lunedì 28 giugno 2010

City Island

Tra equivoci e Scorsese



Vince Rizzo è una guardia carceraria con un amore segreto per la recitazione. Inizia quindi a seguire un corso per aspiranti attori, ma per la vergogna non lo rivela neppure alla moglie, Joyce, alla quale dice invece che va a giocare a poker. Vince non è però il solo ad avere dei segreti in famiglia: il figlio ha un'insana passione per le donne obese, mentre la figlia ha perso la borsa di studio e si mantiene al college lavorando in uno strip club. Le cose si complicano quando Vince scopre che uno dei nuovi detenuti del carcere dove lavora è il figlio che aveva abbandonato da giovane, e decide di accoglierlo in casa senza rivelare la sua identità.

City island è il ritratto di una famiglia comune divisa da piccoli rancori e segreti. La storia ruota attorno al figlio ritrovato di Vince, che per un motivo o per l'altro finirà per scoprire tutti gli scheletri nell'armadio dei suoi ospiti, dando vita a una reazione a catena che si risolverà solo nel finale: un finale esagerato e sopra le righe, molto diverso dal resto del film, quasi un momento di catarsi collettiva in cui tutti buttano le carte in tavola, ponendo fine al proprio bluff e dando finalmente inizio a un confronto.

Il film si muove in sottile e perfetto equilibrio tra melodramma e commedia degli equivoci, con la seconda privilegiata, e regala in egual misura momenti di divertimento e di riflessione.
I personaggi sono molto ben costruiti e caratterizzati, ciascuno con le sue nevrosi e fissazioni, in uno schema che ricorda quello di altre commedie indipendenti come Little Miss Sunshine e Me, you and everyone we know.

La sceneggiatura ha un buon ritmo e regala i momenti migliori nelle scene che hanno per protagonista il Vince attore, in particolare nella sua audizione per il film di Martin Scorsese.
Gli attori sono convicenti ed efficaci, con Andy Garcia in rilievo. Da segnalare anche la prova di Steven Strait, un giovane attore da tenere d'occhio, che interpreta il "nuovo" figlio di Vince.
La regia si limita a sostenere il lavoro di sceneggiatore e attori, aiutata da un montaggio semplice ma efficace, che contribuisce fortemente a costruire e sostenere il ritmo della storia, e da una colonna sonora molto azzeccata.

City Island è una commedia simpatica, con alcuni spunti originali e non banali, l'ideale per chi vuole vedere un piccolo film di buona qualità nel finora avvilente panorama cinematografico estivo italiano.

***

Pier

giovedì 24 giugno 2010

Tata Matilda e il grande botto

Divertimento per i più piccoli



Quando una famiglia è divisa o in difficoltà riceve la visita della magica Tata Matilda, una Mary Poppins vecchia, brutta e scorbutica, che ringiovanisce man mano che i piccini imparano le lezioni che lei impartisce.

Da un classico inglese per l'infanzia Emma Thompson ricava una deliziosa favola tagliata su misura per lei, perfetta nel ruolo dell'inflessibile Tata alle prese con torme di marmocchi indisciplinati.
La aiutano egregiamente altri eccellenti attori british, con Maggie Smith anziana svampita, Ralph Phiennes zio snaturato e Ewan McGregor padre e marito amorevole ma disperso in battaglia.

La storia diverte con trucchi, magie e animali parlanti. Non mancano i "cattivi" goffi e pasticcioni, parenti serpenti e tutti gli ingredienti che servono per creare una storia accattivante.
Il ritmo è incalzante e non scende mai di tono, regalando ad ogni momento portenti, prodigi e clamorosi cambiamenti.

Una bella favola per bambini, cresciuti e non, e in generale per chi ha ancora il gusto di farsi divertire e incantare da una storia semplice ma deliziosa, fatta di buoni sentimenti e di insegnamenti impartiti con il sorriso.

***1/2

Pier

Lo sconsiglio #3 - Inland Empire


Inland Empire

D'accordo, Lynch è un genio visionario. E d'accordo, i suoi film sono opere visive. Ma i coniglietti sono veramente troppo.

Livello di sconsiglio:

***

Pier

sabato 12 giugno 2010

Bright Star

La vita di una farfalla



Jane Campion torna alle atmosfere di Lezioni di Piano per raccontare la vita di John Keats, uno dei più grandi poeti romantici, morto di tubercolosi a soli 25 anni.
Il film prende il titolo da uno dei componimenti più famosi di Keats, e narra la storia della sua relazione con Fanny Brawne, ragazza della media borghesia. Il loro amore sarà funestato dalle precarie condizioni di salute e dalla povertà di lui, che impediranno il loro matrimonio.

E' sempre difficile realizzare film sui poeti, in quanto il rischio è quello di cadere nella retorica e nello stucchevole. Jane Campion riesce quasi sempre a mantenere il film sui toni di un romanticismo vero e realistico, in cui i due protagonisti, dopo essersi a lungo mantenuti a distanza, cedono alla forza di un amore che nemmeno loro riescono a spiegarsi.

La fotografia è magnifica, e le atmosfere ottocentesche sono evocate con forza e suggestione. La poesia di Keats permea tutto il film, contagiandolo con la sua malinconia e la sua venerazione per la bellezza. Questo da un lato rallenta lo scorrere della trama, ma dall'altro conferisce a Bright Star quel carattere intimo e profondo che ne costituisce la caratteristica migliore.
Ben Whishaw, già poeta per Io non sono qui, è semplicemente perfetto nel ruolo del giovane poeta, mentre Abbie Cornish, pur apprezzabile, risulta a volte troppo affettata e artificiosa.

Bright Star affronta temi importanti come le differenze di classe, la malattia e l'amore con una grazia e una raffinatezza davvero unici e lascia il giusto spazio alla poesia di Keats, vera protagonista del film e fonte di emozioni continue, bella ed effimera, come una farfalla.

Per questo qui in alto non trovate il solito trailer, ma i titoli di coda, in cui Ben Whishaw recita Ode to a nightingale. Godetevela.

***1/2

Pier

Humpday - Un mercoledì da sballo

Il trionfo del marketing



Spesso si sente dire che il marketing non serve a nulla, che usa strumenti antiquati, che non è più in grado di attirare il pubblico.
Poi però arrivano degli episodi, magari isolati, che dimostrano che non è vero. Prendete Humpday, la storia di due amici in crisi di mezza età che si reincontrano dopo molto tempo. Dopo essersi verbosamente raccontati le loro frustrazioni e ambizioni, decidono di girare un porno gay con loro come protagonisti. Nessuno dei due in realtà ha la minima intenzione di farlo, ma non lo ammettono per non dimostrarsi dei fifoni. Lunghi e catartici dialoghi ripresi con macchina a mano porteranno al gran finale.

Un film come questo dovrebbe rivelarsi un autentico disastro commerciale: lento, nessun attore famoso, zero attrattive per il pubblico. Ed ecco invece che spunta un geniale direttore marketing, che si inventa un sottotitolo (un mercoledì da sballo) che nulla ha a che fare con la trama e crea un poster e un trailer accattivanti che richiamano le atmosfere di un successo come Una notte da leoni.

Il risultato? Un film mediocre e banale riesce ad attirare degli spettatori.
Un autentico colpo di genio, considerando oltretutto che alla scontatezza della trama si aggiunge il doppiaggio peggiore dalla fondazione di Roma (citazione non casuale) ad oggi, roba al confronto Totti è Marlon Brando, e che riesce a rendere odiosi anche i pochi momenti interessanti del film.
Non mancano inoltre attori monoespressivi, clichè a profusione, un finale simpatico ma troppo poco vitale per risollevare un simile mortorio.
Resta un mistero come abbia fatto a vincere il premio speciale della Giuria al Sundance.

Alla larga, è meglio. O quantomeno guardatelo in originale.

*

Pier

martedì 8 giugno 2010

Lo sconsiglio #2 - Una moglie


Una moglie


Cassavetes racconta la storia di una moglie che ha una crisi di nervi.
Il problema è che, dopo aver assistito a scene conviviali della durata di 30 minuti, la stessa crisi assale anche lo spettatore.

Livello di sconsiglio:

***1/2

Pier

domenica 6 giugno 2010

Lo sconsiglio #1 - La mala educaciòn


Nuova rubrica!

Lo sconsiglio è dedicato a film già usciti da tempo, celebrati dal pubblico e/o dalla critica, che a nostro giudizio non meritano di essere visti.

La mala educaciòn

La cattiva educazione l'ha dimostrata Almodovar quando ha pensato di propinare ai suoi fan un tale concentrato di luoghi comuni.

Livello di sconsiglio:

*****

Pier

giovedì 3 giugno 2010

The Road - La strada

Un film senza una chiara direzione


Che lo scrittore Cormac McCarthy, Pulitzer nel 2007, non fosse tra i miei scrittori preferiti, lo sapevo già; ma la sua scrittura è talmente narrativa e visiva che un film non glielo si nega mai. Dopo Non è un paese per vecchi, The Road - la Strada racconta dell'avventura di un padre ed un figlio per le strade deserte degli Stati Uniti dopo un evento catastrofico che ha spinto il mondo nel caos più totale. Tra cannibali, mancanza di cibo e piante, paesaggi lugubri e spettrali, i due protagonisti si spingono fino alla costa atlantica sperando di trovare una non ben specificata salvezza.

Il film è fedelissimo al libro così come era successo per il film dei Coen. Se pur con un impressionante Viggo Mortensen, che non è più una novità, il film (come il libro) manca di senso logico e di direzione. L'azione è poca e manca quasi del tutto il fascino degli incontri che caratterizzano questo genere di film, i flash back sono tanti, inseriti a caso e inutili allo sviluppo della storia, il finale è un grandissimo punto debole (ancora come nel libro), scollegato dallo scenario dipinto e assolutamente illogico rispetto alla totalità della trama.

Il film rimane in sospeso tra un classico film on the road e un horror apocalittico finendo per mischiare caratteristiche di genere assolutamente fuori luogo, annoiando e non prendendo una direzione precisa. Lo dico davvero a malincuore visto che ritengo Viggo Mortensen, senza dubbio, uno dei migliori attori di Hollywood, dimostrandolo per altro ancora una volta in questo film.

**
Alessandro

Prince of Persia - Le sabbie del tempo

Cappa e spada in salsa videogame



Antica Persia. Dastan è un orfano che ha avuto la fortuna di essere adottato dal re, e ora combatte valorosamente per le sue armate. Dopo la conquista di una città sacra, il re muore dopo aver indossato una veste donatagli da Dastan e questi è ingiustamente accusato del suo omicidio. Riesce a fuggire, portando con sè un pugnale magico, dotato della capacità di riavvolgere il tempo. Lo accompagna Tamina, principessa della città conquistata e custode segreta del pugnale, decisa a tutto pur di riprenderlo.

L'accoppiata Disney-Bruckheimer ci riprova, dopo il successo di pubblico e critica dei Pirati con Johnny Depp e quello di pubblico (ma non di critica) del cacciatore di tesori Cage.
Questa volta il soggetto è il celeberrimo videogioco Prince of Persia, con Jake Gyllenhaal a dare viso e muscoli a Dastan.
Il film mescola le atmosfere orientali con i grandi classici hollywoodiani di cappa e spada: il risultato sono quasi due ore di puro divertimento, in cui i duelli verbali si alternano perfettamente con quelli a colpi di scimitarra, i protagonisti risolvono misteri su misteri e nemici ed amici si scambiano e si confondono di continuo.

Memorabile in questo senso il personaggio di Alfred Molina, astuto mercante arabo che ricorda da vicino il suo omologo della saga di Indiana Jones. Le sue apparizioni contribuiscono a creare i momenti migliori del film, tra struzzi da corsa e schiavi lanciatori di coltelli, e sopperiscono allo scarsa vena comica del personaggio principale, lontano anni luce dallo Jack Sparrow della serie caraibica.

Regista e sceneggiatori non si risparmiano nulla, e così compaiono anche Setta degli Assassini, tempeste di sabbia e tesori nascosti: tutto contribuisce a creare uno spettacolare carrozzone visivo, che non è certo un capolavoro ma ha il pregio di non annoiare mai e di tenere sempre lo spettatore con il fiato sospeso.
Un blockbuster di ottima fattura insomma, fatto per divertire e stupire e che raggiunge in pieno il suo scopo. State al gioco, vi appassionerà.

***1/2

Pier