La bellezza di una vita
America, inizio Novecento. Un narratore senza nome racconta la vita di Robert Grainier. Orfano, inizia ben presto a lavorare come taglialegna in Idaho, durante l'espansione delle linee ferroviarie. La sua vita scorre sullo sfondo di una natura incontaminata e di rapporti personali e lavorativi che lo cambiano a poco a poco, mentre il mondo intorno a lui continua a scorrere.
Che valore ha una vita? Questa l'enorme domanda che si pone Clint Bentley, alla sua opera seconda come regista, in Train Dreams (già disponibile su Netflix), tratto dall'omonimo romanzo di Denis Johnson. A questa domanda si potrebbe rispondere adottando una prospettiva cosmologica, come fatto da Terrence Malick nei suoi ultimi lavori, guardando all'immensità della natura e alla piccolezza dell'uomo rispetto ad essa. In alternativa si potrebbe adottare una prospettiva più privata, intimista, focalizzandosi sulle piccole cose che costituiscono il nostro quotidiano, sulle gioie e i dolori di una vita semplice. Questo, ad esempio, l'approccio usato di recente da Wim Wenders in Perfect Days, o da Uberto Pasolini in quel gioiello di Still Life.
Bentley, con grande ambizione, decide di adottare ambedue le prospettive - sia macroscopica, sia microscopica - e lo fa raccontando la vita semplice di un uomo che vive a stretto contatto con la natura, la cui esistenza e sopravvivenza dipendono dalla natura e dal mantenere un equilibrio con essa. Un'operazione rischiosa, che Bentley completa con successo grazie a un grande talento per la narrazione, sia per parole che per immagini.
Train Dreams è raccontato da una voce narrante: non è importante chi sia, perché ci sta raccontando una storia, una vita - la vita di Robert Grainier. Una vita semplice, come tutte, ma comunque abbastanza importante da essere raccontata, come tutte. Grainier cerca per tutta la vita un senso, un significato alla sua presenza in questo mondo, alle sue azioni: lo cerca quando è giovane e rimane orfano; lo cerca quando trova l'amore; lo cerca quando una tragedia segna la sua vita; e lo cerca quando, ormai anziano, smette di fare il lavoro che ha fatto per tutta una vita, quello di taglialegna. Alla fine lo trova, e scopre che era stato davanti a lui fin dall'inizio. La storia di Robert è quella di un viaggio interiore, che lo porta a conoscere se stesso e a riconoscere il suo ruolo nel mondo. Joel Edgerton è straordinario nel ruolo del protagonista, e offre un'interpretazione perfettamente intonata al tema del film: il suo Robert è fatto di silenzi, preferisce ascoltare al parlare, e ha occhi che parlano, scrutano, cercano.
La storia di Train Dreams però non è solo quella di Robert: è anche quella delle persone che incontra sul suo percorso, dal suo mentore nel mondo dei taglialegna (un meraviglioso William H. Macy), di sua moglie (Felicity Jones, sempre ottima), di una donna di cui sfiora la vita quando ormai è in là con gli anni (Kerry Condon in un cameo breve ma emotivamente potentissimo). C'è, soprattutto, la natura, i boschi che Robert taglia per vivere ma che al tempo stesso costituiscono il teatro della sua vita, il luogo in cui vive gioie e dolori, in cui nascono i suoi ricordi più belli e i suoi rimorsi più atroci, e in cui scopre lentamente se stesso. L'immensità e la stordente bellezza della natura, così come la sua devastante furia, vengono raccontate con una fotografia calda, struggente, che vive di luce naturale e la restituisce allo spettatore con la potenza evocativa di un'alba, di un tramonto, riuscendo sempre a essere realistica e mai da cartolina.
Train Dreams ha tanti genitori, sia cinematografici che non. C'è Malick, il debito più evidente a livello visivo, ma c'è anche Truffaut; ci sono tutti i cantori delle vite semplici e degli Stati Uniti che cambiano senza cambiare, da Steinbeck a John Edward Williams; ci sono, soprattutto, i poeti del rapporto uomo-natura, Robert Frost e Walt Whitman, e la loro capacità di raccontare il mondo interiore evocando la sorprendente bellezza e durezza di quello isteriore.
Bentley realizza un film lirico ma in grado di intrattenere, evocativo ma realistico, universale ma in grado di raccontare alla perfezione i cambiamenti di una società. Train Dreams commuove per la sua semplicità, per la sua capacità di raccontare l'eccezionalità di una vita, di ogni vita, senza bisogno di spettacolarizzarla, ma concentrandosi proprio sull'ordinarietà, sulle piccole cose che tendiamo a dare per scontate, ma che al loro interno contengono moltitudini.
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Pier