martedì 31 agosto 2010

L'apprendista stregone

La magia può (quasi) tutto



Britannia, tanto tempo fa. Balthazar Blake e Maxim Horvath sono due discepoli di Merlino, il più grande mago bianco della storia. Inizialmente amici, diventano rivali per l'amore di Veronica, una bella maga, che sceglie Balthazar. Distrutto dalla gelosia Horvath tradisce Merlino per Morgana, la più potente maga malvagia, che uccide il maestro dei due e viene domata solo grazie al sacrificio di Veronica. Morgana però può essere uccisa solo dall'erede di Merlino, che Balthazar identificherà solo molti secoli più tardi a New York, nella persona di un goffo studente di fisica.

L'apprendista stregone trasporta uno dei più classici temi disneyani, la lotta tra bene e male, sul più classico dei teatri di questo scontro, la Grande Mela. La storia di Balthazar e del suo apprendista viene infarcita di magia, inseguimenti, momenti di humour e di riflessione, prendendo spunto dalla fisica, dal cinema e dai fumetti giapponesi (gli echi di Dragonball sono impossibili da non riconoscere).

La miscela funziona a metà, a causa di una trama molto labile e di alcuni passaggi decisamente forzati. I colpi di scena latitano, e l'unica soluzione originale compare solo nel finale. Divertono però i dialoghi e le citazioni, da quella memorabile di Guerre Stellari alla celebre scena di Fantasia (a sua volta ispirata a un poema di Goethe) che dà il titolo al film.
Nicholas Cage è convincente nella parte dello stregone, ed è ben supportato da Alfred Molina, ormai abbonato alle parti da caratterista nei blockbuster, e dal giovane Jay Baruchel, perfetto adolescente imbranato con la passione per Tesla e i suoi esperimenti.

L'apprendista stregone non entusiasma, dunque, ma risulta comunque godibile in alcuni momenti, rivelando un potenziale che avrebbe potuto essere sfruttato molto meglio.
Una nota a parte, infine, la merita Monica Bellucci, cui bisogna fare i complimenti: non è da tutti riuscire a rovinare un film in soli 10 minuti di apparizione.

**1/2


Pier

martedì 24 agosto 2010

Waiting for "Somewhere"


Senza dubbio uno dei film più attesi di fine estate è il nuovo di Sofia Coppola Somewhere che debutterà al prossimo festival di Venezia. Dopo 4 anni di "astinenza" da macchina da presa, causa gravidanza e maternità, la Coppolina torna con questa nuova imperdibile pellicola che, da trailer, sembra rispecchiare il suo stile cinematografico.

Non sono d'accordo con gli endorsement prima della visione di un film, ma in questo caso, sinceramente, farei un'eccezione. E' sempre difficile, nel cinema moderno, trovare un/a regista quarantenne di talento e personalità ed è ancora più difficile quando questo/a ha in eredità un nome bollente, cinematograficamente parlando, come Coppola.

Tuttavia, da quando ha preso in mano la cinepresa non ha sbagliato un film. Dal dramma nero Il giardino delle vergine suicide alla commedia romantica ma allucinata Lost in translation ad infine l'irriverente e moderno ritratto di Marie Antoinette; tre film dove il tratto caratteristico della regista è palesato da una comicità a volte nera, stile Fargo dei fratelli Coen, a volte sofisticata, alla Fino all'ultimo respiro di Godard, il tutto incorniciato in una fotografia ruvida tipica dei film indipendenti americani stile Jason Reitman, Wes Anderson o Alexander Payne.

Somewhere potrebbe essere l'asso che le garantirebbe il poker consacrandola come la giovane regista più completa e promettente. E' il perfetto esempio di come non sempre un nome importante può essere vissuto come peso enorme.

Alessandro