martedì 27 aprile 2010

Green Zone

Una verità scomoda


Matt Damon è un soldato americano impegna nel dopo Iraq a trovare le armi di distruzione di massa che furono il vero e unico motivo alla base della guerra. Perlustrando sopra e sotto i siti suggeriti dall'intelligence americana e non trovando mai niente di rilevante, il soldato Damon inizia a dubitare dell'accuratezza delle informazioni. Coinvolto per caso in una missione ad alto rischio, il soldato scopre la verità celata e volontariamente nascosta.

Thriller politico e di guerra, Green Zone è il primo film che tratta in modo così schietto ed evidente la bugia della guerra irachena senza sotterfugi o giri di parole. Il mistero della storia si snoda in modo logico e appassionante, con i giusti intermezzi d'azione quando la trama diventa troppo politica e sembra perdersi in se stessa.

Molti hanno paragonato il film a alla saga di Jason Bourne. Di comune c'è solo Matt Damon. I personaggi sono completamente diversi: riservato ed eroico il primo, compassato e giusto il secondo; sono tutti e due degli action movie, ma Green Zone molto più politco stile Syriana, mentre la saga di Bourne spionaggio internazionale puro, tanto 007 e poca ironia.

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Alessandro

lunedì 19 aprile 2010

Fantastic Mr. Fox

Volpi e nevrosi



Mr. Fox, un favoloso rubagalline, decide di ritirarsi dall'attività quando scopre che la moglie è incinta. Diventa così un rispettato giornalista ma, dopo tanti anni, si scopre insoddisfatto. Il bisogno di cacciare torna così prepotentemente alla carica, e Mr. Fox, accompagnato da un opossum svampito e da un nipote brillante quasi quanto lui, ricomincia a saccheggiare le fattorie dei vicini.
I proprietari però non restano a guardare, e scatenano contro Mr. Fox una rappresaglia che mette a rischio la sopravvivenza dell'intera comunità di animali selvatici.

Wes Anderson per il suo esordio nel mondo dell'animazione sceglie il soggetto che conosce meglio: la famiglia, più o meno allargata. I veri protagonisti del film non sono infatti gli animali, ma i loro tormenti e le loro nevrosi: Mr. Fox soffre di una crisi di mezza età; la moglie non riesce più a capire il marito; il figlio è più piccolo della media ed è goffo ed impacciato con le ragazze; il cugino, apparentemente sicuro di sè, mantiene la tranquillità solo grazie alle pratiche di meditazione zen del padre.
Le similitudini con i Tenenbaum sono forti, ma Anderson riesce a confezionare un film con un duplice piano di lettura: da una parte la storia di Dahl, che appassiona i bambini e diverte anche i grandi; dall'altro uno spaccato della famiglia e della comunità moderna e una critica nemmeno troppo velata al capitalismo e ai danni ambientali che esso produce.
L'elogio dello "stato di natura" farebbe felice Rousseau, e ha il suo culmine nella scena con il lupo, del tutto incapace di accettare le comodità della vita "domestica" in cambio della rinuncia alla libertà.

La tecnica di animazione scelta da Anderson è destinata a dividere: personalmente non posso non apprezzare gli splendidi pupazzi usati per gli animali, dotati di un'espressività che riesce a far dimenticare la rigidità di alcuni movimenti.
La regia regala momenti di pura genialità, soprattutto nelle sequenze di combattimento e di inseguimento. Tutti i personaggi sono azzeccati, ma una menzione particolare la merita l'opossum, vero e proprio intruso nella comunità di animali selvatici, privo com'è di qualunque abilità particolare, tanto da non possedere neppure un nome latino.
La storia scorre piacevolmente, anche se viene un po' rallentata dalla scelta di Anderson di articolarla in capitoli come i suoi precedenti lavori, scelta che a volte risulta artificiosa e ripetitiva.

Fantastic Mr. Fox è un film capace di combinare diversi stili e registri, passando con disinvoltura da una comicità sofisticata, quasi da commedia anni '30, a gag degne delle migliori comiche di Charlie Chaplin. Nonostante un'aria un po' "snob" è un film in grado di accontentare tutta la famiglia, con i piccoli che si appassioneranno al tenero opossum e gli adulti che si identificheranno nel desiderio di ribellione del genitore-padre Mr. Fox.

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Pier

venerdì 16 aprile 2010

L'uomo nell'ombra

Cinema d'altri tempi



Uno scrittore di scarso successo viene assunto come ghost writer dell'autobiografia di Adam Lang, controverso ex premier britannico ritiratosi a vivere in un'isola al largo di Boston. Durante la stesura del libro Lang viene accusato di aver commesso crimini di guerra durante il suo mandato, e lo scrittore finisce suo malgrado coinvolto in intrighi politici e familiari. Decide comunque di restare, fino a quando non scopre che il suo predecessore nel ruolo di ghost writer è mosto in circostanze misteriose.

La prima cosa che colpisce nel nuovo film di Polanski sono le atmosfere: fredde, cupe, con una natura nemica e aggressiva, eppure dotate di una strana bellezza. Alla tempesta esterna corrisponde quella interna, con liti familiari, misteriose sparizioni, domestiche ambigue e donne indecifrabili. Il personaggio dello scrittore, ottimamente interpretato da Ewan McGregor, rimane suo malgrado invischiato in qualcosa di più grande di lui, in una situazione tipicamente hitchockiana dell' "uomo solo contro tutti". La regia e la fotografia sono il punto di forza del film, che sfrutta a fondo l'espressività del linguaggio filmico e dell'immagine: molte delle scene migliori sono prive di dialogo e creano nello spettatore tensione ed ansia per la sorte del protagonista.

L'abilità di Polanski e degli attori (ottimo anche Pierce Brosnan) coprono le pecche di una sceneggiatura che, pur presentando dei momenti di notevole vivacità, ha pochi colpi di scena e manca di intrecci secondari. I momenti migliori sono le escursioni di McGregor sull'isola e sulla terra ferma, in particolare l'incontro con il vecchietto (cameo di Eli Wallach, il Brutto di Sergio Leone) che comincia a gettare qualche ombra sulla sorte del primo ghost writer di Lang.

L'uomo nell'ombra è un film d'altri tempi, in cui atmosfere e immagini hanno un ruolo importante quanto e più di quello delle parole. Orso d'argento alla regia meritatissimo.

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Pier

giovedì 8 aprile 2010

Dragon Trainer

Volare con la fantasia



Hiccup è un giovane vichingo che vive in una terra fredda e infestata dai draghi, che i suoi compatrioti cacciano da sempre. Gracile e poco combattivo, Hiccup vorrebbe solo conquistare il cuore del padre, il rude capovillaggio, catturando un drago e dimostrandogli così di non essere un buono a nulla.
Quando finalmente vi riesce, però, non riesce a ucciderlo e, a poco a poco, diventa il migliore amico dell'animale.

Il nuovo film d'animazione Dreamworks è profondamente diverso dai suoi predecessori: la trama, per la prima volta tratta da un libro già esistente, è ricca e particolareggiata, senza alcun intento parodico o citazione di altri film/generi. I personaggi sono tratteggiati con cura e mostrano una profondità e una complessità psicologica che erano sconosciute ai protagonisti di Madagascar o Shrek, fatta forse eccezione per i primi episodi.
I momenti comici sono molti ma notevolmente ridotti, e soprattutto sono volti a ottenere non la risata ma il sorriso: una comicità più fine e coinvolgente, simile a quella dei film Pixar.

La grafica è di altissimo livello, e le sequenze di volo sono davvero mozzafiato. Le scene più belle sono tuttavia quelle in cui Hiccup e il drago Sdentato imparano a conoscersi e a superare le rispettive diffidenze, in un crescendo di emozioni che ricorda da vicino E.T. ed Edward Mani di Forbice. La trama è accattivante e scorrevole, anche se un po' scontata in alcuni passaggi. I personaggi secondari sono ben caratterizzati e divertenti, e Hiccup non può non destare immediata simpatia: il vero protagonista è però Sdentato, draghetto dalle fattezze e dalle movenze a metà tra un cane e un gatto, dotato di grande espressività e carattere.

In Dragontrainer si ride meno che nei precedenti lavori Dreamworks, ma ci si appassiona e ci si meraviglia di più: e questo, per chi vuole competere con la Pixar, è un deciso passo in avanti.

***1/2

Pier

giovedì 1 aprile 2010

Happy family

Due famiglie in cerca d'autore



Ezio è uno scrittore che ha paura di vivere. E' sempre chiuso in casa, e la sua arte e i suoi personaggi sono la sua unica compagnia. Sta lavorando alla storia di due famiglie molto complesse: sedicenni che vogliono sposarsi, mogli sull'orlo di una crisi di nervi, padri indolenti o con gravi problemi di salute. A causa di un (immaginario) incidente in bicicletta, alla cena che riunisce alla stessa tavola figli e genitori finisce anche Ezio, che inaspettatamente troverà l'amore.

Happy family si muove tra il mondo della realtà e quello della finzione: è una riflessione sul cinema, ma anche sulla scrittura, sul rapporto tra personaggi e autore, che riprende l'opera pirandelliana e la fa incontrare con l'immaginazione felliniana. Ezio cresce e matura insieme alle sue "creature", imparando ad affrontare le novità della vita e i sentimenti.
Salvatores utilizza gli spunti proposti dall'8 1/2 di Fellini e li applica alla realtà della famiglia, ritraendone alla perfezione nevrosi e dinamiche di interazione e citando apertamente Wes Anderson e i suoi Tenenbaum. Il risultato è un film divertente e originale, non tanto nei contenuti quanto nelle scelte registiche e nel rapporto tra i due piani della trama.

I personaggi parlano spesso in macchina, come in una sorta di psicoterapia di gruppo che permette di dare a ciascuno di loro spessore e una forte caratterizzazione. Come Anderson, Salvatores crea scene a prevalenza monocromatica, usando i coloro come forma espressiva dello stato d'animo e delle situazioni che in protagonisti si trovano ad affrontare. La sceneggiatura è ben scritta e vivace, ed è sostenuta da una prova corale degli attori semplicemente eccezionale, con Abatantuono e Bentivoglio che meritano una menzione particolare insieme ai due protagonisti, un Fabio de Luigi sempre più convincente e l'ottima sorpresa Valeria Bilello.

Salvatores dimostra ancora una volta di essere un regista eclettico, con il raro merito di realizzare film sempre diversi ma sempre interessanti. Happy family è bello, vitale e originale, una vera boccata fresca nel panorama sempre uguale del cinema italiano. Non perdetelo.

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Pier