sabato 23 febbraio 2013

Oscar 2013: I Pronostici - Parte Seconda


La seconda parte dei pronostici sugli Oscar in programma questa notte.

Si continua!

Miglior attrice non protagonista
Il pronostico è facile e secco: Anne Hathaway. Per quanto riguarda la preferenza personale, la scelta è molto più ardua. La Hathaway mi ha conquistato in Les Miserables, dove interpreta una Fantine vera e sofferta, ma Amy Adams è eccezionale in The Master, dove interpreta una donna determinata e pronta a tutto pur di far sì che il culto fondato dal marito abbia successo. Dopo lunga riflessione, e con grande sofferenza, ho scelto la Hathaway.
Pronostico: Anne Hathaway
Scelta personale: Anne Hathaway

Miglior attore non protagonista
Scontro tra titani in questa categoria, in cui tutti i nominati hanno già vinto un Oscar, e dove il meno bravo meriterebbe comunque un Oscar alla carriera. Vedo davanti Philip Seymour Hoffman, sia perchè The Master difficilmente vincerà altri premi, sia perchè la sua interpretazione è forse leggermente superiore alle altre. La mia preferenza personale va tuttavia a Christoph Waltz, semplicemente eccezionale in Django Unchained, che però difficilmente vincerà avendo vinto in tempi relativamente recenti. Tommy Lee Jones possibile sorpresa, credo poco a De Niro e Arkin.
Pronostico: Philip Seymour Hoffman
Scelta personale: Christoph Waltz

Miglior attrice protagonista
Pronostico e scelta qui convergono su un nome: Jessica Chastain. L'attrice lanciata da Malick con The Tree of Life è già alla seconda nomination, e sembra avere tutte le carte in regola per vincere. La sua interpretazione in Zero Dark Thirty è intensa e coinvolgente, e le alternative, per motivi diversi, non convincono a fondo.
Pronostico: Jessica Chastain
Scelta personale: Jessica Chastain

Miglior attore protagonista
Il favorito d'obbligo è Daniel Day-Lewis, cui si potrebbe assegnare l'Oscar anche solo guardando la sua foto sulla locandina di Lincoln. Joaquin Phoenix è un avversario agguerrito, ma alcune sue dichiarazioni anti-Academy e il suo docu-film (capolavoro) sul suo presunto il ritiro non gli hanno garantito molti amici tra i votanti, diciamo così. Su di lui cade però la mia preferenza personale, alla fine mica ha insultato me.
Pronostico: Daniel Day-Lewis
Scelta personale: Joaquin Phoenix

Miglior regia
Pronostico molto difficile, con Spielberg e Lee che partono alla pari, con Haneke possibile sorpresa. Dico Spielberg, semplicemente perchè gli statunitensi sono da sempre sensibili ai film che parlano in modo critico della loro storia. Spielberg si guadagna anche la mia preferenza personale.
Pronostico: Steven Spielberg
Scelta personale: Steven Spielberg

Miglior film

Rullino i tamburi, squillino le trombe, ma soprattutto si aprano i libri di storia: i due grandi favoriti di questa categoria sono infatti due saggi di storia americana, Lincoln da una parte e Argo dall'altra, con Tarantino a fare da terzo che (forse) gode. Per il pronostico voto Argo, l'unico film praticamente privo di difetti tra quelli nominati, al quale, dopo una lunga lotta con Django, va anche il mio voto personale.
Pronostico: Argo
Scelta personale: Argo

Pier

venerdì 22 febbraio 2013

Oscar 2013: I Pronostici - Parte Prima

Domenica c'è la notte degli Oscar, e come sempre Filmora non si esime dall'esporsi al pubblico ludibrio facendo pronostici sui vincitori. Come sempre, al pronostico è affiancata la scelta personale dell'autore, che poi sarei io. I film recensiti sul blog includono il link alla recensione, in caso ve la siate persa o vogliate rinfrescarvi la memoria.

Miglior fotografia
Nonostante il film non mi abbia entusiasmato, è impossibile non riconoscere la perfezione e la poesia della fotografia di La vita di Pi. Ottime anche le fotografie di Skyfall, molto curata per un film d'azione, e di Django, ma il film di Ang Lee sembra avere una marcia in più, e si aggiudica anche la mia preferenza personale.
Pronostico: La vita di Pi
Scelta personale: La vita di Pi

Miglior sceneggiatura originale
Django, sempre Django, fortissimamente Django. Impossibile non premiare Tarantino, che ancora una volta regala dialoghi e personaggi ai limiti della perfezione. Tuttavia, il mio cuore è stato conquistato da Moonrise Kingdom, che strappa, seppur di poco, la mia preferenza personale.Pronostico: Django Unchained
Scelta personale: Moonrise Kingdom

Miglior sceneggiatura non originale
I film indipendenti, si sa, sono sempre favoriti per i premi alla sceneggiatura. La sfida in questa categoria è quindi tra Il lato positivo e Re della terra selvaggia, e si preannuncia molto accesa. Pur essendo entrambi dei buoni film, tuttavia, la sceneggiatura del primo è meglio articolata e costruita, laddove la seconda risulta a volte confusionaria e poco coerente. Il mio personale voto va tuttavia ad Argo, che sembra uscito da un manuale di sceneggiatura.
Pronostico: Il lato positivo
Scelta personale: Argo

Miglior montaggio
Battaglia apertissima tra Argo e Zero Dark Thirty. Per quanto il primo mi sia piaciuto di gran lunga di più del secondo, il montaggio del film della Bigelow è oggettivamente di alto livello, e si conquista perciò sia il pronostico che la preferenza personale.
Pronostico: Operazione Zero Dark Thirty
Scelta personale: Operazione Zero Dark Thirty

Miglior film d'animazione
Sfida apertissima tra tutti i titoli in gara, con Pirati e Spaccatutto Ralph che forse partono leggermente più indietro. Credo che alla fine la spunterà Tim Burton, che avrebbe già meritato per Corpse Bride, ma anche Brave (anche se la Pixar dovrebbe essere già felice di aver riottenuto la nomination) e Paranorman (soprattutto il secondo) hanno buone possibilità. Il mio voto personale va a Frankenweenie, meravigliosa favola dark. Inspiegabile, a mio parere, l'assenza de Le 5 leggende.
Pronostico: Frankenweenie
Scelta personale: Frankenweenie

A domani per gli altri premi!

Pier

giovedì 21 febbraio 2013

Les Miserables

Tra Oscar e inutilità



Francia, 1821. Jean Valjean ha trascorso 19 anni in carcere per avere rubato un pezzo di pane. Dopo essere stato finalmente rilasciato, cerca ospitalità presso un'abbazia, da cui ruba alcuni preziosi oggetti d'argento. Quando viene catturato, le guardie lo portano davanti all'abate perchè riconosca il furto, ma questi sostiene invece di aver regalato gli oggetti a Jean, salvandolo dal ritorno in carcere. Questo produrrà un cambiamento nell'ex galeotto, che userà gli oggetti d'argento per iniziare una nuova vita onesta. Sulle sue tracce, tuttavia, si metterà Javert, inflessibile e implacabile ispettore di polizia, convinto dell'impossibilità della redenzione di un malvivente.

La trasposizione in musical dell'immortale opera di Victor Hugo è stata un clamoroso successo teatrale, prima nel West End e poi a Broadway. Tom Hooper, fresco vincitore dell'Oscar per Il Discorso del Re, ha deciso di accettare la sfida posta dalla trasposizione cinematografica di un musical quasi interamente cantato, in costume e con un forte carattere melodrammatico. La scommessa viene vinta solo in parte: la trasposizione è probabilmente la migliore possibile, con una regia fortemente empatica, che insiste sui personaggi con lunghi piani sequenza e primi piani, presentando al pubblico ogni sfumatura delle loro espressioni, sia vocali che facciali. L'innovativa scelta di far cantare alcune canzoni dal vivo sul set, anzichè registrarle in studio, regala alcuni momenti di vera commozione.

Gli attori sono tutti convincenti, a cominciare dai due protagonisti: Russell Crowe offre il suo sguardo duro ma malinconico al personaggio di Javert, Hugh Jackman presta la sua fisicità al galeotto redento Valjean. Intorno a loro gravitano un Sasha Baron-Cohen e una Helena Bonham-Carter perfetti nel loro ruolo meschini cialtroni, che portano al film dei rari momenti di leggerezza.
Un discorso a parte merita la performance di Anne Hathaway, in particolare il lungo piano sequenza in primissimo piano in cui canta "I dreamed a dream": un momento poetico ed emozionante, in cui l'attrice riesce a trasmettere forte realismo e pathos. Hooper riesce in questo caso a costruire una scena perfetta per intensità e coinvolgimento, che dovrebbe valere alla Hathaway l'Oscar per la miglior attrice non protagonista, senza se e senza ma.

Resta però un problema di fondo: per quanto Hooper abbia indubbiamente fatto un ottimo lavoro, Les Miserables non costituisce un buon materiale per fare un film. Troppo lento, troppo cantato, troppo patetico nel finale, dove spesso arriva a sfiorare il ridicolo, riuscendo sempre a evitarlo per il rotto della cuffia. L'operazione di trasposizione cinematografica risulta quindi un insuccesso, generato non dall'incapacità di chi l'ha svolta, ma dall'oggettiva estraneità di questa materia rispetto al mezzo filmico. Il musical perde infatti tutte le sfumature che fanno de I miserabili di Hugo un grande romanzo, riducendolo a un grande melodramma cantato, in cui le disgrazie si succedono a ritmi veritiginosi e lo spettatore viene travolto dall'angoscia e dalla noia. Si rimpiange più volte il film tv con Depardieu e Malkovich, capace invece di trasmettere le sfaccettature del romanzo di Hugo.

Les Miserables risulta quindi un fallimento, nonostante delle ottime prove d'attore e una regia oggettivamente di altissimo livello. Quello che suscita dubbi è l'operazione in sè, che cerca di rendere cinematografico un qualcosa che cinematografico non è, lasciando lo spettatore a chiedersi: ce ne era veramente bisogno?

**

Pier

martedì 12 febbraio 2013

Django Unchained

Quando il cinema di genere diventa d'autore


Stati Uniti, 1858. Dopo aver cercato di fuggire dalla piantagione in cui lavora, lo schiavo nero Django viene separato dalla donna che ama, Broomhilda, e venduto al proprietario di alcune miniere. A salvarlo arriva il dottor King Schultz, ex dentista tedesco che si guadagna da vivere facendo il cacciatore di taglie. Schultz offre a Django la libertà e un aiuto nella ricerca di sua moglie se lo aiuterà nella sua attività per un certo periodo di tempo. Django diventa così un temibile pistolero, e insieme a Schultz cattura molti criminali. Esaurito il suo impegno, Django si mette in viaggio con il dottore per ritrovare la sua compagna. Scoprirà che è stata venduta a Calvin Candie, uno dei latifondisti più ricchi e spietati del Mississipi.

Dopo il nazismo, Tarantino investe con il suo occhio dissacrante la piaga dello schiavismo, e lo fa attraverso il genere che probabilmente ama di più: lo spaghetti western. La sceneggiatura manca della perfezione unitaria di Inglorious Basterds, dato che appare nettamente spezzata in due tra la liberazione di Django e il suo arrivo a Candieland, e il momento di passaggio tra i due spezzoni subisce un deciso calo di ritmo. Per il resto, tuttavia, la trama è letteralmente esplosiva, tra dialoghi magnifici - su tutti quello tra i membri della spedizione punitiva in stile Ku Klux Klan, continui colpi di scena e scene d'azione adrenaliniche. Tarantino pesca a piene mani dal materiale pre-esistente, rielaborando gli stilemi del genere e arricchendoli di nuovi significati. Il citazionismo tarantiniano non è mai fine a sè stesso, ma è sempre teso ad arricchire la trama e la sua evoluzione, omaggiando con fedeltà i classici del genere e superandoli al tempo stesso.

La fotografia usa con abilità il colore e le luci per creare un effetto ottico ricco e visivamente forte, in linea con quello degli spaghetti western ma anche con il pulp che Tarantino stesso ha elevato a genere maggiore. La regia è solida e ispirata, e mantiene alti ritmo e tensione per tutto il film, fatto salvo il già citato momento di rallentamento centrale. La colonna sonora, tra pezzi originali e citazioni dei grandi classici del genere, riesce a essere, come nella tradizione degli spaghetti western e delle musiche di Morricone, non solo commento musicale, ma vero e proprio elemento di sceneggiatura, che genera le atmosfere del film anzichè limitarsi a commentarle.

Come spesso accade nei film di Tarantino, tuttavia, il vero valore aggiunto sono i personaggi, caratterizzati riccamente e con grande attenzione, e sorretti dalla prova eccezionale degli attori. Jamie Foxx è un cowboy fisico e con grande presenza scenica, solo apparentemente "sottotono" rispetto agli altri, cui in realtà ruba spesso la scena, risultando credibile anche in momenti in cui sarebbe molto facile risultare ridicolo. Di Caprio sfodera l'ennesima prestazione eccezionale, interpretando un latifondista spietato, arricchito e calcolatore e confermando ancora una volta le sue eccezionali doti attoriali, di cui solo i membri dell'Academy sembrano non volersi accorgere. Samuel L. Jackson accetta con grande coraggio il ruolo di un negriero di colore, "la feccia della feccia", regalando alcuni tra i momenti migliori del film con i suoi dialoghi e le sue espressioni facciali. Su tutti spicca, ancora una volta, Christoph Waltz, semplicemente perfetto nella parte del Dr. Schultz. Ironico e spietato, divertente e determinato, il suo personaggio conquista e convince fin dalla prima scena, e si mantiene ad altissimo livello fino allo splendido finale. Resta un mistero come un attore di questo livello sia rimasto un quasi sconosciuto fino a pochi anni fa: lode a Tarantino per aver dimostrato, ancora una volta, le sue doti di talent scout.

Django è un film parzialmente imperfetto, che trova però nei suoi eccessi e nei suoi difetti la linfa vitale che lo rendono un film eccezionale, che porta un cinema dichiaratamente di genere ai livelli del cinema d'autore. Tarantino regala un film che, oltre a far divertire ed emozionare, riesce a fare anche critica sociale su uno dei momenti più bui della storia statunitense, e, perchè no, anche della cronaca contemporanea. Per quanto inferiore a Inglorious Basterds, il film resta eccezionale per la capacità di coniugare spettacolarità e cinema d'autore, citazionismo e originalità, in un collage di passato e presente che non può non conquistare. Il finale, poi, tra le citazioni di Trinità e del finale de Il buono, il brutto, e il cattivo, è una gioia che vale da solo il film.

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Pier