Quarto telegramma da Venezia, con ricordi d'infanzia, lotte artistiche e morali, maternità alternative, creative elaborazioni del lutto, e guerre di mafia sul Gargano.
Princess (Orizzonti), voto 4. Un film dal tema interessante (la prostituzione clandestina nella periferia di Roma), che convince nella costruzione dei personaggi, ma risulta inconcludente nel messaggio e nella messa in scena.
All the Beauty and the Bloodshed (Concorso), voto 7.5. Il film racconta la battaglia di Nan Goldin, celebre fotografia statunitense, con la famiglia Sackler e la loro Purdue Pharma. Purdue era la produttrice dell'OxyContin, farmaco che crea una forte dipendenza e che si calcola abbia causato più di 400mila morti negli USA. Può l'arte salvare il mondo dalla crisi degli oppiacei? La risposta, apparentemente, è sì. Il film intervalla la storia della battaglia contro i Sackler con la biografia della Goldin: inizialmente questa scelta risulta spaesante, ma con il proseguire dei minuti il collegamento diventa sempre più evidente, al punto che la passione che Goldin mette nella battaglia sarebbe incomprensibile senza conoscere il suo vissuto. Si poteva, forse, sforbiciare qualcosa, ma nel complesso resta un film molto riuscito nella sua capacità di colpire ripetutamente allo stomaco.
Love Life (Concorso), voto 7. Il racconto di una vita di coppia tra lutti, fantasmi dal passato che si ripresentano, risate e lacrime, raccontata con un tocco leggero e dolce, che riprende le lezioni di Ozu e di altri grandi film del cinema giapponese come L'estate di Kikujiro.
L'Immensità (Concorso), voto 7.5. Emanuele Crialese torna dietro la macchina da presa undici anni dopo Terraferma, e lo fa con un film profondamente personale, che racconta una versione romanzata della sua infanzia e dell'inizio del suo percorso di transizione da donna a uomo. Il film ha due scene di apertura che sono da manuale dello show don't tell, con la danza scatenata di Penelope Cruz e figli su Rumore di Raffaella Carrà a farla da padrone. Il film si ripete un po' in alcuni momenti, ma nel complesso risulta emotivamente e visivamente solido e ispirato.
Les Enfants des Autres (Concorso), voto 5. Un film di cui si fatica a comprendere la presenza in concorso, che racconta con una regia quasi invisibile la storia di una donna che si ritrova ad affezionarsi alla figlia di primo letto del compagno. Ci si interroga su cosa sia la maternità, sulla sua necessità o non necessità, e in generale sullo scopo di una vita lunga e breve al tempo stesso: i messaggi sono a volte un po' vecchi, ma tutto sommato il film non annoia.
Ti Mangio il Cuore (Orizzonti), voto 6.5. Pippo Mezzapesa racconta una storia di mafia e amore sul Gargano in un bianco e nero fatto più di ombre che di luci, che racconta una Puglia rurale che sembra uscita dal selvaggio west. Sangue chiama sangue, e la spirale sembra destinata a non arrestarsi mai. Buono l'esordio da attrice di Elodie, che firma anche la canzone di chiusura.
Pier e Simone
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