venerdì 22 ottobre 2010

Wall Street - Il denaro non dorme mai

L'incapacita' di chiudere



Gordon Gekko e' tornato. Dopo anni spesi in prigione, ne esce proprio qualche giorno dopo l'11 Settembre 2001. Riesce a rimettersi in pista grazie a un libro di memorie, ma rimane comunque fuori da quell'ambiente finanziario che una volta controllava. Ora il suo posto e' occupato da Bretton James, spietato squalo della finanza che non esita a far sparire la storica banca gestita da Louis Zabel, che per difendere il suo onore si suicida. Sara' proprio questo suicidio a spingere Jake Moore, fidanzato della figlia di Gekko e protegee di Zabel, a offrire a Gordon l'occasione di rientrare, con l'obiettivo di "far fuori" James.

Oliver Stone riprende la storia la' dove era finito il primo Wall Street, ma la porta alle sue estreme conseguenze. Il Gekko del primo capitolo sembra un dilettante in confronto ai moderni squali della finanza, per cui l'insider trading e' all'ordine del giorno e il denaro dei propri clienti e' solo un mezzo per arricchirsi. Lo scenario dipinto da Stone e' inquietante, ma corrisponde perfettamente alle cronache cui la presente crisi finanziaria ci ha abituati. Le banche falliscono, alcune teste cadono, per scelta propria come Zabel (uno straordinario Langella) o altrui, ma i grandi squali (qui rappresentati nel personaggio interpretato alla perfezione da Eli Wallach) rimangono sempre in sella, pronti a cavalcare il prossimo cavallo vincente fino al suo esaurimento. Le bolle speculative si succedono l'una all'altra, e nemmeno la crisi piu' profonda sembra in grado di fermarle.

A questi contenuti crudi e realistici Stone accompagna un'eccezionale fotografia e, a tratti, dei toni da commedia. Questi ultimi stonano solo in parte, in quanto offrono comunque una prospettiva tagliente, ai limiti della satira, sull'odierna situazione del capitalismo. Quello che invece stona realmente sono alcune scene "oniriche", che hanno il solo effetto di togliere ritmo alla storia, e la scelta di alcuni elementi del cast. Se Michael Douglas e Josh Brolin sono perfetti nei rispettivi ruoli, infatti, lo stesso non si puo' dire delle loro giovani controparti. Shia LaBeouf e' bravo e intenso, ma e' troppo giovane per il suo personaggio, finendo per risultare poco credibile. Carey Mulligan, d'altra parte, e' l'Alba Rohrwacher d'oltre oceano (o meglio la Rohrwacher e' la Mulligan italiana), in quanto non ha qualita' recitative ne' tanto meno estetiche tali da giustificare il suo continuo inserimento in svariati progetti cinematografici.

La pecca piu' grande del secondo Wall Street e' tuttavia nel finale. La soluzione della vicenda e' tesa, rispetta il tono del film e soddisfa, ma c'e' un elemento che stona decisamente e che lascia l'amaro in bocca allo spettatore. L'incapacita' di chiudere con il passato e' un tema forte che attraversa tutto il film: nel finale va un po' perso, dando l'impressione che forse, questa volta, chi non sapeva come chiudere fosse proprio Stone.

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Pier

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