lunedì 7 dicembre 2020

The gentlemen

La spettacolarità del già visto


Fletcher, un investigatore privato, si intrufola nella casa di Raymond Smith, un gangster e sua vecchia conoscenza, per raccontargli una storia che vede coinvolto il suo capo, il trafficante di droga Mickey Pearson. Raymond sta al gioco, dando il via a una serie di rivelazioni ed eventi che coinvolgono strambi gangster di quartiere, spie, politici, e una serie di doppi giochi.

Dopo anni di lontananza e qualche passo falso, Guy Ritchie torna al genere che lo ha reso famoso, quel mix di gangster movie, commedia e azione che costituiscono il suo marchio di fabbrica. Lo fa con una storia scoppiettante e ritmata, interpretata da attori divertiti e divertenti, che giocano e si mettono in gioco, aiutando Ritchie a creare un gioco di specchi che tiene alta la suspense fino al finale.

Ritchie sembra ispirarsi a Rashomon per la struttura narrativa, con una serie di narratori inattendibili che offrono la loro prospettiva sugli eventi, riempiendo i buchi lasciati dagli altri e ribaltando intere situazioni. L'alternanza tra passato e presente funziona e fa sì che il film non cali mai di ritmo, sorretto ora dalla brillantezza dei dialoghi, ora dalle scene d'azione, ora dalle rivelazioni inaspettate. Ritchie costruisce un gioco di scatole cinesi ben architettato, in cui ogni pezzo cade al suo posto con precisione, lasciando sempre lo spettatore mezzo passo indietro, abbastanza vicino da incuriosirlo e interessarlo a risolvere l'enigma, ma non abbastanza da rivelargli la soluzione.

Il cast è superlativo e perfetto per i personaggi disegnati da Ritchie, la solita galleria umana di soggetti improbabili, eccentrici, sopra le righe.Tra tutti, spiccano uno Hugh Grant in un ruolo inedito che però sembra scritto apposta per lui, e un Colin Farrell stralunato gangster guidato da rigidi principi pedagogici. 

Nonostante il film funzioni, tuttavia, resta una sensazione di già visto, come se The Gentlemen fosse semplicemente una rivisitazione di temi, situazioni, e tecniche già utilizzate in passato da Ritchie. Manca un tentativo di fare qualcosa di diverso, come se Ritchie, dopo essersi avventurato "lontano da casa" con progetti come Aladdin, volesse tornare in fretta in un porto sicuro e conosciuto.

Il risultato è un film che intrattiene, ma solo in modo superficiale, senza risultare memorabile come The Snatch o Lock & Stock. Forse è anche ingiusto chiedere di più a Ritchie, un regista che ha sempre fatto dell'intrattenimento il suo principale obiettivo. Tuttavia, nel suo intento "commerciale", Ritchie aveva anche creato un suo linguaggio espressivo che, nonostante gli evidenti debiti tarantiniani, era riuscito a ritagliarsi una sua identità distintiva. In The Gentlemen ritroviamo quel linguaggio, e scopriamo che, nonostante non sia cambiato in nulla, funziona ancora egregiamente. E, forse, alla fine va bene così.

*** 1/2

Pier

Nota: The Gentlemen, a lungo posticipato per via della pandemia, è uscito in streaming su Amazon Prime Video.

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