggio cinematografico senza abbandonarsi allo sperimentalismo fine a se stesso ma riuscendo comunque a intrattenere e tenere incollato alla sedia lo spettatore.
Tenet, in sintesi, è un film coraggioso, ambizioso, che non ha paura di rischiare, di sovvertire stilemi di regia e messa in scena ormai dati per acquisiti, di sfidare lo spettatore non più solo sul piano dell'attenzione e della narrazione ma anche su quello visivo e della percezione, proponendo novità che mettono in crisi il nostro modo di intendere il cinema perché alterano l'elemento che ne costituisce il DNA nascosto: il tempo.
****
Pier
mercoledì 26 agosto 2020
Onward - Oltre la magia
lunedì 13 luglio 2020
Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga
Lars e Sigrit si conoscono fin da piccoli, e formano un duo musicale molto affiatato, ma di scarso successo in patria: i Fire Saga. Il sogno di Lars è di partecipare all'Eurovision Song Contest, la più grande competizione del mondo, come rappresentanti del loro paese, l'Islanda. Il destino riserverà loro molte sorprese.
La storia dei Fire Saga fa parte di un genere, quello comico con tocchi di demenziale, tra i più difficili da affrontare: il confine tra "comico" e "grottesco" è molto labile, e la critica (soprattutto italiana) tende a stroncare film di questo genere. Lo sa bene Will Ferrell, che in questo genere si è costruito una carriera; e lo sa bene anche il regista David Dobkin, regista di uno degli esempi più riusciti del genere, Due single a nozze.
Non sorprende, quindi, che La storia dei Fire Saga abbia riscosso poco successo con i critici più paludati, ma gli amanti del genere lo apprezzeranno per la sua capacità di offrire ciò che promette, senza fronzoli e senza eccessive innovazioni nell'intreccio, ma con una buona dose di coraggio e "follia" nella messa in scena. Il film è riuscito proprio per la sua "onestà", per la sua capacità di non prendersi sul serio e concentrarsi solo sugli ingredienti più riusciti: attori, musiche, e costumi e coreografie. Se Will Ferrell non è una sorpresa ed è come sempre irresistibile con la sua mimica, Rachel McAdams è una rivelazione per la sua capacità di unire un genuino entusiasmo, che si trasmette allo spettatore, e tempi comici perfetti: se in Due single a nozze il suo ruolo si riduceva a quello di interesse amoroso del protagonista, qui è una coprotagonista e spalla comica a tutti gli effetti. Al loro fianco, brilla il poliedrico Dan Stevens, capace di passare da Downton Abbey a Legion a un personaggio puramente comico con una disinvoltura assolutamente stupefacente.
Il punto più riuscito del film sono però le canzoni e il comparto visivo. Tutte le canzoni sono orecchiabili e rimangono in testa a lungo, con un mix tra pop e dance pienamente adeguato al contesto e che non ha nulla da invidiare a musical ben più ambiziosi. Costumi e coreografie sono semplicemente esilaranti, e offrono alcuni dei momenti comici più riusciti del film. In generale, Dobkin e soci catturano alla perfezione lo spirito "sopra le righe" e un po' kitsch dell'Eurovision, anche se appiattiscono un po' la diversità regionale per rendere le canzoni più accessibili al grande pubblico.
La storia dei Fire Saga è un film senza pretese, concepito e realizzato con lo scopo di intrattenere e far sorridere lo spettatore, e centra ambedue gli obiettivi alla perfezione, arricchendoli con una colonna sonora strepitosa e che rimane in testa a lungo. Non è - ma non vuole nemmeno essere - un capolavoro, ma fa il suo dovere fino in fondo, divertendo ed emozionando con una storia di passione e musica che lascerà lo spettatore con un sorriso stampato sul volto: di questi tempi, non è poco.
*** 1/2
Pier