martedì 10 maggio 2016

Captain America: Civil War

Team narrative vs. Team aesthetics



Una missione degli Avengers in terra straniera genera morti tra i civili. Questo porta le Nazioni Unite a interrogarsi sull'opportunità di lasciare piena libertà d'azione ai supereroi, e impone loro di registrarsi e agire solo sotto la direttiva dell'ONU. Iron Man-Tony Stark accetta, ma Capitan America si oppone: gli altri supereroi si dividono tra le due fazioni Mentre la discussione è ancora in corso, un attentato sventra la sede dell'ONU, e il responsabile sembra essere Bucky, il Soldato d'Inverno amico di Capitan America: la caccia all'uomo acuirà ancora di più la spaccatura tra i due gruppi, portando con sè antichi rancori e terribili rivelazioni.

Dopo l'innegabile successo di critica e pubblico di Winter Soldier, Capitan America conferma di essere il supereroe con il miglior potenziale narrativo all'interno dell'Universo Marvel. Questo non significa che Capitan America sia il supereroe più interessante: anzi, sono proprio la sua minor caratterizzazione, la sua minore iconicità a rendere possibili maggiori libertà narrative, con storie più introspettive (per quanto consentito dal genere) e più guidate dai personaggi che dagli effetti speciali e dalle battute a effetto. I film di Capitan America sono sempre più cupi, e questo non fa eccezioni: la spaccatura fra i supereroi è profonda e si acuisce con il procedere degli eventi, esacerbandosi e imputridendo come una ferita malata e non curata (fingerò per carità di patria che gli ultimi 3 minuti made in Disney © siano esistiti solo nella mia immaginazione). I due fratelli Russo dirigono con piglio sicuro un film che rischiava di essere soffocato dalla presenza di ben 12 supereroi, ritagliando a ciascuno il suo spazio senza perdere di vista la trama, e realizzano un film narrativamente superiore all'originale a fumetti, in grado di creare quella tensione tra le due posizioni del tutto assente nella controparte cartacea (come ha ben spiegato Quantum Tarantino nella sua recensione sui 400calci, che trovate qui).

Quello che delude, e che rischia di diventare un serio problema per i prossimi film del Marvel Universe, è la pedissequa ripetitività delle sequenze d'azione. Fatta eccezione per quella conclusiva, perfetta nella sua fredda e dolente ferocia, tutte le immagini di questo film trasmettono una sensazione di già visto, e sembrano copincollate da quelle di film precedenti. L'appiattimento visivo dei film Marvel è ormai evidente (come ben spiegato da Gabriele Niola su MyMovies), e rende impossibile godere appieno di uno spettacolo cui sembra di aver assistito altre mille volte. Non a caso le scene migliori sono quelle che coinvolgono personaggi nuovi (Spiderman su tutti, meraviglioso: in 20 minuti la Marvel ha fatto un lavoro migliore della Sony in ennemila film) e quasi nuovi (Antman, vero mattatore del film), mentre deludono le parti in cui a scontrarsi sono personaggi apparsi più volte sullo schermo, sia a livello di estetica che di mosse utilizzate (Cap fa sempre rimbalzare lo scudo come un giocatore di biliardo; Vedova Nera fa SEMPRE le stesse mosse), dimostrando scarsa fantasia in termini di fotografia e coreografia. La totale mancanza di autorialità desta preoccupazioni, facendo intravedere una possibile china discendente e un progressivo appiattimento su uno "standard", cosa che il Marvel Universe, pur con alti e bassi, aveva finora evitato, caratterizzando i film di ogni personaggio in modo profondamente diverso anche dal punto di vista estetico.


La tensione tra originalità narrativa e riciclo visivo fa sì che Captain America: Civil War non possa essere considerato il miglior film del Marvel Universe come molti hanno dichiarato e scritto. Certo, è un film nettamente migliore del secondo capitolo degli Avengers, e getta basi molto interessanti per i capitoli successivi, confermando ancora una volta che non è la fama del protagonista a rendere interessante un film (vero DC?).

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Pier