Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Riley è una bambina felice e spensierata, con genitori premurosi, amici fidati e una passione per l'hockey su ghiaccio. Le sue azioni sono regolate da cinque emozioni che vivono nella sua testa all'intero del Quartier Generale, guidate da Gioia, che ha molto a cuore la felicità della bambina. Insieme a lei ci sono Paura, Disgusto, Rabbia e Tristezza, goffa e pasticciona. Quando la famiglia deve trasferirsi a San Francisco, Riley e le sue emozioni saranno messe a dura prova, e dovranno affrontare un'odissea emotiva per ritrovare la serenità.
Geniale: questo è ciò che tutti abbiamo pensato dopo aver visto i primi trailer di Inside Out, e il film non delude le attese, portandoci davvero all'interno della mente della protagonista con una genialità visiva e narrativa senza precedenti. Docter, che si conferma come il miglior regista della casa di Emeryville, riesce a bilanciare perfettamente i momenti in cui vediamo Riley e quelli in cui assistiamo a ciò che accade nella sua testa, creando un meccanismo narrativo innovativo e avvincente che chiunque altro faticherebbe a sostenere per la durata di un lungometraggio.
E se è vero che, dopo un inizio scoppiettante, pieno di trovate tanto ingegnose quanto esilaranti, il film nella parte centrale diviene più "standard" a livello narrativo, con la classica odissea dell'eroe (in questo caso, gli "eroi" Gioia e Tristezza) nel tentativo di tornare a casa, è innegabile che il modo in cui questo viaggio viene raccontato è una vera gioia per gli occhi. Il mondo delle emozioni e della mente viene raccontato con dovizia di particolari, che riescono a essere sia visivamente stimolanti, sia scientificamente (quasi) accurati. La scena del pensiero astratto è allo stesso tempo divertente e rivoluzionaria per un film in computer grafica, e in generale tutta la mente di Riley viene raffigurata con una serie continua di trovate che ha pochissimi precedenti nella storia dell'animazione. Il finale, poi, torna al livello dell'inizio, toccando vette di commozione e coinvolgimento emotivo degne di quelle dei primi minuti di Up o del finale di Monsters & Co. (non a caso, sempre di Docter), e presenta un messaggio educativo non banale. Il personaggio di Bing Bong, fanciullesco ibrido tra delfino, gatto ed elefante con la goffa grazia di Charlot, è la perfetta metafora dell'infanzia che se ne va, del bambino che continua a vivere dentro di noi anche quando cresciamo.
Inside Out è un capolavoro, in grado di emozionare, divertire e far riflettere, con cui la Pixar torna finalmente ai livelli di creatività e innovatività che la hanno resa famosa, dopo alcuni passi falsi fatti di recente. Non perdetelo.
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Pier
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