È passato qualche tempo dalle avventure raccontate in Frozen, e tutto sembra procedere tranquillamente ad Arendelle. A turbare la tranquillità arriva una misteriosa voce che solo Elsa sembra sentire: una voce che promette di rivelarle molte verità sul suo passato, la sua famiglia, e l'origine dei suoi poteri. Partirà quindi in un viaggio alla ricerca di una foresta incantata, accompagnata come sempre dalla sorella Anna e da Kristoff, Sven, e Olaf.
Nella sua lunga storia, la Disney ha quasi sempre evitato di produrre sequel dei suoi film d'animazione destinati alla proiezione in sala: l'idea alla base di questa decisione era che i sequel rischiavano di svalutare marchio Disney Animation, il cui valore aggiunto veniva dalla capacità di produrre sempre qualcosa di nuovo all'interno di una formula collaudata. Per anni, quindi, la Disney non ha prodotto alcun sequel.
Negli anni Novanta il trend iniziò a cambiare: nel 1990 uscì in sala con Bianca e Bernie nella terra dei canguri, fino a tempi recenti l'unico sequel Disney destinato alla distribuzione cinematografica. Il vero cambiamento, tuttavia, fu l'inizio della produzione dei sequel "direct to video": realizzati con grande economicità di mezzi e idee, erano di qualità talmente inferiore agli originali da guadagnarsi l'appellativo - in molti casi meritato - di cheapquel (sequel di cattiva qualità).
Frozen 2 è, triste a dirsi, molto vicino a essere un cheapquel. La trama è scontata, prevedibile, senza una vera tensione né una crescita dei personaggi. Manca un villain, sia nel senso classico del termine sia in quello più innovativo sperimentato proprio da Frozen e poi anche da Ralph spacca Internet, lui sì degno sequel dell'originale. La trama è slegata, poco coerente, con momenti comici che si inframmezzano a quelli drammatici senza alcuna logica, in un pastiche degno di quello di alcuni dei peggiori blockbuster della storia recente. Al tempo stesso, la storia è stantia e prevedibile: non c'è nulla che accade nel film che non si possa prevedere con almeno mezz'ora di anticipo, e non si prova mai una reale apprensione per i personaggi: siamo lontani anni luce dall'apprensione e dalle lacrime disperate sentite per Big Hero 6 o per alcuni lavori della Pixar.
I nuovi personaggi sono o inutili o imbarazzanti, figurine appena abbozzate senza alcun approfondimento. I protagonisti non hanno un vero sviluppo al di là di quello già esibito nel primo film: Elsa impara ad accettarsi ancora di più, Anna diventa ancora più indipendente. L'assenza di un arco evolutivo dei personaggi è reso ancora più evidente dal fatto che gli sceneggiatori affidano a Olaf una serie di battute sull'importanza della crescita e sul viaggio come fonte di cambiamento: tematiche che, oltre a essere vecchie e stantie, sono del tutto assenti dal film, e che se presenti dovrebbero essere in grado di emergere da sé, senza spiegazioni didascaliche da parte di uno dei personaggi. Olaf stesso è in alcuni momenti il punto forte del film - esilarante il suo riassunto mimato degli eventi narrati in Frozen - e in altri il suo punto debole: troppo "stupido", infantile e mieloso per intrattenere chiunque abbia superato l'età prescolare.
Persino le musiche, punto forte del primo film grazie soprattutto (ma non solo) al tormentone Let it go, sono di livello decisamente inferiore: Nell'ignoto è poco orecchiabile e non scalda il cuore, e in generale quasi tutte le canzoni si dimenticano già all'uscita della sala. Si salvano solo Mostrati, ottima per potenza e musicalità, ed erede più degna di Let it go rispetto alla collega, e Perso quaggiù, sorretta anche dalla miglior intuizione comico-musicale del film.
Cosa rimane, dunque, a salvare Frozen 2 dall'appellativo di cheapquel? I personaggi principali sono comunque "freschi" e interessanti grazie alla buona caratterizzazione offerta nel primo film, e alcuni momenti comici sono oggettivamente esilaranti. Tuttavia, il punto migliore del film è senza dubbio la parte visiva. A livello puramente tecnico, Frozen 2 è sontuoso, con animazioni ed effetti di livello pari se non superiore all'originale, in grado di immergere lo spettatore in fiabesche atmosfere nordiche che riescono a distrarlo, almeno a tratti, dallo scempio narrativo cui sta assistendo.
Se Frozen 2 doveva essere la conferma, dopo Ralph spacca Internet, della possibilità di realizzare sequel di alta qualità dei classici disneyani, la risposta è senza dubbio negativa. Pare incredibile che uno studio che ha sempre fatto di trama e caratterizzazione i suoi punti di forza abbia realizzato e distribuito un film con difetti così macroscopici che sono in diretta contraddizione con regole basilari della sceneggiatura cinematografica, d'animazione e non. Rimane, appunto, la bellezza delle immagini: poco, troppo poco per un film che aveva un potenziale immenso, e che forse è stato schiacciato dalle necessità commerciali e dall'aspettativa di ripetere il successo del primo capitolo.
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Pier
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