mercoledì 28 settembre 2011

Pasticcio all'italiana


Quando, poco tempo fa, Terraferma vinse il premio della giuria a Venezia, già qualcuno parlò di favoritismi per gli italiani.
Vero o non vero, lo stesso fatto che ci fossero forti dubbi sulla qualità del film di Crialese (basta rileggersi le critiche) doveva decretare la sua non candidatura agli Oscar.

E invece eccoci qua, a commentare l'ennesima scelta scellerata, in un anno in cui il meraviglioso Papa di Moretti avrebbe forse potuto riportarci nella cinquina, e magari anche a qualcosa di più.
Intendiamoci: il film di Crialese non è brutto, anzi. Manca però di quell'innovatività, di quella profondità, di quell'universalità che dovrebbero caratterizzare i film candidati all'Oscar.

Se andiamo a vedere i vincitori degli ultimi cinque anni si tratta sempre di opere fortemente introspettive, in grado di esprimere valori universali attraverso le storie individuali. Il film di Crialese manca di queste caratteristiche, perchè affronta un dramma collettivo rimanendo solo in superficie, con scarso approfondimento. Tutto l'opposto di Habemus Papam, un film che ha messo d'accordo pubblico e critica, che sta avendo ottime recensioni anche all'estero, e in cui si riscontrano un'umanità e una profondità rari per il nostro cinema.

Non è la prima scelta sbagliata degli ultimi anni: evidentemente i fallimenti di Baaria, Gomorra e Nuovomondo (film di ben più alta caratura ma comunque incentrati su una realtà locale) non hanno insegnato nulla.

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