Settimo telegramma da Venezia, con icone hollywoodiane, thriller psicologici, sincerità estreme, registi oppressi dal regime, documentari d'autore, e orridi polpettoni italiani.
Blonde (Concorso), voto 6. Andrew Dominik sceglie di girare una storia romanzata sulla vita di Marilyn Monroe, adattando il romanzo di Joyce Carol Oates anziché basarsi su una delle tante biografie disponibili. Il risultato è un film trasfigurato e trasfigurante, dove Marilyin diventa un'armatura e una trappola per Norma Jean, in un rapporto simbiotico e parassitario al tempo stesso. Blonde è girato con grande maestria, e sorretto dalle splendide musiche di Nick Cave e da un'interpretazione trascendente di Ana de Armas, impressionante per somiglianza. Il film però si perde in inutili lungaggini, e restituisce un'immagine di Marilyn troppo in balia degli eventi, come fosse una foglia trascinata dal vento. La tensione e l'efficacia drammatica vengono sacrificate sull'altare dell'estetica e del desiderio di scandalizzare (le scene di nudo e sesso sono abbastanza esplicite, e sono valse al film il primo divieto per minori della storia di Netflix). Il risultato è quindi un film bello da vedere ma faticoso da seguire, che non offre nulla di nuovo sulla figura di Marilyn.
Beyond the Wall (Concorso), voto 8. Un uomo cieco con un passato tormentato; una donna in fuga che si rifugia nel suo appartamento: una scoperta che avviene per gradi, con crescente fiducia e una realtà che sembra sgretolarsi a ogni passo. Vahid Jalilvand realizza un thriller teso, girato alla perfezione, forse leggermente troppo lungo, ma in grado di tenere lo spettatore con lo sguardo fisso sullo schermo fino allo splendido, creativo finale.
Les Miens (Concorso), voto 7. Cosa succederebbe se qualcuno intorno a noi diventasse incapace di mentire? Questa la premessa del riuscito film di Roschdy Zem, in cui una famiglia viene sconvolta dall'improvvisa sincerità estrema di uno dei fratelli in seguito a una commozione cerebrale. Si ride, ci si commuove, si riflette sulla fragilità dei legami e sulla necessità di mantenerli, coltivarli, ascoltarli.
Nuclear (Fuori Concorso), voto 7.5. Ottimo documentario di Oliver Stone che smonta molti dei miti sulla pericolosità del nucleare, argomentando con dovizia di dati e testimonianze la necessità di metterlo al centro della nostra lotta contro il cambiamento climatico.
No Bears (Concorso), voto 6. Jafar Panahi, sempre costretto agli arresti domiciliari dal regime iraniano, gira un altro film che lo vede protagonista nel ruolo di un regista. La capacità di emozionare del film è quindi un po' limitata da una sensazione di già visto, non tanto dal punto di vista della storia quanto da quello del meccanismo narrativo. Peccato, perché la storia raccontata avrebbe potuto arrivare molto più al cuore: speriamo che Panahi possa finalmente tornare a girare.
Chiara (Concorso), voto 2. Una fiction di Rai1 con un budget un po' più elevato, che avrebbe intenti seriosi ma sceglie di far parlare i suoi personaggi come ne L'armata Brancaleone. Un Medioevo del tutto irreale, dove tutti sono puliti, pettinati, con i denti bianchissimi, non c'è fango, non c'è freddo, non c'è fame. Non è nemmeno un film brutto: peggio, è un film inutile.
Pier
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