giovedì 17 settembre 2015

Inside Out

Tu chiamale, se vuoi, emozioni



Riley è una bambina felice e spensierata, con genitori premurosi, amici fidati e una passione per l'hockey su ghiaccio. Le sue azioni sono regolate da cinque emozioni che vivono nella sua testa all'intero del Quartier Generale, guidate da Gioia, che ha molto a cuore la felicità della bambina. Insieme a lei ci sono Paura, Disgusto, Rabbia e Tristezza, goffa e pasticciona. Quando la famiglia deve trasferirsi a San Francisco, Riley e le sue emozioni saranno messe a dura prova, e dovranno affrontare un'odissea emotiva per ritrovare la serenità.

Geniale: questo è ciò che tutti abbiamo pensato dopo aver visto i primi trailer di Inside Out, e il film non delude le attese, portandoci davvero all'interno della mente della protagonista con una genialità visiva e narrativa senza precedenti. Docter, che si conferma come il miglior regista della casa di Emeryville, riesce a bilanciare perfettamente i momenti in cui vediamo Riley e quelli in cui assistiamo a ciò che accade nella sua testa, creando un meccanismo narrativo innovativo e avvincente che chiunque altro faticherebbe a sostenere per la durata di un lungometraggio.

E se è vero che, dopo un inizio scoppiettante, pieno di trovate tanto ingegnose quanto esilaranti, il film nella parte centrale diviene più "standard" a livello narrativo, con la classica odissea dell'eroe (in questo caso, gli "eroi" Gioia e Tristezza) nel tentativo di tornare a casa, è innegabile che il modo in cui questo viaggio viene raccontato è una vera gioia per gli occhi. Il mondo delle emozioni e della mente viene raccontato con dovizia di particolari, che riescono a essere sia visivamente stimolanti, sia scientificamente (quasi) accurati. La scena del pensiero astratto è allo stesso tempo divertente e rivoluzionaria per un film in computer grafica, e in generale tutta la mente di Riley viene raffigurata con una serie continua di trovate che ha pochissimi precedenti nella storia dell'animazione. Il finale, poi, torna al livello dell'inizio, toccando vette di commozione e coinvolgimento emotivo degne di quelle dei primi minuti di Up o del finale di Monsters & Co. (non a caso, sempre di Docter), e presenta un messaggio educativo non banale. Il personaggio di Bing Bong, fanciullesco ibrido tra delfino, gatto ed elefante con la goffa grazia di Charlot, è la perfetta metafora dell'infanzia che se ne va, del bambino che continua a vivere dentro di noi anche quando cresciamo.

Inside Out è un capolavoro, in grado di emozionare, divertire e far riflettere, con cui la Pixar torna finalmente ai livelli di creatività e innovatività che la hanno resa famosa, dopo alcuni passi falsi fatti di recente. Non perdetelo.

*****

Pier

sabato 12 settembre 2015

Venezia 2015 - Il Totoleone

Come ogni anno, Venezia giunge alla fine. E' stata un'edizione di buon livello, con pochi picchi ma anche con pochi film veramente brutti.

Stasera la giuria guidata da Alfonso Cuaròn assegnerà i premi. Filmora prova ad indovinarli, aggiungendo come sempre la preferenza personale.



Premio Mastroianni
Pronostico: Abraham Attah (Beasts of No Nation)
Scelta Personale: Abraham Attah (Beasts of No Nation)

Coppa Volpi Maschile
Pronostico: Christopher Plummer (Remember)
Scelta Personale: Christopher Plummer (Remember)

Coppa Volpi Femminile
Pronostico: Valeria Golino (Per Amor Vostro)
Scelta Personale: Catherine Frot (Marguerite)

Miglior Film "Orizzonti"
Pronostico: Wednesday, May 9
Scelta Personale: Childhood of a Leader

Premio della Giuria
Pronostico: Beixi moshuo (Behemoth)
Scelta Personale: Anomalisa

Leone d'Argento (Miglior Regia)
Pronostico: Amos Gitai, Rabin, the Last Day
Scelta Personale: Cary Fukunaga, Beasts of No Nation

Leone d'Oro
Pronostico: Anomalisa
Scelta Personale: Beixi moshuo (Behemoth)

Al prossimo anno!

Pier

venerdì 11 settembre 2015

Telegrammi da Venezia 2015 - #4

Ultimo telegramma da Venezia, domani il Totoleone!



Light Years (Settimana della Critica), voto 8.5. Una famiglia divisa dalla malattia della madre ritrova l'unità grazie alla determinazione della figlia più piccola. Delicato, personale, visivamente poetico, il film racconta una storia drammatica con la leggerezza che solo l'occhio di un bambino può conferire. Un esordio eccellente.

Remember (Concorso), voto 9. Due anziani ebrei ricoverati in una casa di riposo negli USA scoprono che il loro aguzzino ad Auschwitz è riuscito a rifugiarsi negli USA sotto falsa identità. Dato che uno di loro è costretto in sedia a rotelle, toccherà all'altro, Zev, affetto da demenza senile, imbarcarsi in un'odissea per trovarlo e vendicarsi. Splendido e commovente thriller che esplora i meccanismi della memoria, individuale e collettiva, attraverso la cronaca di una vendetta attesa troppo a lungo. Cast di grandi vecchi in splendida forma, con Christopher Plummer che si candida di prepotenza per la Coppa Volpi.

Beixi Moshuo - Behemoth (Concorso), voto 9.5. La Divina Commedia di Dante per raccontare il dramma della modernizzazione in Cina, dalla devastazione del paesaggio al lavoro inumano in miniera, passando per le città fantasma costruite nel mezzo del nulla. Un documentario potente, poetico ed evocativo, che non esito a definire un capolavoro.

De Palma (Fuori Concorso), voto 6. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

La Calle de la Amargura (Fuori Concorso), voto 8. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

Tempête, voto 8 (Orizzonti), voto 8. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

In Jackson Heights (Fuori Concorso), voto 8.5. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

Pier


mercoledì 9 settembre 2015

Telegrammi da Venezia 2015 - #3


Terzo telegramma da Venezia.



Man Down (Orizzonti), voto 5.5. In un'alternanza tra flashback e narrazione del presente, il film racconta l'odissea di un marine che deve ritrovare la famiglia in uno scenario post-apocalittico. La storia, soprattutto all'inizio, non brilla per originalità, ma ha alcune idee interessanti e offre numerosi spunti visivi. Shia LaBeouf, pur bravo, sembra un po' fuori parte.

The Fits (Biennale College), voto 7. Il film racconta il passaggio alla pubertà di un gruppo di ballerine hip-hop attraverso un'intelligente metafora che dona al tutto un delicato tocco di soprannaturale. Un bell'esordio.

Sangue del mio Sangue (Concorso), voto 4. Bellocchio realizza un film sconnesso, con due parti che non c'entrano niente l'una con l'altra, la prima pessima per banalità e messa in scena, la seconda sorretta dal vampiresco Roberto Herlitzka (che vale al film un voto in più) e da una buona idea di fondo, ma che naufraga comunque nel finale. Mal scritto e mal recitato (la recitazione di Piergiorgio Bellocchio dovrebbe essere proibita dalla Convenzione di Ginevra, e il cast di contorno è penoso, con l'eccezione di Alba Rohrwacher), il film finisce inspiegabilmente in concorso a Venezia, e alcuni critici prezzolati inneggiano pure al capolavoro. Da evitare come la peste.

Anomalisa (Concorso), voto 8. Kaufman (autore, tra gli altri, di Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello) realizza un (altro) intelligente racconto psicoanalitico, che in alcuni punti tocca vette di genialità. L'uso dell'animazione in stop motion fa guadagnare all'opera in incisività e forza visiva.

11 Minutes (Concorso), voto 8.5. Dopo aver vinto il Premio della Giuria nel 2010, Jerzy Skolimowski torna al Lido con un film sulla forza irresistibile del caso. Ritmato, incalzante, teso e capace di grande ironia (il finale è volutamente esilarante), 11 Minutes si candida come uno dei favoriti per il Leone d'Oro.

Heart of a Dog (Concorso), voto 7. Laurie Anderson, storica compagna di Lou Reed, realizza un film poetico e fortemente visivo, fatto di suggestioni, immagini e ricordi più che di una narrazione unitaria e strutturata. L'esperimento funziona, e la vita di Laurie raccontata attraverso gli occhi del suo cane assume connotazioni ora comiche, ora tragiche, ora poetiche, ora grottesche, in un'alternanza di musiche, luci e colori che suggestionano, pur senza convincere fino in fondo.

The Endless River (Concorso), voto 2. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

Pier

domenica 6 settembre 2015

Telegrammi da Venezia 2015 - #2




Black Mass (Fuori concorso), voto 5.5. Il film racconta la storia di James "Whitey" Bulger, criminale di Boston che per un certo periodo fu il pericolo pubblico numero due negli USA, alle spalle solo di Osama Bin Laden. Johnny Depp è strepitoso e inquietante nella sua interpretazione di Bulger, ma il film è fiacco, poco originale, e spreca l'ottimo cast a disposizione, con Benedict Cumberbatch e Kevin Bacon in ruoli da comprimari. Un'occasione persa.

Banat (Settimana della Critica), voto 7. Un film originale nei temi e nelle ambientazioni, che racconta la fuga in Romania di due giovani italiani in cerca di lavoro. Nonostante qualche imperfezione a livello narrativo, la storia convince e cattura per atmosfere e situazioni. Ottimi i due attori protagonisti.

The Danish Girl (Concorso), voto 8. Dopo il successo del Discorso del Re e il meno convincente Les Miserables, Tom Hooper dirige il neo-premio Oscar Eddie Redmayne nella storia di Lili Elbe, la prima persona ad essersi sottoposta a un intervento chirurgico per diventare donna. Redmayne è eccezionale per delicatezza e misura dell'interpretazione, ma a brillare sono soprattutto Alicia Vikander, la moglie di Lili prima dell'operazione, e la fotografia, splendida e commovente. Peccato per il finale, un po' retorico.

Marguerite (Concorso), voto 8.5. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

The Childhood of a Leader (Orizzonti), voto 9. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

Pier

giovedì 3 settembre 2015

Telegrammi da Venezia 2015 - #1

Anche quest'anno, Filmora è a Venezia, e vi offrirà le recensioni brevi di tutti i film visti. Come ormai da un paio di anni, Filmora collabora con NonSoloCinema, per cui scrive recensioni estese, che verranno linkate in questi post.

Primi giorni all'insegna dei film di denuncia, con due pellicole eccellenti che spiccano tra le altre.



Beasts of No Nation (Concorso), voto 8.5. Un pugno allo stomaco: non c'è altro modo per definire il film di Cary Fukunaga, conosciuto al grande pubblico per la regia della prima stagione di True Detective. Il suo racconto della storia di un bambino soldato in Africa Occidentale colpisce per durezza, incisività e lucida consapevolezza di una realtà insopportabile e troppo spesso ignorata. Girato divinamente e scritto in modo asciutto e scevro di retorica, è destinato a entrare nella storia del cinema di guerra, nonostante la lunghezza leggermente eccessiva. Ottima prova di Idris Elba. Prodotto da Netflix, il film uscirà online e non in sala: una ragione in più per non perderselo.

Spotlight (Fuori Concorso), voto 9. Se Beast of No Nation colpisce dritto allo stomaco, Spotlight va dritto al cuore e al cervello, creando un fremito di indignazione che cresce fino ad esplodere nel finale. Il film racconta come il gruppo Spotlight, il team investigativo del Boston Globe, abbia portato alla luce lo scandalo dei preti pedofili di Boston, in cui la Chiesa aveva coperto gli abusi mettendo tutto a tacere per anni. Grazie a questa serie di servizi, il gruppo Spotlight si è aggiudicato il premio Pulitzer. Un film che scava senza paura in un tema scottante e su cui c'è ancora tanto da dire, in cui i colpevoli sono rimasti impuniti e in cui le vittime hanno subito una violenza non solo fisica, ma anche spirituale, che il film trasmette magistralmente allo spettatore. Scritto e diretto da Tom McCarthy, uno dei migliori autori del panorama indipendente statunitense (suoi, tra gli altri, The Station Agent e The Visitor), si avvale di un cast stellare, in cui spiccano Mark Ruffalo e Michael Keaton.

Neon Bull (Orizzonti), voto 4. Un film con una bella ambientazione, con personaggi grotteschi e reali, in bilico tra Fellini e commedia all'italiana, e una bella fotografia. Perché il 4, chiedete? Perché non sviluppa alcuna linea narrativa, procedendo in modo casuale, senza raccontare una storia, un personaggio, nulla. Peccato, le premesse erano buone.

Francofonia (Concorso), voto 6. Sokurov torna a Venezia, dopo il leone ricevuto per il Faust, e lo fa con un film altamente sperimentale, in cui il documentario si mescola alla finzione, alle fotografie d'epoca, al rapporto tra vero e filmato, storia e Storia, regista e film. Il protagonista è il Louvre, che assurge a simbolo della civiltà francese. Il risultato non convince fino in fondo, in quanto tradisce una mancanza di visione d'insieme che non può essere salvata dallo splendido uso di luci e musiche, soprattutto a causa di alcune scelte davvero stucchevoli (il personaggio della Marianna). Un film imperfetto, che forse per questo potrebbe piacere agli amanti dell'arte, ma poco riuscito dal punto di vista cinematografico.

Looking for Grace (Concorso), voto 7. Il film racconta con un tocco surreale e malinconico la fuga da casa di una ragazzina, e il viaggio affrontato dai genitori e da un detective privato per rintracciarla. Delicato e vero, il film regala uno spaccato di vita vissuta che non può fare a meno di divertire ed emozionare.

Un Monstruo de Mil Cabezas, voto 5. Qui la recensione completa su NonSoloCinema.

Per il primo telegramma è tutto, alla prossima!

Pier