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domenica 23 luglio 2023

Mission: Impossible - Dead Reckoning

L'inizio della fine



Un nuovo pericolo minaccia il mondo: è l'Entità, un'intelligenza artificiale divenuta senziente che ogni governo vorrebbe controllare. Per farlo servono però due chiavi e, soprattutto, conoscere la location della serratura che aprono. Ethan Hunt e il suo team vengono messi sulle tracce delle chiave, ma dovranno scontrarsi con nuovi amici e nemici, tra ladre internazionali, killer letali, e profeti dell'Entità stessa.

Non sappiamo se davvero Tom Cruise concluderà le sue missioni impossibili con il secondo capitolo di Dead Reckoning. Gli incassi sono ancora alti, e il pubblico non dà alcun segno di essersi stancato di una saga che ha saputo reinventarsi come poche altre. Mission: Impossible si è infatti costruita a poco a poco una mitologia interna che, pur rimasta sotto traccia fino a Ghost Protocol (complici anche i continui cambi di regista) è stata cristallizzata e "ufficializzata" con Rogue Nation, capitolo da cui la regia è finita nelle solide mani di Christopher McQuarrie, che la guida ancora oggi. Ethan Hunt ora ha un passato, sia prima che "nel mezzo" delle sue avventure già conosciute, ed è proprio quel passato il motore di molti degli eventi recenti della saga.

Tuttavia, gli indizi che questo possa essere l'inizio della fine ci sono tutti. Il tono dell'intero film è crepuscolare, tra committenti sempre più senza scrupoli, al punto da diventare quasi indistinguibili dai "cattivi", ad alleati che sembrano al canto del cigno. La sceneggiatura, pur non mancando di momenti di (riuscitissimo) humor, ha un tono più cupo delle precedenti, complice anche un villain tanto invisibile quanto potente, un'intelligenza artificiale che incarna tutti i nostri peggiori incubi, una versione "reale" della Skynet della saga di Terminator. La trama procede con un'inevitabilità da tragedia greca, come se tutto fosse già predefinito, prevedibile, con il braccio destro dell'Entità che prevede destini funesti come un novello Tiresia. Non tutti i passaggi sono riuscitissimi (in particolare il coinvolgimento di White Widow risulta un po' superfluo, per quanto rivedere Vanessa Kirby e il suo personaggio deliziosamente ambiguo faccia sempre piacere), ma il film azzecca in pieno il tono e, come sempre, il ritmo, che non cala mai di intensità nonostante la durata monstre e, appunto, un po' eccessiva.

I nuovi personaggi sono molto ben delineati, dal Gabriel, arcangelo della nuova divinità, interpretato con vena messianica da Esai Morales, alla Paris di Pom Klementieff, letale assassina dalla faccia d'angelo debitrice tanto di James Bond quanto di Quentin Tarantino. A brillare più di tutti è però la Grace di Hayley Atwell, scritta con un taglio da ladra hitchockiana che rende le sue scene riuscitissime e molto divertenti, con un taglio da caper movie che offre un benvenuto contrasto alla tensione dell'anima spionistica del film. Accanto a loro, i "soliti" protagonisti si muovono con l'esperienza di chi ormai indossa gli abiti del suo personaggio come fossero i propri.

McQuarrie si conferma ottimo regista action, con riprese che rimangono sempre sui personaggi, senza movimenti da mal di mare che rendono impossibile capire cosa stia succedendo. Ogni pugno, ogni colpo, ogni fuga rocambolesca sembra reale, e questo è soprattutto merito della sua capacità di costruire l'inquadratura e di preferire un montaggio ampio e avvolgente anziché frenetico e martellante. Ovviamente gran parte dei meriti va anche al cast, Tom Cruise in testa, per la scelta di effettuare i propri stunt, spesso con grande sprezzo per la propria incolumità. Ci sono almeno due pezzi di bravura mozzafiato (qui il dietro le scene del più spettacolare) che lasceranno lo spettatore a bocca aperta, oltre a uno dei car chase più divertenti visti al cinema negli ultimi anni, che non esiterei a definire "Lupiniano". 

La prima parte di Dead Reckoning si conferma all'altezza degli ultimi capitoli della saga, anche se la trama un po' troppo arzigogolata lo pone leggermente alle spalle di Rogue Nation e Fallout. Riesce anche a gestire bene, e non era semplice, il fatto di essere un film giocoforza incompleto, gestendo molto bene l'arco narrativo, senza lasciare una sensazione di incompiutezza ma, al tempo stesso, lasciando lo spettatore con il desiderio di sapere come andrà a finire.

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Pier

giovedì 8 settembre 2022

Telegrammi da Venezia 2022 - #6

Sesto telegramma da Venezia, con documentari su grandi maestri, splendidi esordi giudiziari, figli problematici, e riscoperte musicali.


Sergio Leone - L'italiano che inventò l'America (Venezia Classici), voto 8. Splendido documentario sulla carriera di Sergio Leone, che alterna testimonianze dei suoi storici collaboratori (dal rumorista a Morricone, dall'addetto al sonoro a Dario Argento) e di registi statunitensi influenzati dal suo lavoro, come Scorsese, Spielberg, e Tarantino. Ricostruzioni e commenti sono puntuali, un saggio di storia e analisi del cinema che farà felici gli appassionati ma costituisce anche un ottimo punto di partenza per un neofita.

The Son (Concorso), voto 6. Dopo The Father, Zeller torna alla regia con l'adattamento di un'altra sua pièce teatrale, questa volta incentrata sulla gestione di un figlio problematico e tormentato. Il ritratto delle difficoltà e dell'incapacità sociale di capire e gestire la depressione è efficace, ma manca di originalità espressiva e tematica. 

Dreamin' Wild (Fuori Concorso), voto 6. Il film racconta l'incredibile storia vera dei fratelli Emerson: da adolescenti, a fine anni Settanta, registrano un album casalingo, che dà il titolo al film. L'album non riceve alcuna attenzione, ma viene riscoperto quasi per caso alla fine degli anni Duemila, quando raggiunge un grande successo critico e persino commerciale. Ma è forse troppo tardi per resuscitare un sogno che i due fratelli, e in particolare Donnie, autore di tutte le canzoni, credevano morto e sepolto, e cui hanno già sacrificato tanto. Film molto classico nella struttura, ma ben scritto e recitato, con Noah Jupp che ruba la scena nel ruolo del giovane Donnie.

Saint Omer (Concorso), voto 8.5. Un esordio folgorante nel cinema di finzione per Alice Diop, finora documentarista, che racconta la storia di due donne che si incrocia attraverso il mito di Medea: una regista che vuole farne un film, e una donna accusata di aver ucciso il proprio figlio. Diop riprende il processo a quest'ultima, vero cuore del film, con un piglio documentarista, ed è una scelta vincente: le emozioni scorrono potenti senza bisogno di artifici retorici e pelosi pietismi (Gianni Amelio avrebbe potuto imparare qualcosa), la maternità viene analizzata nei suoi lati più oscuri e inconfessati, scoperchiando una tematica che la nostra società tende a seppellire. 

Pier

sabato 24 aprile 2021

Oscar 2021 - I pronostici

Questa notte, come ogni anno, gli occhi del mondo cinematografico si sposteranno sul Dolby Theatre di Los Angeles per la cerimonia di premiazione della novantaduesima edizione degli Academy Awards. 

Ma quest'anno non sarà come tutti gli altri: la pandemia ha costretto molti film attesissimi a rimandare la loro uscita; i cinema sono ancora chiusi in molti paesi, con la conseguenza che molti dei film in concorso (tutti quelli non usciti su piattaforme di streaming) non sono stati visti da milioni di potenziali spettatori; la stessa cerimonia di premiazione si svolgerà con i candidati suddivisi tra più location per rispettare le norme sanitarie.

Insomma, è stato un anno molto anomalo, e anche i nostri pronostici e scelte personali ne risentiranno. Per la prima volta da tempo immemorabile, infatti, non ho visto molti dei film in concorso. Basterà questo a fermarmi? Ovviamente no. Ciarlare dello sconosciuto è la specialità di ogni critico concionatore e il sottoscritto non fa eccezione.

Pronti? Iniziamo!


Miglior montaggio
Cinque ottimi candidati, ma tutti dicono meraviglie del montaggio di Sound of metal, curato da Mikkel E. G. Nielsen, danese già montatore, tra gli altri, dell'ottimo Beasts of no nation. La mia scelta personale ricade su Alan Baumgarten per lo splendido lavoro di cucitura tra passato e presente, materiale filmato e d'archivio ne Il processo ai Chicago 7.

Pronostico: Mikkel E. G. Nielsen, Sound of metal

Scelta personale: Alan Baumgarten, Il processo ai Chicago 7


Miglior fotografia
La fotografia wellesiana di Mank, o il lirico realismo di Nomadland? La competizione sembra concentrarsi tra questi due titoli, e personalmente non ho dubbi su chi scegliere: il lavoro di Joshua James Richards è uno dei punti di forza del film di Chloé Zhao, il cuore pulsante di un piccolo, grande capolavoro. Su di lui ricade sia il mio pronostico che la mia scelta personale.

Pronostico: Joshua James Richards, Nomadland
Scelta personale: Joshua James Richards, Nomadland


Miglior film d'animazione
Impossibile non indicare Soul, sia come favorito che come film del cuore. E la concorrenza, quest'anno, è anche agguerrita: Onward, un po' snobbato perché uscito nel breve periodo di riapertura dei cinema durante la pandemia, è un degnissimo rivale "casalingo", una splendida storia familiare che diverte e commuove; Wolfwalkers ha raccolto consensi unanimi in tutto il mondo. Tuttavia, il nuovo film di Pete Docter (a parere di chi scrive il miglior regista Pixar, e non da oggi) è un'esplosione di creatività, innovazione e voglia di osare, un'improvvisazione jazz che avvolge, trascina, e commuove.

PronosticoSoul
Scelta personale: Soul


Miglior attore non protagonista
I grandi protagonisti sembrano essere gli attori di Judas and the Black Messiah, inspiegabilmente candidati ambedue come non protagonisti. Tra i due spicca Daniel Kaluuya, già nominato per Get out!. Non avendo visto il film, devo giocoforza indicare qualcun altro per la mia scelta personale, che ricade su Sacha Baron Cohen, splendido hippie ne Il processo ai Chicago 7 .

Pronostico: Daniel Kaluuya, Judas and the Black Messiah

Scelta personale: Sacha Baron Cohen, Il processo ai Chicago 7


Miglior attrice non protagonista
Una delle categorie più incerte, con almeno tre contendenti che partono alla pari: Glenn Close per Elegia americana, Olivia Colman per The father, e Amanda Seyfried per Mank. Scommetto su Oliva Colman, sulla quale ricade anche la mia scelta personale: è sulla fiducia, non avendo visto il film, ma vi sfido a dirmi che sbaglio a fidarmi.

Pronostico: Olivia ColmanThe father
Scelta personale: Olivia ColmanThe father

"Ah, non ti fidi?"

Miglior sceneggiatura originale
Tra i candidati c'è Aaron Sorkin. Aaron Sorkin è il Dio della sceneggiatura, non avrai altro Dio all'infuori di lui. Il processo ai Chicago 7 è un'apoteosi della sua scrittura, tra dialoghi splendidi, monologhi appassionati, walk and talk da antologia. Mi pare evidente su chi ricadano sia pronostico che scelta personale. E se l'Academy sceglierà diversamente, peste li colga.

Pronostico: Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7
Scelta personale: Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7


Miglior sceneggiatura non originale
Competizione accesa in questa categoria, con un testa a testa tra Chloè Zhao per Nomadland e Kemp Powers per l'adattamento della sua piece teatrale in Quella notte a Miami... . Dico Kemp Powers, ma la mia scelta personale ricade sulla Zhao.

Pronostico: Kemp Powers, Quella notte a Miami...
Scelta personale: Chloè Zhao, Nomadland


Miglior attrice protagonista
Qui la favorita, nonostante la concorrenza serrata (da Frances McDormand per Nomadland a Carey Mulligan per Una donna promettente), sembra essere Viola Davis per Ma Rainey's Black Bottom. La Davis è come sempre strepitosa, e il film biografico paga sempre, quindi la vittoria sembra cosa certa. Tuttavia, la mia scelta personale ricade su Vanessa Kirby, semplicemente eccezionale nella parte di una madre in lutto in Pieces of a Woman - altro film passato ingiustamente inosservato ma da recuperare (è su Netflix).

Pronostico: Viola Davis, Ma Rainey's black bottom
Scelta personale: Vanessa Kirby, Pieces of a woman

One woman show

Miglior attore protagonista
Qui il favorito sembra essere Chadwick Boseman per Ma Rainey's Black Bottom, sia per l'ottima interpretazione sia per l' "effetto lutto" che inevitabilmente influenzerà le scelte dei giurati. La mia scelta personale ricade invece su Gary Oldman, una delle poche note liete di quel sublime pasticcio che è Mank. 
Pronostico: Chadwick Boseman, Ma Rainey's black bottom
Scelta personale: Gary Oldman, Mank

Miglior regia
Un solo nome al comando: Chloé Zhao. Nomadland è un film universale e personale, e porta l'impronta indelebile di una regista che farà molto parlare di sé, capace di unire sublime e triviale, assoluto e quotidianità, risate e commozione. 

Pronostico: Chloè Zhao, Nomadland
Scelta personale: Chloè Zhao, Nomadland

Schegge di meraviglia da Nomadland

Miglior film
In un anno difficile come questo, uno potrebbe aspettarsi una bassa qualità dei film in concorso. Invece, a sorpresa (o forse no), la mancanza di blockbuster ha aperto le porte a prodotti indipendenti che normalmente sarebbero magari passati inosservati: film personali, ma potenti, in grado di commuovere e far riflettere, ma che soprattutto riflettono in modo evidente la visione autoriale dei propri registi. Il favorito, manco a dirlo, è Nomadland , su cui ricade anche la mia scelta personale, ma occhio alle possibili sorprese: sia Minari sia Judas and the Black Messiah potrebbero aggiudicarsi la statuetta più ambita.

Pronostico: Nomadland
Scelta personale: Nomadland


Questo è tutto. Cosa aspettate? Correte in sala scommesse!

Pier

sabato 12 settembre 2020

Venezia 2020 - Il Totoleone

Anche quest'anno siamo giunti al termine della Mostra del Cinema: una Mostra giocoforza anomala, nell'anno del Coronavirus, ma portata a compimento in sicurezza grazie a un'organizzazione certosina e perfetta, con norme di sicurezza rispettate grazie a controlli puntuali e un pubblico attento. Non si possono che fare i complimenti ad Alberto Barbera, che ha fortemente voluto questa Mostra in presenza, e alla Biennale tutta, dai dirigenti alle maschere di sala, per l'organizzazione.

È stata una Mostra diversa, meno hollywoodiana e più internazionale, con pochi picchi, sia in positivo che in negativo, con tre fils rouges che hanno attraversato tutto il Concorso: il primo è quello del guardare alla Storia, vera o presunta, e del suo impatto sul presente (Quo vadis, Aida?, Wife of a Spy, Dear Comrades, Nuevo Orden, Miss Marx); il secondo quello del vuoto e delle sperequazioni create dal sistema economico dominante (Nomadland, Never Gonna Snow Again, Notturno); e il terzo quello dell'emancipazione e dell'emergere delle voci femminili (The World to Come, Pieces of a Woman, Le Sorelle Macaluso). Una Mostra, dunque, che ha toccato molti temi che stanno segnando la nostra contemporaneità.

Di seguito i pronostici, quasi sicuramente sbagliati, per il Leone d'Oro e gli altri premi, corredati come sempre dalle mie preferenze personali.


Premio Mastroianni per il miglior attore emergente
Molti protagonisti "giovani" nei film in Mostra, da Padrenostro a Le Sorelle Macaluso. Tuttavia, nessuno di loro raggiunge la freschezza e l'energia del cast di Khorshid, tutto composto da attori non professionisti, ma dotati di un'espressività e di una vitalità che sono il cuore pulsante del film. Su di loro ricadono sia il mio pronostico e la mia scelta personale.
Pronostico: Il cast di Khorshid
Scelta personaleIl cast di Khorshid

Coppa Volpi maschile
Dopo un'edizione 2019 segnata dalla splendida prestazione di Joaquin Phoenix in Joker, un'edizione 2020 segnata da una sorprendente assenza di ruoli memorabili per gli attori di sesso maschile (ne contiamo appena quattro). Tra tutti, sembra spiccare Alec Utgoff, protagonista di Never Gonna Snow Again, che si aggiudica sia il mio pronostico che la mia scelta personale.
PronosticoAlec Utgoff, Never Gonna Snow Again
Scelta personaleAlec Utgoff, Never Gonna Snow Again

Coppa Volpi femminile 
Sfida molto agguerrita, con moltissime prestazioni memorabili. Tra queste ne spiccano tre: Jasna Đuričić per Quo Vadis, Aida?, Vanessa Kirby per Pieces of a Woman, e Frances McDormand per Nomadland. Tutte e tre meriterebbero, ma la Kirby sembra favorita. La mia scelta personale cade invece su Frances McDormand, semplicemente perfetta.
Pronostico: Vanessa Kirby, Pieces of a Woman
Scelta personale: Frances McDormand, Nomadland

Gran Premio della Giuria 
Qui il favorito sembra Notturno di Gianfranco Rosi, sia per la bellezza delle immagini e l'originalità del racconto, sia per il tema affrontato, capace di parlare ai cuori di giurati di tutto il mondo. La mia scelta ricade invece su Never Gonna Snow Again, bella favola surreale.
PronosticoNotturno
Scelta personaleNever Gonna Snow Again

Leone d'Argento (Miglior Regia) 
Da questo premio potrebbe arrivare la grande sorpresa della Mostra, ovvero un riconoscimento all'oscuro ma meritevole film azero In Between Dying, racconto esistenzialista di un killer in fuga da se stesso e inseguito dalla Morte. La mia scelta ricade invece su Pieces of a Woman per il meraviglioso primo atto.
Pronostico: Hilal Baydarov, In  Between Dying
Scelta personale: Kornél Mundruzcò, Pieces of a Woman

Leone d'Oro 
Sfida davvero accesa e incerta: come l'anno scorso, manca un chiaro favorito, e letteralmente qualunque film del concorso potrebbe aggiudicarsi l'ambito premio. La mia scelta personale ricade su Nomadland, il mio pronostico su quello splendido pugno allo stomaco che è Nuevo Orden, capace di accontentare sia i cinefili che gli amanti del cinema commerciale.
Pronostico: Nuevo Orden
Scelta personale: Nomadland

È tutto anche per quest'anno, ci risentiamo per l'edizione 2021, speriamo in condizioni sanitarie più tranquille.

Pier

martedì 8 settembre 2020

Telegrammi da Venezia 2020 - #3

 Terzo telegramma dalla Mostra del Cinema 2020. Molti film che si focalizzano sul tema del racconto e della narrazione - orale, visiva, scritta - altri che affrontano la quotidianità di persone comuni e uno, infine, che racconta una notte eccezionale nella vita di alcuni grandissimi personaggi.

Mainstream (Orizzonti), voto 6. La ricerca sfrenata della celebrità nel mondo dei social media e degli youtuber: il film intrattiene e offre una splendida prova di Andrew Garfield e alcune trovate visive interessanti, ma per il resto racconta temi e situazioni già visti e stravisti. Qui la recensione estesa scritta per Nonsolocinema.

The World to Come (Concorso), voto 6.5. Due donne nel New England di fine Ottocento, una vita spartana in cui non sembra esserci spazio per amore, poesia e sogno, che invece trovano nella compagnia reciproca. Un film che racconta un incontro di solitudini, con una fotografia pittorica in luce naturale che viene troppo spesso soffocata da un'invadente voce fuori campo.

La Nuit des Rois (Orizzonti), voto 8.5. Costa d'Avorio: un carcere in mezzo al nulla è controllato dai detenuti, organizzati con un sistema di gerarchie da principato rinascimentale. Quando sorge una luna rossa, inizia la Notte del Romanzo, in cui un prigioniero - detto Romanzo -  deve raccontare una storia. Durante la notte, si tessono intrighi per detronizzare l'attuale capo, mentre il racconto del Romanzo diventa un'esperienza catartica collettiva. Ispirato alla reale situazione di una prigione in Costa d'Avorio, il film è uno splendido inno alla potenza del racconto, alla sua natura condivisa e quasi magica, capace di esorcizzare paure ed evocare demoni, toccando le corde emotive più profonde e potenti dell'animo umano. Un'esperienza unica.

One Night in Miami (Fuori Concorso), voto 7. La notte in cui Cassius Clay ha appena conquistato il titolo dei pesi massimi contro Sonny Liston, in un hotel di Miami si svolge una riunione che cambierà il corso della storia dei diritti civili, e della vita di Clay in particolare: presenti, oltre al pugile, Malcolm X, Jim Brown, uno dei più grandi campioni della storia della NFL, e Sam Cooke, padre della musica soul. Si parla di diritti degli afroamericani, ma soprattutto di come ottenerli, con posizioni spesso conflittuali. Un film che, è triste dirlo, racconta una storia terribilmente attuale. Nonostante l'impianto forse eccessivamente statico e teatrale (il testo ha la sua origine come spettacolo teatrale, e si vede), il film risulta comunque efficace e di grande impatto, soprattutto grazie alla qualità della scrittura e alle ottime prove dei protagonisti, tra cui spicca Eli Goree, splendidamente gigione e perfetto interprete di Clay-Alì.

Haylaletler - Ghosts (Settimana della Critica), voto 5.5. Un blackout unisce temporaneamente i destini di cinque persone nella Istanbul di oggi. Una premessa interessante, ma sviluppata senza un'idea chiara, con scarso equilibrio tra i vari personaggi e un messaggio che, se c'era, non traspare affatto.

Notturno (Concorso), voto 8. Dopo il Leone d'oro ottenuto con Sacro GRA, Rosi torna alla Mostra con un ritratto delle zone di guerra in Medio Oriente, raccontate attraverso le vite dei cittadini comuni, catturati nella loro quotidianità. Teso, forte, quasi mai retorico, il film di Rosi cattura, avvince, e fa riflettere, sorretto anche dalla bellezza abbacinante di alcune immagini.

Pier e Simone

domenica 6 settembre 2020

Telegrammi da Venezia 2020 - #2

Secondo telegramma da Venezia, con una selezione dalle varie sezioni. Una Mostra che, complice forse lo stop alle produzioni causato dalla pandemia, è più internazionale che mai, con voci da ogni paese.


The Furnace (Orizzonti), voto 8. Uno splendido film d'avventura sullo sfondo dell'Australia di fine Ottocento, un incontro di diverse culture che imparano a collaborare per sognare e sopravvivere. Qui la recensione estesa scritta per Nonsolocinema.

The Duke (Fuori Concorso), voto 8. Splendida commedia dolceamara che racconta la storia vera di un uomo che rubò un dipinto di Goya dalla National Gallery per chiedere in cambio il canone televisivo gratuito per i pensionati. Una storia di ribellione sociale raccontata con humor, ottima scrittura, e una coppia di interpreti strepitosi, Jim Broadbent e Helen Mirren.

Pieces of a Woman (Concorso), voto 7.5. Una storia potente, attuale, che affronta un tema potenzialmente ostico come la perdita di un figlio con grande vitalità sia visiva che narrativa, evitando la pesantezza che spesso caratterizza film del genere e raccontando con efficacia la storia di una donna che vuole trovare il suo modo di vivere il lutto e raccontare la sua storia, senza accettare le narrative e prescrizioni che chi sta intorno cerca di imporle. Vanessa Kirby offre un'interpretazione eccezionale.

Kitoboy - The Whaler Boy (Giornate degli Autori), voto 7. Un film che racconta il passaggio da adolescenza ad età adulta: un ragazzo russo che vive nei pressi dello stretto di Bering, in un villaggio isolato che vive della caccia alle balene. L'unica distrazione dei ragazzi del villaggio è una chat erotica, ma il giovane protagonista si innamora di una delle ragazze. Il suo viaggio per conoscerla è un'odissea che lo porterà a conoscere infinite genti, e soprattutto a conoscere se stesso.

Khorshid - Sun Children (Concorso), voto 8.5. Dei ragazzi di strada in Iran tirano a campare con piccoli furti e lavoretti. Vengono ingaggiati da un piccolo malvivente locale per recuperare un tesoro, nascosto nelle viscere di una scuola. Per raggiungere il loro obiettivo, dovranno andare tra i banchi. La caccia al tesoro diventa uno splendido percorso di maturazione, una riflessione sull'importanza dell'educazione, dell'amicizia, e di trovare qualcuno che creda nel tuo potenziale. Il film non sfocia mai nella banalità o nella retorica, e alterna alla perfezione avventura, risate, e commozione, fino allo splendido crescendo del finale.

Pier

venerdì 27 luglio 2018

Mission: Impossible - Fallout

Invecchiare con stile


Ethan Hunt riceve una nuova missione impossibile: recuperare una valigia di plutonio e scoprire l'identità degli Apostoli, l'organizzazione terroristica che vuole usare il plutonio per realizzare armi nucleari, e di John Lark, il loro misterioso finanziatore. Ethan raduna la sua squadra e parte all'inseguimento del plutonio, tra Berlino, Parigi, Londra e il Kashmir, in una missione che lo metterà di fronte ai fantasmi del suo passato e del suo presente.

Partiamo con una confessione: chi scrive è da sempre appassionato della saga di Mission: Impossible, che, nonostante qualche mezzo passo falso, è sempre riuscita a coniugare l'adrenalina dei film di James Bond con un amore per gli intrighi spionistici degna di John Le Carrè. In questo senso, Mission: Impossible - Fallout è un'apoteosi. Visivamente, il film raggiunge forse le vette più alte della saga, con scene d'azione di altissimo livello e fotografate con un realismo che riesce a far dimenticare l'improbabilità di molte delle scene cui si assiste. I combattimenti, i salti nel vuoto, i folli inseguimenti sono tutti ripresi con mano ferma e con inquadrature panoramiche che permettono di apprezzare al meglio le coreografie, anziché le consuete immagini traballanti e iper ravvicinate cui ci hanno abituato certi blockbuster. La scena nel bagno è un pezzo di bravura registico (un applauso a Christopher McQuarrie, al suo secondo film nella saga), e Tom Cruise soddisferà anche lo spettatore più esigente con le sue acrobazie al limite della follia, eseguite senza l'ausilio di stunt.

La sceneggiatura è ritmata e intrigante al punto giusto e, anche se non raggiunge le vette del primo film, regala comunque quel clima da intrigo spionistico in stile Guerra Fredda che costituisce uno degli ingredienti fondamentali di un buon film di Mission: Impossible: l'apocalisse è sempre incombente, i cattivi sono sempre un passo avanti, il salvataggio, se arriva, arriva sempre all'ultimo secondo. Il film si ricollega anche ai capitoli precedenti, compiendo uno sforzo narrativo nuovo per la trama, e per questo molto gradito, cercando di riconnettere i vari pezzi della biografia di Ethan Hunt per creare una storia episodica ma coerente. Ethan si trova quindi ad affrontare il peso delle sue scelte e a interrogarsi sulla dimensione etica del suo lavoro. Il tema, tuttavia, non viene esasperato, ma affrontato con il giusto livello di approfondimento per un film che è prima di tutto una storia di spionaggio.

Tom Cruise interpreta il protagonista con il consueto mix di ironia, spericolatezza e invulnerabilità apparente, lanciandosi a rotta di collo in scene sempre più pericolose e spettacolari che tengono lo spettatore con il fiato sospeso. Accanto a lui ritroviamo Rebecca Ferguson, convincente nella parte della spia dagli occhi di ghiaccio già vista nello scorso capitolo (prima volta che una "Impossible girl" ritorna per un secondo film) e Simon Pegg, sempre perfetto nel ruolo di spalla comica, e il fedelissimo Ving Rhames, l'ormai iconico Luther, unico personaggio a parte Ethan a essere presente in tutti i film della saga. Accanto a loro si muovono le new entry, con Vanessa Kirby (già vista nel ruolo della Principessa Margaret in The Crown) perfetta nel ruolo di femme fatale, e un Henry Cavill invece un po' legnoso in quello dell'agente CIA, che si fa notare più per i famosi baffi rimossi digitalmente in Justice League che per la sua prova d'attore.

Mission: Impossible si consacra ancora una volta come la saga d'azione più interessante del cinema contemporaneo, in grado di offrire due ore di grande intrattenimento , senza scivolare né nell'eccessiva sospensione dell'incredulità come Fast and Furious, né in un'introspezione che mal si adatta al genere. Intrigo, azione e sequenze spettacolari: Mission: Impossible - Fallout offre questo e molto altro, alzando nuovamente l'asticella di una saga che non mostra davvero i segni dell'età.

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Pier