L'epica del potere
Freddie Quell è un reduce dellla Seconda Guerra Mondiale. La guerra lo ha segnato profondamente a livello psicologico, e ogni tentativo di cura e reinserimento nella società sembra destinato a fallire. Ossessionato da sesso e alcool, che distilla anche in proprio, Freddie sembra destinato a una vita da emarginato, fino a quando non incontra Lancaster Dodd, un intellettuale poliedrico a capo di un movimento parareligioso, che sostiene di poter aiutare Freddie. Inizialmente attratto dal nuovo metodo e dalle sue capacità introspettive, la recalcitranza di Freddie a ogni tipo di autorità diverrà al tempo stesso motivo di contrasto e di fascinazione per Dodd, nonostante le proteste della moglie, energico braccio destro dell'intellettuale, decisa a difendere a ogni costo le idee del marito dalle critiche.
Dopo l'epica del denaro e dell'avidità de Il Petroliere, Paul Thomas Anderson usa la storia della fondazione di una setta religiosa come pretesto per indagare il ruolo che il potere ricopre nelle nostre vite. Chi cercava un film su Scientology rimarrà probabilmente deluso: Anderson non è interessato alla setta in quanto tale, ma alle motivazioni che portano gli uomini a cercare qualcuno che li comandi. Dodd, in grado di attrarre a sè e di convincere a seguirlo migliaia di persone, è affascinato da Quell per la sua capacità di vivere senza sottostare a nessuno, per la sua capacità di essere un cavallo selvaggio in un mondo di recinti. La scena della "gara" in motocicletta rappresenta alla perfezione il rapporto tra i due, con Freddie che cerca di seguire i dettami di Dodd, ma finisce invece per rompere le briglie e far sì che sia Dodd a voler seguire lui.
Nell'analisi dei rapporti di potere centrale è anche la moglie di Dodd, vero e proprio "master" della setta, eminenza grigia che con mano sicura guida il marito nelle sue uscite pubbliche e difende la setta da ogni attacco, con mezzi più o meno leciti. Per lei Freddie è un pericolo, una variabile impazzita all'interno della perfetta equazione che ha disegnato intorno al marito: non è affascinata da lui, ma è preccupata dalla pericolosa influenza che sembra esercitare su Dodd, influenza che potrebbe privarla del suo potere su di lui.
"Tutti hanno bisogno di un capo", dice Dodd a Freddie, perchè tutti hanno bisogno di qualcosa o qualcuno da seguire. I due protagonisti seguono due strade speculari, con Freddie che cerca disperatamente di integrarsi, di far parte di qualcosa, mentre Dodd anela a quella libertà che predica, ma che per lui è soltanto un ricordo. Il fallimento di entrambi i loro percorsi sembra preludere a una fine e a un nuovo inizio, che però Anderson, attraverso la tecnica della ring composition, fa coincidere con l'inizio di tutta la vicenda. Come ne Il Petroliere, i protagonisti
sono parte di grandi scene drammatiche e preda di titaniche forze che
non riescono a controllare, eroi di un poema epico moderno in cui la grande impresa non è più conquistare un tesoro o una città, ma conquistare se stessi.
Gli attori offrono una prova sontuosa, con un Joaquin Phoenix
inquietante, commovente e stralunato, un Hoffman pacato ma tormentato, e un'Amy
Adams nel ruolo per lei inedito di un personaggio duro, direttivo e
calcolatore. Sarebbe davvero sorprendente se nessuno dei tre venisse premiato con un Oscar.
La realizzazione è praticamente perfetta a livello tecnico, con fotografia, montaggio e sonoro che si uniscono armonicamente per rappresentare le due anime dei protagonisti, frustrate nel loro tentativo di autorealizzazione. La trama è un po' troppo diluita, con il ritmo che rallenta un po' in alcuni punti, ma senza per questo intaccare la maestosità dell'insieme. Resta tuttavia il dubbio che una maggiore concisione avrebbe giovato alla forza del messaggio, enfatizzando i punti centrali del racconto e mantenendo l'attenzione dello spettatore.
The Master è un film forte e potente che, seppur inferiore al Petroliere, pone l'accento su un tema centrale per le società di ogni tempo, e per quella contemporanea in particolare. L'abilità di Anderson nell'analizzare le grandi passioni umane del nostro tempo si dimostra intatta, e la forza del messaggio arriva con meno violenza che ne Il Petroliere, ma entra comunque dentro e accompagna le riflessioni dello spettatore.
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Pier
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