Il film ripercorre la carriera di Federico Fellini, dagli esordi come vignettista alla rivista satirica Marco Aurelio fino al successo come regista cinematografico, prima in Italia, poi nel mondo. Utilizzando una raffinata combinazione di girato e materiale d'archivio, il film fa rivivere Fellini attraverso racconti, testimonianze e immagini dell'epoca d'oro del cinema italiano.
Ettore Scola omaggia il collega e amico Fellini con un film che di documentaristico ha solo l'intento, rivelando fin dalle prime immagini la propria natura di opera narrativa. La vita di Fellini viene raccontata con la delicatezza e l'umanità che contraddistinguevano i film del regista romagnolo, trasportando lo spettatore in una dimensione a metà tra il reale e il sogno, dove é impossibile distinguere il falso dal vero. Fellini, magnifico bugiardo, ci viene raccontato attraverso le voci di chi lo ha conosciuto, espresse attraverso immagini di repertorio o, per la maggior parte, attraverso la voce suadente di un narratore scanzonato (l'ottimo Vittorio Viviani). Ecco cosí ricostruite le amicizie con Scola e Mastroianni, le lunghe gite notturne per curare l'insonnia, l'insaziabile curiosità umana di Fellini, le prime avventure cinematografiche, il successo e la consacrazione degli Oscar. Tra tutti i momenti spiccano peró i gloriosi anni al Marco Aurelio, vera e propria fucina di talenti che vide nelle sue fila future glorie del cinema italiano come Steno, Age e Scarpelli, Marchesi e Metz, Fellini e lo stesso Scola, che proprio presso il giornale strinse amicizia con Federico. Le riunioni di redazione sono un inno alla vita, un tripudio di ironia, voglia di fare e di ridere della vita, che arricchisce il film di realismo e umanità.
La regia di Scola si muove sapiente tra i diversi piani della narrazione, tra scene reali ed oniriche, il cui ideale ponte diventano gli incontri notturni a bordo dell'auto di Fellini, tra madonnari filosofi e prostitute che coltivano illusioni d'amore e di una vita normale. La fotografia é semplicemente stupenda, e l'alternanza tra momenti "documentari" e narrativi é gestita con misura e maestria.
Che strano chiamarsi Federico! offre non solo un meraviglioso ritratto di Fellini, ma anche un affresco del cinema italiano di quell'epoca, creando una sorta di amarcord per la gloria passata che lascia lo spettatore affascinato, ma con un pizzico di amaro in bocca per il confronto con il presente.
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Pier
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