Strano. E' l'aggettivo che meglio descrive il primo film di Ursula Meier "Home".
Il trailer, in questo senso, distoglie lo spettatore dal vero senso del film, la cui natura non è comica, quanto travagliata e angosciosa, rasentando diversi generi come la commedia, il dramma, l'horror, senza mai abbracciarne uno definitivamente.
La storia è quella di una allegra e felice famiglia francese che vive in una curiosa e affascinante casa dispersa nel nulla e nella campagna, a fianco di un tratto di autostrada abbandonato. La spensieratezza, descritta in modo idilliaco, si interrompe bruscamente quando il tratto autostradale, e-57, viene riaperto. Da quel momento, sarà un'escalation di fattori che porterà la famiglia alla pazzia.
L'idea di per se è tanto geniale quanto inverosimile. Il significato allegorico di fondo è contornato da una serie di scene che per assurdità risultano comico/dramatiche, come i due ragazzini che attraversano il tratto per andare a scuola o ancora l'attraversamento per portare un frigorifero da una parte all'altra della strada.
La cosa bella del film, a mio parere, è la graduale distruzione di una situazione felice e spensierata che porta a cambiare la psicologia dei personaggi dall'inizio alla fine, sconvolgendo e spiazzando lo spettatore.
Il dramma è quello di una famiglia, segnata dagli eventi, incapace di reagire e destinata a soccombere. La pazzia e le scelte fatte, sono di un'angoscia forte e claustrofobica dettata sopratutto dall'impotenza e l'incapacità di reagire. Il finale è un sollievo, è lieto, e ci si domanda se forse sarebbe stato meglio uno più duro, crudo, coerente con il degenerare degli eventi.
Il film è tutt'altro che leggero, è forte, pesante per significato e scene, un dramma più che una commedia come potrebbe sembrare a prima vista. Da sottolineare la prova degli attori, su tutti la madre, Isabelle Huppert e il padre, Olivier Gourmet.
Da vedere!
***
Alessandro
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