domenica 8 febbraio 2009

Il dubbio

Certezze e soprese



La visione de Il dubbio lascia lo spettatore con una certezza e un dubbio.

La certezza è che, quando il testo è così ben costruito e il cast comprende attori di questo calibro, basta una regia onesta per far sì che il risultato sia ottimo. La certezza è che il cinema è sì fatto di immagini, ma anche di parole, di fatti, e che quando questi mancano è difficile anche solo parlare di cinema.


Il dubbio è quale degli attori colpisca di più per la sua performance, se la rigida suora Meryl Streep o il prete di Philip Seymour Hoffman, sempre in bilico tra giovialità e dolore.


La Streep è eccezionale per intensità espressiva, in un'interpretazione sorretta soprattutto dalla sua mimica facciale. Hoffman è perfetto nel rendere le due facce del prete, contribuendo così ad alimentare il dubbio lungo il quale ruota tutto il film: la natura del suo rapporto con il giovane alunno di colore.


Invece di scegliere tra questi due mostri sacri di Hollywood, preferisco segnalare un'altra attrice, Amy Adams, la giovane novizia che, con la sua confessione alla superiora, alimenta qualcosa più grande di lei, che le sfugge inevitabilmente di mano. La sua interpretazione è molto efficace, e la nomination all'Oscar appare quanto mai azzeccata.


Infine, il testo, molto teatrale, con dialoghi serrati, pochi personaggi e ambientazioni limitate. Colpiscono in particolare le omelie di Seymour Hoffman, vere e proprie metafore esistenziali il cui significato va oltre la trama del film, mettendo in luce le dinamiche che, ogni giorno, ci mettono a confronto con incertezza e dubbio.

**** (*****)
Pier

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