Biografia d'autore
Quando lessi che Gus Van Sant, uno dei miei registi prediletti, avrebbe diretto un film biografico sulla storia di Harvey Milk, attivista per i diritti degli omosessuali nell'America iperconservatrice degli anni '70, la mia prima reazione fu perplessa.
Non vedevo, sinceramente, come un film del genere potesse esaltare le capacità visive e registiche di Van Sant. Poi mi sono detto: si è meritato la mia fiducia, aspettiamo il risultato.
Il risultato è Milk, un film sincero, quasi del tutto privo di retorica e di quella tendenza all'agiografia che di solito caratterizza questi film.
La mano di Van Sant si vede, ma senza essere ingombrante: il film è interamente girato in digitale, e questo, insieme a un largo uso di filmati d'epoca, dà a Milk un taglio quasi documentaristico che lo rende vero ed immediato.
Alcune scene sono da antologia, in particolare l'ultimo incontro-scontro tra Penn e Brolin, dove appare più evidente il lavoro sul sonoro operato da Van Sant.
Sean Penn è bravo come sempre, ma sono i personaggi minori il vero valore aggiunto del film: Emile Hirsch è eccezionale, ma anche le interpretazioni di Josh Brolin e James Franco contribuiscono a rappresentare, in poche scene, le diverse facce di un movimento e di un periodo storico molto complessi.
Tutto bene? Non del tutto: nel finale, infatti, Milk scivola nel difetto che era fino a quel momento riuscito ad evitare, peccando inutilmente di retorica.
Una torta non del tutto perfetta, quindi, condita però dalla ciliegina di un'ottima colonna sonora.
***1/2 (*****)
Pier
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