Un classico per i nostri tempi
Inghilterra, età vittoriana. David Copperfield nasce orfano di padre. Allevato dalla madre e dalla governante, vedrà il suo nido idilliaco infranto dall'arrivo di Mur. Murdstone, nuovo marito della madre. Questi, per liberarsene, lo spedisce a Londra a lavorare nella sua fabbrica. Questo è l'inizio di una serie di avventure e disavventure che porteranno il giovane David a scoprire se stesso, passando spesso dalle stelle alle stalle e incontrando una galleria di personaggi memorabili sulla sua strada.
Poco noto al pubblico italiano, Armando Iannucci (scozzese, anche se di origini italiane) è uno degli autori più geniali e innovativi in attività, specializzato in satira politica. Sue sono le meravigliose serie The thick of it e Veep, dove mette a nudo senza pietà e con un misto di crudeltà e ironia molto british le idiosincrasie di politici e politicanti. Laddove il suo primo film, Morto Stalin se ne fa un altro, proseguiva questo filone, La vita straordinaria di David Copperfield vira in direzione della commedia e della satira sociale. Iannucci riprende le tematiche di denuncia della storia di Dickens ma le spoglia quasi del tutto della loro componente patetico-emotiva per puntare su toni leggeri, ma ugualmente efficaci nel mettere a nudo le contraddizioni del sistema delle classi sociali inglesi.
Iannucci mette in atto questa visione già nella scelta del cast, un ensemble multietnico dove un indiano ha genitori caucasici e un'afroamericana un padre asiatico, annullando così ogni differenza razziale. Questa scelta, originale, coraggiosa e mai vista al cinema (più frequente a teatro), ha l'effetto di far risaltare ancora di più le assurdità delle distinzioni per ceto: un sistema di classi rigido, ingessato, che Iannucci, da buon inglese, sa essere vivo e rampante ancora ogni giorno.
Alla rigidità del sistema si oppone la vitalità contagiosa di David, mirabilmente interpretato da Dev Patel, che dà al personaggio un entusiasmo contagioso e fanciullesco, che fa vibrare di vita il film. Accanto a lui, un'indimenticabile galleria di eccentrici, tra cui spiccano Hugh Laurie nella parte dello svampito Mr. Dick, Tilda Swinton in quella dell'eccentrica zia Betsy, e Peter Capaldi nel ruolo del funambolico straccione squattrinato Mr. Micawber.
La sceneggiatura procede per quadri, con i vari episodi della vita di David congiunti solo dalla sua voce narrante. Questa sconnessione a volte rallenta il ritmo del racconto, che però non risulta mai noioso grazie alla brillantezza di dialoghi e personaggi.
Il comparto visivo riflette la vitalità dei personaggi e della sceneggiatura, amplificandole, con una fotografia ariosa e luminosa, costumi pastello, e abitazioni eccentriche che sembrano uscite da un libro di avventure, piene di oggetti e di vita. Tutto sembra un parto della fantasia esuberante di David, un frutto del suo racconto allo spettatore, un'immagine della realtà trasfigurata dai suoi occhi da sognatore che non si arrende di fronte alle difficoltà.
Dietro questa patina spensierata, tuttavia, Iannucci mette in scena un passato di abusi e ingiustizie che ricorda sinistramente il presente, in cui pochi hanno tantissimo e molti devono arrangiarsi, tirare a campare, vivendo alla giornata e trascinandosi tra debiti e mancanza di cibo, con lo spettro della prigione che aleggia su di loro. La Londra vittoriana di Dickens diviene la Londra multietnica di oggi, e la somiglianza è sconcertante ma innegabile.
Iannucci si conferma un regista che ha sempre qualcosa da dire, ma dimostra anche una capacità di cambiare registro e tono senza rinunciare alla sua voce e alla sua visione del mondo. La vita straordinaria di David Copperfield è un film che diverte e dona gioia, ma che al tempo stesso fa riflettere. Alle risate sonore si mescolano i sorrisi amari, in una commistione tra commedia e satira che funziona e colpisce, e che dimostra che alcuni classici hanno ancora tantissimo da dire.
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Pier
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