martedì 31 dicembre 2019

I nostri dieci migliori film degli Anni Dieci

Siamo arrivati alla fine del decennio, e per molti è tempo di bilanci. Solitamente questo sito si sottrae a questi giochini con liste ed elenchi, ma il calembour scorre potente nell'autore, che non ha potuto farsi sfuggire l'occasione di fare una top 10 degli anni Dieci.

Esaurita questa triste nota personale, veniamo alla lista. La premessa di rigore è che non è stato facile. Per nulla. Sono partito da una prima lista di trenta film, poi ridotta a quindici, e infine ridotta a dieci.

Alcune scelte sono state molto dolorose, ma alla fine hanno prevalso i film che, oltre ad aver ottenuto un buon giudizio su questo sito, rispettavano uno o più dei criteri che avevo scelto in partenza, proprio per evitare di farmi guidare dal cuore. Quelli che troverete qui di seguito non sono necessariamente i miei film preferiti del decennio (alcuni lo sono), ma film che rispettano questi criteri. Quali? Vediamoli insieme.

I film inclusi nella lista dovevano aver segnato in modo deciso o addirittura rivoluzionato il genere cui appartengono; dovevano parlare in modo efficace, magari anticipandolo, di un fenomeno (sociale, storico, antropologico, filmico) che ha segnato il decennio che sta per finire; dovevano, infine, rappresentare una cinematografia il più possibile vasta, sia in termini di genere che di paese, fermo restando l'inevitabile bias verso i film anglofoni. Alcuni dei film della lista rispettano tutti questi criteri, altri solo alcuni.

Senza ulteriore indugio, ecco i magnifici dieci di FilmOra, presentati in ordine cronologico di uscita, e accompagnati da una breve nota, oltre che dal link alla recensione (basta cliccare sul titolo del film). Alla fine dell'elenco troverete anche i film che sono entrati nella selezione ristretta di quindici, le nostre "menzioni onorevoli."

I Magnifici Dieci

1. The social network, di David Fincher


Nel decennio appena finito, in cui i social media (e Facebook in particolare) sono diventati sempre più pervasivi nelle nostre vite, tra fake news, fughe di dati, e la semplice condivisione di informazioni personali, è impossibile non inserire il film che per primo ha lanciato l'allarme sul potere derivante dal controllo di questi media. The social network è il Quarto Potere del nostro millennio e, pur mancando dell'afflato creativo del capolavoro di Welles, è dotato della sua stessa forza nel metterci di fronte ai pericoli derivanti dalla glorificazione del self-made man e del capitalismo, ignorando i pericoli di un tale potere economico in mano a personaggi dalle dubbie qualità umane e morali.


2. Inception, di Christopher Nolan


Christopher Nolan: pochissimi registi hanno segnato come lui l'immaginario del decennio appena trascorso. Si può amarlo, si può odiarlo, ma non si può rimanere indifferenti di fronte al suo cinema. Inception provocò addirittura un dibattito nella redazione di FilmOra, che sfornò non una ma due recensioni (che trovate qui e qui - la mia, con scarsa sorpresa dei miei amabili detrattori, è quella positiva). La cosa non è sorprendente: Inception è forse la summa del cinema di Nolan, della sua diabolica capacità di fondere cinema d'autore e blockbuster, portando sullo schermo meccanismi narrativi fino a quel momento scarsamente utilizzati e che da allora vantano infiniti tentativi di imitazione. Inception ha segnato il modo indelebile il genere thriller e di spionaggio, raccogliendo l'eredità di Hitchcock e portandola nel nuovo millennio (al punto che anche un grande come Scorsese non poté ignorarne la lezione). Non può, dunque che suscitare reazioni forti, anche grazie a un finale meraviglioso che fa discutere ancora oggi.


3. Habemus Papam, di Nanni Moretti


Rileggendo la recensione da me scritta per Habemus Papam ai tempi della sua uscita non ho potuto fare a meno di sorridere: quel finale, che già allora avevo trovato potente, si è rivelato profetico in modo quasi inquietante. La crisi di coscienza in un Papa sembrava impossibile, e invece nel 2013 Benedetto XVI si è dimesso. Nessuno avrebbe potuto prevederlo: nessuno, tranne Moretti, che con questo film firma un'altra opera profetica (non si dimentichi Il Caimano), e quello che ritengo il miglior film italiano del decennio.


4. The Master, di Paul Thomas Anderson


In un decennio segnato dall'ascesa (o, meglio, dal ritorno) dell' "uomo forte", di leader carismatici e demagoghi in grado di smuovere le masse con la loro retorica incendiaria ma efficace, capaci di plasmare a loro vantaggio la verità, il film di Anderson risuona con la forza delle profezie di Cassandra: una voce inascoltata (scarso il successo di pubblico) che attraverso una storia di ieri racconta il potere nel mondo di oggi con efficacia insuperata, usando immagini, suoni, e attori con la sapienza di cui sono capaci solo i grandi maestri.


5. Solo gli Amanti Sopravvivono, di Jim Jarmush


Nel 2008, Twilight debuttava al cinema. I vampiri diventano un fenomeno commerciale, e l'estetica e la narrativa di Twilight diventano il modello per una serie di film e prodotti audiovisivi senz'anima, volti solo a cavalcare l'onda. L'ultimo film della saga di Twilight esce nel 2012, e solo due anni dopo Jim Jarmush, uno dei registi più eclettici in attività, realizza Solo gli amanti sopravvivono: un film lirico, visivamente sontuoso, in cui i vampiri diventano i difensori di un'estetica perduta, soffocata dalla macchina insaziabile del capitalismo. Il film di Jarmush è un testimone fondamentale in un'epoca in cui il dibattito sul tema infuria, coinvolgendo anche grandi nomi del calibro di Scorsese, e dimostra come l'autorialità e l'Arte siano sempre possibili, anche in quei generi dove sembrava non ci fosse più nulla di originale da dire.


6. Behemoth, di Liang Zhao


Purtroppo mai uscito in Italia, Behemoth è un documentario rivoluzionario, una vera e propria opera d'arte che mostra tutte le potenzialità poetiche ed espressive di un genere troppo spesso sottovalutato e considerato "minore". Non posso far altro che parafrasare le poche righe che scrissi dopo averlo visto a Venezia nel 2015: "La Divina Commedia di Dante per raccontare il dramma della modernizzazione in Cina, dalla devastazione del paesaggio al lavoro inumano in miniera, passando per le città fantasma costruite nel mezzo del nulla. Un documentario potente, poetico ed evocativo, che non esito a definire un capolavoro."


7. Mad Max: Fury Road, di George Miller


Esattamente trent'anni dopo aver abbandonato la saga, George Miller è tornato a dirigere Mad Max, dopo aver dedicato le sue attenzioni a prodotti diversissimi come Babe: maialino coraggioso, L'olio di Lorenzo, Happy Feet. Il risultato è un film che distrugge le regole del cinema d'azione e le riscrive da capo, un capolavoro cinetico di energia futurista che mostra le infinite possibilità di un genere troppo spesso appiattito su stilemi e formule. La folle corsa di Max e Furiosa è uno spettacolo sontuoso ed epico, che funziona alla perfezione sia nella sgargiante versione a colori che nella cupa versione in bianco e nero. Ammiratelo.


8. La La Land, di Damien Chazelle


Il decennio passato è stato il decennio del lavoro sempre più incalzante, delle relazioni a distanza e della scelta, sempre più amara, tra amore e realizzazione professionale. È stato anche il decennio in cui abbiamo detto addio definitivamente al film hollywoodiano classico, ormai fuori dal tempo e fuori moda per un mondo che ha un altro impianto di valori. La La Land è il capolavoro che riesce a unire queste due anime: la splendida lettera d'addio a un'epoca, e al tempo stesso la perfetta descrizione dei nostri tempi, deprivati del romanticismo. Un film diventato iconico (come previsto), con le musiche e alcune scene che sono ormai patrimonio popolare, continuamente citate, usate, ricordate. Il Cantando sotto la pioggia dei nostri tempi, condito di un realismo amaro ma che arriva dritto al cuore.


9. SpiderMan: Un Nuovo Universo, di Bob Persichetti, Peter Ramsey, e Rodney Rothman


Chi mi conosce può immaginare quanto sia stato difficile per me non mettere un film Pixar come paladino dei film di animazione, ma l'obiettività rende impossibile non scegliere Spider-Man: Un nuovo universo come eccellenza nella categoria. In un'epoca in cui l'animazione in computer grafica sembrava aver trovato una cifra espressiva codificata, e le innovazioni apportate erano ormai solo incrementali, Spider-Man: Un nuovo universo ha sconvolto le regole del gioco, portando con sé un'innovazione visiva dirompente, seconda solo a quella portata dal primo Toy Story. La combinazione di diverse tecniche di animazione era già stata provata, ma mai su così vasta scala e con una così vasta commistione di stili, colori, linee, che risultano in un film degno di apparire in una mostra sulla pop art. Spider-Man segna un nuovo punto di partenza per l'animazione, e apre strade finora inesplorate che consentiranno la nascita di nuove forme espressive.


10. La Favorita, di Yorgos Lanthimos.


In un decennio segnato da una rinascita del movimento femminista, tra "Time's up" e #MeToo, il film di Lanthimos giunge come un amaro promemoria delle ragioni sistemiche e sociali che sono alla base della discriminazione di genere che ancora esiste nella società. Con il consueto mix di tragico, grottesco, e comico, e sorretto da una fotografia sontuosa, Lanthimos mette a nudo il sistema partriarcale che fa sì che nemmeno una regina possa dirsi veramente libera. Un film storico che parla al presente, e invoca un cambio sistemico epocale che nessuno sembra essere intenzionato a mettere in atto.


Menzioni onorevoli

I film che sono quasi entrati in top 10, presentati senza un ordine particolare.

1. Logan, di James Mangold. Il miglior esempio di film di superereoi autoriale, con un perfetto bilanciamento tra visione registica innovativa, spettacolarità, e rispetto del materiale di partenza.

2. Moonrise Kingdom, di Wes Anderson. Molte liste di questo genere riportano il più spettacolare Grand Budapest Hotel, ma a mio parere Moonrise Kingdom rappresenta al meglio non solo la poetica di Wes Anderson, ma anche i nostri tempi, in cui i più giovani si battono per cambiare una realtà devastata da adulti stolidi e assenti.

3. Inside Out, di Pete Docter. Un film che parla di e genera emozioni, portandoci a spasso per la nostra mente come solo la Pixar sa fare, con il giusto bilanciamento di risate e commozione, reale e fantastico. Docter riesce a far sembrare "semplice" una tematica super complessa, creando l'ennesimo mondo in cui immergersi ancora, e ancora, e ancora.

4. One More Time with Feeling, di Andrew Dominik. Un documentario atipico, girato quasi interamente in interni ma con il respiro visivo di un western di John Ford, che ci trascina in un viaggio al centro della musica, ma anche del lutto e del grande male del nostro tempo: la depressione.

5. C'era una volta a... Hollywood, di Quentin Tarantino. Un film che è la summa di Tarantino e del suo modo di intendere il cinema, e al tempo stesso il suo film più innovativo da decadi. Una favola moderna pervasa di nostalgia, in cui il sogno prende il sopravvento sulla realtà, e tutto appare dorato come non lo è mai stato.

Pier

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