domenica 22 febbraio 2015

Oscar 2015 - I pronostici



Sul filo di lana, a poche ore dall'inizio della cerimonia, ecco i pronostici di Filmora per gli Academy Awards di stanotte. Visto il poco tempo, ci focalizzeremo solo sui premi principali.
Quest'anno pronostico difficile, vista l'altissima qualità di alcuni dei concorrenti.

Come sempre, oltre al pronostico, anche la mia scelta personale.



Miglior montaggio
Il vincitore non può che essere Tom Cross per Whiplash, un capolavoro di intensità e ritmo, con una continua alternanza di temi e controtemi, improvvisazioni e ripetizioni, come fosse una jam session jazz.
Pronostico: Whiplash
Scelta personale: Whiplash

Miglior fotografia
Una delle sezioni in cui la scelta è più dura: Ida, Birdman, Grand Budapest Hotel, tutti meriterebbero la statuetta. Robert Yeoman (Birdman) sembra favorito, ma la mia scelta personale va a Emmanuel Lubezki, autore delle splendide immagini di quel gioellino che è Grand Budapest Hotel.
Pronostico: Birdman
Scelta personale: Grand Budapest Hotel

Miglior film d'animazione
Sezione dove sono arrivate due nomination a sorpresa, per Song of the sea e The tale of princess Kaguya, e l'esclusione inaspettata di Lego Movie. I favoriti sembrano essere Big Hero 6 e How to train your dragon 2. Penso che alla fine la spunterà il primo, che riscuote anche il mio favore personale.
Pronostico: Big Hero 6 
Scelta personale: Big Hero 6

Miglior attore non protagonista
J.K. Simmons, who else? Mark Ruffalo è strepitoso in Foxcatcher, Norton incanta in Birdman, ma qui non può che vincere il dispotico insegnante di Whiplash.
Pronostico: J.K. Simmons 
Scelta personale: J.K. Simmons

Miglior attrice non protagonista
Patricia Arquette (Boyhood) è strafavorita, ma io non posso esimermi dal dare la mia preferenza all'eterna Meryl Streep (Into the Woods), che conquisterebbe così il suo quarto Oscar e pareggerebbe il conto con Katherine Hepburn.
Pronostico: Patricia Arquette 
Scelta personale: Meryl Streep

Miglior sceneggiatura originale
Il favorito sembra essere Birdman, che però proprio nella storia ha forse il punto meno forte. La mia scelta personale ricade quindi su Foxcatcher, un film che suscita emozioni continue proprio grazie alla perfezione della scrittura.
Pronostico: Birdman
Scelta personale: Foxcatcher

Miglior sceneggiatura non originale
Rimpiango di non aver visto Inherent Vice di Paul Thomas Anderson, che quindi non posso includere nei pronostici. Tra quelli che ho visto premierei Damien Chazelle per Whiplash, per l'abilità con cui ha trasformato una storia già vista mille volte in un film emozionante e avvincente. Rischia di vincere, anche per la sua natura di film indie.
Pronostico: Whiplash
Scelta personale: Whiplash

Miglior attore protagonista
Strafavorito Eddie Redmayne (La teoria del tutto), che ha vinto ogni premio possibile e, soprattutto, lo Screen Actors Guild Award: fino ad oggi, solo cinque volte è successo che il vincitore di questo premio non si aggiudicasse poi l'Oscar. Il mio preferito, dopo un lungo travaglio interiore, è invece Michael Keaton per Birdman, con Benedict Cumberbatch appena dietro per la sua interpretazione di Alan Turing in The imitation game.
Pronostico: Eddie Redmayne
Scelta personale: Michael Keaton

Miglior attrice protagonista
Strafavorita Julianne Moore che, nonostante non abbia visto Still Alice, si aggiudica anche la mia preferenza personale. Così, sulla fiducia.
Pronostico: Julianne Moore

Scelta personale: Julianne Moore


Miglior regia
Altra sezione dove la competizione è altissima: si potrebbe premiare l'unicità della scelta di Linklater in Boyhood, la visionarietà di Inarritu per Birdman, la perfezione di immagini, personaggi e dialoghi di Wes Anderson per Grand Budapest Hotel. Penso che il favorito sia Linklater, mentre Anderson si aggiudica la mia scelta personale, anche per risarcirlo dei tanti anni in cui è stato ingiustamente ingnorato.
Pronostico: Richard Linklater
Scelta personale: Wes Anderson

Miglior film
Altra scelta estremamente difficile. Per me il film migliore dell'anno è Birdman, e penso che, alla fine, anche l'Academy andrà in questa direzione, premiando la capacità di Inarritu di unire spettacolo e autorialità.
Pronostico: Birdman
Scelta personale: Birdman

"No suit? Loser."
E' tutto, ci risentiamo dopo la cerimonia per i bilanci. Di una cosa possiamo essere sicuri: it's gonna be legen... (wait for it).



Pier

venerdì 6 febbraio 2015

Birdman

L'emozionante incapacità di essere normale



Riggan Thompson è un attore divenuto celebre in gioventù per aver interpretato il supereroe Birdman. Ormai anziano, Riggan cerca di rilanciarsi con uno spettacolo teatrale tratto da un racconto di Raymond Carver e da lui diretto e interpretato. Mentre cerca di superare le difficoltà e le diffidenze legate allo spettacolo, Riggan deve anche tenere a bada la sua coscienza, che prende le sembianze proprio dell'eroe che lo ha reso famoso, di cui per qualche strano motivo sembra aver conservato i superpoteri.

Inutile tirarla per il lungo: a parere di chi scrive, Birdman è uno dei migliori film dell'anno, forse il migliore tra quelli che prenderanno parte alla notte degli Oscar. Inarritu realizza un piccolo gioiello, tutto in interni, che attraverso una serie di piani sequenza da manuale ci fa penetrare nel cuore del teatro, dello spettacolo, e dell'anima del protagonista, che viene messo a nudo lentamente, con pazienza, come in una lunga e intensa seduta psicoanalitica. L'esplorazione ossessiva e meticolosa degli spazi dietro le quinte diviene esplorazione della mente del protagonista, una mente tortuosa, involuta, travolta dal senso di colpa e bloccata dai "se". Cosa sarebbe successo se avesse accettato di fare Birdman 3? Cosa sarebbe successo se non avesse mai fatto Birdman? I se si accumulano, si inseguono, tormentano Riggan e al tempo stesso lo ispirano, lo caricano, gli fanno percepire l'importanza infinita ed effimera dello spettacolo che si appresta a rappresentare, l'ultima occasione di una vecchia vita, l'inizio di una nuova, o forse nessuno dei due.

Accanto allo studio sul personaggio si innestano due riflessioni strettamente interconnesse, la prima sulla celebrità nel mondo dei social media, la seconda sulla capacità umana, e soprattutto maschile, di accettare il cambiamento e il declino fisico e della fama, il lento spegnimento dei riflettori della ribalta e della vita. Inarritu si sbizzarrisce nelle citazioni metacinematografiche, che iniziano ma non si fermano con la scelta del protagonista, un Michael Keaton rimasto a lungo intrappolato nella tuta del Batman burtoniano e che con Riggan condivide numerosi tratti. Era dai tempi di The Wrestler che non si vedeva una così totale identificazione tra attore e personaggio, una fusione di corpo e spirito che risulta in una performance talmente vera e profonda da fare quasi male nella sua toccante autenticità. Una prova da Oscar, senza se e senza ma, per la sua capacità di essere toccante senza essere macchiettistico, per la molteplicità di registri affrontati, per il realismo raggiunto anche nelle situazioni più estreme. Accanto a lui spiccano un Edward Norton eccezionale nel ruolo di un attore teatrale che è lo specchio di Riggan e la sua nemesi, e Zach Galifianakis, misurato e quasi irriconoscibile nel ruolo del fedele agente del protagonista.

Le riflessioni sul mezzo cinematografico e sulla moderna società dei media, tuttavia, non si fermano qui: Riggan si ritrova a pagare il prezzo della fama, un'arma a doppio taglio che può garantire notorietà ma non il rispetto dei propri pari, creando una situazione in cui l'artista deve continuamente mantenersi in equilibrio tra un pubblico e un'industria che vogliono essere intrattenuti e una coscienza, sia umana che professionale, che richiede integrità artistica. Una storia che Inarritu conosce bene, che è quella di molti artisti che rischiano ogni giorno di finire schiacciati dagli ingranaggi di Hollywood. Una storia che, nell'era dei social media e del warholiano minuto di celebrità, diviene la storia di tutti, intrappolati tra una sfuggevole fama a portata di mano e il desiderio di lasciare un segno con la propria esistenza.

Birdman è un capolavoro. Lo è a dispetto di un finale che depotenzia parte del suo messaggio, ma ne rafforza il senso picaresco e roboantemente coraggioso; lo è a dispetto di una bulimia narrativa che rende il ritmo quasi eccessivamente rapido, ma contribuisce anche a rendere il film godibile e stimolante nonostante la sua cifra artistica e di riflessione sociale. Lo è, insomma, a dispetto dell'imperfezione, quell'imperfezione che è al cuore stesso di ogni espressione artistica, e che la continua ricerca del consenso ci spinge spesso a sopprimere.

*****

Pier