lunedì 13 aprile 2020

L'occhio del regista #4 - Steven Spielberg

Nuova puntata della nostra rubrica L'occhio del regista (qui le puntate precedenti) dove identifichiamo tre caratteristiche distintive dello stile di un regista. Il regista di oggi è Steven Spielberg.


Spielberg è un regista estremamente eclettico, il cui ha lavoro ha contribuito a creare il concetto di blockbuster come lo intendiamo oggi: molti esperti considerano Lo squalo il primo vero blockbuster moderno. Dalla saga di Indiana Jones a E.T., da Jurassic Park a Minority Report, passando per film più seri come Schindler's list, Il colore viola, e Amistad, e per i più recenti Prova a prendermi e Ready Player One, la filmografia di Spielberg è poliedrica sterminata: si può dire che nessun regista ha realizzato un numero paragonabile di film considerati classici e di culto da critici e spettatori.

Forse proprio a causa di questa sua prolificità, nonché del grande successo commerciale delle sue pellicole, Spielberg è spesso considerato un artigiano, un regista poco "artistico". In realtà, pochissimi registi hanno uno stile distintivo quanto il suo - talmente distintivo da avere addirittura delle inquadrature che prendono il suo nome. Tutto l'armamentario di tecniche utilizzato da Spielberg ha uno scopo univoco e ben preciso: immergere lo spettatore nella storia e farlo identificare con i personaggi, creando così quel senso di meraviglia e "sospensione dell'incredulità" che sono parte fondante della magia del cinema.

1. Spielberg face
Spielberg lavora spesso con lo "straordinario". Negli anni ha sviluppato una tecnica per trasmettere emozioni allo spettatore - soprattutto meraviglia e stupore - che opera un'inversione di causa ed effetto, sovvertendo la grammatica cinematografica di chi lo aveva preceduto: anziché mostrare prima la "causa" e poi la reazione, Spielberg parte con la reazione dei suoi personaggi, spesso inquadrati in primissimo piano, per poi rivelare ciò che ha causato la reazione stessa.

La "Spielberg face" per eccellenza: il momento prima della "rivelazione" dei dinosauri in Jurassic Park
In questo modo, lo spettatore viene accompagnato all'interno del mondo del protagonista, e allo stesso tempo viene incuriosito, suscitando in lui/lei il desiderio di vedere ciò che ha causato quella reazione. È la cosiddetta "Spielberg face", termine coniato da Kevin B. Lee, ormai talmente celebre da essere utilizzata in chiave creativa anche da registi che operano in generi completamente diversi. Qui sotto vedete il video realizzato da Lee che illustra vari esempi di Spielberg face.




2. Piano sequenza immersivo
Quando si parla di "piano sequenza", la mente va subito a grandi maestri del cinema "artistico" come Orson Welles, Godard, o Antonioni. Pochi pensano a Spielberg, che in realtà è un grande maestro dell'uso del piano sequenza a scopo immersivo. Il motivo è che Spielberg non si "mette in mostra", sottolineando il piano sequenza per dimostrare la sua perizia tecnica (come invece amano fare altri registi), e finendo così per fare "uscire" lo spettatore dalla scena. Spielberg usa invece la tecnica quasi di nascosto, a scopo immersivo, calando lo spettatore nell'atmosfera nel film e facendolo sentire "dentro" l'azione anziché un osservatore.
Qui sotto trovate due video di Tony Zhou che presentano esempi di questa tecnica, da lui soprannominata lo "Spielberg Oner."






3. Il riflesso
Spielberg fa spesso ricorso all'uso del riflesso al fine di mantenere la prospettiva del protagonista - e, dunque, la connessione emotiva tra questi e lo spettatore - e allo stesso tempo mostrare ciò che sta vedendo il personaggio.

Reflection shot in A.I. - Intelligenza Artificiale
Spielberg utilizza vari "trucchi", spesso molto sofisticati, per ottenere questo effetto: dagli specchietti retrovisori alle vetrine, passando addirittura per gli occhi di un personaggio. Questa moltiplicazione delle prospettive contribuisce a creare un ambiente più reale,un vero e proprio gioco di specchi che espande la percezione oltre ciò che può normalmente comparire in una singola inquadratura.



Primi piani ricchi di stupore e meraviglia, piani sequenza immersivi, e inquadrature che sono dei giochi di specchi: queste le tecniche che Spielberg usa per catturare la mente ma soprattutto il cuore dello spettatore. Spielberg ha imparato ed espanso la lezione di Georges Méliès, uno dei pionieri del cinema, che riteneva che il regista fosse come un mago, con una borsa piena di trucchi volti a stupire e far sognare lo spettatore. E questo fa da oltre cinquant'anni il regista originario di Cincinnati: incanta e stupisce, inganna e sorprende, avvincendoci inesorabilmente alla sua narrazione e trascinandoci in fondo alla sua cinematografica tana del bianconiglio, pronti a esplorare un mondo nuovo eppure già familiare.

Pier

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