venerdì 31 agosto 2018

Telegrammi da Venezia 2018 - #1

Come ogni anno, Film Ora è a Venezia, e vi accompagnerà per tutta la Mostra del Cinema con i suoi telegrammi, recensioni brevi dei film visti nelle varie sezioni.


First Man - Il primo uomo (Concorso), voto 7.5. Dopo un capolavoro come La La Land, Chazelle torna con un film più tradizionale, ma comunque efficace ed emozionante. Chazelle racconta il primo allunaggio ricostruendo fedelmente le esperienze provate dai protagonisti, e facendo sentire lo spettatore parte di ogni volo, ogni test. La fragilità e artigianalità di materiali e tecnologia si percepisce a ogni inquadratura, aiutandoci a comprendere la straordinarietà dell'impresa. Chazelle riprende con mano sicura, regalando anche alcune sequenze (tra tutte quella d'apertura) davvero indimenticabili.

The Mountain (Concorso), voto 3. La storia di un neurologo esperto di lobotomia e del suo apprendista era potenzialmente interessante, ma viene raccontata in modo noioso e pedissequo, con un ritmo praticamente assente e un'afasia che si fa noia mortale dopo pochi minuti, favorita anche dall'espressione frigoriferesca di Tye Sheridan. Jeff Goldblum e una fotografia splendida risollevano il film dal marchio dell'infamia sempiterna, ma il risultato è comunque pessimo.

ROMA (Concorso), voto 6.5. Un racconto intimista ispirato all'infanzia del regista Alfonso Cuaròn, con immagini struggenti ma una storia inspiegabilmente fredda. Qui la recensione estesa fatta per Nonsolocinema.

La favorita (Concorso), voto 8.5. Yorgos Lanthimos, autore di The Lobster, racconta la storia del rapporto tra la regina Anna Stuart e le sue due favorite con un taglio tra il grottesco e il tragico. Il risultato è un film esilarante che però stimola anche profonde riflessioni sul tema del potere e dell'autorità. Fotografia sontuosa, che fa de La favorita forse il miglior film in costume a livello visivo dai tempi di Barry Lyndon, e interpreti strepitose, su tutte Olivia Colman.

The other side of the wind (Fuori concorso), voto 9. Il film perduto di Orson Welles, girato per intero negli anni Settanta ma mai completato dal regista, viene restituito al mondo grazie al finanziamento di Netflix. Il film, dai forti risvolti autobiografici, merita certamente l'appellativo di testamento artistico di Welles: una riflessione sull'arte del cinema e sull'identità personale e artistica, un gioco di incastri solo apparentemente sconnesso in cui il talento del regista si esprime in totale libertà. Il risultato è un film di una creatività dirompente, il più innovativo visto finora alla Mostra, il che la dice lunga sulla visionarietà di Welles, che in un film degli anni Settanta anticipa istanze visive e narrative poi portate avanti da maestri come Lynch e Kubrick.

Sulla mia pelle (Orizzonte), voto 7.5. Il film racconta il caso di Stefano Cucchi con piglio cronachistico, cercando di attenersi il più possibile agli atti processuali e lasciando che siano le immagini a parlare. Il risultato è un film potente, un atto di denuncia fortissimo che arriva dritto allo stomaco anche grazie alla fenomenale interpretazione di Alessandro Borghi: se Sulla mia pelle fosse una produzione americana staremmo già parlando di nomination all'Oscar.

L'EnKas (Orizzonti), voto 6. Solido e coinvolgente film francese che racconta il tentativo disperato di due emarginati di guadagnare qualche soldo: vendere ketamina a un rave. Nulla va come previsto, ma l'esperienza aiuterà i due protagonisti a fare i conti con se stessi, le proprie famiglie, e il proprio passato.

Pier

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