L'ansia da capolavoro
The Tree of Life racconta la storia di una famiglia americana degli anni Cinquanta, che diventa metafora della vita e dei suoi misteri. Difficile dire di più di una trama che non si concentra tanto sulla vicenda narrata quanto sui rapporti tra i personaggi, sui loro sentimenti e sul loro rapporto con il mondo che li circonda. Un rapporto fatto di sfide, di scoperte, di una continua tensione tra aggressività e dolcezza, tra senso di esclusione e panteismo. Questa lotta interiore viene rappresentata dal padre e dalla madre, che diventano incarnazione di due diversi modi di vivere e di rapportarsi con il prossimo.
Malick racconta la sua storia attraverso immagini di una bellezza quasi sconcertante, limitando al minimo l'uso della parola senza per questo annoiare lo spettatore. La storia coinvolge, cattura e commuove, ed è certamente uno dei più alti esempi di cinema degli ultimi anni.
L'ambizione, tuttavia, fa brutti scherzi, e porta il regista a voler strafare: i primi venti minuti di film, una sorta di storia del cosmo e della Terra, sono del tutto slegati dal resto della trama, così come gli ultimi cinque. Le immagini, pur bellissime, non raggiungono il cuore dello spettatore e non aggiungono nulla alla quasi perfezione della trama principale. Malick si ispira dichiaratamente al Kubrick di 2001 - Odissea nello spazio ma l'operazione fallisce in modo abbastanza evidente: il tema del film di Kubrick si prestava infatti perfettamente all'introduzione "didascalica" sulla storia del mondo, mentre il film di Malick, che ha la sua forza nei sentimenti e nella poesia di situazioni e immagini, non offre alcun appiglio per le sequenze iniziali, che finiscono per sembrare un esercizio di videoarte.
Ben diversa sorte ha invece la metafora del quasi-finale, sorta di spiaggia delle anime sulla scorta di quella dell' Hereafter di Eastwood, in cui tempo e spazio cessano di esistere e tutto si concentra in un unico momento, in un unico punto dell'universo.
Gli attori protagonisti offrono un'ottima performance, anche se a brillare sono soprattutto i bambini, naturali ed incredibilmente veri.
Sotto il punto di vista tecnico il film è impeccabile: montaggio e fotografia si combinano alla perfezione e regalano momenti di pura estasi visiva, che la bellissima musica trasforma in un'esperienza multisensoriale.
Malick realizza un film eccezionale, che finisce però per rovinare per troppa ambizione ed eccessivo perfezionismo. Tutte le emozioni trasmesse dalla storia vengono quasi annullate dalle sequenze iniziali e finali, puro esercizio di tecnica, senz'anima e senza sentimento. Alcuni momenti restano nel cuore, e la sensazione è che se il film fosse stato girato più "d'istinto" e meno "di testa" avremmo veramente potuto parlare di capolavoro. Peccato, davvero.
***1/2
Pier
In effetti l'impatto visivo supera l'emozione. In ogni caso un'opera notevole e unica.
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