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martedì 12 maggio 2020

Nuovo Cinema Paravirus - Puntata 60

Ultima puntata (per ora?) di Nuovo Cinema Paravirus, la rubrica che vi suggerisce film da vedere in quarantena.


Il genere di oggi sono i film belli, ovvero i film amati da chi scrive e dal pubblico della rubrica ma non ancora citati qui.

I film segnalati sono:

1) Quarto potere (disponibile su Prime Video). Un classico immortale, un punto di non ritorno dopo cui il cinema non è più stato quello di prima. Non esiste film che abbia introdotto più innovazioni visive, stilistiche e narrative, definendo la grammatica cinematografica e riscrivendone de facto le regole.

2) Gran Torino (disponibile su Infinity). Un film ricco, potente, caratterizzato da numerosi cambi di tono, di genere. Un film che racconta la Vita, come solo Clint Eastwood sa fare. Qui la recensione completa.

3) Le follie dell'imperatore (disponibile su Disney+). Uno dei classici Disney più esilaranti, che compensa un livello artistico forse inferiore con una comicità irresistibile, accresciuta in Italia dal meraviglioso doppiaggio a opera di Luca e Paolo, e soprattutto di Anna Marchesini, una Yzma persino migliore dell'originale.

Grazie a tutti coloro che hanno seguito questa rubrica! Continuate a seguirci su Film Ora per recensioni, articoli, e curiosità.

Pier


venerdì 31 agosto 2018

Telegrammi da Venezia 2018 - #1

Come ogni anno, Film Ora è a Venezia, e vi accompagnerà per tutta la Mostra del Cinema con i suoi telegrammi, recensioni brevi dei film visti nelle varie sezioni.


First Man - Il primo uomo (Concorso), voto 7.5. Dopo un capolavoro come La La Land, Chazelle torna con un film più tradizionale, ma comunque efficace ed emozionante. Chazelle racconta il primo allunaggio ricostruendo fedelmente le esperienze provate dai protagonisti, e facendo sentire lo spettatore parte di ogni volo, ogni test. La fragilità e artigianalità di materiali e tecnologia si percepisce a ogni inquadratura, aiutandoci a comprendere la straordinarietà dell'impresa. Chazelle riprende con mano sicura, regalando anche alcune sequenze (tra tutte quella d'apertura) davvero indimenticabili.

The Mountain (Concorso), voto 3. La storia di un neurologo esperto di lobotomia e del suo apprendista era potenzialmente interessante, ma viene raccontata in modo noioso e pedissequo, con un ritmo praticamente assente e un'afasia che si fa noia mortale dopo pochi minuti, favorita anche dall'espressione frigoriferesca di Tye Sheridan. Jeff Goldblum e una fotografia splendida risollevano il film dal marchio dell'infamia sempiterna, ma il risultato è comunque pessimo.

ROMA (Concorso), voto 6.5. Un racconto intimista ispirato all'infanzia del regista Alfonso Cuaròn, con immagini struggenti ma una storia inspiegabilmente fredda. Qui la recensione estesa fatta per Nonsolocinema.

La favorita (Concorso), voto 8.5. Yorgos Lanthimos, autore di The Lobster, racconta la storia del rapporto tra la regina Anna Stuart e le sue due favorite con un taglio tra il grottesco e il tragico. Il risultato è un film esilarante che però stimola anche profonde riflessioni sul tema del potere e dell'autorità. Fotografia sontuosa, che fa de La favorita forse il miglior film in costume a livello visivo dai tempi di Barry Lyndon, e interpreti strepitose, su tutte Olivia Colman.

The other side of the wind (Fuori concorso), voto 9. Il film perduto di Orson Welles, girato per intero negli anni Settanta ma mai completato dal regista, viene restituito al mondo grazie al finanziamento di Netflix. Il film, dai forti risvolti autobiografici, merita certamente l'appellativo di testamento artistico di Welles: una riflessione sull'arte del cinema e sull'identità personale e artistica, un gioco di incastri solo apparentemente sconnesso in cui il talento del regista si esprime in totale libertà. Il risultato è un film di una creatività dirompente, il più innovativo visto finora alla Mostra, il che la dice lunga sulla visionarietà di Welles, che in un film degli anni Settanta anticipa istanze visive e narrative poi portate avanti da maestri come Lynch e Kubrick.

Sulla mia pelle (Orizzonte), voto 7.5. Il film racconta il caso di Stefano Cucchi con piglio cronachistico, cercando di attenersi il più possibile agli atti processuali e lasciando che siano le immagini a parlare. Il risultato è un film potente, un atto di denuncia fortissimo che arriva dritto allo stomaco anche grazie alla fenomenale interpretazione di Alessandro Borghi: se Sulla mia pelle fosse una produzione americana staremmo già parlando di nomination all'Oscar.

L'EnKas (Orizzonti), voto 6. Solido e coinvolgente film francese che racconta il tentativo disperato di due emarginati di guadagnare qualche soldo: vendere ketamina a un rave. Nulla va come previsto, ma l'esperienza aiuterà i due protagonisti a fare i conti con se stessi, le proprie famiglie, e il proprio passato.

Pier

mercoledì 23 dicembre 2009

Rivediamoli - L'infernale Quinlan

Il thriller secondo Orson Welles



Anni '50, confine tra USA e Messico. Mike Vargas, un poliziotto messicano impegnato nella lotta contro i trafficanti di droga, è in luna di miele con la moglie . I due assistono per caso alla morte di un facoltoso imprenditore, la cui auto salta in aria appena attraversato il confine. La polizia americana chiama ad indagare sul delitto il capitano Quinlan, uomo dal carattere difficile e autoritario. Vargas decide di partecipare comunque alle indagini, durante le quali scopre che Quinlan ha prodotto una prova falsa e che questa pratica disonesta fa parte dei suoi abituali metodi di lavoro. Lo scontro tra i due diventa così inevitabile.

Il film è diretto e interpretato da Orson Welles, che fu chiamato a dirigerlo per farne un B-movie a basso costo. Riscrisse completamente la sceneggiatura e realizzò uno dei più complessi, ambiziosi e memorabili thriller di ogni epoca.
La trama è ricca di colpi di scena, tradimenti e voltafaccia sono sempre dietro l'angolo, e ogni personaggio mostra almeno due facce diverse nel corso del film: gli incorruttibili diventano corruttori, e i malvagi si rivelano nel giusto. Tutti i fili si intrecciano alla perfezione fino al gran finale, in cui ogni nodo si scioglie e giunge il momento della resa dei conti.

Il film è sorretto da un cast di attori a dir poco eccezionale: Charlton Heston presta il suo volto al protagonista, un poliziotto tutto d'un pezzo che dovrà venire a patti con la propria moralità; Janet Leigh è perfetta nel ruolo della vittima predestinata che la renderà poi celebre in Psycho; Welles è semplicemente eccezionale, così come Marlene Dietrich, che interpreta la cartomante unica confidente del rude ispettore.
Il personaggio di Quinlan precorre i tempi di almeno vent'anni ed è chiaramente l'antenato di quel poliziotto brutto, sporco e con un forte senso della giustizia che sarà reso celebre da Clint Eastwood nel ruolo dell'ispettore Callaghan. Il suo dramma interiore e la sua incapacità di accettare le regole lo rendono un personaggio da tragedia classica, il cui senso civile è in contrasto con la sua coscienza.

La regia di Welles si avvale di una fotografia straordinaria, fatta di inquadrature non convenzionali, continui cambi di messa a fuoco e piani sequenza memorabili: su tutti spicca quello iniziale, citato anche da Altman ne I protagonisti come il massimo esempio di questa tecnica. Welles riprende uno spostamento in auto per le vie di una città senza uno stacco di montaggio: l'inquadratura procede continua e serrata, come fosse l'occhio di un osservatore che si trova ad assistere alla scena.
Il bianco e nero è utilizzato con funzione espressiva: chiaro e nitido nelle scene movimentate, più sbiadito e torbido quando l'azione si concentra su Quinlan e sulle sue riflessioni , quasi a sottolineare l'ambiguità morale del personaggio. Un simile uso della fotografia era completamente rivoluzionario per l'epoca, tanto che fu utilizzato nuovamente solo molti anni dopo, quando Martin Scorsese realizzò Toro scatenato.

Il film presenta delle analogie tematiche con il capolavoro assoluto di Welles, Quarto Potere. In particolare, il personaggio di Quinlan e il suo bruciante desiderio di giustizia ad ogni costo richiamano la sfrenata ambizione di Kane: entrambi grandi uomini, entrambi frenati e distrutti da un demone più grande di loro.

L'infernale Quinlan è una pietra miliare del genere e del cinema in generale: la sua grande forza risiede nella capacità di essere ancora oggi moderno e rivoluzionario, una testimonianza vivente del genio cinematografico di quello che, a mio parere, è stato il più grande regista di tutti i tempi.

Pier