La nuova commedia italiana di Luca Lucini riprende per l'ennesima volta l'argomento "matrimonio" come collante di quattro storie e coppie di personaggi diversi. Non fa niente se Verdone, con viaggi di nozze, avesse già raggiunto tutto quello che si poteva chiedere ad un film di questo genere, o che Hugh Grant, con quattro matrimoni e un funerale, avesse tirato fuori tutta l'ironia e la comicità banale da situazioni tragi-comiche che ruotano intorno agli avvenimenti nuziali.
Oggi Sposi racconta i preparativi di nozze di 4 coppie: i precari, il finanziere e la soubrette, il cafone e la figlia dell'ambasciatore, il vecchio e la ragazza di vent'anni che punta solo ai soldi. La storia è molto semplice e l'intenzione dello sceneggiatore è chiaramente quella di strappare il sorriso allo spettatore distrendolo dal teatrino della banalità messo in piedi: i luoghi comuni abbondano e sono portati all'eccesso, come il personaggio del PM, incapace con le donne e focalizzato solo sul lavoro, il cafonazzo pugliese che si scontra con la famiglia "perfettina" dell'ambasciatore indiano, i soliti precari, che in un film italiano moderno non mancano mai (non so quanti di loro nella realtà riderebbero delle peripezie di questa coppia), o la soubrette stupidissima e vacua che, insieme ad un finanziere, si preoccupa solo di organizzare il matrimonio dell'anno per pubblicità e notorietà.
Sembra davvero una barzelletta solo che al posto del francese, dell'inglese e del tedesco ci sono le moderne classi sociali italiane che hanno trovato improvvisa notorietà sui, mica tanto, rotocalchi italiani. La barzelletta però, smette improvvisamente di far ridere quando si realizza di aver pagato 7 euro per averla ascoltata. Il solito filmaccio italiano.
Alessandro
*1/2
Nessun commento:
Posta un commento