mercoledì 9 settembre 2015

Telegrammi da Venezia 2015 - #3


Terzo telegramma da Venezia.



Man Down (Orizzonti), voto 5.5. In un'alternanza tra flashback e narrazione del presente, il film racconta l'odissea di un marine che deve ritrovare la famiglia in uno scenario post-apocalittico. La storia, soprattutto all'inizio, non brilla per originalità, ma ha alcune idee interessanti e offre numerosi spunti visivi. Shia LaBeouf, pur bravo, sembra un po' fuori parte.

The Fits (Biennale College), voto 7. Il film racconta il passaggio alla pubertà di un gruppo di ballerine hip-hop attraverso un'intelligente metafora che dona al tutto un delicato tocco di soprannaturale. Un bell'esordio.

Sangue del mio Sangue (Concorso), voto 4. Bellocchio realizza un film sconnesso, con due parti che non c'entrano niente l'una con l'altra, la prima pessima per banalità e messa in scena, la seconda sorretta dal vampiresco Roberto Herlitzka (che vale al film un voto in più) e da una buona idea di fondo, ma che naufraga comunque nel finale. Mal scritto e mal recitato (la recitazione di Piergiorgio Bellocchio dovrebbe essere proibita dalla Convenzione di Ginevra, e il cast di contorno è penoso, con l'eccezione di Alba Rohrwacher), il film finisce inspiegabilmente in concorso a Venezia, e alcuni critici prezzolati inneggiano pure al capolavoro. Da evitare come la peste.

Anomalisa (Concorso), voto 8. Kaufman (autore, tra gli altri, di Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello) realizza un (altro) intelligente racconto psicoanalitico, che in alcuni punti tocca vette di genialità. L'uso dell'animazione in stop motion fa guadagnare all'opera in incisività e forza visiva.

11 Minutes (Concorso), voto 8.5. Dopo aver vinto il Premio della Giuria nel 2010, Jerzy Skolimowski torna al Lido con un film sulla forza irresistibile del caso. Ritmato, incalzante, teso e capace di grande ironia (il finale è volutamente esilarante), 11 Minutes si candida come uno dei favoriti per il Leone d'Oro.

Heart of a Dog (Concorso), voto 7. Laurie Anderson, storica compagna di Lou Reed, realizza un film poetico e fortemente visivo, fatto di suggestioni, immagini e ricordi più che di una narrazione unitaria e strutturata. L'esperimento funziona, e la vita di Laurie raccontata attraverso gli occhi del suo cane assume connotazioni ora comiche, ora tragiche, ora poetiche, ora grottesche, in un'alternanza di musiche, luci e colori che suggestionano, pur senza convincere fino in fondo.

The Endless River (Concorso), voto 2. Qui la recensione fatta per NonSoloCinema.

Pier

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