sabato 31 gennaio 2009
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mercoledì 28 gennaio 2009
Appaloosa
Appaloosa è un film d'altri tempi, un western classico, fatto di paesaggi e lunghe cavalcate, in cui lo scontro verbale è preferito a quello con le armi, che pure arriva nel più classico dei mezzogiorni di fuoco.
Ed Harris racconta la storia di due avventurieri, Virgil Cole e Everett Hitch, che si guadagnano da vivere riportando l'ordine nelle città oppresse dai fuorilegge. Sono diretti ad Appaloosa, una piccola cittadina nel New Mexico tenuta sotto scacco da Randall Bragg, ranchero col grilletto e la parlantina facile. Cole e Hitch vengono ingaggiati per difendere la città e assicurare Bragg alla giustizia. Tutto sembra procedere per il meglio, ma l'arrivo della maliziosa signorina French sconvolgerà le regole del gioco.
La regia è quanto di meglio si possa desiderare se amate i western di John Ford: grande cura nella composizione dell'inquadratura, molti primi piani che si alternano con paesaggi sconfinati e selvaggi.
Ottima anche la composizione del cast: Jeremy Irons è un perfetto villain, Ed Harris con un solo sguardo riesce a comunicare tutto quello che l'orgoglio gli impedisce di dire.
Un discorso a parte va fatto per Viggo Mortensen, che conferma di essere uno dei migliori attori emersi negli ultimi anni. La sua interpretazione dell'eroe classico, pronto a sacrificarsi per l'amico, è esemplare per espressività e intensità.
Unico neo, ma ammetto di essere prevenuto, la presenza di Renee Zellweger, con la solita interpretazione tutta smorfie e moine che proprio non riesco a sopportare.
Ed Harris riporta in vita personaggi e mondi che sembravano perduti per sempre, regalandoci, ancora una volta, un eroe solitario che cavalca lentamente verso il tramonto.
****
Pier
lunedì 26 gennaio 2009
Tutti insieme inevitabilmente
Stendiamo un velo pietoso sulla solita fantasiosa traduzione del titolo (in originale Four Christmases), e passiamo alla trama.
Tutti insieme inevitabilmente è un film natalizio fuori stagione: Brad e Kate sono una coppia californiana non sposata, che a Natale fa di tutto per non dover andare a far visita ai rispettivi genitori, tutti divorziati.
Il loro volo per le Isole Fiji viene però annullato e un'intervista televisiva fa sì che i genitori vengano a sapere della loro permanenza forzata in città.
Tutti insieme inevitabilmente è divertente solo a tratti, con evidenti pause e alcuni inutili sentimentalismi.
Il film si regge interamente sulla simpatia della coppia Witherspoon - Vaughn, aiutati da una sceneggiatura che, pur non avendo nessun guizzo particolare, riesce a far risaltare le qualità comiche dei protagonisti, rendendo il risultato finale comunque piacevole.
Apprezzabili e divertenti i camei di Robert Duvall e Sissy Spacek, più didascalico e fuori posto quello di Jon Voight.
Un buon film per chi vuole farsi due risate senza pretese.
** (*****)
Pier
venerdì 23 gennaio 2009
Milk
Quando lessi che Gus Van Sant, uno dei miei registi prediletti, avrebbe diretto un film biografico sulla storia di Harvey Milk, attivista per i diritti degli omosessuali nell'America iperconservatrice degli anni '70, la mia prima reazione fu perplessa.
Non vedevo, sinceramente, come un film del genere potesse esaltare le capacità visive e registiche di Van Sant. Poi mi sono detto: si è meritato la mia fiducia, aspettiamo il risultato.
Il risultato è Milk, un film sincero, quasi del tutto privo di retorica e di quella tendenza all'agiografia che di solito caratterizza questi film.
La mano di Van Sant si vede, ma senza essere ingombrante: il film è interamente girato in digitale, e questo, insieme a un largo uso di filmati d'epoca, dà a Milk un taglio quasi documentaristico che lo rende vero ed immediato.
Alcune scene sono da antologia, in particolare l'ultimo incontro-scontro tra Penn e Brolin, dove appare più evidente il lavoro sul sonoro operato da Van Sant.
Sean Penn è bravo come sempre, ma sono i personaggi minori il vero valore aggiunto del film: Emile Hirsch è eccezionale, ma anche le interpretazioni di Josh Brolin e James Franco contribuiscono a rappresentare, in poche scene, le diverse facce di un movimento e di un periodo storico molto complessi.
Tutto bene? Non del tutto: nel finale, infatti, Milk scivola nel difetto che era fino a quel momento riuscito ad evitare, peccando inutilmente di retorica.
Una torta non del tutto perfetta, quindi, condita però dalla ciliegina di un'ottima colonna sonora.
***1/2 (*****)
Pier
giovedì 22 gennaio 2009
Lasciami entrare
Vincitore del Tribeca Film Festival, e acclamato un po' in tutto il mondo come un piccolo gioiello, Lasciami entrare racconta la storia di un ragazzino che vive in provincia di Stoccolma. Solo ed isolato, è spesso costretto a subire le angherie dei bulli della scuola. Fino a quando nell'appartamento vicino al suo si trasferisce una sua coetanea, con la quale nasce subito una forte intesa.
Già visto? Non proprio, dato che la ragazzina in questione si rivela essere una vampira, con tutte le conseguenze e le complicazioni del caso.
Questo il soggetto, ottimo e originale. Peccato che rimanga anche la cosa migliore del film.
Con il passare dei minuti, infatti, Lasciami entrare rivela tutti i suoi difetti: lento, lentissimo a tratti, non riesce a far scattare nello spettatore la scintilla in grado di farlo appassionare al film.
La tensione è poca, la suspense pressochè inesistente.
Una menzione a parte merita la giovane attrice protagonista, Lina Leandersson, brava e convincente, a differenza del protagonista maschile, una sorta di Piccolo Lord Fauntleroy disadattato.
Appena uscito dalla sala, la tentazione è quella di bollare il film con epiteti di fantozziana memoria.
Poi, riflettendo, tornano in mente scene davvero ben fatte, a volte inquietanti (la sequenza dei gatti su tutte), a volte persino emozionanti.
E allora rimane il rammarico per un'occasione persa, per un film che, con una regia più coraggiosa e con meno fronzoli e una sceneggiatura più accurata, avrebbe potuto essere un bel lavoro.
** (*****)
Pier
Benjamin Button e The Millionaire in testa

David Fincher con il suo attesissimo "Lo strano caso di Benjamin Button" e Danny Boyle, fresco fresco di un Golden Globe per il film "The Milionaire" si contendono il premio di film con piu' statuette del 2009. Il primo vanta ben tredici candidature,e ispirandosi al racconto di Scott Fitzgerald del 1922, narra la vicenda di un uomo il cui ciclo di vita e' capovolto, nascendo anziano e ringiovanendo nel corso degli anni. Il secondo film di Danny Boyle, ottenuti riconiscimenti di critica e pubblico, racconta le sorti di un povero ragazzo indiano che vince un'ingente somma di denaro ad un quiz televisivo. A seguire con "solo" otto nomination troviamo "Il Cavaliere Oscuro" di Cristopher Nolan e "Milk" di Gus Van Sant.
Da queste candidature si intravede, forse per la prima volta, il primo riconoscimento di Hollywood ai cosidetti "giovani" registi (si fa per dire, Fincher ha 47 anni, Nolan 39 e Boyle addiritura 55). Tutti e tre, infatti, si sono fatti conoscere al grande pubblico a partire dalla meta'/fine degli anni '90. David Fincher, regista cupo e tormentato, amante dei thriller psicologici e visionari, si e' fatto conoscere nel 1995 con "Seven" e ha consolidato la sua fama come nuovo regista hollywodiano nel 1999, con il film tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk "Fight Club".
Danny Boyle esordisce con il suo primo lungometraggio solo nel 1994, ma sara' due anni piu' tardi, con "Trainspotting" (1996), che il regista otterra' fama e successo.
E infine Nolan, il piu' giovane dei tre, ma , probabilmente, quello con piu' capacita' filmiche. Chi non ricorda lo splendido "Memento", girato a soli 30 anni e in soli 25 giorni, dove si la storia si sviluppa in blocchi che vanno indietro nel tempo, disorientando lo spettatore costringendolo a immedesimarsi nello sforzo del protagonista di scoprire se stesso.
Accanto a questa nuova generazione di registi che ha solo 15 anni, se ne contrappone una di ben piu' fama ed esperienza. Gus Van Sant e Ron Howard sono registi con una decina d'anni di girato in piu', iniziando durante la meta' degli anni '80. Come gli Oscar ci hanno sempre abituati, il piu' talentuoso dei due, Van Sant, e' quello all'asciutto di statuette, mentre Howard vinse nel 2002 con "A Beautiful Mind". Van Sant e' un regista tormentato, che personalmente io apprezzo molto; e' crudo, freddo e violento. Nei suoi film, egli racconta il disagio giovanile dei ragazzi americani di provincia. Lo abbiamo visto in "Paranoid Park" e in "Elephant", dove il regista si trasforma in gelido narratore di fatti traviati e maniacali, ma ancor di piu' aumenta la sua crudezza nei suoi primi film "Cowboy Drugstore" e "Belli e Dannati", dove, in alternanza ad immagini stile Pink Floyd, il regista dipinge uno squallido scenario di cittadina di provincia americana con la neutralita' e normalita' che lo hanno sempre contradistinto. Ron Howard e' un mediocre, classico regista americano della piu' tradizionale classe hollywodiana sopravvalutata, capace, sì, di sfornare campioni d' incassi, ma di lasciare ben poco agli spettatori.
Sorpresa, anche se non troppo, e' la candidatura di Head Ledger, morto un anno fa a 28 anni, come attore non protagonista per il bellissimo film di Nolan. Anche se si potrebbe pensare ad un atto di carita' dell'Accademy, la candidatura e' assolutamente meritata per una grande interpretazione del Joker nell'ultimo film di Batman.
Infine, tra gli attori protagonisti il duello sara' tra Sean Penn, attivista gay nel film di Van Sant "Milk", e Brad Pitt, protagonista invecchiato nella commedia di Fincher. Come attrici, l'ha spuntata la Winslet nel film "The Reader" e Meryl Streep (potenzialmente il suo terzo oscar) per il film impegnato "Il Dubbio".
Per vedere tutte le candidature andate al sito http://www.oscar.com/nominees/?pn=nominees .
Attendiamo con trepidazione il 22 febbraio.
mercoledì 21 gennaio 2009
Valzer con Bashir
Quando la memoria incontra il sogno
Quando si parla di un film come Valzer con Bashir, è difficile trovare le parole giuste. E' difficile parlare di certe immagini, descrivere le emozioni suscitate da alcuni momenti del film, in cui il sogno e la memoria si incontrano, si mescolano, si confondono.
Il film è impostato come un lungo documentario, raccontato attraverso immagini animate.
Narra la storia dello stesso regista, Ari Folman, il quale, parlando con un amico, si accorge di avere rimosso praticamente tutto quanto accaduto durante i mesi che condussero al massacro portato a termine dalle Falangi cristiano-maronite nei campi di Sabra e Chatila., durante l'occupazione israeliana di parte del Libano.
Decide allora di intervistare dei vecchi commilitoni per provare a ricostruire il ricordo di quei giorni, intraprendendo un percorso simile a quello del protagonista di Memento.
Ma qui il protagonista non è il passato: la protagonista è la memoria con i suoi meccanismi, la sua capacità di cancellare alcuni ricordi e di rendere episodi mai accaduti assolutamente reali.
Il disegno ricorda quello di alcuni fumetti di Corto Maltese, con chiariscuri fortemente accentuati e una grande attenzione agli effetti della luce.
Il lirismo e la delicatezza di alcune scene, come quella che dà il titolo al film creano un forte contrasto con la ferocia e la durezza delle immagini della strage e del dolore delle famiglie.
Valzer con Bashir non ha alcuna pretesa particolare: vuole solo raccontare una storia, ricreare una memoria collettiva attraverso un collage dei ricordi privati dei protagonisti.
Così, in un'alternanza continua di momenti drammatici, lirici, poetici, e persino comici, questo film ci ricorda come la forza del cinema non stia sempre nel dialogo, ma spesso anche nell'immagine.
Perchè è l'immagine ciò che riesce a suscitare quelle emozioni che pochi film riescono a generare, quelle emozioni che rimangono salde nella memoria, anche dopo molto tempo.
Valzer con Bashir è uno di quei film. Non perdetelo.
****1/2 (*****)
Pier
W.
martedì 20 gennaio 2009
Ancora una volta l'Italia non sara' rappresentata

Dopo il successo raggiunto con la Palma a D'Oro a Cannes, l'ennesima delusione per l'Italia che, con il film fenomeno Gomorra, questa volta pensava davvero di avercela fatta. E invece no, nonostante l'appoggio di un monumento come Martin Scorsese, il rimbalzo era nell'aria dopo la sconfitta ai Golden Globe per mano di "Valzer con Bashir". Sinceramente un'esclusione cosi' repentina, addirittura alla terza fase di selezione, e' un pugno nello stomaco, difficile da digerire.
domenica 18 gennaio 2009
Sette Anime

Muccino fa ancora flop
sabato 3 gennaio 2009
Il Bambino con il pigiama a righe

La violenza dell'ingenuità