Secondo telegramma da Venezia, con una grande infornata di divi, molti dei titoli più attesi, e la prima bocciatura del concorso principale.
The Lost Daughter (Concorso), voto 7. Una donna in vacanza rimane turbata dall'incontro con una giovane madre: riaffiorano ricordi, si riaprono ferite mai sopite. Dal romanzo di Elena Ferrante, un ottimo esordio alla regia per Maggie Gyllenhaal, che pecca di qualche ingenuità ma dirige con maestria i suoi attori, capitanati da quella garanzia che è Olivia Colman.
The Cathedral (Biennale College), voto 5.5. Interessante racconto di formazione di un ragazzo della provincia statunitense, che cresce sballottato dal divorzio dei genitori e le continue liti tra vari membri della famiglia. Un discreto esordio, con belle intuizioni visive (il continuo ritorno delle porte socchiuse), che pecca però di scarsa originalità e capacità di emozionare.
Spencer (Concorso), voto 6.5. Larrain racconta un weekend importante nella vita di Lady Diana, scegliendo un approccio dichiaratamente fiabesco e favolistico, sospeso tra realtà e fantasia. Diana è intrappolata a Sandrigham come una principessa nel castello, sogna momenti catartici di ribellione, vede fantasmi e sciocca la servitù. Nonostante alcune scene di impatto e l'ottima prova di Kristen Stewart, il film sa però troppo di già visto, forse anche per il fatto che racconta un personaggio che è già stato vivisezionato allo sfinimento e per la scelta di mettere comunque in scena cose ormai stranote, come ad esempio la bulimia. Peccato, il potenziale c'era.
Il Buco (Concorso), voto 3. Un film che avrebbe senso come documentario, ma non ha né capo né coda come film di finzione. Bellissime immagini, ma il cinema è un'altra cosa.
Last Night in Soho (Fuori Concorso), voto 8. Due donne, due storie parallele: sogno o realtà? Edgar Wright realizza un film conturbante, trascinante nella sua capacità di cambiare faccia, genere, direzione narrativa. Ottime le prove di Thomasin McKenzie e, soprattutto, Anya Taylor-Joy. Splendida la colonna sonora.
Competencia Oficial (Concorso), voto 7. Divertente satira sul significato di celebrità e sulla vanità - degli artisti, ma non solo - con un cast in gran forma formato da Banderas, Cruz, e Martinez. L'ironia si unisce a un irresistibile cinismo, creando una commedia brillante che, a poco a poco, si tinge di note più nere e oscure.
Pier
Nessun commento:
Posta un commento