lunedì 29 novembre 2010

Lo sconsiglio #8 - Anything Else


Anything Else


Anything Else non è il titolo, ma la risposta data dal fan medio di Woody Allen quando gli viene chiesto cosa preferirebbe vedere in alternativa a un film con Jason Biggs.

Poche battute riuscite non lo salvano dall'etichetta di peggior film alleniano.

Livello di sconsiglio:

****


Pier

domenica 21 novembre 2010

Harry Potter e i doni della morte - Parte 1

Dark con humour



Con la morte di Silente, il potere di Voldemort cresce sempre di più. Harry riesce a sfuggire a ben due agguati e, accompagnato solo da Ron ed Hermione, si mette alla ricerca degli horcrux, oggetti in cui Voldemort ha nascosto parte della sua anima. Durante la ricerca, i tre si imbattono a più riprese nella leggenda dei doni della morte, che sembra nascondere un fondo di verità e potrebbe giocare un ruolo nella sfida contro i maghi oscuri.

Il penultimo capitolo di Harry Potter, a dispetto dei trailer, non è affatto il più dark: il Prigioniero di Azkaban (ad oggi probabilmente il migliore della saga) aveva toni molto più cupi, senza alcun momento di speranza e nessuna prospettiva per i protagonisti. La prima parte de I doni della morte, invece, alterna momenti di commozione e tristezza a momenti di humour di ottima qualità, avvicinandosi più ai classici della commedia nera britannica che a un fantasy. Il risultato è un film molto interessante e non banale, in cui la vicenda "magica" non fa perdere di vista le emozioni e l'evoluzione caratteriale dei protagonisti, che si trovano per la prima volta a dover affrontare la vita da soli.

La fotografia è a tinte fosche e cupe, tendenti al grigio, ma la tensione è come detto spesso stemperata da una sceneggiatura di ottima fattura, agevolata anche dalla scelta (azzeccata) di dividere l'ultimo capitolo in due episodi. Questo permette al film di concentrarsi sui protagonisti e non solo sui momenti di azione e gli inseguimenti, facendo risaltare le prove dei giovani attori, e in particolare di Ron-Rupert Grint il quale, se deciderà di continuare a recitare, promette di diventare un attore eccellente. Il cast di contorno funziona perfettamente, ma sarebbe difficile aspettarsi altro visti i nomi coinvolti.
Yates, dopo l'esordio poco convincente de L'ordine della fenice, sembra aver preso in mano con decisione le redini della saga. Il ritmo è alto, e per una volta anche chi non ha letto il libro innumerevoli volte riesce a seguire la vicenda. La regia supporta e combina con successo tutti gli elementi sopracitati, creando un film che si candida seriamente ad essere uno dei migliori blockbuster prodotti negli ultimi anni.

***1/2

Pier

martedì 16 novembre 2010

Lo sconsiglio # 7 - Eyes Wide Shut


Eyes Wide Shut

Stiamo pur sempre parlando di Kubrick, quindi il film visivamente è comunque ottimo. Ma credo che lo stesso Stanley, se potesse, negherebbe di averlo mai girato.

Livello di sconsiglio:

***

Pier

sabato 13 novembre 2010

Stanno tutti bene

La garanzia di un attore come De Niro


Robert De Niro è Frank Goode, un lavoratore americano in pensione. Quando i suoi figli li comunicano che non sarebbero stati in grado di andarlo a trovare per Natale, Frank, contro il consiglio del medico, prende il treno, attraversa l'America, e li raggiunge uno ad uno. La realtà non è quella che Frank aveva immaginato, e la vita dei figli non è così rosa e fiori come gli veniva raccontata.

Stanno tutti bene è la versione americana del film omonimo di Tornatore del 1990. Sebbene il film italiano era noioso e ripetitivo, con una morale chiara ma poco concreta, Kirk Jones è magistrale nel costruire il film attorno ad un De Niro inedito e di poche parole. Questo splendido attore abbraccia una recitazione pulita e diretta, orientata a comunicare la convinzione apparente del protagonista della vita perfetta dei figli; Frank, solo adesso capisce gli errori fatti in buona fede, conseguenza del suo desiderio di far vivere ai propri figli una vita migliore.

Il film è fortemente emozionale e per molti aspetti ne richiama un altro simile: A proposito di Schmidt. In fase crepuscolare, due grandissimi attori come Nicholson e De Niro, si calano nei panni di due anziani che ripensano malinconicamente alla loro vita; se nel film di Nicholson il rapporto con la figlia è marginale, in Tutti stanno bene, il focus è proprio la dimensione paterna di De Niro e dove i figli sono la materializzazione del suo fallimento come padre. Il regista è straordinario nel sottolineare la bontà di Frank e la sua buona fede negli atteggiamenti, ed è proprio questo a dare una forte dimensione emozionale al film; si percepisce infatti la grande sofferenza del protagonista dovuta alla consapevolezza di essere la causa di tutti i mali dei figli.

Gli attori sono pazzeschi, con un De Niro nuovo, ma anche con Drew Barrymore e Sam Rockwell in grande spolvero; il film è costruito bene, mai banale né noioso e con una dimensione emozionale davvero inaspettata.

****
Alessandro

martedì 9 novembre 2010

The Social Network

A scuola di sceneggiatura


Mark Zuckerberg e' un giovane genio dell'informatica con una scarsa vita sociale. Studente ad Harvard, vuole assolutamente entrare a far parte dei club piu' esclusivi per mettersi in vista.
Dopo aver rischiato l'espulsione per aver violato il server dell'universita', mette a punto, ispirandosi a un'idea espostagli da due studenti, il social network denominato Facebook. Il sito diventa realta' grazie al contributo economico del suo migliore amico, Eduardo Saverin. Man mano che il sito acquista popolarita', pero', i due amici iniziano ad allontanarsi. Mark viene denunciato dai due studenti che avevano avuto l'idea originale e, dopo una violenta lite, si trovera' a dover affrontare anche Eduardo davanti a un tribunale.

The Social Network racconta la storia della creazione di Facebook attraverso diverse prospettive, mantenendo pero' sempre al centro il personaggio di Mark, magistralmente interpretato da Jesse Eisenberg. Nevrotico, nerd e sociopatico quanto geniale, Zuckerberg viene presentato fin dalla prima scena come una persona con un fortissimo desiderio di inclusione e di celebrita'. Questa e' la molla che lo spinge a creare Facebook e a diventare il piu' giovane miliardario della storia.
Il film e' costruito su una continua alternanza tra presente e passato, attraverso un sapiente utilizzo del flashback. La fotografia e' ottima, e raggiunge picchi di eccellenza nella scena della gara di canottaggio. La regia e' essenziale, senza fronzoli, e permette allo spettatore di concentrarsi sui punti forti del film, i personaggi e la sceneggiatura. I primi sono ben costruiti, con caratteri approfonditi e definiti, e sono interpretati da un eccellente cast di giovani attori.
La sceneggiatura di Aaron Sorkin (vero "autore del film, piu' del regista David Fincher) e' a dir poco magnifica: dialoghi stringenti, monologhi memorabili, battute secche e taglienti come la lama di un rasoio. Il ritmo e' alto, la tensione non cala mai, e la trama scorre veloce e senza ostacoli verso il finale, splendido ed efficace nella sua semplicita'.

The Social Network e' un ottimo film e una bella metafora della societa' d'oggi, in cui il desiderio di ricchezza e l'informatizzazione spesso fanno perdere di vista quei legami e quelle relazioni che invece sembrerebbero facilitare. Da vedere.

****1/2

Pier

lunedì 8 novembre 2010

Potiche

La rivincita delle belle statuine



Suzanne è la bella moglie di un ricco industriale, Robert Pujol, fedifrago e sgradevole, assai impopolare tra gli operai della fabbrica che ha ereditato dal suocero. La sua totale indifferenza alle istanze sindacali porta i dipendenti a decidere di sequestrarlo. Suzanne riesce a farlo liberare intercedendo per lui presso Babin, sua fiamma di gioventù divenuto un importante politico comunista. La tensione provoca un infarto a Robert, costringendolo a essere ricoverato in ospedale. Suzanne prende quindi il controllo dell'azienda, rivelandosi migliore del marito nella gestione del rapporto con gli operai e dell'intera attivitá aziendale. Robert si sente peró tagliato fuori, e dopo aver tentato inutilmente di convincere Suzanne a farsi da parte, inizia a tramare contro di lei.

Ozon ritorna con un'altro film al femminile ma, a differenza di Otto donne e un mistero, questa volta il rapporto con l'altro sesso è uno dei temi centrali. Suzanne passa dall'essere la statuina che orna la vita del manager a essere il manager, ottenendo risultati eccellenti grazie alla sua sensibilitá e al buon senso, dote che sembra invece mancare a tutti gli uomini del film, dal pessimo marito Robert al migliore ma non certo perfetto Babin.
Potiche è una commedia dal sapore un po' retró, apparentemente leggera ma che in realtá offre molteplici piani di lettura, primo fra tutti il tema dell'emancipazione femminile. Il film è sorretto da una sceneggiatura ricca di ritmo e da personaggi secondari indovinati, ma soprattutto da un cast stellare, capitanato da una splendida Catherine Deneuve, perfetta nel ruolo della protagonista, e da un intramontabile Gerard Depardieu, uomo diviso tra il dovere del partito e un sentimento mai sopito per Suzanne.

Potiche diverte, commuove e fa riflettere, il tutto con leggerezza e con quel sottile cinismo che e' un tratto distintivo della commedia francese e che regala al film le sue battute migliori.

****

Pier

giovedì 4 novembre 2010

Lo sconsiglio #6 - Cosa voglio di più


Cosa voglio di più

Se in un film la cosa migliore sono Favino e la Rohrwacher nudi, dato che non parliamo esattamente di Mister e Miss Universo significa che c'è qualcosa che non va.

Livello di sconsiglio:

****

Pier

lunedì 1 novembre 2010

Maschi contro femmine

Una comicità tutta italiana


Il film ruota intorno alle storie sentimentali di 5 amici. Walter (De Luigi), allenatore di pallavolo, a causa di un'astinenza prolungata con la moglie, finirà per cedere alle avances di una sua giocatrice; Diego (Preziosi), scapolo di successo e playboy incallito, si innamorerà della vicina di casa, ambientalista e radical chic, con la quale si era creato un rapporto basato sull'insulto quotidiano; infine, Marta ed Andrea (Vaporidis) sono due studenti universitari, amici inseparabili che condividono la stessa ragazza, ma che finiranno per abbandonarla quando la loro amicizia comincia a risentirne.

Il film è impostato come la maggior parte delle commedie italiane, da Ex a Gli amici del bar Margherita, dove la conoscenza dei protagonisti e il loro punto di ritrovo rappresentano il collante del racconto a più storie che si dipanano coprendo diversi aspetti di uno stesso tema: nel caso di Maschi contro Femmine, la vita sentimentale.

Quand'è che il gioco funziona? Quando le storie raccontate non sono fini a se stesse ma diventano pezzi di un mosaico dal quale è possibile riconoscere e comprendere la figura nella sua completezza. Maschi contro Femmine è uno di questi casi, dove ciascuna vicenda è integrata all'altra non tanto per raggiungere l'ora e mezza di film, ma per coprire una tematica che, sebbene trita e ritrita, è impostata in modo non banale e con cognizione di causa.

Non boccerei nessuna delle storie raccontate, gli attori sono tutti convincenti (chi più e chi meno) e gli sketch, presi nella loro singolarità, sono francamente divertenti.

Un film consigliato per passare un pomeriggio divertente e senza troppo impegno.

***
Alessandro