Terzo telegramma da Venezia, con il (grande) ritorno di Aronofsky e tanti film delle sezioni collaterali, più o meno riusciti.
The Happiest Man in the World (Orizzonti), voto 8. Uno sguardo interessante e originale sulle dinamiche ancora irrisolte nei territori dell'ex Jugoslavia - dinamiche che affliggono le menti ancora prima delle relazioni politiche.
Blue Jean (Giornate degli Autori), voto 5.5. Turbamenti sentimentali in un rapporto docente-allievo carico di tensione erotica, che però risulta dispersivo e inconcludente.
Monica (Concorso), voto 3.5. Noioso, inconcludente, già visto, incapace di trattare approfonditamente l'unico elemento potenzialmente originale (la transizione della protagonista da uomo a donna), che viene invece presentato come un qualunque elemento di "contrasto" tra figli e genitori.
El Akhira - L'Ultima Regina (Giornate degli Autori), voto 4. Film storico che mette al centro un personaggio interessante ma poco approfondito, e finisce quindi per annoiare, anche a causa di una lunghezza eccessiva.
Banu (Biennale College), voto 6. La lotta di una donna per riconquistare suo figlio si contrappone alla vittoria del suo paese, l'Azerbajian, in una trentennale guerra. Un film femminile interessante ma incapace di scavare a fondo.
The Whale (Concorso), voto 9. Un'obesità che diventa un guscio in cui affogare una depressione irrefrenabile, il passato che torna nella forma di una figlia arrabbiata ma adorata. Aronofsky ripete l'operazione già riuscitagli con The Wrestler mettendo in scena un uomo distrutto eppure con ancora tanto da dare, preda di una spirale autodistruttiva che non può e, forse, non vuole più arrestare. Brendan Fraser è straordinario nel ruolo del protagonista, ma tutto il cast convince in quello che è finora il film più commovente ed emotivamente vivo della Mostra.
Simone
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