martedì 24 settembre 2013

Via Castellana Bandiera

L'ostinazione e la chiusura



Rosa si reca a Palermo dopo molti anni per accompagnare Clara, la donna che ama, al matrimonio di un comune amico. Esasperata e innervosita da una città di cui ha solo cattivi ricordi, Rosa imbocca via Castellana Bandiera, una via senza senso di marcia. Di fronte a lei si para un'altra auto, quella della famiglia Calafiore: alla guida c'è Samira, un'anziana donna albanese cui è morta la figlia molti anni prima e che è costretta a vivere con il dispotico genero. Sia Rosa che Samira sono determinate a non cedere il passaggio, e trasformano la lotta per la precedenza in una lotta per la sopravvivenza e l'onore, mentre intorno a loro le regole collassano e gli abitanti della via scommettono sul vincitore.

Al suo esordio come regista cinematografica, Emma Dante sceglie di concentrarsi sulle passioni umane, portate al loro estremo da una situazione paradossale e kafkiana. Le due auto si trasformano così in due cavalli, le due guidatrici in due duellanti al sole, decise a non concedere nulla al proprio avversario. La Dante esplora a fondo la regressione dell'uomo quando viene posto di fronte al suo orgoglio, trasformandolo quasi in un animale, che urina in pubblico segnando il territorio ed è disposto a sbranare il suo nemico. La cieca determinazione delle due donne, tuttavia, è mossa da motivazioni molto differenti: cieca rabbia per rosa, disperata rassegnazione per Samira. La prima vuole dimostrare a se stessa di essere una donna forte e assertiva, mentre la seconda non ha più nulla da perdere: la vita le ha tolto tutto, privandola degli affetti e della dignità. La sua muta resistenza è veicolata alla perfezione dalla splendida interpretazione di Elena Cotta, meritatissima Coppa Volpi a Venezia, che ruba la scena in ogni momento in cui compare.

Alla violenza delle due donne si contrappone la dolcezza dei due personaggi più giovani, il nipote di Samira, tanto affettuoso con la nonna quanto il capofamiglia dei Calafiore è brusco e dispotico, e Clara, la fidanzata di Rosa, interpretata da un'Alba Rohrwacher finalmente misurata e naturale.
Intorno a loro si muove un aberrante universo fatto di mascalzoni e prevaricatori, in cui le regole non esistono e vige solo la legge del più forte. La Dante lascia che il panorama umano della via emerga dallo sfondo, affacciandosi nella storia quasi per inerzia, per poi possederla con prepotenza, divenendone quasi il tema portante. La strada si allarga, non solo metaforicamente, ma le prospettive degli uomini restano limitate, chiuse, incapaci di vedere al di là del proprio naso e di accettare le regole del vivere civile.

Via Castellana Bandiera è un film forte e ben girato, sorretto da delle ottime prove attoriali e da una regia che, senza fronzoli, racconta con efficacia le emozioni e pulsioni umane. Il finale, potenzialmente di grande impatto, viene però trascinato troppo a lungo, rivelando l'inesperienza cinematografica della regista e depotenziando il messaggio dato dalla disperata corsa dell'auto e dei personaggi. Resta comunque un esordio promettente, in cui una cura tutta teatrale per i personaggi e i loro sentimenti si unisce a una sensibilità inaspettata nell'utilizzo del mezzo filmico.

***1/2

Pier

lunedì 16 settembre 2013

Che strano chiamarsi Federico!

Amarcord per il cinema italiano



Il film ripercorre la carriera di Federico Fellini, dagli esordi come vignettista alla rivista satirica Marco Aurelio fino al successo come regista cinematografico, prima in Italia, poi nel mondo. Utilizzando una raffinata combinazione di girato e materiale d'archivio, il film fa rivivere Fellini attraverso racconti, testimonianze e immagini dell'epoca d'oro del cinema italiano.

Ettore Scola omaggia il collega e amico Fellini con un film che di documentaristico ha solo l'intento, rivelando fin dalle prime immagini la propria natura di opera narrativa. La vita di Fellini viene raccontata con la delicatezza e l'umanità che contraddistinguevano i film del regista romagnolo, trasportando lo spettatore in una dimensione a metà tra il reale e il sogno, dove é impossibile distinguere il falso dal vero. Fellini, magnifico bugiardo, ci viene raccontato attraverso le voci di chi lo ha conosciuto, espresse attraverso immagini di repertorio o, per la maggior parte, attraverso la voce suadente di un narratore scanzonato (l'ottimo Vittorio Viviani). Ecco cosí ricostruite le amicizie con Scola e Mastroianni, le lunghe gite notturne per curare l'insonnia, l'insaziabile curiosità umana di Fellini, le prime avventure cinematografiche, il successo e la consacrazione degli Oscar. Tra tutti i momenti spiccano peró i gloriosi anni al Marco Aurelio, vera e propria fucina di talenti che vide nelle sue fila future glorie del cinema italiano come Steno, Age e Scarpelli, Marchesi e Metz, Fellini e lo stesso Scola, che proprio presso il giornale strinse amicizia con Federico. Le riunioni di redazione sono un inno alla vita, un tripudio di ironia, voglia di fare e di ridere della vita, che arricchisce il film di realismo e umanità.

La regia di Scola si muove sapiente tra i diversi piani della narrazione, tra scene reali ed oniriche, il cui ideale ponte diventano gli incontri notturni a bordo dell'auto di Fellini, tra madonnari filosofi e prostitute che coltivano illusioni d'amore e di una vita normale. La fotografia é semplicemente stupenda, e l'alternanza tra momenti "documentari" e narrativi é gestita con misura e maestria.

Che strano chiamarsi Federico! offre non solo un meraviglioso ritratto di Fellini, ma anche un affresco del cinema italiano di quell'epoca, creando una sorta di amarcord per la gloria passata che lascia lo spettatore affascinato, ma con un pizzico di amaro in bocca per il confronto con il presente.

*****

Pier

sabato 7 settembre 2013

Telegrammi da Venezia 2013 - Il Totoleone


Eccoci arrivati alla fine della 70 Mostra d'Arte Cinematografica, la seconda diretta da Alberto Barbera. Un'edizione, questa, caratterizzata da un livello medio più elevato dello scorso anno, ma con pochi film che spiccano decisamente dalla massa.


La critica e il pubblico presenti alla Mostra hanno incoronato Philomena, di Stephen Frears, come il miglior film visto quest'anno. Sarà Leone d'Oro? Visto il Presidente di Giuria (Bertolucci ha dichiarato di volere far vincere un film che lo ha "stupito"), è poco probabile.
Qui trovate le previsioni di Nonsolocinema, con cui ho collaborato durante la Mostra:  http://nonsolocinema.com/Leone-d-Oro-2013-le-nostre_28609.html
Ecco dunque il Totoleone, corredato come sempre dalle mie preferenze personali:

Leone d'Oro
Favorito: Tom à la ferme, originale thriller psicologico con ottimi spunti di regia. Possibile anche la vittoria di Miss Violence.
Preferenza personale: Child of God, una perfetta trasposizione del romanzo di McCarthy, un'esplorazione delle zone più oscure dell'animo umano.

Leone d'Argento (Regia)
Favorito: Sacro GRA di Gianfranco Rosi, documentario costruito alla perfezione, con uno stile narrativo originale che lo rende simile a una commedia all'italiana.
Preferenza personale: The zero theorem, un film imperfetto, che mostra però l'eccezionale capacità di Gilliam di creare mondi distopici che sono allo stesso tempo alieni e familiari.

Premio della Giuria
Favorito: Miss Violence, ritratto originale e di impatto di un inferno domestico.
Preferenza personale: Tom à la ferme, che più di tutti ha mostrato la voglia di sperimentare e contaminare diversi generi.

Coppa Volpi Maschile
Favorito: Scott Haze, splendido alienato in Child of God, che domina a livello fisico e interpretativo.
Preferenza personale: Scott Haze, con premio simpatia a Nicolas Cage.

Coppa Volpi Femminile
Favorito: Judi Dench, perfetta e commovente in Philomena.
Preferenza personale: Elena Cotta, intensa e vera, ruba la scena a Dante e Rohrwacher in Via Castellana Bandiera.

Premio Mastroianni
Favorito: Tye Sheridan, per Joe, uno dei migliori giovani attori visti quest'anno.
Preferenza personale: Tye Sheridan.

That's all, folks. Alla prossima Mostra!

Pier

venerdì 6 settembre 2013

Telegrammi da Venezia 2013 - #4


Quarto telegramma da Venezia. Ancora buoni film, ma anche qualche delusione.


Parkland (Concorso), voto 5. L'assassinio di John Fitzgerald Kennedy raccontato dalla prospettiva dell'ospedale che ne accolse il corpo. Il film è ben girato, ma non aggiunge nulla di nuovo a uno dei più grandi misteri irrisolti della storia statunitense, e risulta quindi già visto e ripetitivo.

The unknown known (Concorso), voto 8. Il film mette a nudo errori, orrori e contraddizioni dell'amministrazione Bush jr attraverso un'intervista all'eminenza grigia del Presidente, Donald Rumsfield. Ne emerge il ritratto di un leader machiavellico, abile nell'uso delle parole e preciso fino alla maniacalità, capace di perpetuare enormi nefandezze con un accattivante sorriso sulle labbra. Il film esplora il potere e le caratteristiche del suo esercizio, presentando un quadro vero e tremendamente efficace degli ultimi anni della politica USA.

Harlock, Space Pirate (Fuori Concorso), voto 8.5. Il manga-anime di Matsumoto ottengono nuova vita in questo adattamento in motion capture. Il film mantiene gli elementi chiave della saga, arricchendoli di una fotografia eccezionale, in cui il 3D diviene strumento espressivo e non mero orpello tecnologico. Effetti speciali fantastici, scene d'azione mozzafiato: Harlock ha tutto per fare felici gli spettatori, fan del manga e non.

L'intrepido (Concorso), voto 5. La prima commedia di Gianni Amelio parte alla grande, con una mezz'ora delicata e divertente, in cui un Albanese "à la Charlot" lavora come rimpiazzo, accettando la sua vita con serenità e ottimismo. Dopo questa mezz'ora, tuttavia, Amelio perde del tutto il filo, impantanandosi in mille sottotrame differenti, come se fosse indeciso sulla piega da far prendere alla trama. Il risultato è un film pasticciato, con un Albanese che, pur bravo, non può reggere da solo il peso di una sceneggiatura confusa e inconcludente.

Sacro GRA (Concorso), voto 8.5. Per il suo nuovo film, Gianfranco Rosi ha seguito per oltre un anno le storie di vari personaggi che vivono intorno al Grande Raccordo Anulare di Roma, esplorandone la vita quotidiana. Il risultato è un documentario che profuma di commedia all'italiana, una galleria di ritratti di vinti dotati di grande umanità e simpatia. Rosi realizza un film solido e commovente, dotato di un'umanità e una forza narrativa inusuali per un documentario, risultando l'erede più degno della nostra tradizione cinematografica visto qui alla Mostra.




Ecco poi il link del film recensito per Nonsolocinema, il delicato La Jalousie di Philippe Garrel, in concorso.

La Jalousie (Concorso), voto 6.5.

A domani per il toto Leone d'Oro!

Pier

martedì 3 settembre 2013

Telegrammi da Venezia 2013 - #3


Terzo telegramma da Venezia. Ancora buoni film, ma anche qualche delusione.


Tom à la ferme (Concorso), voto 8. Thriller dalle atmosfere hitchcockiane e con forti eco freudiane, il film di Xavier Dolan è senza dubbio uno dei più interessanti della Mostra. Il ritmo non è altissimo, e alcune scene sono superflue, ma il film convince, colpisce e fa discutere. Qui la recensione estesa fatta per Nonsolocinema.

The zero theorem (Concorso), voto 8. In un futuro distopico, un genio matematico cerca di dimostrare che la vita non ha senso, mentre attende una chiamata che dovrebbe dargli la felicità. Gilliam realizza un film imperfetto, ma che fa dell'imperfezione e delle domande lasciate in sospeso la sua forza, che stimola alla riflessione e al ragionamento. Scenografie e regia sono eccezionali, e Christoph Waltz è semplicemente strepitoso.

Locke (Fuori Concorso), voto 7.5.Un uomo alla guida della sua auto, solo per 90 minuti, in viaggio verso un futuro incerto. A fargli compagnia solo il telefono, in una notte che diventerà una delle più importanti della sua vita. Il film di Knight è registicamente interessante e originale, pur non essendo certamente rivoluzionario. Tom Hardy interpreta il protagonista con misura e senza eccessi, regalandoci un personaggio interessante e complesso, che vuole riprendere il controllo della propria vita.

Zoran, il mio nipote scemo (Settimana della Critica), voto 7. Una bella commedia italiana, che vede un burbero cialtrone friulano, interpretato dal sempre ottimo Giuseppe Battiston, costretto a cambiare vita a causa dell'arrivo del nipote sloveno, dotato di parlata colta e libresca e di una mira infallibile a freccette. Il film si inserisce nel solco della commedia all'italiana e, pur non brillando per originalità, ne rielabora alcuni stilemi con efficacia e ritmo. Si ride, e pure tanto.

Ecco poi il link per i film recensiti per Nonsolocinema. Delude il film di Kim Ki-Duk, Moebius, mentre convince a fondo il film di Uberto Pasolini, Still Life.

Moebius (Fuori Concorso), voto 4.5.

Still Life (Orizzonti), voto 8.5.

May in the Summer (Giornate degli Autori), voto 6.5.

Traitors (Giornate degli Autori), voto 7.

Per oggi è tutto, alla prossima!

Pier

domenica 1 settembre 2013

Telegrammi da Venezia 2013 - #2


Secondo telegramma da Venezia. Tre ottimi film in Concorso, più un bell'esordio italiano.


Child of God (Concorso), voto 9. James Franco realizza una trasposizione quasi perfetta del romanzo di McCarthy, seguendo l'odissea di un uomo che ha il solo difetto di non essere normale, e che la società finirà  per trasformare in un mostro. Franco dirige con perizia, sorretto da una bella fotografia e da una colonna sonora folk eccezionale. Scott Haze, il protagonista, è ad oggi l'unico possibile candidato per la Coppa Volpi maschile: una prova eccezionale, profonda e toccante.

The wind rises (Concorso), voto 8. Miyazaki abbandona per una volta il fantasy, ma non il suo tocco onirico e poetico. La storia di un progettatore di aeroplani viene raccontata con dolcezza e delicatezza, seguendo il percorso che porta un giovane appassionato del volo a perseguire e realizzare il suo sogno. La sua vicenda professionale si intreccia con la struggente storia d'amore con la moglie, che regala momenti di pura estasi artistica ed emotiva.

Philomena (Concorso), voto 9. Il nuovo film di Stephen Frears è un orologio tarato alla perfezione, perfetto per tempi della storia, delle battute e per l'alternanza tra momenti comici e drammatici. La storia vera di Philomena, ragazza-madre irlandese costretta dalle suore del convento che la ospitava a dare in adozione suo figlio, viene raccontata con efficacia e misura, senza indulgere in facili pietismi nè rinunciare alla critica sociale. Judi Dench brilla come sempre per bravura, ma Steve Coogan non le è da meno, e forma con lei una coppia formidabile per affiatamento e tempi comici.

Il terzo tempo (Orizzonti), voto 7. Una bella storia di sport e redenzione che, pur attingendo a piene mani a tutti i topoi del genere, riesce comunque a essere originale nel suo modo di rielabolarli. Ottimo esordio alla regia per Enrico Maria Artale, supportato da un'eccellente prova di tutto il cast, su cui spicca il giovane protagonista, Lorenzo Richelmy.

Ecco poi il link per un film recensito per Nonsolocinema:

Vi är bäst!  (Orizzonti), voto 8.

Per oggi è tutto, alla prossima!

Pier