sabato 28 novembre 2009
Meno male che ci sei
giovedì 26 novembre 2009
Rivediamoli - Io e Annie
mercoledì 25 novembre 2009
Rivediamoli - Accadde una notte
Ellie Andrews (Claudette Colbert) è una viziata ragazza di Miami che scappa dalla famiglia per raggiungere e sposare a New York il ragazzo che ama. Per sfuggire ai tirapiedi del padre, sguinzagliati per trovarla, la giovane Ellie viaggia per la East Coast, martoriata dalla crisi del '29, in autobus. Durante il viaggio incontra il giornalista Peter Warne (Clark Gable) che, squattrinato e senza lavoro, accetta di proteggere la ragazza in cambio dell'esclusiva sul suo ritrovamento. In realtà, tra una peripezia e l'altra i due finiranno per innamorarsi.
domenica 22 novembre 2009
Segreti di Famiglia
martedì 17 novembre 2009
Howard Hawks - I dimenticati: puntata 7
Nato in una famiglia benestante del Wisconsin, dopo la laurea Hawks si trasferisce a Los Angeles, dove inizia a lavorare nel mondo del cinema e conosce Douglas Fairbanks, uno dei più celebri attori dell'epoca.
Il suo esordio alla regia avviene quasi per caso, sostituendo il regista malato di un film in cui recitava la moglie di Fairbanks, Mary Pickford.
Per dirigere il suo primo vero film, tuttavia, Hawks deve aspettare la fine della Prima Guerra Mondiale, quando la Fox lo ingaggia per dirigere The Road to Glory.La vera svolta nella sua carriera avviene però nel 1932, quando Howard Hughes gli offre la regia del gangster-movie Scarface. Il film diventa un riferimento per il genere, grazie a una sceneggiatura molto forte per l'epoca, che affronta a viso aperto temi scottanti come la violenza e l'incesto. Hawks sfrutta al massimo le capacità recitative di Paul Muni, che interpreta Tony Camonte, chiaramente ispirato alla figura di Al Capone. Il film è anche migliore del pur ottimo (e più celebre) remake realizzato da De Palma.
Tra il 1943 e il 1944 Hawks cambia decisamente genere, e gira due film di notevole interesse: il primo, Arcipelago in fiamme, è un bellico molto profondo, in cui i protagonisti sono i membri della squadriglia aerea B-17, che arriva disarmata a Pearl Harbour proprio nel momento dell'attacco giapponese; il secondo, Acque del sud, sfrutta appieno il carisma dei due protagonisti, Humphrey Bogart e Lauren Bacall. Bogart è un cinico avventuriero della Martinica che, spinto anche dal fascino della Bacall, decide di aiutare i partigiani francesi contro il regime di Vichy.
Il vero capolavoro di Hawks, tuttavia, doveva ancora arrivare: nel 1946 il regista realizza Il grande sonno, il miglior noir della storia del cinema, ancora con Bogart e la Bacall. Hawks riesce a fondere suspence, ritmo, ironia e seduzione, creando un cocktail perfetto, in cui tutti sono colpevoli e nessuno lo è veramente. Una vera pietra miliare, che colpisce ancora oggi e che presenta due attori in stato di grazia.
Negli anni successivi, Hawks si dedica con successo ai generi più disparati, dalla commedia, con Gli uomini preferiscono le bionde (1953), al western, con Un dollaro d'onore (1959. Quest'ultimo è considerato uno dei capisaldi del genere e si distingue per l'ottima prova di Dean Martin, aiuto-sceriffo ubriacone, e per le musiche, in particolare il celebre motivo del deguello di Tiomkin.
Hawks è stato senza dubbio uno dei registi che più hanno influenzato i loro successori: la sua poliedricità è stato un marchio distintivo che allora pochi potevano permettersi, ed è stato uno dei punti di riferimento per l'affermazione del regista come autore. La sua capacità di affrontare temi così diversi rimanendo sempre fedele ai suoi temi prediletti rendono Howard Hawks uno dei primi veri registi moderni.
Alla prossima settimana!
Pier
lunedì 16 novembre 2009
Julie e Julia
Julie, giovane statunitense, vive nel mito di Julia Child, la scrittrice e presentatrice TV che sdoganò la cucina francese presso le casalinghe americane. Il sogno di Julie è di conoscere la sua beniamina, e incomincia a tenere un blog per raccontare le sue avventure tra i fornelli nel tentativo di realizzare le ricette rese celebri dalla Child. Le vicende delle due si incrociano, in un continuo alternarsi tra passato e presente.
Pier
Gli abbracci spezzati
venerdì 13 novembre 2009
Nemico Pubblico
"Nemico pubblico" è il 18° film che ripercorre le ultime vicende della vita del rapinatore di banche John Dillinger. La struttura narrativa è tipica dei film di Mann dove il "buono", in questo caso Purvis, insegue il "cattivo", Dillinger, attraverso una caccia all'uomo che diventa il punto centrale del film. I due personaggi sono presentati nelle prime due scene, il capitano, come freddo poliziotto ambiguo e non del tutto comprensibile, il criminale, come un Robin Hood moderno che ruba alle banche ricche e cancella i debiti ai poveri.
A differenza dei film precedenti, Mann analizza freddamente i fatti , cercando di ricostruire chirurgicamente le vicende, i personaggi e le scene. Dillinger non viene presentato come un eroe, così come accadeva nei film precedenti (penso al film del '73 di Milius), ma raccontato con lo sguardo del cronista che non lascia trasparire nè simpatie e nè favoritismi.
La regia è da scuola di cinema, alcune scene, in particolare quella dello chalet nel Wisconsin e quella conclusiva, sono da brividi, l'accompagnamento sonoro è da Oscar e le ricustruzioni scenografiche e di scena da maestro del cinema; tuttavia, proprio questa esigenza, quasi "giornalistica", di ricostruzione dei fatti appesantisce il film e lo rende lento per buona parte della sua durata. I due attori sembrano scollegati dal loro ruolo e, se da una parte Bale non riesce a dare nè spessore nè personalità al suo personaggio, Depp si conferma attore poco polivalente, che non entusiasma senza il suo classico tocco comico goticheggiante.
Il film è assolutamente da vedere, ma se ci si aspetta un nuovo "Insider", "Heat - la sfida", "L'ultimo dei Mohicani" o "Manhunter", si rimane fortemente delusi.
***
Alessandro
lunedì 9 novembre 2009
Rivediamoli - Per un pugno di dollari
Può sembrare banale scegliere per la prima puntata di questa rubrica proprio Per un pugno di dollari, film celebre in tutto il mondo.
Eppure la scelta mi è sembrata coerente con il tentativo, iniziato da Ale con Liberty Valance, di descrivere il momento di passaggio dal western classico a quello moderno, rinominato poi "spaghetti" e che segnerà il declino del genere. Tullio Kezich, pur essendo molto amico di Leone, rimproverò sempre al regista il fatto di aver di fatto sferrato un colpo fatale al western tradizionale. L'accusa, pur ingenerosa nei confronti di Leone, è senza dubbio fondata dal punto di vista degli amanti di quel tipo di western reso celebre da John Ford.
La pellicola racconta la storia di un eroe solitario, interpretato da Clint Eastwood, che arriva a San Miguel, una cittadina al confine tra gli Stati Uniti e il Messico. Dopo aver deciso di alloggiare nella locanda del paese, viene a sapere che la cittadina è divisa da una lotta tra due famiglie, i Rojo e i Baxter. Joe decide di vendersi, apparentemente per un pugno di dollari, a entrambe, facendo una sorta di doppio gioco.
Quali sono le differenze con il western fordiano? Innanzitutto il numero delle sparatorie e il livello di violenza presente nel film: classicamente, il duello a colpi di pistola era solo quello tra eroe e villain che aveva luogo alla fine del film. Leone invece moltiplica questi momenti all'inverosimile, creando numerosi scontri tra i protagonisti e insistendo a lungo su scene di tortura. Il modello qui non sono i western classici, ma i film di samurai di Kurosawa, cui il film è dichiaratamente ispirato.
Proprio l'eccessiva violenza segnerà la crisi del genere: produttori e registi, infatti, di fronte al grande successo ottenuto dalla trilogia del dollaro, credettero che bastasse infarcire di sparatorie le pellicole per attirare pubblico. Ebbero torto, e a lungo termine decretarono la morte del western: una brutta morte, a dire il vero, per un genere nobile che tanto aveva dato al cinema.
Il film di Leone, tuttavia, non è un'accozzaglia di scene di combattimento, ma un film ben strutturato e diretto, con un uso innovativo delle musiche, composte da Ennio Morricone: come il regista amava ricordare, le note del maestro italiano sono parte integrante della sceneggiatura, una sorta di coro greco che commenta beffardamente le sorti dei protagonisti.
La fotografia è molto ben curata, anche se mancano gli splendidi paesaggi che caratterizzavano il western classico.
Per un pugno di dollari lanciò Clint Eastwood, scelto da Leone quasi per disperazione e diventato il simbolo del western moderno. Il regista scherzava spesso a proposito della scarsa mimica facciale del suo primattore, dicendo che aveva solo due espressioni: con il cappello, e senza cappello.
L'altro protagonista è Gian Maria Volontè, che interpreta il sanguinario Ramon, di cui Leone non si preoccupa di far vedere i vizi in termini di donne, droghe ed alcool.
La scarsa moralità dei protagonisti è infatti una delle altre grandi differenze con il western classico, dove i villains erano dotati di un proprio codice d'onore e gli eroi erano mossi da alti valori. Qui entrambi sono spinti solo da quei dollari che danno il titolo al film e alla trilogia.
Per un pugno di dollari ha certamente segnato un'epoca, introducendo molti degli stereotipi del western moderno, dal vecchietto del west al pistolero solitario e infallibile, che cavalca solitario verso il tramonto di un genere e di un modo di fare cinema.
Pier
domenica 8 novembre 2009
Rivediamoli - L'uomo che uccise Liberty Valance
sabato 7 novembre 2009
Nuova rubrica: Rivediamoli
Dalla prossima settimana, inizierà una nuova rubrica, intitolata Rivediamoli: a ogni "uscita" vi proporremo due film che hanno fatto la storia di un diverso genere, recensendoli e contestualizzandoli nel loro periodo storico.
Un piccolo e modesto tentativo di presentarvi quei film del passato che influenzano ancora oggi il linguaggio cinematografico.
Alla prossima settimana per la prima puntata!
giovedì 5 novembre 2009
L'uomo che fissa le capre
Bob Wilton è un giornalista di provincia. Per dimostrare alla sua ex-moglie che ha fegato, si reca in Medio Oriente, dove conosce Lyn Cassidy, militare che gli confida di essere membro di un reparto segreto dell’esercito statunitense che utilizza facoltà paranormali in campo bellico. Lyn è alla ricerca del fondatore del reparto, Bill Django, scomparso misteriosamente nel nulla. Convinto di avere in mano uno scoop, Bob decide di accompagnarlo nella sua missione.
Se pensate che la trama sia assurda e che sia stata creata dalla mente di uno sceneggiatore molto fantasioso, vi sbagliate di grosso: è tutto vero. Vero il "Battaglione Terra" (questo il nome del reparto di cui fa parte Cassady), vero l'interesse dell'esercito (non solo statunitense) per il paranormale.
Basandosi sul libro Capre di Guerra, che racconta l'incontro tra militare e poteri mistici, il regista Grant Heslov firma un lavoro molto particolare, che unisce la critica anti-bellica ai toni brillanti di quella commedia dell'assurdo tanto cara ai fratelli Coen.
Il film rischia di non piacere a tutti, ma è sicuramente esilarante per i cultori del genere, con attori strepitosi a interpretare dei personaggi ben costruiti: Clooney è un meraviglioso sconclusionato, Spacey uno psicotico perfetto, e Jeff Bridges è sui livelli de Il grande Lebowski.
La sceneggiatura è ottima, la regia per nulla banale. A volte il film eccede nelle situazioni inverosimili, ma alla fine le risate la fanno da padrone. Non mancano tuttavia i momenti di riflessione, in quanto l'apparente assurdità del battaglione ideato da Django riflette in realtà un profondo messaggio pacifista e antibellico.
Se amate i complotti, i personaggi sopra le righe e Guerre Stellari, non perdete L'uomo che fissa le capre: vi farà morire dalle risate.
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Pier
martedì 3 novembre 2009
Parnassus
L'ultimo lavoro di Terry Gilliam narra la storia di Parnassus, santone e monaco incapace di resistere alle sfide postegli dal diavolo e per questo "condannato" alla vita eterna. La sua ultima scommessa con Satana potrebbe però costargli ciò che ha di più caro al mondo.
Parnassus è un film visivamente eccezionale. Se considerassimo solo la qualità di regia, immagini e inquadrature, ci sarebbe solo una parola per definirlo: capolavoro. I costumi sono splendidi, e Gilliam dà fondo a tutto il suo patrimonio artistico per disegnare sfondi e scenografie e per coreografare balli e movimenti di gruppo. La fotografia è splendida, ricca di colori sgargianti e di immagini da fiaba, che rievocano le fantasie e i sogni di ciascuno di noi.
Nel valutare un film, tuttavia, non si può non considerare la trama: questa è il vero punto debole del'opera, in grado di affossare la meraviglia per gli occhi creata da Gilliam. Inizialmente scorrevole, con il passare dei minuti la storia si ingarbuglia sempre più su se stessa, arrivando a un finale indubbiamente impeccabile sotto il punto di vista estetico, ma altrettanto indubbiamente debole sotto quello narrativo. La sensazione è che la morte di Heath Ledger abbia cambiato i piani iniziali ben più di quanto lasci intuire il prodotto finito, e che alcune scene siano state aggiunte per dare più spazio alle tre celebrità che lo hanno sostituito. Il personaggio "pluri-interpretato" risulta così tra i meno convincenti per la mancanza di coerenza e continuità della sua evoluzione e delle sue scelte. Tra gli attori, ottimi Ledger e Depp, meno convincenti i pur bravi Farrell e Jude Law, un po' troppo sopra le righe.
Una nota a parte merita Tom Waits, strepitoso Satana con il vizio del gioco d'azzardo, il cui ghigno diabolico e la cui voce varrebbero da soli il prezzo del biglietto.
La sensazione che resta è quindi quella di un'occasione sprecata, in cui il desiderio di stupire lo spettatore ha fatto perdere di vista a Gilliam la coerenza narrativa dell'opera, rendendo così quasi artificiosi i geniali spunti visivi elaborati dal regista.
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Pier
lunedì 2 novembre 2009
Oggi Sposi
Alessandro
*1/2