Il trionfo del marketing
Spesso si sente dire che il marketing non serve a nulla, che usa strumenti antiquati, che non è più in grado di attirare il pubblico.
Poi però arrivano degli episodi, magari isolati, che dimostrano che non è vero. Prendete Humpday, la storia di due amici in crisi di mezza età che si reincontrano dopo molto tempo. Dopo essersi verbosamente raccontati le loro frustrazioni e ambizioni, decidono di girare un porno gay con loro come protagonisti. Nessuno dei due in realtà ha la minima intenzione di farlo, ma non lo ammettono per non dimostrarsi dei fifoni. Lunghi e catartici dialoghi ripresi con macchina a mano porteranno al gran finale.
Un film come questo dovrebbe rivelarsi un autentico disastro commerciale: lento, nessun attore famoso, zero attrattive per il pubblico. Ed ecco invece che spunta un geniale direttore marketing, che si inventa un sottotitolo (un mercoledì da sballo) che nulla ha a che fare con la trama e crea un poster e un trailer accattivanti che richiamano le atmosfere di un successo come Una notte da leoni.
Il risultato? Un film mediocre e banale riesce ad attirare degli spettatori.
Un autentico colpo di genio, considerando oltretutto che alla scontatezza della trama si aggiunge il doppiaggio peggiore dalla fondazione di Roma (citazione non casuale) ad oggi, roba al confronto Totti è Marlon Brando, e che riesce a rendere odiosi anche i pochi momenti interessanti del film.
Non mancano inoltre attori monoespressivi, clichè a profusione, un finale simpatico ma troppo poco vitale per risollevare un simile mortorio.
Resta un mistero come abbia fatto a vincere il premio speciale della Giuria al Sundance.
Alla larga, è meglio. O quantomeno guardatelo in originale.
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Pier
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