domenica 26 febbraio 2012

Oscar 2012: i pronostici - Seconda parte

Si continua!

Miglior attrice non protagonista
Non ho visto tutti i film, ma Jessica Chastain gode di grande stima in questo momento, e The Help ha due attrici candidate. La mia preferenza, tuttavia, va a Berenice Bejo, bravissima e dolcissima attrice in The Artist.
Pronostico:
Jessica Chastain
Scelta personale: Berenice Bejo

Miglior attore non protagonista
Il favorito è ovviamente Christopher Plummer, ma diciamocelo: ogni singolo attore di questa lista se lo meriterebbe. La mia scelta "affettiva" è Jonah Hill, attore troppo a lungo sottovalutato e uno dei pochi eredi di John Belushi, ma anche la vittoria di Max von Sydow non mi dispiacerebbe.
Pronostico:
Christopher Plummer
Scelta personale: Jonah Hill

Miglior attrice protagonista
Qui il pronostico e la scelta obbligata rispondono a un solo nome: Meryl Streep. Michelle Williams, se esiste giustizia a questo mondo, non può e non deve vincere nulla, nemmeno alla tombola aziendale. Rooney Mara è brava ma è alla prima nomination, Viola Davis eccezionale ma nessuno sembra potere nulla contro Meryl e la sua interpretazione della Thatcher. Nessuno tranne Glenn Close, che è la mia scelta personale.
Pronostico:
Meryl Streep
Scelta personale: Glenn Close

Miglior attore protagonista
Il favorito (sembra) essere Clooney, ma Dujardin dovrebbe spuntarla. E, nonostante il mio grande amore per Gary Oldman ne La Talpa, è anche la mia scelta personale. Brad Pitt è la "matta" del mazzo, il cavallo di rincorsa che potrebbe spuntarla sul filo di lana.
Pronostico: Jean Dujardin
Scelta personale: Jean Dujardin

Miglior regia
Un solo nome: Martin Scorsese. Hugo Cabret è un inno al cinema da un maestro del cinema, che deve essere premiato. Anche Malick meriterebbe, ma Scorsese per me lo supera.
Pronostico: Martin Scorsese
Scelta personale: Martin Scorsese

Miglior film
Anche qui, un solo titolo possibile: The Artist. Il cinema deve stupire, incantare, divertire, emozionare, commuovere: The Artist fa tutto questo, e lo fa senza usare nemmeno una parola. Anche qui, non mi dispiacerebbe una vittoria di Malick. Ma The Artist è un gradino sopra.
Pronostico: The Artist
Scelta personale: The Artist

venerdì 24 febbraio 2012

Oscar 2012: i pronostici - Parte Prima

Stasera notte degli Oscar, e così eccoci qui per deliziare i nostri fedeli lettori (25, come quelli di Manzoni) con le previsioni di Filmora. Come sempre, ci saranno il pronostico e la scelta personale dell'autore. Pronti? Si comincia!

Miglior fotografia
Testa a testa, sia nei pronostici che nelle mie preferenze, tra Hugo Cabret e The Tree of Life. Se c'è giustizia a questo mondo, però, deve vincere il film di Malick, perciò, dato che sono un idealista, il mio pronostico e la mia scelta personale premiano il suo film, scene dei dinosauri escluse.
Pronostico: The Tree of Life
Scelta personale:The Tree of Life

Miglior sceneggiatura originale
Altra scelta molto difficile: The Artist è un colpo di genio, ma Midnight in Paris è davvero un gioiellino, e ha dei dialoghi notevoli, oltre a un soggetto eccellente. Credo che all'Academy vorranno premiare Woody, che non porterà a casa nulla nelle altre sezioni, ma io do il mio personale voto all'Artista.
Pronostico: Midnight in Paris
Scelta personale:The Artist

Miglior sceneggiatura non originale
Qua il favorito è Paradiso Amaro, che però per me ha proprio nella sceneggiatura il problema principale, così come Hugo. Tra gli altri tre non so decidermi, sono tutti ugalmente meritevoli, ma forse quello che merita un po' di più è Le Idi di Marzo, non fosse altro che per risarcirlo della scarsezza di candidatura. Anche se Sorkin è sempre Sorkin, maledizione a lui e al suo Moneyball.
Vabbè, mi butto.
Pronostico: Paradiso Amaro
Scelta personale:Le Idi di Marzo

Miglior montaggio
Qui il discorso non inizia nemmeno, Schoonmaker per Hugo Cabret tutta la vita. Meritevole anche il montaggio di Uomini che odiano le donne, ma contro la storica collaboratrice di Scorsese non ci dovrebbe essere partita.
Pronostico: Hugo Cabret
Scelta personale:Hugo Cabret


Miglior film d'animazione
Per il primo anno non c'è la Pixar, e il favorito numero uno è e deve essere Rango, per originalità e voglia di stupire. Al secondo posto metto il film francese e dopo, ma molto dopo, Kung Fu Panda 2, che per questo vincerà.
Pronostico: Kung Fu Panda 2
Scelta personale:Rango

giovedì 23 febbraio 2012

Paradiso amaro

Quando la verità non è abbastanza



Matt King è un avvocato. Vive in una delle isole Hawaii, dove gestisce il patrimonio immobiliare e terriero della famiglia, che si appresta a vendere al miglior offerente. La sua vita viene sconvolta quando la moglie Elizabeth ha un incidente e rimane in coma, ma ancor di più quando una delle due figlie gli rivela che la moglie aveva una relazione extraconiugale. Matt sarà costretto a raccogliere i pezzi della sua vita, ricostruendo il rapporto con le sue figlie e facendo una seria autocritica sul suo ruolo di marito e, soprattutto, di padre.

Anche alla Hawaii si può essere infelici: con questa frase, pronunciata dal protagonista a pochi minuti dall'inizio, si potrebbe riassumere la trama di Paradiso Amaro. Alexander Payne cerca di realizzare un film sincero e vero, ma ci riesce solo in parte. Accanto ad alcune scene di sincera emozione e di realismo (su tutte, l'ultimo saluto del suocero di Matt all'amata figlia), infatti, ci sono momenti in cui prevalgono l'enfasi e quei meccanismi da lacrima chiamata di alcuni film sentimentali: questi finiscono per spezzare quel senso di sincerità e reale partecipazione emotiva generato durante il film, rendendo gran parte del finale abbastanza telefonato e mancante di realismo.

La maggiore debolezza del film è però la sceneggiatura che, pur partendo da un buon soggetto, rimane sempre piuttosto debole, navigando stancamente fino alla fine del film grazie a un paio di buone trovate e soprattutto ad alcuni personaggi indovinatissimi. Alexandra, la figlia maggiore è un personaggio a tutto tondo, che si evolve durante il film, rivelando degli aspetti sempre nuovi e inaspettati del suo carattere, e anche la figlia minore è interessante, anche se perde un po' di efficacia con il passare dei minuti. Il vero colpo di genio del film è però il fidanzato di Alexandra, irresistibile nella sua perenne espressione ebete e nella sua totale incapacità di comportarsi in maniera appropriata. Anche lui, tuttavia, rivelerà alcuni lati sconosciuti della sua personalità, rivelando una maturità inaspettata e una spiccata sensibilità.

Il protagonista, però, è ovviamente Matt. Per larga parte del film Clooney è il film, con continui primi piani a seguire le sue emozioni, le sue riflessioni, la sua fatica nell'adattarsi alla nuova realtà. Clooney offre una prova convincente e molto realistica, che ricorda da vicino, senza però eguagliarla, quella offerta in Tra le nuvole nella sua rappresentazione di un uomo che scopre che vede la sua realtà stravolta e deve affrontare il cambiamento.

Paradiso Amaro è un film onesto e a tratti commovente, ma penalizzato da una sceneggiatura debole e dall'eccessivo patetismo di alcune scene. Sorprende non poco che un film del genere possa essere candidato a un così alto numero di Oscar, considerando i suoi non indifferenti difetti strutturali. Resta un buon film, arricchito da una buona prova degli attori e da un'eccellente prova di Clooney che, se non fosse per Dujardin, quest'anno l'Oscar se lo meriterebbe veramente.

***

Pier

venerdì 3 febbraio 2012

Hugo Cabret

L'infantile capacità di sognare



Parigi, anni '30. Hugo è un orfano che vive all'interno della stazione di Montparnasse, dove si occupa della manutenzione e del funzionamento degli orologi. Il suo unico amico è un misterioso automa, lasciatogli dal padre, che cerca disperatamente di riparare. Proprio per procurarsi alcuni pezzi di ricambio arriva a rubare nel negozio di giocattoli di Nonno Georges, un anziano burbero e scontroso che, come il piccolo Hugo, nasconde un segreto insospettabile. Il loro incontro scatenerà una serie di eventi che aiuteranno entrambi a scendere a patti con il proprio passato.

Fin dalle prime sequenze, Hugo Cabret rivela una sorprendente creatività visiva e registica. Nel giro di dieci minuti si susseguono un piano sequenza "virtuale", che sfrutta le tecniche digitiali per portarci a spasso per Parigi, fino alla stazione di Montparnasse, con un approccio che sarebbe piaciuto a Orson Welles, e un magistrale piano sequenza "reale", in cui vediamo il piccolo Hugo muoversi nel suo mondo segreto all'interno della stazione, scoprendo di volta in volta una nuova, piccola meraviglia. Scorsese approccia il suo primo film per bambini con un'infantile voglia di stupire, regalando trovate visive in ogni momento del film, sia in quelle più dinamiche, sia in quelle più statiche come le visite in biblioteca, vero e proprio castello del sapere, immenso e stupefacente nella sua semplicità.

Il film è un inno alla giovinezza, all'infanzia, a quei primordi della nostra vita caratterizzati dall'amore per la scoperta, l'esplorazione e l'avventura. La storia di Hugo corre in parallelo con quella del cinema, raccontata attraverso la vita e le opere di George Melies, mago, illusionista, e primo grande talento visivo della settima arte. Sue le invenzioni dei primi effetti speciali, dei primi trucchi, delle prime opere in grado di far sognare e non solo di descrivere, attraverso l'uso di immagini sofisticate (per l'epoca) e di un gusto per il fantastico ambizioso e visionario. Il cinema diviene così il vero protagonista del film, che ci accompagna in un viaggio tra le creazioni di Melies e tra altre mille suggestioni, tra cui un automa che non può non ricordare la Metropolis di Fritz Lang.

Scorsese dedica una grande attenzione agli spazi,che da luoghi reali diventano la sede dei giochi e delle avventure di giovani e adulti: la stazione diventa così un dedalo di cunicoli e passaggi segreti, la biblioteca un mondo da esplorare, un set cinematografico un castello di vetro controllato da un mago con la passione per lo stupore. In questo senso la fotografia di Robert Richardson e le scenografie di Dante Ferretti diventano un valore aggiunto che, attraverso un sapiente uso della luce, riesce a conferire ad ogni singolo ambiente e ad ogni situazione un'atmosfera specifica e unica, che lo caratterizza e lo rende vivo, quasi uno dei personaggi della storia

La forza visiva del film è tale che gli si perdonano alcune lungaggini evitabili, una trama esile che stenta a decollare, se non nel finale, e la scarsa attenzione dedicata ai dialoghi dei ragazzi, spesso un po' troppo artefatti. La forza del film è supportata dalla meravigliosa prova di Ben Kingsley nella parte del giocattolaio-regista, reliquia di un tempo che sembra sparito e, allo stesso tempo, precursore di un mondo che deve ancora venire. Intorno a lui e ai due giovani protagonisti si muove un gruppo di caratteristi eccezionali, tra cui spicca Sasha Baron Cohen nel ruolo di un implacabile capostazione che sembra uscito da un racconto di Dickens.


Hugo Cabret è come un orologio antico: i meccanismi non sono sempre perfetti, a volte si inceppano ma, una volta aperto, rivela al suo interno una perfezione e una bellezza tale che è impossibile non restarne rapiti e affascinati. Il 3D è, per una volta, un valore aggiunto, che arricchisce ulteriormente la fiaba di Scorsese, un omaggio al cinema che scalda il cuore e regala alcuni momenti di pura poesia.

***1/2

Pier

giovedì 2 febbraio 2012

Uomini che odiano le donne - versione USA

Quando l'inutile è magistrale



Michael Blomqvist, affermato caporedattore della rivista d'inchiesta Millenium, viene costretto a dimettersi da uno scandalo. La sua inattività viene ben presto interrotta da un'offerta irrinunciabile: Henrik Vanger, anziano magnate dell'industria svedese, gli offre un'ingente somma se riuscirà a risolvere il mistero di sua nipote Harriet, scomparsa misteriosamente anni prima e che lui crede fermamente essere stata uccisa. Blomqvist inizia le indagini, ma si rende ben presto conto di aver bisogno di aiuto: a supportarlo arriverà Lisbeth Salander, brillante hacker dal presente tormentato e dal passato oscuro, che instaurerà con il giornalista una relazione molto particolare.

Diciamoci la verità: di questo remake americano di Uomini che odiano le donne non si sentiva proprio il bisogno. Vuoi perchè gli originali erano comunque abbastanza ben fatti, vuoi perchè un remake a distanza di pochi anni è abbastanza inutile, fatto sta che il film ha poco senso di esistere. O meglio, avrebbe poco senso di esistere, se non fosse per il nome del regista: David Fincher.
Fincher riprende la materia creata da Larsson e la usa come base per costruire un thriller praticamente perfetto, in cui le scene di tensione sono costruite praticamente solo con il sonoro e in cui nessun dettaglio viene risparmiato, nessuna atrocità viene lasciata in secondo piano. Fincher viviseziona ogni storia, ogni evento, ogni personaggio, concentrandosi però in particolare su Lisbeth, magistralmente interpretata da Rooney Mara.
Quello che segue gli splendidi titoli di testa è quindi un film ad orologeria, cui si riesce persino a perdonare la sua inutilità di fondo grazie alla perfezione di ogni dettaglio tecnico. Il sonoro come detto è curato con una precisione al limite del maniacale, con una folata di vento che diventa un urlo, una voce che diventa un sussurro, un silenzio che vale mille parole. La fotografia è eccellente, e in generale ogni elemento del film si combina armoniosamente con gli altri a formare un unicum che funziona e convince.

Il nuovo Uomini che odiano le donne vince quindi le perplessità iniziali, ma lo fa più per il modo eclettico e inventivo in cui usa il linguaggio cinematografico e gli attori che per il film in sè, che resta invece freddo e lascia addosso una sensazione di inutilità permanente.

***1/2

Pier