giovedì 28 giugno 2012

Rock of Ages

Il Mamma mia del Rock



Alla fine degli anni '80 Sherrie si trasferisce dall'Oklahoma a Los Angeles, in cerca di fortuna come cantante. Dopo un primo impatto difficoltoso con la città, la ragazza conosce Drew, aspirante rockstar che lavora come cameriere nel locale tempio della musica rock, il Bourbon Room. Drew convince il burbero proprietario del locale ad assumere Sherrie: i due ragazzi iniziano così una storia d'amore che si troverà in mezzo alla crisi finanziaria del locale, al concerto del più grande rocker maledetto vivente, e di un'oscura trama per cancellare il rock dalla città degli angeli.

Il film di Adam Shankman, già autore di un musical dai toni comici con Hairspray, è un divertissement leggero ma allo stesso tempo ricercato, che annovera sceneggiatori di livello come Justin Theroux, l'attore feticcio di David Lynch, e Michael Arndt, premio Oscar per Little Miss Sunshine.  
Rock of ages è ricco di citazioni, sia colte che popolari, e presenta alcune scene eccellenti a livello di scrittura, fotografia e coreografia.
La trama d'altro canto è abbastanza piatta, e vive più degli exploit dei personaggi secondari che della storia dei protagonisti, che riprende senza variazioni significative la classica storia del percorso di maturazione della ragazza di provincia sbalzata nella grande città. La storia d'amore, banale e scontata, serve però come meccanismo di innesco per una serie di trame collaterali e di scene che costituiscono la vera forza del film.

Tanto quanto i personaggi principali sono piatti, tanto quelli secondari sono sfaccettati e ben costruiti, sorretti da prove d'attore di livello tra cui spiccano quella di Alec Baldwin, splendido nel ruolo del burbero gentile, e di Paul Giamatti, perfettamente a suo agio nella parte del manager viscido e truffaldino.
Un discorso a parte lo merita Tom Cruise, che riesce a fondere tutte le idiosincrasie dei grandi del rock nel suo Stacee Jaxx, dando vita a un divo maledetto impossibile da dimenticare per impatto, divertimento e credibilità.
La colonna sonora, rigorosamente rock, è un paradiso per gli amanti del genere, che verranno trasportati, in modo più o meno fedele, tra molti dei grandi classici degli anni '70 e '80.  

Rock of Ages è una sorta di versione rock di Mamma mia, un film spensierato che vuole divertire e ci riesce alla perfezione, aggiungendo anche qualche piccola perla che mancava nel musical ispirato alle musiche degli ABBA. La commistione tra classici del rock e cinema vince e convince, regalando due ore di puro divertimento ispirate ai testi e alle atmosfere di un genere che ha segnato la storia della musica.  

***1/2  

Pier

lunedì 11 giugno 2012

Il 3D, o dell'inutilità crassa


Era da tempo che volevo scrivere questo post, ma non trovavo mai il tempo o la voglia per farlo.

Poi questa meravigliosa strip di Zerocalcare (se non sapete chi è informatevi, non sapete che cosa vi perdete) mi ha fatto capire che non sono solo in questa battaglia.

E allora lo dico: il 3D è una tecnologia nata già morta. Dico nata già morta perchè esisteva già negli anni '70, e se non ha funzionato allora non vedo perchè debba funzionare adesso. Ci sono numerosi argomenti a sostengo dell'inutilità crassa del 3D, ma qui mi limiterò a elencarne cinque:

1) Il 90% dei film in 3D non è in 3D. I film realizzati in real 3D (ovvero girati con questa tecnica) si contano sulle dita di una mano. Gli altri sono tutti fintamente tridimensionali, con il 3D applicato in post-produzione. A farlo così son capaci tutti, e soprattutto la tecnica perde completamente di significato.

2) Persino le case di produzione non credono nel 3D. Se i dirigenti delle major hollywoodiane potessero parlare liberamente e con la certezza di rimanere anonimi, vi rivelerebbero che il vero motivo per cui hanno rilanciato 'sta baracconata di tecnologia è constringere le sale a convertirsi al digitale. Più sale che proiettano in digitale significa meno costi di duplicazione, assicurazione e trasporto delle pellicole: con il digitale il file viene mandato direttamente via satellite. Dato peròche i contadini degli stati centroamericani sono testardi come Dinamite Bla quando si tratta di cambiare qualcosa, le major hanno dovuto trovare un modo per constringerli. E quale tecnica migliore che distribuire tutti i titoli più attesi solo in 3D? Senza contare poi la maggiorazione del prezzo, del tutto ingiustificata dal costo di quello che nel 90% dei casi è solo un effetto applicato in post-produzione (vedi punto 1).

3) Un film in 3D costa troppo. Vedere un film in 3D costa almeno 10 euro, come già detto del tutto ingiustificati. Se a questo si aggiungono il fastidio degli occhiali e il fatto che lo schermo sia scuro come l'elmo di Darth Vader si capisce come mai la gente preferisca fare altro. E in Italia ci va pure bene, un film in 3D a Londra può costare anche 18 sterline.

4) Il 3D è obsoleto. Alzi la mano chi preferisce un film in 3D a un film girato in IMAX. Difatti Nolan, che è sveglio e ne capisce, il prossimo Batman l'ha girato in IMAX, al grido di "io odio gli occhialetti".

5) Il 3D non è una rivoluzione. Il 3D non è riuscito a diventare per il cinema del XXI secolo quello che il sonoro prima e il colore poi sono stati per il cinema per XX.
Salvo rare eccezioni (lo Scorsese di Hugo e il Cameron di Avatar), il 3D non è mai stato sfruttato a fondo nelle sue potenzialità espressive, che rimangono pressochè inesplorate e sembrano destinate a rimanerlo.

PS: Stendiamo un velo pietoso sui film non americani in 3D, e in particolar modo su quelli italiani. Ora pare che Godard voglia cimentarsi con questa tecnica: ecco, se c'è qualcuno che può darle un senso, questo è sicuramente il maestro francese.