tag:blogger.com,1999:blog-20041601757286161912024-03-10T07:37:40.895-07:00Film OraArticoli e Informazioni cinematograficheCinemahttp://www.blogger.com/profile/04076395399256585439noreply@blogger.comBlogger727125tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-55910326896495636742024-03-10T07:17:00.000-07:002024-03-10T07:37:07.160-07:00Oscar 2024 - I pronostici<div style="text-align: left;">Questa notte, come ogni anno, gli occhi del mondo cinematografico si sposteranno sul Dolby Theatre di Los Angeles per la cerimonia di premiazione della novantaduesima edizione degli Academy Awards. </div><div>Il 2023 è stato un anno di eccellenza dal punto di vista cinematografico: moltissimi film - statunitensi e non - hanno ottenuto un largo consenso di critica, e alcuni (<i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/07/barbie.html" target="_blank">Barbie</a></i> e <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/oppenheimer.html" target="_blank">Oppenheimer</a></i> su tutti) hanno conquistato anche il pubblico. Se il trionfo (al botteghino e nella stagione dei premi) di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2022/10/everything-everywhere-all-at-once.html" target="_blank">Everything, Everywhere, All at Once</a> </i>aveva suggerito che <a href="https://filmora.blogspot.com/2023/03/oscar-2023-i-pronostici.html" target="_blank">un altro cinema di intrattenimento - creativo, autoriale, di genere - era possibile</a>, quest'anno lo ha sonoramente confermato (e anche la prossima stagione inizia, in tal senso, <a href="https://filmora.blogspot.com/2024/02/dune-parte-2.html" target="_blank">sotto i migliori auspici</a>). </div><div><span style="font-family: inherit;"><br /></span><span style="font-family: inherit;">Ma chi sono, dunque, i favoriti? Senza ulteriore indugio passiamo ai pronostici, infallibili come sempre: correte in SNAI, e puntate sull'opposto di quanto scrivo. </span><span style="font-family: inherit;">I film recensiti sono linkati ogni volta che vengono nominati.</span></div><div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibHBcYt9QtjLqrjtoDddOpbMI7H5ASin0k4M1622RY50Gg5vjUZ4Yp9T0rTwdC16wXOs4NKnHGyaPCXJ-Zai_Gdt32GIKs3sj_4onGtYEVORK-FBllUcLRRMzgP19rgZO7PAI2v31gNzA/s1600/oscars-2019numero-magazine.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit;"><img border="0" data-original-height="909" data-original-width="1600" height="362" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibHBcYt9QtjLqrjtoDddOpbMI7H5ASin0k4M1622RY50Gg5vjUZ4Yp9T0rTwdC16wXOs4NKnHGyaPCXJ-Zai_Gdt32GIKs3sj_4onGtYEVORK-FBllUcLRRMzgP19rgZO7PAI2v31gNzA/s640/oscars-2019numero-magazine.jpg" width="640" /></span></a></div><span style="font-family: inherit;"><br /></span><b>Miglior montaggio</b><br /><span style="font-family: inherit;"><span>La grande favorita sembra Jennifer Lame per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/oppenheimer.html" target="_blank">Oppenheimer</a></i><i>, </i>con Yorgos Mavropsaridis per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2024/01/povere-creature.html" target="_blank">Povere Creature!</a> </i>possibile sorpresa. Su Lame ricade anche la mia scelta personale<br /></span><b style="font-style: italic;">Pronostico: </b></span>Jennifer Lame, <i>Oppenheimer</i><br /><span style="font-family: inherit;"><b><i>Scelta personale:</i></b> </span>Jennifer Lame, <i>Oppenheimer</i><br /><span style="font-family: inherit;"><br /></span><b>Miglior fotografia</b><br /><span style="font-family: inherit;">Sezione molto competitiva, con tutti i cinque nominati che potrebbero a buon diritto aggiudicarsi il premio. Rodrigo Prieto fa un ottimo lavoro con <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/10/killers-of-flower-moon.html" target="_blank">Killers of the Flower Moon</a>, </i>così come Edward Lachman per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/telegrammi-da-venezia-2023-1.html" target="_blank">El Conde</a> </i>(felice che il film di Larrain sia riuscito a entrare, per quanto in sordina, nella competizione) e Matthew Libatique per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-3.html" target="_blank">Maestro</a>. </i>I due contendenti più accreditati sembrano però essere il "solito" Hoyte van Hoytema per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/oppenheimer.html" target="_blank">Oppenheimer</a> </i>e Robbie Ryan per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2024/01/povere-creature.html" target="_blank">Povere Creature!</a> . </i>Sul primo ricade il mio pronostico, mentre la mia preferenza personale va alle atmosfere tra il gotico e Wes Anderson create dal secondo.<br /></span><span style="font-family: inherit;"><b style="font-style: italic;">Pronostico: </b></span>Hoyte van Hoytema, <i>Oppenheimer</i><br /><span style="font-family: inherit;"><b><i>Scelta personale:</i></b> </span>Robbie Ryan, <span style="font-style: italic;">Povere creature!</span><br /><b><br /></b><b>Miglior film d'animazione</b><br /><span style="font-family: inherit;">Altra sezione molto competitiva. <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/06/elemental.html" target="_blank">Elemental</a> </i>è l'ennesima perla della Pixar, un film solo all'apparenza minore, capace di riprendersi da una partenza stentata al botteghino (complice anche una critica pigra e superficiale) per diventare un successo. <i>Nimona,</i> produzione Netflix, è un gioiellino che dovete assolutamente recuperare. I due contendenti principali sembrano però essere Hayao Miyazaki con il suo film più personale e innovativo, <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2024/01/il-ragazzo-e-lairone.html" target="_blank">Il Ragazzo e l'Airone</a></i>, e il <a href="https://filmora.blogspot.com/2023/06/spider-man-across-spider-verse.html" target="_blank">secondo capitolo delle avventure dello Spider-Man di Miles Morales</a>, un film che, <a href="https://filmora.blogspot.com/2018/12/spider-man-un-nuovo-universo.html" target="_blank">così come il primo capitolo</a>, ridefinisce le regole di cosa sia l'animazione. Scelta difficilissima, ma il mio pronostico ricade sul maestro giapponese, mentre la scelta personale premia il secondo capitolo dello Spider-Verse.<br /></span><span style="font-family: inherit;"><b><i>Pronostico</i></b>: <i>Il ragazzo e l'airone</i></span><br /><span style="font-family: inherit;"><b><i>Scelta personale:</i></b> <i>Spider-Man - Across the Spider-Verse</i></span><br /><span style="font-family: inherit;"><br /></span><b>Miglior attore non protagonista</b><br />La ragione dice Robert Downey Jr, che in <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/oppenheimer.html" target="_blank">Oppenheimer</a> </i><i> </i>ricorda a tutti di essere, prima ancora che Iron Man, un attore drammatico di livello eccelso, regalandoci uno dei <i>villain </i>cinematografici più interessanti degli ultimi anni. Su di lui ricade il mio pronostico. Il cuore, però, non può che dire Ryan Gosling, sia perché il suo Ken è uno dei personaggi più esilaranti della stagione, sia come risarcimento per aver quasi del tutto ignorato <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/07/barbie.html" target="_blank">Barbie</a></i>, sia perché il momento che più attendo della cerimonia sarà la sua esibizione quando canterà <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=VDCnJHyMuyU" target="_blank">I'm just Ken</a>, </i>nominata per la miglior canzone.</div><div><span style="font-family: inherit;"><b><i>Pronostico</i></b>: Robert Downey Jr, </span><i>Oppenheimer</i><br /><span style="font-family: inherit;"><i style="font-weight: bold;">Scelta personale:</i> Ryan Gosling, </span><i>Barbie</i></div><div><span><i><br /></i></span></div><div><span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjy_3s47QNFU3D5PKViThVlohPM2FmjERZ557XM8RUsi0eXCDNTCV9Gn3e-HNmEHJZZ4MtNSxM_CqcDf4z4SEdPsSLbv0MyMmYZsVPISd53me6qBJtGiKeP9kw7EH3dsgJ8iHQoLTdE4H6T3ooJp5L4nPSp8Ls5G_rq58SLkaNPFdGmvfs0K4Q542ly4-8/s2560/BAR-Ken1stLook_InstaVert%2520(1).webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="2560" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjy_3s47QNFU3D5PKViThVlohPM2FmjERZ557XM8RUsi0eXCDNTCV9Gn3e-HNmEHJZZ4MtNSxM_CqcDf4z4SEdPsSLbv0MyMmYZsVPISd53me6qBJtGiKeP9kw7EH3dsgJ8iHQoLTdE4H6T3ooJp5L4nPSp8Ls5G_rq58SLkaNPFdGmvfs0K4Q542ly4-8/w640-h360/BAR-Ken1stLook_InstaVert%2520(1).webp" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></span></div><div><b>Miglior attrice non protagonista</b><br />Qui sembra esserci una favorita molto chiara, Da'Vine Joy Randolph per <i>The Holdovers. </i>Purtroppo non ho ancora avuto occasione di vedere il film, quindi la mia scelta personale ricade su America Ferrera per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/07/barbie.html" target="_blank">Barbie</a>.</i></div><div><span style="font-family: inherit;"><i style="font-weight: bold;">Pronostico: </i></span>Da'Vine Joy Randolph, <i>The Holdovers. </i><br /><span style="font-family: inherit;"><b><i>Scelta personale:</i></b> </span><span>America Ferrera, </span><i>Barbie</i></div><div><br /></div><div><b>Miglior sceneggiatura originale</b><br />Qui i favoriti sono Justine Triet e Arthur Harari per <i>Anatomia di una Caduta, </i>la grande sorpresa di questa stagione dei premi. Non ho ancora visto il film se non una scena, ma è talmente clamorosa come scrittura che mi basta per dare loro anche la mia preferenza personale.</div><div><span style="font-family: inherit;"><i style="font-weight: bold;">Pronostico:</i><b> </b></span>Justine Triet e Arthur Harari, <i>Anatomia di una Caduta</i><br /><b><i>Scelta personale:</i></b><span style="font-family: inherit;"> </span>Justine Triet e Arthur Harari, <i>Anatomia di una Caduta</i><br /><span style="font-family: inherit;"><br /></span><b>Miglior sceneggiatura non originale</b><br />Sezione decisamente più competitiva di quella per la sceneggiatura originale. La favorita sembra essere Greta Gerwig (con Noah Baumbach) per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/07/barbie.html" target="_blank">Barbie</a></i><i>, </i>anche se non si può escludere la vittoria di Cord Jefferson per <i>American Fiction. </i>Su Gerwig ricade anche la mia scelta personale.</div><div><span style="font-family: inherit;"><b><i>Pronostico:</i> </b></span>Greta Gerwig e Noah Baumbach, <i style="font-family: inherit;">Barbie</i><br /><b><i>Scelta personale: </i></b>Greta Gerwig e Noah Baumbach, <i style="font-family: inherit;">Barbie</i></div><div><span style="font-family: inherit;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVv1rIvwHFEUv15HcMmMH4GH-VoKMUoCFThMJk1znSknGcNV59fXNzYdjpHXKwrhp4j2IFUn9c9WbIZHTHMmxYUPXiyc56ekePN2pBg5quFaTLFbQ9eqezwzsVjcMhqZORefbF_Ufe8YdkufgbEIBJmgb90_qJOtXczlsdoHw6FEtCMeAE7svAK-GOfa8/s1736/Poor-Things-featurette-Think-Movies.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="868" data-original-width="1736" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVv1rIvwHFEUv15HcMmMH4GH-VoKMUoCFThMJk1znSknGcNV59fXNzYdjpHXKwrhp4j2IFUn9c9WbIZHTHMmxYUPXiyc56ekePN2pBg5quFaTLFbQ9eqezwzsVjcMhqZORefbF_Ufe8YdkufgbEIBJmgb90_qJOtXczlsdoHw6FEtCMeAE7svAK-GOfa8/w640-h320/Poor-Things-featurette-Think-Movies.webp" width="640" /></a></div><span style="font-family: inherit;"><br /></span><span style="font-family: inherit;"><b>Miglior attrice protagonista</b></span><br />La sezione in cui è pronto a consumarsi il grande scandalo, con la vittoria quasi certa di Lily Gladstone per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/10/killers-of-flower-moon.html" target="_blank">Killers of the Flower Moon</a></i><i>: </i>ottima prova la sua, ma decisamente non indimenticabile. In patria è spinta dalla solita coda di paglia degli statunitensi nei confronti di popolazioni/etnie contro cui hanno compiuto crimini indicibili, e la cosa è resa ancora più evidente dal fatto che non ha vinto alcun premio tra quelli assegnate da giurie non USA (BAFTA e Golden Globes). Il premio, se esistesse giustizia, dovrebbe andare alla prova ipnotica e irripetibile di Emma Stone in <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2024/01/povere-creature.html" target="_blank">Povere Creature!</a></i>, o al massimo all'eccellente Carey Mullighan di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-3.html" target="_blank">Maestro</a>-</i><i> </i>Sulla Stone ricade la mia scelta personale.</div><div><span style="font-family: inherit;"><b><i>P</i></b><i style="font-weight: bold;">ronostico:</i><b> </b>Lily Gladstone<span style="color: #303030;">, <i>Killers of the flower moon</i></span></span><br /><i style="font-family: inherit; font-weight: bold;">Scelta personale: </i><span><span style="color: #303030;">Emma Stone, <i>Povere creature!</i></span></span></div><div><span><span style="color: #303030;"><i><br /></i></span></span></div><div><b>Miglior attore protagonista</b><br /><i>By order of the Peaky Blinders</i>, questo premio non può che andare a quell'attore fenomenale (e fonte inesauribile di meme) che è Cillian Murphy, che finalmente sta ottenendo il riconoscimento che si merita. Gli altri candidati possono fare a meno di presentarsi.</div><div><span style="font-family: inherit;"><b><i>Pronostico:</i></b> Cillian Murphy, <span style="color: #303030;"><i>Oppenheimer</i></span></span><br /><span style="font-family: inherit;"><b style="font-style: italic;">Scelta personale: </b></span>Cillian Murphy, <span style="color: #303030;"><i>Oppenheimer</i></span><br /><br /><b>Miglior regia</b><br />Questo è l'anno in cui, finalmente, Christopher Nolan otterrà una statuetta che avrebbe già meritato innumerevoli volte ma che, come tanti altri grandi prima di lui (Kubrick, cui spesso viene paragonato, l'esempio più preclaro), finora non ha mai ottenuto. Su di lui ricadono sia il mio pronostico che la mia scelta personale, considerando che Greta Gerwig, unica regia che mi aveva convinto quanto quella di Nolan, non è nemmeno stata nominata.<span style="font-family: inherit;"><br /></span><span style="font-family: inherit;"><b style="font-style: italic;">Pronostico: </b></span>Christopher Nolan, <i style="color: #303030;">Oppenheimer</i><br /><span style="font-family: inherit;"><i style="font-weight: bold;">Scelta personale: </i></span>Christopher Nolan, <i style="color: #303030;">Oppenheimer</i></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj811fjR6jM1n9xTIxJUkt0n6q8it6CuWnCvET20Tj5zrg8pZelnETaJ5s70W_4Roa799wkWcJ9xePQePffPlb1il3-wJmfvov_WJQ-14xjN01-ap-GjhWvq-3aEop4K7BHGabJBGMw5bH6z4MfAhAAq4mxNHFPR1yWtx29ynG6VUDjLrhZA78KoSw74As/s700/oppenheimer-3-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="700" height="348" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj811fjR6jM1n9xTIxJUkt0n6q8it6CuWnCvET20Tj5zrg8pZelnETaJ5s70W_4Roa799wkWcJ9xePQePffPlb1il3-wJmfvov_WJQ-14xjN01-ap-GjhWvq-3aEop4K7BHGabJBGMw5bH6z4MfAhAAq4mxNHFPR1yWtx29ynG6VUDjLrhZA78KoSw74As/w640-h348/oppenheimer-3-1.jpg" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: inherit;"><b>Miglior film</b></span><br />Per il sottoscritto il discorso non dovrebbe nemmeno aprirsi: <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/oppenheimer.html" target="_blank">Oppenheimer</a></i><i> </i>è il miglior film dell'anno, l'apice della carriera di Nolan per capacità di unire ambizione narrativa, impronta autoriale, e appeal commerciale. Chi scrive sarebbe felice anche per un successo di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/07/barbie.html" target="_blank">Barbie</a>, </i>ma visto come l'Academy ha snobbato il film un trionfo nella categoria più importante appare improbabile. Fino alla vigilia <i>Oppenheimer </i>appariva favorito, ma sotto traccia si comincia a parlare di una possibile vittoria a sorpresa, che però sarebbe perfettamente in linea con il trend di premiare film che hanno un messaggio sociale: quella de <i>La Zona di Interesse. </i>Su di esso, dunque, ricade il mio pronostico.<span style="font-family: inherit;"><br /></span><span style="font-family: inherit;"><b><i>Pronostico:</i></b> </span><i style="color: #303030;">La zona di interesse</i><br /><i><b>Scelta personale: </b>Oppenheimer</i></div><div><i><br /></i></div><div>Che aspettate? Correte in sala scommesse!</div><div><i><br /></i></div><div><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-510820904112819932024-02-28T06:43:00.000-08:002024-02-28T06:58:57.824-08:00Dune - Parte 2<div style="text-align: left;"><b>Muad'dib colpisce ancora</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/RD0-b7VO8F0?si=zIKeRiOeglAXPEgT" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div>Dopo essere scampati al tentativo di ucciderli da parte degli Harkonnen, Paul Atreides e sua madre Jessica vivono tra i Fremen, supportati dal leader di un loro clan, Stilgar. I Fremen però faticano ad accettarli, fino a quando non si diffonde la voce che Paul sia l'atteso Messia di Dune promesso dalle leggende, la Voce da un Altro Mondo. Paul dovrà scegliere se cavalcare l'ondata di fervore religioso o dare retta alle sue visioni, che predicono sventura, e a Chani, una guerriera Fremen per cui comincia a provare dei sentimenti, e che lo esorta a rimanere se stesso.</div><div><br /></div><div>Quello dell'Eletto è un topos fondante della narrativa, cinematografica e non. È al centro di molte delle saghe più popolari, da <i>Harry Potter</i> a <i>Guerre Stellari</i>, passando per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2022/01/matrix-resurrections.html" target="_blank">Matrix</a>. </i>Il pubblico è talmente abituato a vederla che, spesso, <a href="https://filmora.blogspot.com/2017/12/speciale-star-wars-episodio-viii.html" target="_blank">reagisce molto negativamente</a> ai tentativi di sovvertirla. Anche <i>Dune</i>, il romanzo di Frank Herbert, racconta, la storia dell'ascesa di un eletto. Tuttavia, a differenza di ciò che credono molti, non lo fa per celebrarlo, ma per mettere in evidenza i pericoli ideologici, filosofici, e sociali del rendere un semplice uomo un Messia. <i>Dune </i>non è la storia di un salvatore esterno (né, tantomeno, di un <i>white savior </i>come hanno spesso sostenuto critici superficiali): è la storia di come si costruisce un mito inesistente, il racconto di una colonizzazione culturale al fine di perpetuare un piano di controllo e dominio - finché qualcosa, nel meccanismo, si inceppa.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Denis Villeneuve coglie alla perfezione le intenzioni di Herbert - intenzioni spesso travisate, come detto, ma evidenti a chi conosce anche i capitoli successivi della saga, in particolare <i>Dune Messiah</i> - e le traspone alla perfezione in questo secondo capitolo, facendo centro e riuscendo finalmente a catturare la complessità di quello che è stato definito per decenni un "romanzo infilmabile." Villeneuve, come già ampiamente dimostrato sia <a href="https://filmora.blogspot.com/2021/09/dune.html" target="_blank">nel primo capitolo</a>, sia in <a href="https://filmora.blogspot.com/2017/01/arrival.html" target="_blank">altri suoi lavori</a>, non teme la complessità, anzi, sembra quasi bramarla, e tesse un arazzo complesso, intricato, che rende giustizia al materiale di partenza e non ha paura di raccontare un'ascesa oscura, la nascita di un eroe che è anche un antieroe, che per prendere il proprio posto nel mondo deve accettare il suo lato oscuro e il fatto che le sue azioni provocheranno milioni di morti. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Salvatore o carnefice? Liberatore o colonizzatore? La risposta è ambigua, ma il fatto stesso che questa ambiguità sussista è una rivoluzione per il genere, quantomeno al cinema. La complessità morale di Paul, e l'inganno alla base della sua venuta messianica sono qui messe pienamente in luce, e questa scelta rende più interessanti, complessi, e sfaccettati tutti i personaggi - Paul in primis, ma anche Chani, vera bussola morale del film, e Lady Jessica. La musica di Hans Zimmer svolge un ruolo fondamentale, perché non tocca mai note di esaltazione e celebrazione, ma suggerisce un disastro incombente, un male nascosto nell'ombra, un'inquietudine che non viene mai del tutto sopita.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidenY770SQ24hKPx5mTZMh96xxpXO3YcbFB2PWg9OhrttjQscNOzOM94bTo3YtgtuximgjjAbrZKOxnk6UOXK2hQyzKE-YkiBNWAFduz4e3hrr7lZEpjJHAflo5Y6Td6oCLG12Ibt7Bxr6FzR4DuN3rDDrav7_QHwKBo6VJlWPpvjTNpVmAmy46lFM_fY/s1024/dune-parte-2-film-2024-verme.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="1024" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidenY770SQ24hKPx5mTZMh96xxpXO3YcbFB2PWg9OhrttjQscNOzOM94bTo3YtgtuximgjjAbrZKOxnk6UOXK2hQyzKE-YkiBNWAFduz4e3hrr7lZEpjJHAflo5Y6Td6oCLG12Ibt7Bxr6FzR4DuN3rDDrav7_QHwKBo6VJlWPpvjTNpVmAmy46lFM_fY/w640-h352/dune-parte-2-film-2024-verme.jpg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">In generale, Villeneuve abbraccia la densità tematica del romanzo (oltre alla "sindrome del messia" si parla di colonialismo, fanatismo, ecologia, e tanto altro) e la fa sua, apportando cambiamenti a volte dolorosi, ma doverosi, - sia perché superflui ai fini narrativi, sia perché complessi da gestire perché avrebbero richiesto ulteriore minutaggio - omettendo spiegazioni non necessarie, e senza farsi problemi a rallentare il ritmo quando necessario, per poi accelerare di colpo quando l'azione diventa regina. Il regista (e il suo co-sceneggiatore, Jon Spaihts) fanno una cosa che sembra eccezionale ma è in realtà estremamente semplice: si fidano dell'intelligenza e, soprattutto, dell'immaginazione dello spettatore nel connettere i puntini, nel dare senso a quello che si vede ma non viene sviscerato in ogni dettaglio. Così facendo, dando vita a un mondo che lascia una sensazione di profondità, di infinite storie che potrebbero essere raccontate, di personaggi cui potrebbero essere dedicati interi film, e che incontriamo come passeggeri nella notte mentre seguiamo le avventure di Paul e dei Fremen, e di cui vorremmo sapere di più. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">L'ultima saga a riuscire a rendere in modo paragonabile la profondità del mondo romanzesco era stata quella de <i>Il Signore degli Anelli, </i>ma Peter Jackson aveva sempre preferito puntare più sul lato spettacolare e non soffermarsi troppo su quello tematico (che pur emergeva). Villeneuve invece riesce a mantenere un bilanciamento queste due anime, ed è una goduria cinematografica vedere questo esercizio di equilibrismo dipanarsi scena dopo scena.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Visivamente il film è abbacinante: riempie gli occhi di stupore, lascia continuamente a bocca aperta e, quando pensi di esserti ormai abituato a deserti immensi che paiono mari solcati dalle onde, tecnologie innovative che sembrano al tempo stesso vecchissime (non a caso Lucas ha saccheggiato a piene mani la creazione di Herbert per creare l'immaginario di <i>Guerre Stellari</i>), e immense creature che emergono dalle sabbie, ti colpisce ancora, e ancora, e ancora con immagini sempre più ambiziose, coraggiose, creative. Non citerò scene specifiche per evitare spoiler, ma ci sono almeno tre momenti (tra cui quello che apre il film) destinati a diventare iconici. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><a href="https://filmora.blogspot.com/2022/08/locchio-del-regista-6-denis-villeneuve.html" target="_blank">La cifra visiva di Villeneuve</a> è pienamente riconoscibile, tra duelli ripresi in silhouette, personaggi che si stagliano solitari di fronte all'infinito, e panoramiche che catturano la vastità di una natura di volta in volta meravigliosa, matrigna, o deturpata dall'intervento dell'uomo. A questo bagaglio dei trucchi si aggiunge qui un uso del colore espressionista e una tendenza spiccata a posizionare la camera a terra, inquadrando dal basso per rivelare, anzi, evocare qualcosa di grande e terribile che diventa a poco a poco visibile, creando un senso di attesa prima e di meraviglia poi nello spettatore.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghcFrUXXUPo7cefwA3-YvCbgBRnbDwcUhwffObGy5QTS12jkwTz8bXHmBx6M5LWwCZNSr3osl3dT55HuB38a2NfAOdpCQxHrGTJuWBrH_DvUDokmpF8hfhsg4VSur-wMnXzg1wMITDEOvPG3fDxe9SrnAhg-nAgxoioLFAunYJIR6SIax6Cc0gqyewsPY/s1280/Dune-Parte-2-la-recensione-del-film-di-Denis-Villeneuve.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghcFrUXXUPo7cefwA3-YvCbgBRnbDwcUhwffObGy5QTS12jkwTz8bXHmBx6M5LWwCZNSr3osl3dT55HuB38a2NfAOdpCQxHrGTJuWBrH_DvUDokmpF8hfhsg4VSur-wMnXzg1wMITDEOvPG3fDxe9SrnAhg-nAgxoioLFAunYJIR6SIax6Cc0gqyewsPY/w640-h360/Dune-Parte-2-la-recensione-del-film-di-Denis-Villeneuve.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Il film non potrebbe però raggiungere le vette che raggiunge senza l'aiuto di un cast semplicemente perfetto. Tra le vecchie conoscenze, Chalamet rende alla perfezione la crescita di Paul, passando dal ragazzino etereo e un po' imbronciato del primo film a leader di un popolo e di una guerra santa con una performance sfaccettata, in cui dimostra un carisma fisico e, soprattutto, vocale inaspettato che, unito alla sua capacità di dare voce e corpo alla fragilità, rende alla perfezione l'ambiguità morale in cui lentamente svicola Paul. Accanto a lui, Zendaya è l'occhio scettico, l'ancora che dovrebbe impedire a Paul di perdere il suo lato umano, l'unica a vederlo come Paul, come Muad'dib, e non come il Messia, la Voce da un Altro Mondo in cui le persone intorno a lui vogliono trasformarlo. Rebecca Ferguson è una Lady Jessica che ricorda una Lady Macbeth, incutendo terrore come una Reverenda Madre delle Bene Gesserit dovrebbe fare, e Stellan Skarsgard continua ad abitare i nostri incubi con il suo Barone Harkonnen.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Anche i nuovi arrivi brillano, a cominciare da Austin Butler, che regala un Feyd-Rautha imperioso, dalla voce oltremondana e dalle movenze serpentine, un sadico assassino con un codice d'onore, perfetto specchio deformato di ciò che diventa Paul - un aspetto, questo, resto in modo addirittura più efficace che nel romanzo, dove Feyd risultava meno profondo e più tipizzato come "malvagio", per quanto affascinante. Accanto a lui da segnalare anche Léa Seydoux, attrice dal range limitato che però Villeneuve sfrutta alla perfezione, ritagliandole addosso una Bene Gesserit felina, seduttiva, a suo agio nel muoversi tra luci e ombre. Florence Pugh e Christopher Walken, pur con un minutaggio limitato, danno spessore e gravitas ai rispettivi personaggi, e Pugh promette di portare sullo schermo una Irulan eccezionale se, come sperano sia Villeneuve che i fan, verrà realizzato un film anche dal secondo libro della saga, <i>Dune Messiah</i>.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Dune - Parte 2</i> è un sequel cupo, oscuro, in uno scarto tonale che ricorda <i>Impero colpisce ancora </i>ma se si fosse focalizzato maggiormente su Darth Vader. È un adattamento fedelissimo allo spirito e fedele alla lettera del libro, e al tempo stesso accessibile anche per chi non conosce il lavoro di Herbert. È, in sintesi, tutto ciò che dovrebbe essere un blockbuster d'autore: intrattiene con battaglie, intrighi, creature mitologiche e personaggi memorabili, ma al tempo stesso stupisce, colpisce e fa riflettere, prendendosi i suoi tempi e lasciando lo spettatore a interrogarsi su cosa ha visto e con il desiderio di rivedere il film per scoprire dettagli, suggestioni, interpretazioni. Destinato a diventare una pietra miliare del genere: come per la trilogia de <i>Il Signore degli Anelli</i> e <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2015/05/mad-max-fury-road.html" target="_blank">Mad Max: Fury Road</a></i>, ci sarà un "prima" e un "dopo" <i>Dune</i>.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>*****</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #351c75;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-30477010406983940782024-01-25T06:32:00.000-08:002024-02-02T16:29:40.246-08:00Povere Creature!<div style="text-align: left;"><b>La forza del desiderio</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/aI8HQYIsV1A?si=0zmHRngmI2v5_GvD" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Godwin Baxter, scienziato dal passato tormentato, svolge esperimenti bizzarri su animali ed esseri umani. Quello che più lo appassiona è Bella, giovane donna di cui ha recuperato il cadavere dal fiume e che ha riportato in vita, ma con la mente di un bambino. Bella sviluppa rapidamente facoltà fisiche e mentali, finendo per ribellarsi alle regole impostele e al suo creatore.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Dopo <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2019/01/la-favorita.html" target="_blank">La favorita</a>, </i>Lanthimos torna a parlare di potere e femminile e lo fa con una fantasia gotica e distopica, un <i>divertissement </i>vittoriano con spruzzate di <i>steampunk </i>che rielabora la storia di Frankenstein per mettere a nudo le radici invisibili e interiorizzate del potere maschile e, più in generale, di tutte quelle norme, convenzioni, sovrastrutture che impediscono l'affermazione individuale, e femminile in particolare *. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Bella è come un tirannosauro sguinzagliato in un recinto di capre, dove le capre sono le convenzioni: convenzioni che lei non conosce, perché non le ha interiorizzate per anni da altre persone che le avevano interiorizzate, e che per lei non significano nulla. Ha l'approccio alla realtà di un bambino, e quindi mette tutto in discussione, accompagnata però da un corpo di donna che le permette quindi di fare e scoprire cose che a un bambino sarebbero impossibili. La scoperta - e conseguente emancipazione - sessuale di Bella è solo la punta dell'iceberg, perché la sua mente tutta da plasmare mette in discussione la sua dipendenza da tutti gli uomini della sua vita, dal padre-creatore Godwin, che spoglia della sua aura divina abbandonandolo, al suo primo amore Duncan, passando per tutti coloro che cercano di limitare la sua folle, geniale, incontenibile energia. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Bella travolge tutto ciò che si frappone tra lei e la scoperta. La sua è una storia di liberazione femminile, certo, ma è prima di tutto un racconto di sviluppo psicologico, un inno all'umana capacità di scoprire e riscoprire, a quella fanciullesca volontà di conoscere e sapere che viene via via cancellata da rigidi dogmi sociali (non a caso l'ambientazione è vittoriana) e da ciò che ci impone la "vita adulta." </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Non è un caso che a portare avanti questo tour de force di riscoperta e affermazione del Sè sia una figura marginalizzata dal suo contesto sociale, dato che sappiamo da anni che spesso è da lì che arriva l'innovazione - da chi, vivendo ai margini della società, riesce a vedere chiaramente le sbarre invisibili create da convenzioni antiquate, dogmi, inibizioni, paure. <i>Povere creature! </i>è, in sintesi, un inno al libero arbitrio ma, soprattutto, al desiderio - un desiderio sia intellettuale che fisico - e alla sua forza nell'abbattere le barriere che ci costringono.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeoTFK5tpVb9ny_93hqnWeLwZXhnN4BmjprqwHUcU6z09QLnzEgaXQJt1za4I3UY3ueMH_fpqt4IpFJiSeZWbevvoFFDPV30D1a0a6vIKbZ5C1i7_FAgILmQ0EKLPoYOxpzlxtbmyd8VRyeu15_al-RdUFzvLGvsGztUVasptzYL_Sy4iqghuiD1iaTfM/s2560/013_045_PoorThings_OV_V30464704_FP_DPO_ProHQ_UHD-SDR_24_ENG-166_ENG-5120_A_OPS9Z8MJW_Tiff29.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="2560" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeoTFK5tpVb9ny_93hqnWeLwZXhnN4BmjprqwHUcU6z09QLnzEgaXQJt1za4I3UY3ueMH_fpqt4IpFJiSeZWbevvoFFDPV30D1a0a6vIKbZ5C1i7_FAgILmQ0EKLPoYOxpzlxtbmyd8VRyeu15_al-RdUFzvLGvsGztUVasptzYL_Sy4iqghuiD1iaTfM/w640-h360/013_045_PoorThings_OV_V30464704_FP_DPO_ProHQ_UHD-SDR_24_ENG-166_ENG-5120_A_OPS9Z8MJW_Tiff29.webp" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: left;">Tony McNamara firma una sceneggiatura da manuale a partire dal romanzo di Alasdair Gray, mescolando alla perfezione risate (si ride tantissimo) e riflessione, facendo passare un messaggio chiaro, potente, non annacquato dalla necessità di essere mainstream, che però non scivola mai nella predica o nel comizio e non solo non annoia, ma intrattiene ferocemente. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">La fotografia ci mostra, come già ne <i>La favorita</i>, una realtà distorta, deformata, con frequenti usi dell'occhio di pesce e suggesioni pittoriche, applicate però qui a una scenografia e a un'estetica che strizzano l'occhio a Tim Burton (le creature di Godwin potrebbero essere uscite da <i>Frankenweenie </i>o <i>Nightmare Before Christmas</i>) e Wes Anderson (i colori e l'amore per tecnologie superbamente complesse e ancor più superbamente inutili), ma li rielaborano in modo originale, creativo, vivo. Il film alterna sapientemente sequenze oniriche e reali, creando un mondo folle e fantastico in cui i confini tra le due dimensioni, spesso, finiscono per confondersi.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Al centro di tutto c'è la prova superba di Emma Stone nel ruolo di una novella creatura di Frankenstein che cerca, anzi, si prende un'emancipazione sociale e sessuale. Vederla camminare, muoversi, parlare mentre dà vita a una donna-bambina che sta imparando il funzionamento di un corpo già adulto è un'esperienza indimenticabile, che culmina nella travolgente, anacronistica danza cui Lanthimos, ancora una volta, <a href="https://youtu.be/2cNj8URL51k?feature=shared" target="_blank">affida un momento chiave del suo film</a>. Accanto a lei brillano tutti i comprimari, da un Dafoe novello dottor Frankenstein, impotente nel controllare il suo atto creativo, a un Mark Ruffalo splendidamente gigione, passando per il remissivo Ramy Youssef e il piccolo ma splendido (e narrativamente ricco) ruolo di Margaret Qualley.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div><i>Povere Creature!</i> racconta una donna, una persona che ri-scopre da zero le convenzioni sociali, il suo ruolo nel mondo, ma soprattutto se stessa, la sua psicologia, i suoi desideri, in un mix tra horror, commedia, satira e fantastico che unisce idealmente la poetica del primo Lanthimos (<i>The lobster, Alps, Il Sacrificio del cervo sacro</i>) con <i>La favorita</i>. È film travolgente per la creatività delle sue invenzioni visive e verbali, impeccabile per esecuzione, sviluppo e interpretazioni: in una parola, è un film imperdibile.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>*****</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><span style="font-size: x-small;">*: O, in altre parole, del (<i>gasp!</i>, come direbbero nei fumetti) patriarcato. Scelgo di non usare questa parola perché è ormai talmente deformata dall'uso che ne fanno i media da essere divenuta quasi parodica (con gran gioia dei suddetti media - d'altronde convincere gli altri della tua non-esistenza è il miglior trucco del diavolo, come <a href="https://www.youtube.com/watch?v=KBKS02RtcLE" target="_blank">spiegano ne <i>I soliti sospetti</i></a>).</span></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-82075171379081887142024-01-19T09:10:00.000-08:002024-01-19T09:18:40.499-08:00Saltburn<div><b>Sangue e sperma</b></div><div><b><br /><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/69rBeA2batQ?si=luG25Cmc_kTAVZwa" title="YouTube video player" width="560"></iframe></b></div><div><br /></div>Oliver Quick viene ammesso all'università di Oxford con una borsa di studio, ma le sue umili origini sembrano precludergli la compagnia degli altri studenti, tutti provenienti da famiglie molto ricche. Un giorno Oliver, per un colpo di fortuna, riesce a entrare nelle grazie di Felix Catton, il ragazzo più popolare dell'università. Questi, all'arrivo della pausa estiva, lo invita a trascorrere l'estate con lui e la sua eccentrica famiglia a Saltburn, la sua enorme tenuta. <div><br /><div>Che cos'è la lotta di classe? Parafrasando la celebre definizione della politica data da <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Rino_Formica" target="_blank">un politico italiano</a>, si potrebbe dire che, per Emerald Fennell, è "sangue e sperma": un rapporto fatto di conflitto e attrazione, repulsione e irresistibile fascinazione per chi è diverso da noi, oggetto del desiderio o curiosa anomalia in grado di spezzare la monotonia della vita dei ricchi. Sensualità e violenza attraversano tutto il film, nascondendosi e poi riemergendo come fiumi carsici e dominandone le due metà. </div><div><br /></div><div>Su questi elementi, in continua contraddizione e, al tempo stesso, mutualmente costitutivi, Fennell costruisce un'ascesa in società che è anche una calata negli inferi dell'animo umano, un film conturbante e disturbante che seduce e repelle i sensi. Linus Sandgren, direttore della fotografia fedelissimo di Damien Chazelle, anche qui dà vita a immagini indimenticabili: pittoriche, scultoree, simboliche, o semplicemente bellissime, le inquadrature di <i>Saltburn</i> sono spesso un'opera d'arte. Barry Keoghan è l'anima del film, la chiave di volta senza il quale tutta la costruzione crollerebbe: il suo Oliver è magnetico, enigmatico, un Giano bifronte che sfugge a ogni classificazione, mercuriale e in continua mutazione. Accanto a lui, Jacob Elordi si trasforma in una divinità greca fatta di carne e marmo, trasfigurata in ogni inquadratura fino a trasformarsi in un letterale angelo durante una festa dai toni lisergici. Se l'occhio di Sandgren esalta Elordi, il suo apice lo raggiunge nello splendido finale, in cui Oliver abbandona ogni elemento apollineo per diventare un satiro dionisiaco che danza frenetico sulle spoglie conquistate - una scena memorabile, vibrante, liberatoria.</div><div><br /></div><div>Se il film parla efficacemente agli occhi e alla pancia, tuttavia, non altrettanto si può dire della sua capacità di veicolare un messaggio e una storia efficaci e coerenti. <i>Saltburn </i>vorrebbe essere anche una satira sociale, in grado di mettere alla berlina la vacuità e brutalità delle differenze di classe e di un intero sistema di potere, esattamente come fatto nel suo ottimo (e migliore, in generale e da questo punto di vista in particolare) esordio, <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2021/04/una-donna-promettente.html" target="_blank">Una donna promettente</a>. </i>Il proposito, tuttavia, naufraga perché Fennell non riesce a criticare davvero il mondo <i>upper class</i> britannico cui lei stessa appartiene: Felix e i suoi parenti risultano tutt'al più eccentrici, mai davvero negativi, e alcuni di loro - Felix in testa - hanno nettamente più pregi che difetti. Il risultato è che Oliver, da <i>working class hero</i>, diventa un <i>working class villain,</i> buttando alle ortiche il messaggio che la regista vorrebbe veicolare. La carica politica di <i>Teorema, </i>cui alcuni hanno (comprensibilmente ma, a conti fatti, impropriamente) paragonato il film, è del tutto assente.</div><div><br /></div><div>Non è, purtroppo, l'unico problema narrativo: il colpo di scena che divide nettamente in due il film può essere tale solo per chi non abbia mai letto o visto <i>Il talento di Mr. Ripley. </i>Inoltre, il colpo di scena stesso viene depotenziato da un finale che, oltre a sottovalutare le sinapsi dello spettatore nella sua ansia di spiegare (peraltro in modo poco convincente) quanto accaduto, rende del tutto incoerente il rapporto tra Oliver e Felix e, soprattutto, le motivazioni di Oliver.</div><div><br /></div><div><i>Saltburn </i>è quindi visivamente bellissimo, con tanti spunti interessanti, ma poca sostanza sotto una magnifica apparenza. Fennell asta l'asticella rispetto al primo film, ma questa maggiore ambizione si concretizza solo nel comparto visivo, mentre la forza e l'urgenza di <i>Una donna promettente</i> risultano del tutto assenti su quello narrativo. </div><div><br /></div><div>È un film che appaga i sensi ma solo in parte la mente, e che fa discutere più per le emozioni e sensazioni che suscita che per quel che racconta, nonostante abbia l'ambizione di raccontare tanto e veicolare messaggi importanti. In <i>Saltburn,</i> alla fine, lo sperma prevale sul sangue: e se, sul momento, il film risulta comunque potente, il suo impatto svanisce rapidamente, svicolando stanco come l'acqua nello scarico di una vasca da bagno.</div><b><div><b><br /></b></div>***</b><div><div><br /></div><div><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div></div><div><b><i><span style="color: #20124d;"><br /></span></i></b></div><div><span style="font-size: x-small;">PS: in futuro qualcuno ci spiegherà perché un film visivamente così magnifico non sia stato distribuito in sala - Italia caso unico o quasi - ma direttamente su Prime Video.</span></div></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-25920671338735574752024-01-15T04:02:00.000-08:002024-01-15T04:02:07.979-08:00Enea<div style="text-align: left;"><b>Raccontare il vuoto</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/6YhV0BxEiZU?si=U-YW580-iIzY_SAG" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><div>Enea e Valentino sono due ragazzi figli di famiglie della Roma salottiera e borghese. I due diventano spacciatori di cocaina quasi per gioco, senza rendersi conto né interessarsi troppo delle implicazioni e delle conseguenze di ciò che fanno.</div><div><br /></div><div>Dopo il buon esordio di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2020/09/telegrammi-da-venezia-2020-5.html" target="_blank">Predatori</a></i>, Pietro Castellitto torna dietro la macchina da presa con una storia dalla tematica simile – il disagio generazionale di una specifica classe sociale – ma dalle ambizioni più elevate, sia a livello narrativo che a livello visivo.</div><div><br /></div><div>Enea racconta i figli della Roma bene della sua età, dipinti come una generazione vuota, anzi, svuotata. L’unico valore che sia stato loro impartito è quello del denaro, della chiacchiera fine a se stessa, che non ha davvero nulla da dire (emblematica, in tal senso, la madre di Valentino). Le loro sono famiglie che pensano solo a perpetrare se stesse come collettivo, soffocando ogni individualità, ogni aspirazione. Titillano i figli con la prospettiva di mille opportunità che non si concretizzeranno mai e, anzi, spesso contribuiscono attivamente a non far concretizzare.</div><div><br /></div><div>Castellitto guarda a un mondo che è innegabilmente il suo, ma non lo fa con simpatia o quantomeno empatia come viene sempre fatto in Italia dai cosiddetti “drammi borghesi”, ma con cattiveria, quasi con odio. Lo sguardo registico non ha alcuna pietà dei suoi personaggi, a partire dai due protagonisti, di cui mette pienamente a nudo l’insopportabile arroganza, lo scarso senso della realtà (“tu sei nato ricco”, dice a un certo punto il padre di Enea, riassumendo alla perfezione il problema), la totale mancanza di senso di responsabilità.</div><div><br /></div><div>Quando qualcosa cambia, è troppo tardi, e resta solo da scegliere se trovare una via di fuga onorevole (o presunta tale, ma mi fermo qui per evitare spoiler) o semplicemente ignorare ciò che si è fatto, sperando che si risolva da solo perché è quello che la mia condizione sociale mi ha abituato a fare. Il finale è la sublimazione di questo atteggiamento, un finale potente in cui sullo sfondo c’è la morte e in primo piano la vita che continua e che addirittura vola verso l’alto, i protagonisti prigionieri (in)consapevoli di una favola che continuano a raccontare a se stessi. Ciò che sembra poetico è, infatti, l’ultima stoccata di Castellitto, la critica di un’illusione, di un’autonarrazione destinata a infrangersi di fronte alla cruda realtà.</div><div><br /></div><div>Castellitto e Giorgio Quarzo Guarascio (il rapper Tutti Fenomeni) rendono alla perfezione il vuoto interiore di Enea e la strisciante depressione di Valentino. Enea è un guscio, incapace di capire le emozioni delle persone intorno a lui, e persino i suoi tentativi di redenzione, come aiutare il fratello adolescente o trovare l’amore, sono goffi, innaturali, e posticci, e destinati al fallimento. Castellitto lo interpreta di conseguenza, con un’espressione vacua sul volto, una maschera incapace di emozioni. Il suo fallimento è sublimato in una splendida scena muta con Valentino, in cui il rapporto tra i due viene squadernato con dolente dolcezza.</div><div><br /></div><div>A livello visivo Castellitto esce dagli ambienti chiusi di <i>Predatori</i> e si tuffa in una Roma a volte lirica, a volte squallida, a volte solare, a volte crepuscolare, dove alla bellezza esteriore corrisponde una bruttezza interiore, e viceversa. Le scene più ricche di dignità si svolgono in case di riposo o vecchie automobili, illuminate in luce naturale, senza fronzoli; quelle più marce si svolgono in discoteche monumentali dalle luci sulfuree, che sembrano uscite da <i>Apocalypse Now</i>, e in splendidi circoli privati inondati di sole.</div><div><br /></div><div>Castellitto, dunque, alza il tiro, realizzando un film complesso, sfaccettato, con tanti livelli di lettura e continui cambi di direzione. Spesso il film gli scappa di mano, alcuni dialoghi sono un po’ troppo retorici, e in generale non tutti i momenti sono riusciti. Resta, tuttavia, una visione originale, unica, che fa sì che il film nel complesso funzioni, e che alcuni dialoghi e immagini rimangano impressi nella memoria. In un cinema che ha fatto del compitino uno stile di vita, è bello vedere qualcuno che punta in alto, anche a costo di inciampare e fallire, nel tentativo di dire qualcosa di nuovo, o quantomeno di dirlo in modo diverso.</div><div><br /></div><div><b>*** 1/2</b></div><div><br /></div><div><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div><div><b><i><span style="color: #20124d;"><br /></span></i></b></div><div><i style="background-color: white; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: small;">Nota: questa recensione è stata <span>originariamente<a href="https://www.nonsolocinema.com/enea-di-pietro-castellitto.html" target="_blank"> pubblicata su Nonsolocinema</a></span>.</i></div></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-48846838420012657712024-01-14T09:40:00.000-08:002024-01-14T09:56:09.737-08:00Il Ragazzo e l'Airone<div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><b>Per un mondo migliore</b></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><b><br /></b></span></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/IVHsUddTmK0?si=nV0PAzLmh2bUOH9G" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;">Il piccolo Mahito perde la madre in un incendio causato da un bombardamento. Due anni dopo, il padre e Mahito lasciano Tokyo per andare a vivere in campagna, dove li attende la sorella della defunta, divenuta nel frattempo la compagna del padre. Mahito fatica ad adattarsi alla nuova vita, fino a quando un airone cenerino parlante non lo trascina in una torre che nasconde un mondo fantastico.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;">Che Hayao Miyazaki, avvicinandosi a un finale di carriera che, come l'orizzonte, sembra sempre prossimo ma non arriva mai (e speriamo continui così), stia cercando una sintesi della sua opera e dei temi a lui cari non è una novità: con </span><i style="color: #20124d;">Si alza il vento</i><span style="color: #20124d;"> aveva abbandonato il genere fantastico per cimentarsi con una biografia che era una riflessione sull'arte della creazione. Ne </span><i style="color: #20124d;">Il ragazzo e l'airone</i><span style="color: #20124d;"> Miyazaki torna al fantastico, ma non abbandona il suo desiderio di trovare un filo conduttore, una </span><i style="color: #20124d;">summa</i><span style="color: #20124d;"> di ciò che ha cercato di raccontare per decenni e, al tempo stesso, fare un bilancio della sua vita, del suo lavoro, della sua arte.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;">Non sorprende quindi che la sua nuova opera sia un film immensamente stratificato, che sotto l'apparenza della fiaba nasconde metafore, simboli, suggestioni che richiederebbero molteplici visioni per essere colti appieno (oltre che una conoscenza approfondita della cultura giapponese, che chi scrive, purtroppo, non possiede). La narrazione è sincopata, con frequenti cambi di ritmo: lenta e meditativa nella prima parte (dominata, non a caso, dall'acqua), frenetica e incalzante nella seconda (dominata, sempre non a caso, dal fuoco).</span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><i>Il</i></span><i style="color: #20124d;"> ragazzo e l'airone </i><span style="color: #20124d;">è una riflessione sulla crescita e la maturazione, che Miyazaki intende come abbandono dell' "io" per guardare al noi, dell'egoismo per il bene comune, dell'individuale per il collettivo. </span><span style="color: #20124d;">È anche un racconto di lutto e perdita, sia individuale (la madre di Mahito) che collettiva (il Giappone ferito dalla guerra), e di come farci i conti. </span><span style="color: #20124d;">È, infine, e forse soprattutto, un racconto della creatività in generale, e della carriera di Miyazaki in particolare: dell'ambizione di creare, attraverso l'arte, un mondo migliore, privo di guerre e sofferenze e pieno di magia, e della realizzazione che in questi mondi, per quanto meravigliosi, non si può fuggire, e che solo sporcandosi le mani per migliorare quello in cui viviamo possiamo realizzarci davvero.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;">L'animazione è come sempre sontuosa, con sfondi che paiono dipinti, elementi naturali mai così realistici (il fuoco in particolare), e alcune scene - su tutte quella delle bende e quella delle rane - che rimangono stampate nella memoria. I personaggi sono colorati, idiosincratici, originali, ricchi di personalità. Su tutti, a parte il protagonista Mahito - irrisolto, pieno di rabbia repressa, ma generoso: in una parola, vero - spicca l'uomo-airone che dà il titolo al film, ma anche i parrocchetti cannibali, perfetta incarnazione della stratificazione miyazakiana. Da un lato sono un geniale sfogo comico che arricchisce il film di humor e colore, dall'altro sono una rappresentazione dell'omologazione della società giapponese (in generale, ma in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale), in cui tutti divengono meri esecutori di una volontà di potenza destinata a provocare distruzioni e tragedie. </span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;">La musica di Joe Hisaishi è, come sempre, poetica, perfetto accompagnamento delle immagini criptiche, misteriose ed evocative create da Miyazaki. Su tutte spiccano il <a href="https://www.youtube.com/watch?v=j4gj6CMJ4DE" target="_blank">tema di Himi</a>, incalzante e magico, con un sapiente uso dei cori, e <a href="https://www.youtube.com/watch?v=3fKtS4czNw" target="_blank">quello di Mahito</a>, carico di dolore e perdita, ma anche aperto al futuro e a un domani migliore.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><i>Il ragazzo e l'airone </i>non è, forse, il film migliore di Miyazaki, ma è senza dubbio quello che ne riassume al meglio le istanze (ecologiste, antibelliche, dialogiche), rielaborandole in un <i>unicum </i>a volte di complessa decifrazione, che parla all'anima più che alla testa, e che è il perfetto testamento (il che non vuol dire che sarà il suo ultimo film: Scorsese con <i>The Irishman </i>insegna) di un artista che da decenni continua a fare arte per salvare l'umanità e il pianeta, senza rinunciare a intrattenere e commuovere e tracciando una strada per il futuro, una strada in cui la creatività salva il mondo non immaginandone uno alternativo, ma immaginando soluzioni per renderlo migliore.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><div><b><span style="color: #20124d;">**** 1/2</span></b></div></div><div style="text-align: left;"><b><span style="color: #20124d;"><br /></span></b></div><div style="text-align: left;"><b><span style="color: #20124d;"><i>Pier</i></span></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-68113484492378423002024-01-03T09:15:00.000-08:002024-01-03T09:15:18.434-08:00Foglie al Vento<div style="text-align: left;"><b>Poesia proletaria</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/VQU3pA4x1jM?si=-GCL2uiwUDHfmpiL" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ansa, una cassiera del supermercato, e Holappa, un operaio, vivono esistenze solitarie, scandite dal lavoro e, soprattutto per lui, dalle bevute con gli amici. Una notte si incontrano. Il desiderio di conoscersi meglio si scontra con il caso e con gli imprevisti, lasciandoli con la paura di non ritrovarsi più. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Due solitudini che si incontrano, una Helsinki fredda, grigia, desolata e distante, che però si riempie di colore e musica nei luoghi più inaspettati: un bar di karaoke, una camera di ospedale, un appartamento solitario. Bastano questi ingredienti per capire che siamo in un film di Aki Kaurismäki, pittore cinematografico di naufraghi alla deriva sulla zattera della vita, e che solo nell'incontro fortuito con altri naufraghi trovano un rimedio alla solitudine e all'alienazione cui li costringe la società.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Foglie al vento</i> è il nuovo verso di un poema che Kaurismäki scrive da più di quarant'anni, un poema sociale e proletario in cui una società sempre più cinica, utilitarista e impietosa produce solitudine e depressione, e solo nelle persone e negli spazi che co-abitano si possono trovare salvezza e bellezza. I protagonisti sono un operaio e una cassiera, vittime di se stessi ma soprattutto della crudele ottusità di chi dà loro lavoro. Si incontrano, si perdono, si ritrovano, si perdono di nuovo, sballottati da un Fato che gioca con loro e con i loro amici. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Il Fato si manifesta in luoghi all'apparenza prosaici che però nelle mani di Kaurismäki si fanno opere d'arte, templi aconfessionali dove si celebra la Vita, con colori pastello e musiche allegre, struggenti, intonate, e stonate a fare da cornice a quadri di quotidiana bellezza, una bellezza che salva l'anima. I protagonisti di <i>Foglie al Vento</i> sono personaggi appesi, con lo sguardo fisso nel vuoto o, meglio, nell'abisso che si continua ad aprire di fronte a loro, e a cui, a volte, vorrebbero solo abbandonarsi. Diventano i salvagenti l'una dell'altro, in balia dei capricci della natura, della corrente e del vento, ma, finalmente, non più soli.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Foglie al vento </i>è un film di piccole cose, ma racconta le grandi tematiche dell'esistenza umana. È una storia d'amore proletaria che si fa saggio filosofico, sociologico, antropologico. È anche la storia dell'anima perduta di una città, svuotata di ogni energia, desiderio, ambizione, e ridotta ad agglomerato grigio di tante solitudini disperate. Nella storia dei due protagonisti, Kaurismäki delinea una via d'uscità per l'anima di Helsinki ma, ci piace immaginare, per quella del mondo: un'anima scivolata fuori dalla vista, nascostasi per la paura, ma pronta a risorgere di fronte a uno sguardo gentile, a una parola d'amore. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>****</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-55455316348313350702023-12-30T08:11:00.000-08:002023-12-30T10:34:29.300-08:00Wonka<div style="text-align: left;"><b>Una cioccolata calda</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/S0cbkpi1ogc?si=h_dw5IXpRxu1IXDH" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Il giovane Willy Wonka arriva in città con il sogno di aprire un negozio dove vendere le sue geniali creazioni a base di cioccolato. Tuttavia, i tre cioccolatai già presenti in città non vedono di buon occhio la sua concorrenza, e fanno di tutto per liberarsi di lui. Inoltre, la locanda presso cui finisce per alloggiare si rivela tutt'altro che rispettabile.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">C'è un aggettivo inglese che non ha un'esatta corrispondenza in italiano, ma che è perfetto per descrivere <i>Wonka</i>: <i>heart-warming, </i>"scalda-cuore." Wonka è infatti un film che scalda il cuore, un perfetto musical natalizio in grado di far sognare, sperare, ridere e, perché no, commuoversi; un film in cui i cattivi sono cattivissimi e i buoni sono buoni, e in cui l'ostacolo principale è un mondo cinico che non solo non accetta i sognatori, ma li ostacola attivamente. Paul King può ormai essere considerato il maestro di questo genere di film, dato che ha realizzato <i><a href="https://www.rottentomatoes.com/m/paddington_2014/reviews?type=top_critics" target="_blank">Paddington </a></i>e il suo sequel <i><a href="https://www.rottentomatoes.com/m/paddington_2/reviews?type=top_critics" target="_blank">Paddington 2</a>: </i>due film che non solo sono perfetti rappresentanti del concetto di "scalda-cuore", ma hanno ottenuto un clamoroso successo di critica, oltre che di pubblico.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Wonka </i>riprende ottimamente molti dei fattori di successo di Paddington, calandoli nella realtà a metà tra il dickensiano e lo <i>steampunk</i> del libro di Roal Dahl, in cui tutte le cose belle e desiderabili nascondono insospettabili lati oscuri. Ritroviamo quindi un protagonista sognatore e dal cuore d'oro, talmente naïf da terminare tutti i pochi soldi a sua disposizione non appena messo piede nella grande città (un misto tra il centro di Parigi durante la <i>Belle Époque</i> e i bassifondi di Londra durante l'età vittoriana); dei compagni che inizialmente sono increduli di fronte alle gesta del folle, adorabile protagonista, ma poi iniziano ad apprezzarlo; e Hugh Grant in un ruolo molto lontano da quelli cui ci ha abituato (se non avete visto il trailer, fatevi un favore: andate in sala senza sapere nulla e godetevi la sorpresa).</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Narrativamente, il film ha un'idea geniale nel presentarci un Wonka molto diverso da quello che farà la sua comparsa ne <i>La Fabbrica di Cioccolato: </i>è già un geniale inventore (di macchinari, oltre che di ricette) e ha già uno straordinario carisma, ma gli mancano ancora quel cinismo e quell'oscurità che esibirà nella sua versione adulta. È un giovane entusiasta, non ancora indurito dal cinismo e dalla crudeltà del mondo, ancora fiducioso circa la possibilità di redimersi ed elevarsi dell'umanità. Come <i>origin story, Wonka </i>funziona meglio dei flashback presentati nel remake burtoniano, e lascia la curiosità per un seguito che spieghi come Wonka sia diventato quello che conosciamo nel romanzo. </div><div style="text-align: left;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvBVlGkDBR7SZLELsTJUo9_gwEz4l1-1LIkoT-zRg803V_lkv9QzuoalSyWQhEJSaJV9Y98rZ99pLunJfATCwR9Z07Xz1Ly6NmWceGUNGXWDKSsA4_ieyOWGtkgTSBUPTkTCDTZsHXBjY7ASE_pn992wS7HEmhaJpGDJRVD4VIQI1eq3raQidnlNkIVKs/s1198/timothee-chalamet-in-wonka-credit-jaap-buittendijk.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="799" data-original-width="1198" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvBVlGkDBR7SZLELsTJUo9_gwEz4l1-1LIkoT-zRg803V_lkv9QzuoalSyWQhEJSaJV9Y98rZ99pLunJfATCwR9Z07Xz1Ly6NmWceGUNGXWDKSsA4_ieyOWGtkgTSBUPTkTCDTZsHXBjY7ASE_pn992wS7HEmhaJpGDJRVD4VIQI1eq3raQidnlNkIVKs/w640-h426/timothee-chalamet-in-wonka-credit-jaap-buittendijk.jpg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Chalamet offre al protagonista un entusiasmo fanciullesco e un aspetto elfico, oltremondano, che ben si adatta alla personalità sognatrice e dirompente del suo Willy, e dimostra anche ottime e inaspettate doti nel canto e nel ballo. I personaggi di contorno sembrano usciti direttamente da Dickens, sia per quanto riguarda gli alleati di Willy (ottima Calah Lane nel ruolo di Noodle), sia per quanto riguarda gli antagonisti. Per questi ultimi, King riprende sia la vena "drammatica" di Dickens (la Mrs. Scrubbit di Oliva Colman ricorda i grandi malvagi di <i>Oliver Twist</i> e <i>David Copperfield</i>), sia quella "comica", con i tre monopolisti del cioccolato che uniscono brillantemente malvagità e ridicolo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Visivamente e musicalmente il film è una gioia per occhi e orecchie. La fotografia e le scenografie sono splendide, colorate e fiabesche, così come alcune trovate come i mini-macchinari di Wonka. Le canzoni, composte da Neil Hannon e scritte dallo stesso King insieme all'altro sceneggiatore Simon Farnaby, sono perfette per un musical di questo genere, e offrono il giusto mix di allegria, coreografie pazze, e intimismo. Ottimo anche il modo in cui vengono riprese le due canzoni più iconiche del film originale con Gene Wilder, utilizzate per marcare momenti chiave dal punto di vista emotivo anziché come semplice "momento nostalgia."</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Wonka </i>arrivava in sala accompagnato da quel comprensibile scetticismo che accompagna operazioni di questo genere: un prequel per un grande classico ha sempre il rischio di risultare una "copia inferiore", che non aggiunge nulla a quanto già detto nell'originale. King ha preso una strada decisamente inaspettata, persino rischiosa, tratteggiando un protagonista e un film decisamente diversi dall'originale, ma allo stesso tempo perfettamente connessi con esso.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">La scommessa è decisamente vinta. <i>Wonka</i> è un perfetto dolce natalizio, una cioccolata calda che protegge contro i rigori del mondo e lascia lo spettatore con occhi sognanti, e il desiderio di averne ancora. Se non amate i film "scalda-cuore", passate oltre. Ma se amate perdervi in una fiaba fatta di immaginazione, riscatto, umorismo, colori, musiche (e dolciumi), non perdetelo (possibilmente in lingua originale): ve ne pentireste.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>**** 1/2</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-57792592707732031572023-12-28T09:00:00.000-08:002023-12-28T09:00:30.769-08:00Wish<div style="text-align: left;"><b>Magia di riflesso</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/QrZoPn5Ps5s?si=vmsMtLdJhIiDV5wJ" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;">Il regno di Rosas vive in pace e armonia grazie alla magia di Re Magnifico. Tutti i sudditi, al compimento della maggiore età, affidano i propri sogni al Re, affinché li custodisca e, in rari casi, li realizzi. Asha è una giovane che ambisce a diventare l'apprendista di Magnifico. Proprio quando pensa di aver ottenuto la posizione, tuttavia, scopre qualcosa che cambierà la sua percezione di Rosas, della magia, e del mondo. Decide allora di esprimere un desiderio a una stella...</div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><i>Wish </i>è un lungometraggio che nasce con una sfida impossibile: raccontare una storia originale e divertente, e al tempo stesso celebrare i 100 anni della Disney, e in particolare del suo comparto di animazione. A <i>Wish</i> si chiedeva di sposare novità e tradizione - anzi, peggio: novità e celebrazione, cambiamento e conservazione. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">L'impresa, improba, non riesce, ma non merita il dileggio cui è stata sottoposta dai <a href="https://www.rottentomatoes.com/m/wish_2023/reviews?type=top_critics" target="_blank">critici statunitensi</a> (in Italia siamo stati <a href="https://cinemadvisor.it/film/wish/" target="_blank">più equilibrati</a>). A livello narrativo e musicale, <i>Wish </i>non riesce certo a essere la <i>summa maxima </i>del canone disneyano. La storia è leggerina, adatta a far sognare e intrattenere i più piccoli, con poche gemme per gli adulti (anche se la tematica centrale - il non rinunciare ai propri sogni - sicuramente risuonerà di più tra i genitori che tra figlie e figli). </div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i>Wish </i>rimane vittima del suo tentativo di omaggiare i suoi predecessori, con il risultato che siamo lontanissimi dalla profondità tematica e della vivacità dei lavori più recenti come <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2021/12/encanto.html" target="_blank">Encanto</a></i> o <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2016/12/oceania.html" target="_blank">Oceania</a></i>, per finire dalle parti di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2019/12/frozen-2-il-segreto-di-arendelle.html" target="_blank">Frozen 2</a></i>, con la differenza che qui la storia, in teoria, è originale. Qualche tema è interessante (il collettivo che sconfigge il singolo, con punte rivoluzionarie sorprendenti per la Casa del Topo), ma non abbastanza per sollevare il film oltre la soglia della sufficienza. Non aiuta una narrazione sbilanciata che, a parere di chi scrive, rivela troppo presto le sue carte, facendo perdere tutto il <i>pathos</i> a un colpo di scena (già spoilerato nel materiale promozionale) che aveva il potenziale di essere sconvolgente.</div><div style="text-align: left;">Anche la colonna sonora, pur orecchiabile, si dimentica facilmente, e non presenta nessuna traccia iperorecchiabile in grado di piantarsi in testa come <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=L0MK7qz13bU" target="_blank">Let It Go</a>, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=79DijItQXMM" target="_blank">You're Welcome</a></i>, o <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=bvWRMAU6V-c" target="_blank">We Don't Talk about Bruno</a>.</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">A livello visivo, invece, il film è una degna celebrazione della storia della Disney: una storia di innovazione continua, spinta inizialmente dal genio di Walt ma poi proseguita, seppur a fasi alterne, per tutta la sua storia. Wish porta finalmente in un lungometraggio la tecnica inventata proprio dalla Disney con il corto <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=eRl2OlyNMuc" target="_blank">Paperman</a>, </i>che permette di unire la <a href="https://www.polygon.com/22775225/paperman-the-little-matchgirl-disney-plus" target="_blank">qualità artistica del disegno manuale alla tridimensionalità della computer grafica</a> - tecnica abbondantemente usata al cinema <a href="https://filmora.blogspot.com/2018/12/spider-man-un-nuovo-universo.html" target="_blank">da altre produzioni</a>, ma per qualche strano motivo mai adottata dai suoi stessi inventori. Il risultato è un film che sembra un quadro in movimento, in cui ai colori esuberanti di <i>Encanto (</i>e della produzione disneyana in generale) si sostituiscono colori più soft e caldi, che sembrano usciti da un film Ghibli, e che conferiscono a Wish un aspetto acquerellato e accogliente. Il disegno dei visi ha una qualità pittorica che conferisce espressività senza sacrificare la tridimensionalità. Un risultato, insomma, che omaggia il passato ma proietta la Disney nel futuro, esattamente come ci si poteva aspettare dal film del centenario.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Wish </i>non brilla per originalità narrativa ma riesce comunque a intrattenere anche i più adulti, e presenta un'animazione innovativa che dimostra la continua vitalità creativa di una casa che esiste ormai da 100 anni. Era lecito aspettarsi qualcosa di più, certo, ma rimane un film che, pur dovendo barcamenarsi tra evidenti necessità commerciali e di marketing, riesce a trovare un proprio cuore emotivo che, se non fa sgorgare le lacrime, certamente riesce a riscaldare il cuore. È, in sintesi, un buon film delle feste, che strappa la sufficienza e non merita di essere massacrato né di essere derubricato alla visione streaming.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>***</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-64811173298224263882023-12-16T07:23:00.000-08:002023-12-16T07:26:17.511-08:00Ferrari<div style="text-align: left;"><b>Il motore sotto il cofano</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/3GdQBLOw0TY?si=UgGWn-mVX9gnunsY" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><br /></div>Modena 1957. Enzo Ferrari, ex pilota e fondatore dell’omonima e celeberrima casa automobilistica, si trova ad affrontare una crisi personale e professionale. L’azienda è in grave difficoltà finanziaria, e il matrimonio con la moglie Laura è entrato in crisi in seguito alla morte del loro unico figlio, Dino, e la moglie non sa ancora che Enzo ha un figlio, Piero, nato fuori dal matrimonio. Il riscatto – professionale e, forse, anche personale – passa dalla vittoria nella “Mille Miglia”, leggendaria e folle gara di velocità.<div><br /></div><div>In una scena di <i>Ferrari</i>, Enzo invita il piccolo Piero a immaginare il funzionamento di un motore senza averlo davanti, un motore sempre nascosto dal cofano ma così centrale al funzionamento dell’automobile; un motore la cui bellezza (o bruttezza) è importante tanto quanto la bellezza esteriore dell’automobile. Questo dialogo, all’apparenza secondario, racchiude in sé il tema centrale del film: il rapporto tra pubblico e privato, tra ciò che si vede e ciò che si nasconde sotto il cofano, invisibile, ma senza il quale l’auto non può nemmeno mettersi in moto.</div><div><br /></div><div>Nonostante offra due diverse facce al mondo – energico e imperscrutabile in pubblico, fragile ed emotivo in privato, Enzo Ferrari scopre sulla sua pelle che le due sfere non sono separate, ma sono vasi comunicanti che è impossibile tenere completamente isolati. La sua crisi privata e famigliare si riverbera anche sulla sua azienda e sulla sua capacità di tenerla a galla. Ferrari, di fronte a questa doppia sfida, fa ciò che gli riesce meglio: rilancia, anziché arretrare, alzando il livello della sfida per sé e per i suoi dipendenti. </div><div><br /></div><div>Sembra strano che Michael Mann, in un film fatto di corse di automobili, di adrenalina e velocità, decida di occuparsi della sfera privata del protagonista. Eppure è proprio dalla tensione tra pubblico e privato che scaturisce la forza di <i>Ferrari</i>, l’energia che si accumula in silenzio, sotto traccia, e che poi esplode nel terzo atto, in cui la Mille Miglia, da semplice corsa, diventa molto di più: una sfida contro il tempo ma anche contro se stessi, contro un paese che non riesce a guardare avanti ma ha lo sguardo ostinatamente all’indietro e che però, nonostante questo, non riesce a distogliere lo sguardo dalle alchimie di motori del mago di Maranello. </div><div><br /></div><div>Mann evita la facile retorica e i pietismi che solitamente caratterizzano le descrizioni della sfera privata (chi scrive si è trovato, con un brivido di paura, a immaginare durante la proiezione come un regista medio italiano avrebbe trattato la materia, conferendole il classico taglio da “dramma da tinello”). Racconta il Ferrari privato con un taglio asciutto, cronachistico, aiutato anche dall’ottima prova di Adam Driver e Penelope Cruz (con buona pace di Favino e della sua sterile polemica veneziana), maestro e maestra dell’emozione trattenuta, della rabbia e della frustrazione accennate ma mai pienamente lasciate esplodere. </div><div><br /></div><div>Il Ferrari pubblico è invece raccontato con pathos, adrenalina, emozioni pulsanti, vive, di chi vede ogni giorno la morte in faccia. Mann dirige le scene delle corse con mano impeccabile, realizzando una Mille Miglia a tutto gas perfetta a livello visivo e di ritmo. </div><div><br /></div><div>Ferrari è un film di emozioni e ambizioni, sia realizzate che frustrate; è uno spaccato biografico di un uomo di contraddizioni, che sognava la normalità ma al tempo stesso desiderava l’immortalità, il brivido, il superare i propri limiti, ancora, e ancora, e ancora, fino alle estreme conseguenze.</div><div><br /></div><div><b>****</b></div><div><br /></div><div><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div><div><i><b><span style="color: #20124d;"><br /></span></b></i></div><div><i><b><span style="color: #20124d;"><br /></span></b></i></div><div><i style="background-color: white; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: small;">Nota: questa recensione è stata <span>originariamente <a href="https://www.nonsolocinema.com/ferrari-di-michael-mann.html" target="_blank">pubblicata su Nonsolocinema</a></span><a href="https://www.nonsolocinema.com/ferrari-di-michael-mann.html" target="_blank">.</a></i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-78019751345364070582023-12-06T02:45:00.000-08:002023-12-06T03:02:37.446-08:00Un Colpo di Fortuna - Coup de Chance<div><b>Il gioco del Fato</b></div><div><b><br /></b></div><div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/eDn4ON1dUYg?si=XAkpD1ATWT0pP7Q6" title="YouTube video player" width="560"></iframe><br /></div><div><br /></div>Fanny e Jean sembrano la coppia ideale. Sono ricchi, felici, e innamorati, nonostante le loro differenze: romantica e amante del rischio Fanny, metodico e deciso a controllare tutto Jean. Quando però nella vita di Fanny riappare Alain, suo ex compagno di liceo, tutto cambia all'improvviso. <div><br /></div><div>Bandito da Hollywood, Woody Allen si ritira in Francia (ironicamente, ciò che aveva previsto in <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Hollywood_Ending" target="_blank">Hollywood Ending</a></i>) per il suo primo film non in inglese, e realizza un piccolo gioiello: un film brillante, poliedrico, sfaccettato. <i>Un </i>c<i>olpo di fortuna</i> prende le mosse da un triangolo amoroso e diviene poi thriller, noir, tragedia greca senza perdere un'oncia di coesione e ritmo. Al centro, il ruolo della fortuna e del caso, un tema che sembra interessare molto Allen negli ultimi anni, da <i>Match Point</i> in poi. </div><div><br /></div><div>Alain è un agente del caso, e Fanny se ne fa travolgere, abbandonandosi al sentimento e agli eventi. Jean, invece, il caso lo combatte, lo sfida, cerca di domarlo, ghermirlo, incatenarlo. In queste due visioni della vita così opposte si trova il motore del film, il cuore di un dialogo platonico implicito in cui Allen, socraticamente, pone domande più che dare risposte, anche se si può facilmente intuire dove cadano le sue simpatie. </div><div><br /></div><div>La prima parte è inondata di dialoghi, in pieno stile alleniano, ma sono dialoghi ben scritti, brillanti, vivi e veri, che portano avanti l'azione anziché appesantirla, delineando un mondo ricchi inani e senza nulla da dire, intrappolati in gossip e routine di cui Fanny, nonostante tutti i suoi privilegi, finisce per sentirsi prigioniera. I personaggi sono ben delineati e interpretati, con Lou de Laâge che, come spesso accade alle protagoniste di Allen, brilla di luce propria (complice anche la splendida fotografia di Vittorio Storaro), donando alla sua Fanny il giusto mix di sensualità, humor, indolenza e innocenza. Valérie Lemercier è perfetta nel ruolo della madre di Fanny, e regala una prova che ricorda quelle di Diane Keaton negli anni più maturi della sua carriera. </div><div><br /></div><div>Nella seconda e nella terza parte i dialoghi si rarefanno, lasciando spazio all'inesorabile azione del Fato, con i personaggi che, anche quando credono di avere in mano la situazione, stanno solo creando le premesse per la loro disfatta. Il cinismo di Allen emerge più chiaramente in questa seconda parte, ma a differenza che in altri suoi film non supera l'affetto con cui il regista guarda ad alcuni dei suoi protagonisti. </div><div><br /></div><div><i>Un colpo di fortuna</i> è il miglior film di Allen dai tempi di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2013/12/blue-jasmine.html" target="_blank">Blue Jasmine</a></i>, un film che si presenta come una commedia sentimentale ma finisce per parlare della natura umana, del desiderio, e del destino, cinico e baro, sì, ma anche capace di catarsi e liberazione.</div><div><br /></div><div><b>**** 1/2</b></div><div><br /></div><div><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div><div><i><b><span style="color: #20124d;"><br /></span></b></i></div><div><i style="background-color: white; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: small;">Nota: questa recensione è stata <span>originariamente <a href="https://www.nonsolocinema.com/coup-de-chance-di-woody-allen.html" target="_blank">pubblicata su Nonsolocinema</a></span>.</i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-48201239274313017812023-11-20T10:04:00.000-08:002023-11-20T10:06:59.857-08:00The Old Oak<b>La necessità della solidarietà</b><div><b><br /></b><div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/PksDXk0mUWw?si=OaWbOVlArge1VQsv" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">L'Old Oak, pub una volta centro nevralgico della vita e delle proteste sindacali di una ex cittadina mineraria del Nord dell'Inghilterra, è ormai male in arnese, frequentato solo da pochi clienti regolari. Il proprietario, TJ Ballantyne lo tiene in piedi per lasciare un punto di ritrovo sociale nel paese, ma fa sempre più fatica. L'arrivo di alcuni rifugati siriani offre una nuova opportunità, a TJ, al suo pub, e al paese, ma rischia anche di essere la miccia che fa esplodere una tensione che serpeggia da quando la chiusura della miniera ha condannato la cittadina alla povertà e all'irrilevanza. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">C'è un aggettivo tremendamente abusato quando si parla di cinema: "necessario." Frasi come "è un film necessario" o "è una storia necessaria" vengono usate con incredibile prodigalità, e il risultato è che spesso, al termine della visione delle opere così descritte, lo spettatore si trova a pensare "mah, io forse non ne sentivo così tanto il bisogno".</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ken Loach è un regista per cui l'aggettivo incriminato non è fuori luogo, e <i>The Old Oak</i>, suo ultimo lavoro, non fa eccezione. Il cinema di Loach è necessario perché racconta valori e ideali profondamente umani, che dovrebbero essere il fondamento di qualunque società e cultura, e che oggi invece vengono visti quasi come deliri utopistici, impossibilità di fronte a una sperequazione sociale talmente incancrenita da essere vissuta come un fatto di natura, ineludibile e immodificabile come la composizione della materia. <i>The Old Oak</i> è un film necessario perché racconta l'ostinata sopravvivenza della solidarietà e del concetto di comunità in una società che spinge all'alienazione, allo sguardo miope verso il proprio ristretto orticello mentre tutto intorno a noi è in fiamme.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Tuttavia, lo sguardo di Loach è scevro di illusioni. Uno dei suoi personaggi, parafrasando <a href="https://youtu.be/h6peLCTcqd0?feature=shared" target="_blank">una famosa intervista di Monicelli</a>, dice che la speranza è una parola oscena, perché illude. <i>The Old Oak</i> non illude, e racconta una storia di speranza, sì, ma di speranza tradita, calpestata per piccole meschinità umane, troppo umane, con i perpetratori incuranti del dolore e della sofferenza che provocheranno con le loro azioni. Al tempo stesso, è una storia di speranza che non muore nemmeno quando è sconfitta, calpesta, e derisa, che si rialza di fronte alle difficoltà e marcia orgogliosa di fronte a un mondo che vorrebbe ucciderla.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Loach racconta due diverse povertà (quella dei profughi siriani, e quella del piccolo villaggio minerario inglese) con un piglio documentaristico ma senza scordarsi le emozioni, stringendo il cuore dello spettatore in una morsa di tristezza, brevi attimi di gioia, ma soprattutto facendogli provare empatia per tutti i protagonisti, intrappolati in un destino misero che non hanno fatto nulla per meritarsi. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>The Old Oak, </i>tuttavia, non è solo un film di denuncia, ma anche una disperata ma accorata chiamata alle armi, al riconoscere che la guerra tra gli ultimi non aiuta nessuno se non i nostri istinti più biechi, e che è solo da una solidarietà veramente tale, capace di elevarsi oltre la carità per farsi comunità, rete di supporto e di ascolto, che possiamo sperare di guarire una società talmente malata da essere quasi terminale.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>**** 1/2</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><span style="color: #20124d;"><b>Pier</b></span></i></div></div></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-7788958954681913622023-11-09T11:37:00.001-08:002023-11-09T11:37:07.160-08:00The Killer<div><b>La routine dell'omicidio</b></div><div><br /><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/FJWkx75aOns?si=H2f-jQLx-iqQ11SP" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div><div><br /></div>Un killer senza nome vive la sua professione con ossessiva meticolosità. Un giorno, però, fallisce un obiettivo, e la sua vita ordinata e senza variazioni viene del tutto sconvolta. <div><br /></div><div>Fare il killer è un lavoro come un altro: questo sembra essere l’assunto che guida il nuovo film di David Fincher, in cui il protagonista ha la verve e le strette routine di un impiegato, l’approccio metodico e controllato di un contabile, la divisione vita-lavoro di chi timbra il cartellino. Il killer interpretato da Fassbender è anonimo e vuole esserlo, ripete continuamente le sue regole come un mantra, e medita per mantenere sotto controllo le sue emozioni: incarna, in sintesi, la banalità del male, un male fatto di apatia e meccanica ripetizione. </div><div><br /></div><div>Ma come reagisce un uomo del genere a un imprevisto che sconvolge, anzi, distrugge le sue routine e le sue abitudini? La rottura dei fragili equilibri che regolano le nostre esistenze è un leitmotiv della cinematografia fincheriana, e in particolare dei suoi film che si focalizzano su omicidi e killer come <i>Se7en</i> e <i>Zodiac</i>. Lì però il killer era l’elemento destabilizzante, il Male che si infiltrava nelle vite di persone comuni, sconvolgendole fino a farsi ossessione. Qui è il killer a subire, in un certo senso, la sua stessa medicina, e la sua reazione è il focus principale del film.</div><div><br /></div><div>Sfruttando lo strumento della voce narrante, Fincher esplora la psiche del suo protagonista. I diversi approcci che usa per affrontare gli ostacoli di diversa natura che gli si parano davanti ci rivelano vari lati della sua personalità, che scopriamo essere più sfaccettata di quello che sembrava in prima istanza. Fassbender mette fisico e espressione glaciale al servizio di questo lavoro di introspezione, che risulta quindi ben riuscito. </div><div><br /></div><div>Ciò che manca, tuttavia, è la scintilla che elevi il film al di sopra di un “semplice” lavoro ben riuscito: Fincher realizza un film solido ma apatico, un’aggiunta interessante ma minore alla sua cinematografia in generale, e a quella dedicata alle pulsioni più oscure dell’animo umano (tra cui spiccano i due film sopracitati) in particolare. Alcune sequenze sono decisamente ben fatte, ma per il resto <i>The Killer</i> scorre verso il suo finale senza sussulti, con un ritmo regolare e ben strutturato che manca però di guizzi, sorprese, originalità. Un peccato per un regista che ci aveva abituato a uno sguardo sempre nuovo anche su tematiche e generi ben collaudati.</div><div><b><br /></b></div><div><b>***</b></div><div><br /></div><div><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div><div><i><b><span style="color: #20124d;"><br /></span></b></i></div><div><i style="background-color: white; color: #3a3a3a; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: small;">Nota: questa recensione è stata <span style="color: #025302;"><a href="https://www.nonsolocinema.com/the-killer-di-david-fincher.html" target="_blank">originariamente pubblicata su Nonsolocinema</a></span>.</i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-91853078466273688512023-10-29T08:35:00.003-07:002023-10-29T08:46:31.744-07:00Killers of the Flower Moon<div style="text-align: left;"><b>La banalità del male</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/41NEL0rLh8k?si=1FxR2mEwvnChUtpC" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;">Oklahoma, anni Venti. Ernest Burkhart torna dalla guerra e si reca dallo zio, William Hale, che gli ha promesso un lavoro. Hale è in ottimi rapporti con i nativi che vivono in quella zona, gli Osage, divenuti improvvisamente ricchi perché nella loro terra è stato trovata (inaspettatamente) una grande quantità di petrolio. Quando Ernest si invaghisce di Mollie, un'ereditiera Osage, lo zio non solo approva, ma favorisce la relazione. Il perché diverrà terribilmente chiaro di lì a poco, ed Ernest si troverà di fronte a una scelta.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Dopo l'epico e crepuscolare <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2019/11/the-irishman.html" target="_blank">The Irishman</a>, </i>un inno al potere salvifico della memoria e dei ricordi a fronte di un presente di delusione, Martin Scorsese realizza un altro film che ha al suo cuore l'importanza del ricordo, declinato qui però come testimonianza, come memoria di un passato orribile, di vicende che vorremmo, ma non dobbiamo, dimenticare. In <i>Killers of the Flower Moon</i>, Scorsese<i> </i>continua a raccontare il tema che attraversa tutta la sua cinematografia, le mille manifestazioni del Male nel mondo, e lo fa con un piglio di denucia e quasi documentaristico degno di Michael Moore, regalandoci protagonisti che, per immensa idiozia o ancor più immensa avidità, non si fanno scrupolo nello sterminare un'intera popolazione.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">A differenza che in altri suoi film, tuttavia, Scorsese non ammanta di alcun romanticismo i suoi <i>villains</i> e le loro azioni: i killer del titolo si comportano come contabili, e dispongono delle vite altrui come si disporrebbe di un masso che impedisce il passaggio sulla strada. Gli Osage sono de-umanizzati dai protagonisti e, in parte, anche dall'occhio del regista, che sembra voler costringere lo spettatore a "immedesimarsi" con gli omicidi per fargli comprendere appieno gli orrori che si nascondono nel passato degli USA: il West non è stato scoperto o conquistato, ma rubato, e l'indifferenza di oggi nei confronti di quella tragedia non è meno terribile delle atrocità di ieri. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ernest, interpretato con magnifica e credibile stolidità da Di Caprio, è il simbolo dell'ignavia di un intero paese, un utile idiota che si fa trascinare dagli eventi ma che, nonostante ne abbia più volte occasione, non sceglie mai la strada della redenzione, minimizzando di continuo la severità delle sue azioni.</div><div style="text-align: left;">Il vero Male è incarnato invece dallo zio Bill, un De Niro mai così spaventoso nonostante non maneggi mai nulla di più pericoloso di un'asse di legno: il suo personaggio è il Satana biblico, un affascinante tentatore che, come il serpente, si insinua nel giardino dell'Eden fingendosi amico, per poi inquinare le vite di coloro che si sono fidati di lui.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">La de-umanizzazione degli Osage, tuttavia, non è totale: Scorsese affida il cuore emotivo del film a Molly, una Osage che - nel bene e nel male - è sempre artefice del suo destino, e che vede il proprio mondo crollare a causa delle azioni abiette di chi aveva giurato di proteggere lei e la sua gente. È lei la vera vittima del Male che si insinua in Oklahoma, distruggendo la sua famiglia e devastandole il corpo e lo spirito. Non è un caso, in tal senso, che le scene della sua malattia siano riprese proprio come quelle di una possessione demoniaca, e che solo un salvifico intervento esterno riesca a liberarla del Male che la stava portando alla morte.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Se l'operazione di Scorsese è vincente a livello cognitivo, è invece parzialmente fallimentare a livello emotivo: l'oggettificazione degli Osage e la banalizzazione del male funzionano a livello di denucia, ma azzoppano il coinvolgimento dello spettatore, che non riesce davvero a empatizzare con protagonisti cui le cose sembrano sempre accadere, anche quando, come nel caso di Mollie, la loro attività nelle decisioni prese è presentata chiaramente sullo schermo. Anche Mollie, dunque, nonostante l'ottima (anche se non stratosferica come si è letto in giro) prova di Lily Gladstone, non riesce a conquistare il cuore dello spettatore dato che ogni coda che le accade sembra inevitabile, ineludibile: non si "tifa" per lei perché non c'è mai davvero un momento in cui sembra che possa sfuggire a quel che le sta succedendo, in cui possa fare una scelta diversa, congegnare un piano di azione per liberarsi del giogo cui è costretta.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Il risultato è un film forse troppo cerebrale, e che finisce quindi per avere un impatto infinitamente inferiore rispetto al potenziale della storia narrata, complice anche una durata che non sembra giustificata dallo svolgimento narrativo, soprattutto nella seconda metà, dove alcune situazioni risultano un po' ripetitive. La bellezza delle immagini e della costruzione bastano a rendere il film eccellente, ma non a elevarlo allo status di capolavoro.</div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b>****</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-70208630027968050032023-10-19T02:48:00.003-07:002023-10-19T02:56:29.420-07:00Io Capitano (In pillole #27)<div style="text-align: left;"><b>Narrami, o Musa...</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/idErmD0bA_M?si=B-sAiw3dPmEYvk7-" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Raccontare il viaggio di due ragazzi dal Senegal all'Italia, attraverso una delle tante "rotte dei migranti", non è un esercizio semplice. Altissimo il rischio di scadere nella retorica da una parte, e nella pornografia della violenza dall'altra. Garrone sceglie una terza via che evita ambedue questi problemi - la via della fiaba e del racconto epico. Nel farlo, realizza un film vero e onirico al tempo stesso, con personaggi non meno "assurdi" di un ciclope o delle sirene che però sono tristemente reali.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Tra deserti, prigioni, mare, nemici crudeli e insperati dei ex machina, Garrone dimostra di non essere interessato a fare un film di denuncia, ma a raccontare un'Odissea contemporanea in cui però non si torna a casa, ma se ne cerca una nuova. L'impatto emotivo non è forte quanto avrebbe potuto essere, anche a causa dell'evoluzione psicologica quasi assente dei protagonisti, veri e propri archetipi narrativi. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ai protagonisti, tuttavia, ci si affeziona fin da subito, anche grazie alla loro prova straordinaria (in particolare quella di Seydou Sarr), e si fa attivamente il tifo per loro mentre si muovono in scenari in cui assistiamo a tutta la solidarietà e tutta l'atrocità di cui è capace l'uomo, con immagini che brillano di orrore e lirismo. Il finale è un urlo di liberazione, anche se chi guarda sa bene che quel punto di arrivo è solo l'inizio di un altro viaggio appena meno terribile di quello appena concluso.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Io Capitano</i> è fiaba, epica, racconto di formazione: non si fa leva sulle emozioni negative della denuncia, ma su quelle positive dell'empatia e del desiderio di vedere il sogno altrui realizzato. Nonostante qualche passaggio a vuoto, il film funziona e crea un'alleanza tra pubblico e personaggi, umanizzando persone su cui leggiamo solo sterili cronache, e mostrandone tutta l'umanità.</div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b>****</b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-41975348175405645842023-09-09T09:12:00.002-07:002023-09-09T09:38:51.679-07:00Venezia 2023 - Il Totoleone<p>Anche quest'anno siamo giunti al termine della Mostra del Cinema, tra biciclette, caffè di corsa, e <i>maître à penser </i>in panama bianco: una Mostra che, nonostante lo sciopero di Hollywood, è riuscita ad andare in scena senza quasi nessun cambio di programma. finalmente tornata alla normalità, con sale piene, dibattiti in coda, feste, biciclette, e panama bianchi. Il programma è stato molto ricco e variegato, e ancora una volta non si possono che fare i complimenti ad <a href="https://filmora.blogspot.com/2018/08/verso-venezia-2018-intervista-ad.html" target="_blank">Alberto Barbera</a>: speriamo vivamente non sia giunto al suo penultimo o addirittura ultimo anno.</p>È stata una Mostra in cui ha trionfato il bianco e nero, scelto da tantissimi film, da <i>El Conde </i>a <i>Maestro</i>, passando per <i>The Theory of Everything, Green Border </i>e <i>Poor Things</i> (quest'ultimo solo in parte). È stata anche una mostra di biografie (Leonard Bernstein e Felicia Montealegre, Priscilla Presley, Enzo Ferrari, Isabelle Wilkinson, Pinochet, Salvatore Todaro) e con molti film di tema politico, che sia passato (<i>El Conde, Bastarden, Lubo</i>), presente (<i>Green Border</i>) o futuro (<i>La Bête</i>).<div><br /><div>Qui trovate<a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-7.html" target="_blank"> un elenco, con voti</a>, dei film visti. Di seguito, invece, trovate i pronostici, quasi sicuramente sbagliati, per il Leone d'Oro e gli altri premi, corredati come sempre dalle mie preferenze personali.<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ9eW_VZx-uLebIie-4ZLuUvn4kA2fmPeUOETAXNHZ3yVPM4uC57PSYYVslOUR5NnGIzsCKu0w9WOeDYJT_jhTiloEFO1Ru5FfURoLjT-3xlaBej-NIyVi4Iz3Dq340cd9IA2aRC4A2iI/s1600/leone_d_oro.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="437" data-original-width="585" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ9eW_VZx-uLebIie-4ZLuUvn4kA2fmPeUOETAXNHZ3yVPM4uC57PSYYVslOUR5NnGIzsCKu0w9WOeDYJT_jhTiloEFO1Ru5FfURoLjT-3xlaBej-NIyVi4Iz3Dq340cd9IA2aRC4A2iI/s400/leone_d_oro.jpg" width="400" /></a></div><br /><b>Premio Mastroianni per il miglior attore emergente</b><br />Sembra esserci solo un giovane attore che si è distinto al punto di meritare il premio dedicato alla memoria del grande Marcello Mastroianni: è Seydou Sarr, giovane e carismatico protagonista di <i>Io Capitano</i>, il film di Matteo Garrone.<br /><b><i>Pronostico</i>: </b>Seydou Sarr, <i>Io Capitano</i><br /><b><i>Scelta personale</i>: </b>Seydou Sarr, <i>Io Capitano</i><br /><i><br /></i><b>Coppa Volpi maschile</b><br />Sfida combattuta, con nomi forti: dall'Adam Driver di <i>Ferrari </i>(con buona pace di Favino) al Mads Mikkelsen di <i>Bastarden, </i>passando per Bradley Cooper in <i>Maestro </i>e Caleb Landry Jones di <i>Dogman. </i>Sul suo dolente antieroe canino ricade il mio pronostico, mentre la mia scelta personale va a Mads Mikkelsen, splendido contadino testardo.</div><div><b><i>Pronostico</i>: </b>Caleb Landry Jones, <i>Dogman</i><br /><b><i>Scelta personale</i>: </b>Mads Mikkelsen, <i>Bastarden</i><br /><i><br /></i><b>Coppa Volpi femminile </b><br />La coppa, in questo caso, dovrebbe andare a Emma Stone, la cui performance in <i>Poor Things </i>è una di quelle che gli anglosassoni chiamano <i>for the ages</i>, destinata a rimanere nella storia. Ma Emma Stone ha già vinto la Coppa per <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2017/01/la-la-land.html" target="_blank">La La Land</a>, </i>e il film di Lanthimos è papabile per la vittoria del Leone d'Oro, che solitamente preclude altri premi. Il pronostico ricade quindi sulla bravissima Carey Mulligan, che domina la scena e offre una performance intensa e viva in <i>Maestro. </i><br /><div><b><i>Pronostico</i></b>: Carey Mulligan, <i>Maestro</i><br /><b><i>Scelta personale</i></b>: Emma Stone, <i>Poor Things</i></div><div><i><br /></i></div><div><b>Leone d'Argento (Miglior Regia) </b><br />Con <i>Green Border</i>, Agnieszka Holland ha realizzato un film autoriale ma dai fortissimi contenuti sociali: su di lei ricade il mio pronostico. La mia scelta personale va invece a Nikolaj Arcel e alle splendide immagini crepuscolari, girate interamente in luce naturale, del suo <i>Bastarden.</i></div><div><b><i>Pronostico</i></b>: Agnieszka Holland, <i>Green Border</i><br /><b><i>Scelta personale</i></b>: Nikolaj Arcel, <i>Bastarden</i></div><div><i><br /></i><b>Gran Premio della Giuria </b><br />Il favorito per il secondo premio più importante sembrerebbe Ryūsuke Hamaguchi e la sua favola (nera? Il finale desta ancora interrogativi a giorni dalla visione) ecologista <i>Evil Does Not Exist</i>, lirico e potente al tempo stesso. Su di lui ricade anche la mia scelta personale, anche se fino all'ultimo ho esitato con <i>The Theory of Everything, </i>una bellissima sorpresa ingiustamente snobbata da molti critici.<br /><b><i>Pronostico</i></b>: <i>Evil Does Not Exist</i><br /><b><i>Scelta personale</i></b>: <i>Evil Does Not Exist</i><br /><br /><b>Leone d'Oro </b><br />Sfida davvero accesa e incerta: se ci fosse giustizia dovrebbe trionfare <i>Poor Things, </i>l'unico film che ha unanimemente entusiasmato pubblico e critica, in cui tutto, dalla recitazione alla fotografia, passando per la scrittura, è semplicemente perfetto. Tuttavia, sembra poco nelle corde di Damien Chazelle e soci (anche se, forse, Jane Campion...) e, soprattutto, potrebbe soffrire la classica sindrome del film "che non ha bisogno di vincere." Ecco allora che il favorito, silenziosamente, potrebbe diventare quell'Odissea moderna, quel viaggio sospeso tra l'atroce realtà e il sogno che è <i>Io Capitano </i>di Matteo Garrone, riportando così il Leone d'Oro in Italia 10 anni dopo <i>Sacro GRA</i>. </div><div><b><i>Pronostico</i></b>:<i> </i><i>Io Capitano</i><br /><b><i>Scelta personale</i></b>:<i> Poor Things</i><br /><br />È tutto anche per quest'anno. Correte in SNAI a scommettere sull'opposto dei miei pronostici, e noi risentiamo per l'edizione 2024.<br /><br /><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div></div></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-23514913542560609892023-09-09T02:10:00.005-07:002023-09-09T15:39:22.205-07:00Telegrammi da Venezia 2023 - #7<div style="text-align: left;">Ultimo telegramma da Venezia, con l'ultimo film in concorso e l'elenco definitivo di tutti i film visti del concorso, con i relativi voti. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/s1280/Venezia-80-film.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/w640-h360/Venezia-80-film.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b>Memory </b>(Concorso), voto 7. Come suggerito dal titolo, la memoria è al centro del nuovo film di Michel Franco: la memoria del passato, fatto di traumi mai pienamente superati, e quella del presente che se ne va a causa di una malattia. Due solitudini che si incontrano, tante barriere da abbattere, in un film ricco di cuore grazie anche alle ottime performance dei due protagonisti, Jessica Chastain e Peter Saarsgard.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Film in Concorso</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;">Di seguito l'elenco di tutti i film in Concorso e il relativo voto. Quando il voto era pari, ho messo davanti il preferito. Cliccando il titolo potete leggere la recensione breve pubblicata nei Telegrammi precedenti.</div><div style="text-align: left;"><ol style="text-align: left;"><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-2.html" target="_blank">Poor Things</a></i>, voto 9.5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-2.html" target="_blank">Bastarden</a></i>, voto 8</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-4.html" target="_blank">Evil Does not Exist</a></i>, voto 8</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-6.html" target="_blank">Woman Of</a></i>, voto 8.</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/telegrammi-da-venezia-2023-1.html" target="_blank">El Conde</a></i>, voto 8</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-3.html" target="_blank">Theory of Everything</a></i>, voto 8</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-5.html" target="_blank">Io Capitano</a></i>, voto 7.5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-5.html" target="_blank">Enea</a></i>, voto 7.5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/telegrammi-da-venezia-2023-1.html" target="_blank">Ferrari</a></i>, voto 7.5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-3.html" target="_blank">Maestro</a></i>, voto 7</li><li><i>Memory</i>, voto 7</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/telegrammi-da-venezia-2023-1.html" target="_blank">Dogman</a></i>, voto 7</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-2.html" target="_blank">Adagio</a></i>, voto 7</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-4.html" target="_blank">The Killer</a></i>, voto 6.5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-6.html" target="_blank">Holly</a></i>, voto 6.5</li><li><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/08/telegrammi-da-venezia-2023-1.html" target="_blank"><i>Comandante</i></a>, voto 5.5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-5.html">Origins</a></i>, voto 5.5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-4.html" target="_blank">Priscilla</a></i>, voto 5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-6.html" target="_blank">Lubo</a></i>, voto 5</li><li><i><a href="https://filmora.blogspot.com/2023/09/telegrammi-da-venezia-2023-2.html" target="_blank">Finalmente l'Alba</a></i>, voto 3.5</li></ol><div>Non visti: <i>Green Border, La Bete, Hors Saison.</i></div></div><div><br /></div><div>Per i telegrammi è tutto, a più tardi per i pronostici.</div><div><br /></div><div><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-14932616015434444112023-09-08T08:51:00.002-07:002023-09-08T11:15:25.767-07:00Telegrammi da Venezia 2023 - #6<p>Sesto telegramma da Venezia, tra poteri curativi, rapimenti statalizzati di bambini, geni dell'arte, geni della musica e della comicità, e percorsi alla ricerca di un'identità.</p><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/s1280/Venezia-80-film.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/w640-h360/Venezia-80-film.jpg" width="640" /><br /></a><b><br /></b></div><div><b>Holly </b>(Concorso), voto 6.5. Un’interessante, seppur disunita, meditazione di afflato biblico su tematiche universali della condizione umana: utilizzo dei talenti, colpa, espiazione, sacrificio. Holly le racconta attraverso gli occhi di una bambina dolente, vittima di bullismo, ma in grado nonostante questo di rivolgere le sue energie ad aiutare gli altri, anziché vendicarsi dei torti subiti. <a href="https://www.nonsolocinema.com/holly-di-fien-troch.html" target="_blank">Qui la recensione completa</a> scritta per <i>Nonsolocinema</i>.</div><div><br /></div><div><b>Lubo</b> (Concorso), voto 5. Giorgio Diritti vorrebbe raccontare la tragedia dei figli della comunità rom rapiti dallo stato svizzero durante il secondo dopoguerra con la precisa finalità di eradicare la comunità stessa. Vorrebbe, appunto, perché a metà film il regista perde di vista l'obiettivo e dedica oltre metà delle tre ore di pellicola a un dramma borghese, in cui i figli rapiti vengono dimenticati da protagonista, regista, e spettatori. Il risultato è un film poco potente e di scarsa portata emotiva, un colpo a vuoto laddove poteva essere un colpo allo stomaco. La ricostruzione storica è ottima, ma non basta.</div><div><br /></div><div><b>Vengo Anch'Io </b>(Fuori Concorso), voto 8.5. Splendido documentario sul genio creativo di Enzo Jannacci, raccontato attraverso le sue parole, le sue musiche, e i ricordi e i commenti di tanti grandi della comicità e della musica, da Paolo Conte a Renato Pozzetto, da Vasco Rossi a Roberto Vecchioni, tutti legati dalla stima per un artista unico, folle, e geniale. </div><div><br /></div><div><b>Daaaaaali!</b> (Fuori Concorso), voto 6. Piccolo e riuscito <i>divertissement </i>di Quentin Dupieux, che racconta Dalì attraverso la storia, stralunata e surreale, di un documentario, stralunato e surreale, sulla sua vita. Si ride, e si conosce un po' meglio l'artista: nulla di più, ma funziona.</div><div><br /></div><div><b>Kobieta Z... (Woman of) </b>(Concorso), voto 8. Un uomo polacco con moglie e figli si rende conto di sentirsi, da sempre, una donna nel corpo sbagliato, e comincia il processo di transizione, nonostante in Polonia non esista una legge in tal senso. Dopo un inizio folgorante, fatto di pochissime parole e immagini liriche ed evocative, il film si incanala su binari più classici ma comunque efficaci, risultando uno dei migliori film su disforia di genere e transessualità grazie alla delicatezza e intimità con cui racconta la storia e tratteggia i suoi protagonisti.</div><div><br /></div><div><b>Phantom Youth</b> (Orizzonti Extra), voto 8. Due ragazze kosovare fuggono da casa per andare all'università. Scopriranno che il loro sogno è destinato a infrangersi contro il più oscuro e frustrante dei nemici: la mancanza di fondi. Un film che racconta la ricerca di un futuro da parte di una generazione cui è stato negato e lo fa con la forza di una storia vera, autentica, divertente e disperata, che arriva dritta al cuore.</div><div><br /></div><div><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-2530134949772541452023-09-06T15:21:00.001-07:002023-09-09T02:07:06.549-07:00Telegrammi da Venezia 2023 - #5<div style="text-align: left;">Quinto telegramma da Venezia, tra riflessioni sul ruolo del caso nelle nostre vite, generazioni perdute, viaggi della speranza, viaggi ricchi di cuore, e rapporto tra uomo e animali.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/s1280/Venezia-80-film.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/w640-h360/Venezia-80-film.jpg" width="640" /><br /></a><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b>Coup de Chance </b>(Fuori Concorso), voto 8.5. Il miglior film di Allen dai tempi di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2013/12/blue-jasmine.html" target="_blank">Blue Jasmine</a></i>, un film che si presenta come una commedia sentimentale ma finisce per parlare della natura umana, del desiderio, e del destino, cinico e baro, sì, ma anche capace di catarsi e liberazione. <a href="https://www.nonsolocinema.com/coup-de-chance-di-woody-allen.html" target="_blank">Qui la recensione completa</a> scritta per <i>Nonsolocinema</i>.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Enea</b> (Concorso), voto 7.5. Dopo il convincente esordio di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2020/09/telegrammi-da-venezia-2020-5.html" target="_blank">Predatori</a>, </i>Pietro Castellitto torna alla regia con un film che racconta il vuoto di una generazione e di una classe sociale (la sua) con brutale onestà. Castellitto alza decisamente il tiro, realizzando un film complesso, sfaccettato e ambizioso: spesso gli sfugge di mano, e non tutti i momenti sono riusciti, ma ad avercene di giovani registi italiani così coraggiosi e creativi. <a href="https://www.nonsolocinema.com/enea-di-pietro-castellitto.html" target="_blank">Qui la recensione completa</a> scritta per <i>Nonsolocinema</i>.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Snow Leopard</b> (Fuori Concorso), voto 7.5. Un bel film sul rapporto tra uomo e natura, tra animali e uomini, quantomai attuale dopo la barbara uccisione dell'orsa Amarena in Abruzzo. L'incontro-scontro tra una troupe televisiva, una comunità locale, e un leopardo delle nevi viene raccontato con creatività e profondità, esplorando anche le tradizioni di un popolo, i Tibetani, da sempre abituati a convivere con una natura apparentemente ostile. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Io Capitano </b>(Concorso), voto 7.5. Garrone firma un film epico e onirico con al centro il viaggio di due migranti dal Senegal all'Italia. Deserti, prigioni, mare, nemici crudeli e insperati <i>dei ex machina: Io Capitano </i>non è un film di denuncia, ma un'Odissea moderna in cui però non si torna a casa, ma se ne cerca una nuova. L'impatto emotivo non è fortissimo e l'evoluzione psicologica dei personaggi quasi assente: ma l'atmosfera è quella della fiaba. I due protagonisti sono attori strepitosi e le immagini brillano di orrore e lirismo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Origins </b>(Concorso), voto 5.5. La storia della scrittrice Isabel Wilkerson, prima afroamericana a vincere il premio Pulitzer, e della scrittura del suo libro <i>Caste. </i>Il film si muove tra un'analisi sociologica documentaristica e una storia dai forti connotati emotivi e personali. La fusione a freddo tra le due parti non riesce, e quel che resta è quel che chi scrive definisce un "film-Balto": non è cane, non è lupo, sa soltanto quello che non è.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Gasoline Rainbow</b> (Orizzonti), voto 9. Un ultimo viaggio insieme prima di diventare grandi, un'avventura <i>on the road</i> condotta ai margini, fatta di solidarietà, allegria, e affetto sincero. Una delle sorprese più belle del festival, un film che regala immagini innovative e di una bellezza abbacinante e, al tempo stesso, tracima di affetto, energia e vitalità grazie ad attori eccellenti e a dialoghi finalmente veri, vivi, pulsanti. Un piccolo gioiello.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i><b><span style="color: #20124d;">Pier</span></b></i></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-25663695287511967612023-09-04T15:36:00.005-07:002023-09-06T15:19:24.522-07:00Telegrammi da Venezia 2023 - #4<p>Quarto telegramma da Venezia, tra killer in crisi, l'impatto duraturo delle guerre, comunità rurali giapponesi, non morti, e mogli di celebri cantanti.</p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/s1280/Venezia-80-film.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/w640-h360/Venezia-80-film.jpg" width="640" /></a></p><div><b>The Killer </b>(Concorso), voto 6.5. Fincher racconta la storia di un killer dal piglio impiegatizio, con routine da cartellino e un'apatia latente. La banalità del male, dunque, raccontata con un abbondante uso di <i>voice over </i>e facendo leva sull'espressione glaciale di Fassbender. Il risultato è efficace, ma poco ispirato: un compito ben eseguito, ma nulla più. <a href="https://www.nonsolocinema.com/the-killer-di-david-fincher.html" target="_blank">Qui la recensione completa</a> scritta per Nonsolocinema. </div><div><br /></div><div><b>Evil Does Not Exist </b>(Concorso), voto 8. Dal regista di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2022/02/drive-my-car.html" target="_blank">Drive My Car</a>, </i>una riflessione a tutto tondo sul rapporto tra uomo e natura, affrontato senza retorica né desiderio di compiacere, ma focalizzandosi sul rapporto simbiotico tra comunità e paesaggio. Finale soprendente, fortemente metaforico, che scarta di lato e lascia più domande che risposte, dimostrando grande coraggio.</div><div><b><br /></b></div><div><b>Le Vourdalak </b>(Settimana della Critica), voto 5. Da un racconto di Tolstoj, una storia di vampiri molto convenzionale, evocativa nelle atmosfere ma un po' confusa nella narrazione, con un trucco del vampiro poco riuscito. </div><div><br /></div><div><b>Shadow of Fire </b>(Orizzonti), voto 8.5. Gli orrori e le tragedie che la guerra lascia dietro di sé raccontati attraverso gli occhi di un bambino che si trova a interagire con reduci di vario genere. Il film alterna momenti cupi e riflessivi ad altri di pura poesia, una commistione di toni e linguaggi che conquista, commuove, e fa riflettere. </div><div><br /></div><div><b>Priscilla </b>(Concorso), voto 5. Sofia Coppola firma un biopic poco ispirato su Priscilla Presley, raccontando il plagio operato - consciamente o inconsciamente - da Elvis nei suoi confronti. Il film scorre senza sussulti, e non riesce a offrire una prospettiva nuova su una storia conosciuta e mostrata con uguale efficacia e, paradossalmente, maggiore critica nei confronti di Elvis <a href="https://filmora.blogspot.com/2022/07/elvis.html" target="_blank">nel film omonimo</a>.</div><div><br /></div><div><b>Hit Man</b> (Fuori Concorso), voto 8.5. La storia vera di un insegnante universitario che diviene collaboratore della polizia fingendosi un killer a pagamento. Linklater firma un film esilarante, perfetto per ritmo, costruzione e interpretazione, che strappa applausi a scena aperta.</div><div><br /></div><div><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-63775938168099571592023-09-03T09:09:00.005-07:002023-09-03T09:21:28.308-07:00Telegrammi da Venezia 2023 - #3<p>Terzo telegramma da Venezia, tra maestri dell'horror, maestri d'orchestra, sciamani <i>in fieri</i>, sci-fi hitchcockiani, e geni sconsiderati della comicità.</p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/s1280/Venezia-80-film.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/w640-h360/Venezia-80-film.jpg" width="640" /></a></p><div><b><br /></b></div><div><b>Dario Argento Panico </b>(Venezia Classici), voto 5.5. Interessante documentario su Dario Argento, che manca però di un filo conduttore ben definito e di quella passione per la materia che dovrebbe trasparire da questi lavori. La freddezza del materiale fa sì che chi è già appassionato ad Argento possa goderselo, ma "respinge" chi volesse scoprire il maestro dell'horror per la prima volta.</div><div><br /></div><div><b>Thank You Very Much </b>(Venezia Classici), voto 8. Ottimo documentario su Andy Kaufman, folle e geniale comico già reso immortale da Jim Carrey in <i>Man on the Moon.</i> Il film racconta in modo efficace e appassionato la sua vita, i suoi personaggi, il suo carattere del tutto imprevedibile, al punto che, ancora oggi, c'è chi crede abbia finto la propria morte.</div><div><b><br /></b></div><div><b>City of Wind </b>(Orizzonti), voto 7. Un adolescente che studia per diventare sciamano scopre l'amore, e non sarà più lo stesso. La storia del protagonista è quella del suo paese, la Mongolia, teso tra tradizione e modernità, radici ancestrali e nuovi desideri. Un'opera prima molto interessante, che conquista grazie a un protagonista indovinato e a una bella fotografia.</div><div><br /></div><div><b>Maestro </b>(Concorso), voto 7. Al suo secondo film da regista, Bradley Cooper realizza un biopic classico, forse un po' troppo viste le vite poliedriche dei suoi protagonisti, ma ben eseguito, raccontando il rapporto tra Felicia Montealegre e Leonard Bernstein. La fotografia adotta un bellissimo bianco e nero per le prime parti del film, salvo poi spostarsi sul colore per raccontare gli ultimi anni di una coppia artistica tormentata (soprattutto a causa della bisessualità e della depressione di lui) ma unita da un amore più forte delle convenzioni. Ottime prove dei due protagonisti, lo stesso Cooper e un'eccellente Carey Mulligan, vera forza trainante del film.</div><div><br /></div><div><b>Theory of Everything </b>(Concorso), voto 8. Come sarebbe la serie Netflix <i>Dark</i> se fosse girata da Alfred Hitchock? La risposta è questo thriller che si muove tra scienza e intrigo con un bianco e nero di stampo hitchockiano, in cui la porta per universi paralleli è nascosta vicino a un hotel nelle montagne svizzere, e misteriosi individui inseguono un protagonista geniale quanto imbelle. Tra <i>Io ti salverò </i>e <i>Il terzo uomo</i>, il film di Timm Kröger cita i grandi classici del genere e li rielabora in chiave filosofico-fantascientifico, realizzando uno dei film più curiosi e spiazzanti del festival. Fotografia splendida, con un uso del bianco e nero degno dei grandi maestri cui il film si ispira.</div><div><br /></div><div><b>The Caine Mutiny Court-Martial</b> (Fuori Concorso), voto 7.5. L’ultimo film di William Friedkin, scomparso di recente, è un tesissimo <i>court drama</i> che si concentra su una questione etica centrale nella poetica del regista: il sottile confine tra bene e male, giusto e sbagliato. <a href="https://www.nonsolocinema.com/the-caine-mutiny-court-martial-di-william-friedkin.html" target="_blank">Qui la recensione completa</a> scritta per Nonsolocinema.</div><div><br /></div><div><b><i><span style="color: #20124d;">Pier e Simone</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-90053197389118896122023-09-02T08:42:00.005-07:002023-09-09T02:03:59.096-07:00Telegrammi da Venezia 2023 - #2<p>Secondo telegramma da Venezia, tra donne resuscitate, coloni testardi, pessime ricostruzioni storiche, cinepanettoni inaspettati, e gangster crepuscolari.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/s1280/Venezia-80-film.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/w640-h360/Venezia-80-film.jpg" width="640" /></a></div><div><b><br /></b></div><div><b>Bastarden </b>(Concorso), voto 8. Un uomo caparbio, un territorio dimenticato da Dio e apparentemente sterile, un signorotto locale tanto privilegiato quanto crudele, due servi in fuga: questi gli ingredienti del film di Nikolaj Arcel, girato splendidamente in luce naturale, scelta che regala alcuni immagini mozzafiato della natura matrigna contro cui si battono i protagonisti. Ottima prova, come sempre, del protagonista Mads Mikkelsen, soldato caparbio prigioniero dei suoi principi e della sua ambizione.</div><div><br /></div><div><b>The Wonderful Story of Henry Sugar </b>(Fuori Concorso), voto 7. Un bel <i>divertissement </i>in forma di mediometraggio, tratto da un'opera di Roald Dahl. <a href="https://filmora.blogspot.com/2016/07/locchio-del-regista-1-wes-anderson.html" target="_blank">Wes Anderson</a> realizza un film delizioso che parla del potere redentivo delle storie e del racconto, e lo condisce con il suo impeccabile gusto per la messa in scena, sempre più <a href="https://filmora.blogspot.com/2021/11/the-french-dispatch.html" target="_blank">esplicitamente teatrale</a>.</div><div><b><br /></b></div><div><b>Poor Things</b> (Concorso), voto 9.5. Lanthimos racconta una donna che ri-scopre da zero le convizioni sociali, il suo ruolo nel mondo, e il sesso, in un mix tra horror, commedia (si ride tantissimo) e fantastico che unisce idealmente la poetica del primo Lanthimos (<i>The Lobster, Alps, Il Sacrificio del Cervo Sacro</i>) con <i>La Favorita. </i>Sceneggiatura da manuale, che miscela alla perfezione risate e riflessione, il tutto immerso in un'estetica che strizza l'occhio a Tim Burton e Wes Anderson, ma rielaborati in modo originale, creativo, vivo. Prova superba di Emma Stone nel ruolo di una novella Frankenstein che cerca, anzi, si prende un'emancipazione sociale e sessuale. Un film travolgente, impeccabile, imperdibile.</div><div><br /></div><div><b>Adagio </b>(Concorso), voto 7. Tre anziani gangster (il trio Servillo-Mastandrea-Favino) ormai in pensione, un carabiniere non di specchiata onestà, figli da mantenere e figli che si mettono nei guai. Sollima firma un <i>gangster movie</i> all'amatriciana dolente e crepuscolare, che parla di redenzione, espiazione, ed eredità morale. Il film è teso come una corda di violino, senza un minuto di troppo, con protagonisti da tragedia greca, inseguiti da un fato inesorabile mentre Roma, sullo sfondo, brucia. </div><div><br /></div><div><b>Finalmente l'alba </b>(Concorso), voto 3.5 Un accrocco di cose già viste, ma fatte meglio, il nuovo film di Costanzo si distingue per inutilità e per il peccato mortale per eccellenza per un regista: non avere nulla da dire. Non basta a salvarlo (soprattutto a fronte dell'assurdo budget di 30 milioni) una buona fotografia.</div><div><br /></div><div><b>The Palace </b>(Fuori Concorso), voto 3. Quella che poteva (e, probabilmente, voleva) essere una satira sociale sui super-ricchi, leggera e incisiva, finisce per essere poco di più di un cinepanettone. Inaccettabile da un regista della caratura di Polanski. <a href="https://www.nonsolocinema.com/the-palace-di-roman-polanski.html" target="_blank">Qui la recensione completa</a> scritta per Nonsolocinema.</div><div><br /></div><div><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-83029919268556882132023-08-31T08:59:00.003-07:002023-09-09T02:00:38.288-07:00Telegrammi da Venezia 2023 - #1<div style="text-align: left;">Come ogni anno, Film Ora è a Venezia, e vi accompagnerà per tutta la Mostra del Cinema con i suoi telegrammi, recensioni brevi dei film visti nelle varie sezioni. Una Mostra con tantissimi titoli interessanti, che promette belle sorprese e anche qualche inevitabile delusione.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/s1280/Venezia-80-film.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidmitZBbY7njiGv4R2chtAPPRTkk2T8Mc0DRvnjFpmC-WIZRKzS7wEZ7GWXdMu9cJftrfZ5kC2BUs7tcnNUaWKNr2c6yqS89Ml3KoU0b_QpFzJs-_VmUFJRseGO9Un6h4NitpD4JDzB6qWF07fSvKEz47pyuad2RYv2PEGkkFrrjx8mqC5w5ZFmyPK-7A/w640-h360/Venezia-80-film.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ecco i film visti nel primo giorno e mezzo di Mostra:</div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b>Comandante </b>(Concorso), voto 5.5. La storia vera di Salvatore Todaro, raccontata con un comparto visivo e attoriale di buon livello ma con una sceneggiatura da film TV Rai, troppo retorica e didascalica nonostante qualche guizzo ben riuscito. Belle le scene nel sommergibile, ma non basta a salvare il film.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Gli Oceani Sono i Veri Continenti </b>(Giornate degli Autori), voto 8.5. Un film italiano fresco e poetico, esordio al lungometraggio di Tommaso Santambrogio, che racconta la vita a Cuba e l'eterno struggersi tra il desiderio di partire e quello di non perdere le proprie radici. Un film che parla di nostalgia, di abbandono, di un sogno cubano che non c'è più, delle sirene di un sogno americano che attrae e respinge, ma soprattutto parla di amore: amore fraterno, amori in crescendo, amori perduti, amore per un'isola decadente ma irrimediabilmente romantica, tutto fotografato in un bianco e nero struggente, pittorico. </div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b>El Conde</b> (Concorso), voto 8. Larrain racconta Pinochet attraverso un film ibrido, cangiante e multiforme, che mischia ingredienti apparentemente incompatibili come <i>Nosferatu </i>(e più in generale l'espressionismo tedesco, fin dalla scelta del bianco e nero), <a href="https://filmora.blogspot.com/2016/07/locchio-del-regista-1-wes-anderson.html" target="_blank">Wes Anderson</a>, <i>What We Do in the Shadows</i> e la satira politica alla <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Armando_Iannucci" target="_blank">Armando Iannucci</a>: un film che parla di fascismi e di ritorno degli stessi, con un Pinochet vampiro raccontato da una voce narrante la rivelazione della cui identità non mancherà di divertire lo spettatore. Il film si sfilaccia un po' troppo nel finale, ma regala grandissimi momenti di satira e visivi.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>A Cielo Abierto </b>(Orizzonti), voto 6. I figli di Guillermo Arriaga portano sul grande schermo una vecchia sceneggiatura del padre, interessante mix tra <i>road</i> e <i>revenge</i> movie, in cui tre ragazzi viaggiano per il Messico per vendicare un vecchio torto, finendo per scoprire se stessi. Nulla di eccessivamente originale, ma la trama funziona, i tre protagonisti sono bravissimi ed empatici, e la visione intrattiene. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Dogman </b>(Concorso), voto 7. Un ragazzo cresciuto in una gabbia per cani per scelta del padre violento ritrova se stesso grazie al rapporto con gli animali, scoprendo un'anima da performer e da paladino dei deboli. Partendo da una storia di cronaca, Luc Besson immagina la nascita di un individuo straordinario ma solitario (che ricorda a tratti il suo Lèon), segnato dalla vita ma deciso a viverla secondo i suoi termini. Quella che in superfice sembra un thriller che racconta la <i>origin story</i> di un <i>villain</i> di Batman diventa quindi una riflessione sulla diversità e la solitudine, sull'elaborazione del trauma, sul sadismo e sulla sofferenza subiti che, per una volta, non chiama altra sofferenza e altro sadismo, ma un tentativo di redenzione che passa dalla comunione con la natura e con gli animali. Non si raggiungono le vette di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2019/09/joker.html" target="_blank">Joker</a></i>, ma il film funziona e intrattiene. Ottima prova di Caleb Landry Jones nel ruolo del protagonista.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>Ferrari </b>(Concorso), voto 7.5. Un film che racconta il Ferrari pubblico e quello privato in un momento chiave della sua vita, e il rapporto ineludibile tra le due sfere. <i>Ferrari </i>è un film di emozioni e ambizioni, sia realizzate che frustrate; è uno spaccato biografico di un uomo di contraddizioni, che sognava la normalità ma al tempo stesso desiderava l'immortalità, il brivido, il superare i propri limiti. Qui la <a href="https://www.nonsolocinema.com/ferrari-di-michael-mann.html" target="_blank">recensione completa</a> scritta per Nonsolocinema.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-74685784406395699342023-08-27T08:36:00.006-07:002023-08-27T09:57:34.829-07:00Oppenheimer<div style="text-align: left;"><b>Il dramma di Prometeo</b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/AByfwXr_JXs?si=_O1bmbQS7Qc0wJkZ" title="YouTube video player" width="560"></iframe><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;">Il film racconta la vita di Robert J. Oppenheimer, dagli inizi nella fisica al progetto Los Alamos, in cui guidò il team che creò la prima bomba atomica, passando per gli anni successivi alla fine della guerra, quando si batté per la non-proliferazione.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Sulla carta, <i>Oppenheimer </i>potrebbe apparire un film poco nolaniano: si tratta, in primo luogo, di un film biografico, senza quell'elemento "di genere" che rimaneva comunque presente nell'altro film più "classico" di Nolan, <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2017/08/dunkirk.html" target="_blank">Dunkirk</a>. Ci</i> sono molteplici piani narrativi, certo, ma sono molto semplici da decodificare, semplici "avanti e indietro" temporali che non disorientano nemmeno per un attimo, ben lontani dagli intricati e molteplici piani di trama di <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2010/09/inception-recensione-2_26.html" target="_blank">Inception</a></i> e <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2020/08/tenet.html" target="_blank">Tenet</a></i>, ma anche dai semplici cambi di prospettiva di <i>The Prestige. </i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Eppure <i>Oppenheimer </i>è forse la summa del cinema nolaniano, l'apice (per ora) della sua analisi della finitezza dell'uomo, declinata in un'ossessione per il tempo (cronologico, ma soprattutto cinematografico) e <a href="https://filmora.blogspot.com/2016/08/locchio-del-regista-2-christopher-nolan_93.html" target="_blank">nella sua attrazione per il sublime</a>, per ciò che terrorizza e al tempo stesso attira, per quelle oscure pulsioni che ci portano a spingere sempre più in là i limiti di ciò che è umanamente possibile. Il tempo è materia plasmabile nelle mani di Nolan, che lo manipola a suo piacimento: anni di vita diventano pochi minuti di montaggio, mentre un'audizione al Congresso viene riportata praticamente in tempo reale. Non è un caso che Nolan dilati i momenti che si focalizzano sul percorso alla ricerca del Vero, uno dei grandi obiettivi della scienza, destinato però a eludere tutti, anche le menti più geniali, come ben illustrato dalla figura di Einstein e del misterioso dialogo tra lui e il protagonista che verrà rivelato solo a fine film: anche i geni, in fondo, vengono superati, sorpassati da una realtà che si rivela sempre più complessa di quel che vorremmo, sempre un passo avanti rispetto ai nostri tentativi di scoperta.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Oppenheimer è un moderno Prometeo, che nel fornire agli uomini il controllo su un'energia primordiale (l'atomo come il fuoco) dà anche loro la chiave per distruggersi. L'uomo vuole decifrare la natura, capirla, imbrigliarla, piegarla ai suoi voleri. Ma questo anelito ha un costo terribile, che spesso sfugge alla comprensione di chi lo persegue, fino a quando la realtà non gli sbatte in faccia la verità - la scena in cui Oppenheimer capisce che l'atomica non porterà alla "fine di tutte le guerre" ricorda da vicino il memorabile <a href="https://www.youtube.com/watch?v=ZbE_CR8SXqY" target="_blank">dialogo tra Michael Caine e Hugh Jackman</a> in <i>The Prestige</i>, un altro momento in cui il lato oscuro della scienza veniva rivelato in tutto il suo dirompente orrore.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Oppenheimer è un uomo in perenne tensione, in balia di forze uguali e opposte che lo tirano in direzione diverse: scienza e politica, scoperta ed etica, lavoro e famiglia, passione e amore. Tutto, intorno a lui, è funzionale (il che ha portato a comprensibili polemiche circa la scarsa profondità di scrittura di alcuni personaggi, quello di Florence Pugh su tutti) al raggiungimento di un obiettivo che però è sempre cangiante, mutevole, il che fa sì che anche ciò che vuole Oppenheimer sia sempre indefinito, sfuggente, impossibile da comprendere per gli altri e, forse, anche per lui stesso. Nolan esalta la figura del genio solitario ma, al tempo stesso, la demitizza, la priva di ogni sovrastruttura, rendendola carne e calandola in un contesto collettivo, in cui il merito è condiviso ma la responsabilità ricade sulle spalle solo di alcuni. Più che un dramma di genialità, quello di Oppenheimer è un dramma del potere, che porta il protagonista sulla polvere e sull'altare nonostante le sue azioni non siano che il prodotto di un lavoro di gruppo, nel bene e nel male. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3HjMGCYO5-86EcJaMCqqn6esvPdjvEijVqAGxbqeos3w_J_m8YfCl7L_dona42_D_uQfU1BCfxSPUS8Zw20AdaRWPCRzaDtwFcqt6tRAsraADlVmX2QovduaREmzCd4oIVPMpYCM5rPXc_9XPOyXfWzwu4CwpJQoifwdinTmxUYiBGitrm5prS3Fj0pU/s1400/Oppenheimer-movie-film-11-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="1400" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3HjMGCYO5-86EcJaMCqqn6esvPdjvEijVqAGxbqeos3w_J_m8YfCl7L_dona42_D_uQfU1BCfxSPUS8Zw20AdaRWPCRzaDtwFcqt6tRAsraADlVmX2QovduaREmzCd4oIVPMpYCM5rPXc_9XPOyXfWzwu4CwpJQoifwdinTmxUYiBGitrm5prS3Fj0pU/w640-h360/Oppenheimer-movie-film-11-1.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">La demitizzazione colpisce anche il progresso scientifico: ciò che eleva Oppenheimer non è solo la sua ricerca della verità e la sua passione per la scoperta, ma è il dubbio, un dubbio generativo che fa sì che, anziché preoccuparsi di difendere la sua eredità, si scagli senza patemi contro il figlio che ha contribuito a partorire una volta che ha compreso il vaso di Pandora che ha scoperchiato. Oppenheimer non è, infatti, solo Prometeo, ma anche Epimeteo, colui che porta il Male (per riprendere una geniale intuizione di David Lynch <a href="https://www.youtube.com/watch?v=vYg8nos8SdA" target="_blank">nell'ultima stagione di <i>Twin Peaks</i></a>) nel mondo ma, a differenza del suo grande rivale (non diremo chi per evitare spoiler) ha la capacità di riconoscerlo, di mettere la verità davanti al suo orgoglio scientifico, alla sua reputazione, al desiderio di gloria e onori.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nolan firma una sceneggiatura ad orologeria di cui il montaggio è parte integrante, con dialoghi ad orologeria che si alternano in un crescendo di ritmo che non lascia un attimo di respiro, soprattutto nella prima parte. La fotografia indugia su primi piani di Oppenheimer, come a voler scavare in un animo che invece vuole solo nascondersi dal mondo, esibendo una facciata di volta in volta diversa, ma scarta spesso anche su immagini degli elementi, delle esplosioni, una rappresentazione visiva del sublime che riflette l'orrore e l'attrazione che attanagliano l'anima del protagonista. Il lavoro più clamoroso, però, è quello sul sonoro, elemento che Nolan cura come forse nessun regista in attività: Nolan sceglie il silenzio laddove ci si aspetterebbe rumore, e rumori assordanti laddove ci si aspetterebbe silenzio, creando una continua contraddizione che segue le tribolazioni di Oppenheimer e che si sposa perfettamente alla splendida colonna sonora di Ludwig Göransson.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Tutto il grande lavoro del regista sarebbe sprecato, però, se non fosse sostenuto da un cast di prima grandezza. Cillian Murphy si rivela finalmente al grande pubblico come uno dei più grandi attori in circolazione. La sua prova è un manuale di espressioni trattenute eppure rivelate, il suo sguardo di ghiaccio e il suo viso scavato che rivelano il rovello interiore dell'enigmatica sfinge che interpreta. Intorno a lui brillano un po' tutti, da un Josh Hartnett quasi irriconoscibile a un Kenneth Branagh perfetto nella parte di Bohr, passando per Matt Damon e per chi ha ruoli minoti ma comunque fondamentali, come Rami Malek e Gary Oldman. Robert Downey Jr conferma di essere un attore eccezionale, interpretando alla perfezione un personaggio complesso e centrale come Lewis Strauss. Una nota di merito va però alle due interpreti femminili, Florence Pugh ed Emily Blunt, che riescono a dare spessore e profondità a due personaggi che, come spesso capita a Nolan, sembrano scritti in maniera monodimensionale. Il cambio di intenzioni di Blunt durante la sua testimonianza alla commissione per l'energia atomica, in particolare, è un pezzo di bravura.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nolan realizza un film complesso, ambizioso, stratificato, che riesce però a intrattenere nonostante una durata mastodontica e un tema non certo leggero. <i>Oppenheimer </i>è grande Cinema: è il lavoro di un grande regista in pieno controllo dei propri mezzi, capace di dosare sapientemente riflessione filosofica e spettacolo, introspezione e ritmo narrativo, realizzando un film che entra nella testa, nel cuore e nelle ossa, e ci pone di fronte a interrogativi vecchi come il mondo, ma che oggi più che mai ci sembrano lontanissimi dall'essere risolti. </div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><b><i>*****</i></b></div><div style="text-align: left;"><b><i><br /></i></b></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2004160175728616191.post-1527132624638561112023-07-24T10:53:00.005-07:002023-07-24T11:20:47.189-07:00Barbie<p><b>Life of plastic ain't fantastic</b></p><p><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/WaOn1q0PHoE" title="YouTube video player" width="560"></iframe></p><div style="text-align: left;">Barbie Stereotipo vive a Barbieland, un Eden rosa confetto dove tutto è perfetto e le varie Barbie conducono la vita che desiderano. Improvvisamente, però, Barbie Stereotipo viene assalita da pensieri di morte, e comincia a perdere la sua perfezione: per ritrovarla, dovrà avventurarsi nel nostro mondo, dove troverà una realtà molto diversa da quella che immaginava.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cosa significa essere donne, e in particolare essere donne oggi? Domanda da un miliardo di dollari, che domina da tempo discorsi in circoli intellettuali e sui social media (con fazioni faziose l'un contro l'altra armate che troppo spesso soffocano le voci di chi ha davvero qualcosa da dire) e, in misura minore (fin troppo minore), quelli della politica. Molte, ma soprattutto molti, dei partecipanti a questo dibattito avrebbero sorriso condiscendenti se un mese fa qualcuno avesse detto loro che una delle risposte più convincenti, per quanto giocoforza non approfondite, a questa domanda sarebbe arrivata da un film <i>mainstream </i>hollywoodiano, uno di quelli progettati per guadagnare soldi. Il sorriso si sarebbe trasformato in risata sguaiata se questo qualcuno avesse detto loro che il film in questione avrebbe avuto per protagonista Barbie, colei che per le fazioni faziose rappresenta o il simbolo di quando le donne "facevano veramente le donne", prima che saltassero loro strani grilli per la testa come, che so, la parità di trattamento; oppure, dall'altra parte, il simbolo del patriarcato turbocapitalista con scappellamento a destra come fosse Soros.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ambedue le fazioni avrebbero torto. Greta Gerwig realizza un film che qualcuno ha già definito, a ragione, <a href="https://www.esquire.com/it/cultura/film/a44585879/barbie-film-recensione/" target="_blank">un potenziale cult generazionale</a>: un film divertentissimo, visivamente abbacinante e ipercreativo, e al tempo stesso in grado di parlare di condizione femminile in modo efficace, senza risultare né eccessivamente didascalico, né troppo superficiale. Chiariamoci, il livello di approfondimento avrebbe indubbiamente potuto essere maggiore, ma non in un film del genere, che mira a parlare a un pubblico grande, grandissimo: l'analisi più approfondita spetta a film come <i><a href="https://filmora.blogspot.com/2021/04/una-donna-promettente.html" target="_blank">Una donna promettente</a>, </i>che hanno un target di pubblico (ed economico) molto più ristretto. Il miracolo di Gerwig sta nel riuscire a parlare comunque di condizione femminile, patriarcato e mascolinità in un film dai colori pastello che ha come protagonista Barbie, sfruttando proprio l'ambiguità culturale della bambola per portare avanti il proprio messaggio.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8-2ckqw9fgd8XONPgZ-caXwy5y6TEh13D660Z7OlwGLDIiftSpfzlzWbJls95jsex7j7eZW5NHdNvTH1iIYdAlRCP6fuDd0OD_dhICKIltuFN0HqDZUkYNXQ1r0m0lWShmS-MDlkdGfNfYUqy-VxcYYR0unroACl8AxGy_L2VtVXc1IFmEXVD-yKLBpI/s3000/221216103336-03-barbie-movie-6435429f2f7e7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1688" data-original-width="3000" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8-2ckqw9fgd8XONPgZ-caXwy5y6TEh13D660Z7OlwGLDIiftSpfzlzWbJls95jsex7j7eZW5NHdNvTH1iIYdAlRCP6fuDd0OD_dhICKIltuFN0HqDZUkYNXQ1r0m0lWShmS-MDlkdGfNfYUqy-VxcYYR0unroACl8AxGy_L2VtVXc1IFmEXVD-yKLBpI/w640-h360/221216103336-03-barbie-movie-6435429f2f7e7.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Barbie</i> è uno di quei film che non si può fare a meno di descrivere con l'abusata parola stratificato: c'è il puro intrattenimento, con alcuni dei momenti più divertenti dell'anno cinematografico, ma c'è anche una <a href="https://www.vox.com/culture/23800753/barbie-review-bible-eden" target="_blank">metafora biblico-religiosa</a>, un Eden a sessi invertiti in cui il patriarcato si insinua come il biblico serpente, e in cui la presa di coscienza porta all'emancipazione (sarebbe felice Milton); c'è una fantasia con momenti di follia degni dei Looney Tunes, ma c'è anche u<a href="https://www.newyorker.com/culture/the-front-row/barbie-is-brilliant-beautiful-and-fun-as-hell" target="_blank">na riflessione sul riappropriarsi della propria narrativa</a>, con il gioco "sbagliato" che si rivela più giusto di quello "corretto" e predefinito; c'è, come detto, una riflessione sulla femminilità, ma anche una <a href="https://time.com/6287484/barbie-male-fragility-ken/" target="_blank">sulla mascolinità fragile</a>, perfettamente incarnata dal Ken di Ryan Gosling, co-protagonista <i>flamboyant</i> che cerca (e spesso riesce, in modo goffo ed esilarante) a rubare lo schermo all'eroina del film; c'è, infine, un film per ragazze che hanno appena dismesso le loro Barbie, e per donne che le hanno dismesse tempo fa, e che ora, forse, le riscoprono con le proprie figlie.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ci sarebbe ancora tanto da dire sui temi del film, ma mi limiterò a dire che Gerwig ha il grande merito di non fermare la "critica a Barbie" a quella, delle sue impossibili proporzioni fisiche e al conseguente irraggiungibile ideale di perfezione, ma di sviscerare quello che è, forse, un problema ancora più grave creato dalle varie incarnazioni della bambola: quello di aver fatto credere a tantissime bambine di poter essere tutto ciò che volevano (artiste, astronaute, medici), come se tutto fosse a portata di mano: non è un caso che l'atto dirompente di <i>Barbie</i>, quello che mette in moto l'azione e squarcia il velo di Maya è il tentativo di creare Barbie che raccontino la realtà del nostro mondo, una realtà in cui le donne devono combattere contro barriere di ogni genere (esplicite e implicite, esterne e introiettate) per poter trovare un proprio posto nel mondo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Gerwig, con abilità da equilibrista, riesce a mantenere in equilibrio tutte queste anime, realizzando uno dei prodotti più metatestuali mai visti al cinema (nemmeno <i>Lego Movie</i> aveva toccato queste vette). A volte il gioco le sfugge di mano, è vero, e ci sono alcuni punti in cui la trama è meno scorrevole: le scene con i dirigenti di Mattel, ad esempio, sono abbastanza superflue, e sembrano quasi un excusatio non petita con cui Gerwig cerca di far vedere che attacca anche l'azienda che sta producendo il film - un esercizio non necessario visto ciò che fa nel resto del film. </div><div style="text-align: left;">La regista, tuttavia, riesce nella difficile impresa di non farsi intrappolare né in un eccessivo world building, né in una furia moralizzatrice che avrebbero azzoppato il film. Barbieland esiste, e basta: la spiegazione di "come funziona" è di quelle che ci aspetteremmo nei film di fiabe o, appunto, in un corto con Road Runner e Will. E. Coyote. Allo stesso modo, l'unico vero "spiegone" del film, un monologo affidato ad America Ferrera, viene declinato in modo geniale, e riesce a essere sia un momento di risveglio (il momento in cui ogni donna scopre di star giocando a un gioco truccato), sia una parodia dei discorsi motivazionali da film sportivo che tanto piacciono al pubblico maschile: se lo avete trovato ridondante o poco realistico, provate a riguardare un monologo come quello di Al Pacino in <i>Ogni Maledetta Domenica</i> e chiedervi chi farebbe un discorso del genere nella vita reale (risposta: nessuno, nella vita reale va più o meno come nel <i><a href="https://youtu.be/Xp_0ITy8nrk" target="_blank">Maledetto United</a></i>).</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQdPp9HPllpUj_4dVh2UHpZJ8Uh04PIjVOzlW2gmANrXx4iKiaH98Ja_iYNWPVfP0euRzPfPGzkfE7aKj7ha3H6hvXSWk2uzIGc2Ds4PX26OiDR0NVdqqRcUxpqMMou5ZuaIZFMZaQSC52XKaNRvfO5UBanGTGTQdTWYpvNwWZbGc8tJMt0rMS7YbJ-fU/s1280/barbie-movie-official-trailer.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQdPp9HPllpUj_4dVh2UHpZJ8Uh04PIjVOzlW2gmANrXx4iKiaH98Ja_iYNWPVfP0euRzPfPGzkfE7aKj7ha3H6hvXSWk2uzIGc2Ds4PX26OiDR0NVdqqRcUxpqMMou5ZuaIZFMZaQSC52XKaNRvfO5UBanGTGTQdTWYpvNwWZbGc8tJMt0rMS7YbJ-fU/w640-h360/barbie-movie-official-trailer.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Visivamente, <i>Barbie</i> è un trionfo: dalla scenografia alla fotografia, passando per i costumi, raramente si è vista una perfezione di colori, forme e proporzioni (al di fuori di un film di <a href="https://filmora.blogspot.com/2016/07/locchio-del-regista-1-wes-anderson.html" target="_blank">Wes Anderson</a>), che tocca il suo apice in un momento che coinvolge tutti i Ken verso la fine del film. Il comparto musicale non è da meno, tra canzoni in stile musical e musiche di successo che si integrano perfettamente nell'anima pop del film, che con piglio warholiano prende un'icona e la reimmagina con l'occhio dell'artista.</div><div style="text-align: left;">Il cast è semplicemente perfetto: Ryan Gosling domina la scena con un giusto mix di bovina idiozia, plasticosa avvenenza, e pericolosa stolidezza, ma Margot Robbie offre una performance fenomenale, meno appariscente ma tremendamente efficace, fatta di microreazioni e gesti che donano un'anima alla bambola di plastica più stereotipata che ci sia. Accanto a loro da segnalare anche le prove di America Ferrera, vero cuore morale ed emotivo del film, Kate McKinnon, fenomenale Barbie Strana, e Michael Cera, uomo anonimo e, al tempo stesso, molto più profondo dei suoi "amici" Ken.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>Barbie</i> è un animale mitologico che credevamo estinto, un blockbuster d'autore che adotta un taglio postmoderno che non tutti riusciranno a digerire. Per molti risulterà ipertrofico, un film che prova a dire troppo senza dire nulla: è una critica legittima, anche se chi scrive non concorda vista la complessità e la stratificazione che Gerwig è stata in grado di creare. A risultare artificiose o, peggio ancora, preconcette sono le critiche di alcuni commentatori (tutti di sesso maschile) che, come <a href="https://servizioadomicilio.substack.com/p/barbie-barbie-ovunque" target="_blank">ben evidenziato da altre persone più qualificate di me</a>, sembrano sorpresi e addirittura stizziti nel trovarsi davanti un prodotto di cui, udite udite, non sono il target principale. Ricordano, in tal senso, le critiche piombate addosso a <i>Black Panther</i>, accusato di non pensare abbastanza al pubblico bianco, classico target dei film di supereroi.</div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i>Barbie</i> è un film scritto pensando alle donne, è vero; ma non è, nonostante quanto possano dire alcuni, un film che odia gli uomini, a meno che lo spettatore non veda come un insulto il fatto che una bambola anonima, accessoria e dal sorriso stolido come Ken venga rappresentato come un personaggio anonimo, stolido, e accessorio. Barbie è, invece, un film che ha tanto, tantissimo da dire anche agli uomini: basta voler ascoltare o, se proprio si vuol fare orecchie da mercante, farsi trascinare da un ottovolante forse un po' troppo lungo, ma coloratissimo e divertentissimo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">****</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b><i><span style="color: #20124d;">Pier</span></i></b></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div>Cavalli e Segugihttp://www.blogger.com/profile/14723128394204902633noreply@blogger.com0