giovedì 1 marzo 2018

Oscar e discriminazione: Un'analisi

La notte degli Oscar si avvicina: il 4 Marzo verranno decisi i vincitori per ogni categoria.
Prima di lanciarci nei nostri pronostici, abbiamo deciso di dedicare un articolo a un fenomeno che fa sempre parlare di sé, sia al momento delle nomination che in quello dell'annuncio dei vincitori: la presunta discriminazione verso i candidati di colore nei premi per i migliori attori e le migliori attrici.

Da anni, infatti, impazza la polemica contro l'Academy, accusata di favorire attori e attrici caucasici rispetto ai loro colleghi afroamericani.
I sostenitori di questa tesi portano solitamente a loro sostegno le mancate vittorie/nomination di attori afroamericani in alcune annate caratterizzate da nomination "all white" nelle quattro categorie di premi disponibili; citano inoltre l'innegabile preponderanza di membri caucasici tra i membri dell'Academy (94% secondo un'indagine condotta nel 2012 dal Los Angeles Times), sostenendo che ciò non possa che portare a una discriminazione nelle nomination.
Chi invece nega il problema, accusando la parte avversa di "buonismo" e di inseguire il politically correct a tutti i costi, porta a suo sostegno le vittorie di Denzel Washington, Halle Barry, e Viola Davis.

Ambedue gli approcci, tuttavia, soffrono dello stesso problema: si basano su aneddoti, casi singoli, o su statistiche superficiali come quella qui sotto, che si limita a calcolare la percentuale storica di vincitori bianchi o di colore senza tenere conto dell'evoluzione del contesto storico: fino agli anni Settanta essere neri negli USA aveva conseguenze ben più negative che quella di non essere candidato all'Oscar.


Ambedue i partiti sono quindi vittime di quelli che nella scienza delle decisioni sono conosciuti come bias cognitivi, e in particolare del bias di conferma (confirmation bias) e del cosiddetto availability heuristic. Qui potete trovare una descrizione più dettagliata di questi e altri bias, ma in sintesi: il bias di conferma ci porta a cercare e considerare solo le informazioni che confermano le nostre convinzioni preesistenti; l'availability heuristic ci porta a dare un peso sproporzionato agli esempi che ci vengono in mente per primi quando ci viene chiesto di valutare un fenomeno (in questo caso, la discriminazione).

In questo articolo vogliamo superare la partigianeria e condurre un'analisi rigorosa per verificare se esiste effettivamente una discriminazione contro gli attori e le attrici afroamericani nelle nomination e nelle vittorie agli Oscar. Nel farlo, cercheremo anche di capire le eventuali cause di questa discriminazione e, più in generale, se questa discriminazione esista solo al livello dell'Academy o sia più generalizzata all'interno del cinema statunitense.

1. Discriminazione: equità e l'importanza della distribuzione naturale

Per condurre un'analisi rigorosa è necessario prima di tutto definire cosa si intenda per discriminazione nel nostro contesto. In generale, quando si parla di discriminazione si sussume il concetto di equità: una certa categoria può dirsi discriminata se un individuo di quella categoria viene trattato in modo diverso rispetto a uno appartenente a un'altra categoria solo sulla base della sua appartenenza alla prima categoria. Per fare un esempio: possiamo dire che un'azienda sta discriminando una donna se, a fronte di una performance complessiva identica, le offre un aumento di stipendio inferiore rispetto a quello di un collega uomo.

Quando si parla di numeri e rappresentatività, la presenza di discriminazione viene solitamente calcolata in un modo molto semplice: valutando la distribuzione naturale delle varie categorie e confrontandola con quella osservata all'interno del sistema in esame. Il concetto di "distribuzione naturale" è meglio illustrato con un esempio: donne e uomini rappresentano ciascuno il 50% della popolazione. Se in un'azienda osservo una percentuale di uomini pari al 70%, posso pensare che in quell'azienda siano in atto fenomeni di discriminazione contro le donne. Chiarisco subito che si tratta di un'analisi superficiale, in quanto non tiene conto di vari elementi come la decisione (volontaria o dettata dalla società e dalle sue iniquità di fondo) di un soggetto di non lavorare per l'azienda in esame. Tuttavia, questa analisi fornisce un interessante punto di partenza.
La presenza di discriminazione, dunque, può essere valutata confrontando la percentuale osservata con quella naturale: se la prima si discosta significativamente dalla seconda, è possibile che si stia verificando un fenomeno di discriminazione.

Un errore fatto dal partito degli "Oscar che discriminano" (OD d'ora in poi) è quello di non considerare la distribuzione naturale delle varie etnie all'interno del sistema di riferimento. Quando il partito OD parla di iniquità e discriminazione sembra infatti sottintendere che una situazione "equa" sarebbe quella in cui attori e attrici di colore ricevessero lo stesso numero di nomination dei propri colleghi caucasici: in altre parole, relazionano il concetto di equità a quello di distribuzione 50-50. Tuttavia, la distribuzione 50-50 non è necessariamente equa, e rischia anzi di essere terribilmente iniqua se la distribuzione naturale è diversa da 50-50. Tornando all'esempio citato sopra: se le donne fossero il 60% della popolazione, un'azienda che avesse il 50% di donne sarebbe comunque a forte rischio di discriminazione.

Nel calcolare la distribuzione naturale degli afroamericani possiamo considerare due sistemi di riferimento. Il primo sono gli Stati Uniti nel loro complesso: stando al più recente censimento, gli afroamericani costituiscono il  13% della popolazione. Il secondo sistema che possiamo considerare è Hollywood. Stando all'ultimo Hollywood Diversity Report, pubblicato nel 2018, nel 2016 il 12.5% dei ruoli nei "top film" sono stati interpretati da attori afroamericani, una percentuale quindi quasi in linea con quella della popolazione complessiva, come lo stesso report sottolinea (p. 21).

Dato che le due stime sono praticamente equivalenti, utilizzeremo il 13% come la distribuzione naturale degli afroamericani che confronteremo con la distribuzione delle nomination e delle vittorie agli Oscar.

2. Analisi principale: Nomination e vittorie

La seconda decisione da prendere per condurre un'analisi sistematica è quella dell'orizzonte temporale. Come già detto, considerare una distribuzione temporale come quella della figura presentata poco sopra ha poco senso per svariati motivi.
Dato che le accuse di discriminazione vengono mosse verso l'Academy contemporanea, per questa analisi abbiamo deciso di concentrarci sul periodo che va dal 2000 al 2016. Gli anni Novanta sono infatti caratterizzati dai primi "segnali" di cambiamento verso gli attori di colore e le nomination per Morgan Freeman e Denzel Washington come migliori attori protagonisti. Concentrarci sugli anni immediatamente successivi dovrebbe quindi offrire un ritratto convincente delle tendenze più recenti nelle scelte dell'Academy.

Nel grafico qui sotto sono riportati la percentuale totale di nomination e vittorie per attori e attrici afroamericani nelle quattro categorie degli Oscar per il periodo considerato *, con la distribuzione naturale come punto di riferimento.
Figura 1
Il grafico suggerisce una leggera discriminazione verso gli afroamericani in termini di nomination, e un leggero favoritismo per quanto riguarda le vittorie **.
A un primo sguardo, dunque, non sembrano esserci ragioni per lamentare una discriminazione verso gli attori di colore. Ironicamente, sembra essere più discriminatoria la Screen Actors Guild, che stabilisce gli artisti nominati, che l'Academy nel suo complesso, che decide invece i vincitori.


3. Il prestigio del premio

Una valida obiezione ai dati presentati nella Figura 1 sta nel fatto che i premi per gli attori non sono tutti uguali: il prestigio collegato al vincere come attore o attrice protagonista è di gran lunga più alto di quello collegato al vincere la statuetta per il supporting role. È quindi possibile che gli attori afroamericani - che, in quanto minoranza, tendono ad avere uno status più basso - siano maggiormente penalizzati nella categoria più prestigiosa, e ricevano un "contentino" in quella meno prestigiosa.
Nella Figura 2 abbiamo quindi ripetuto l'analisi della Figura 1, ma distinguendo i premi per attori/attrici protagonisti e non protagonisti.

Figura 2
Il grafico conferma la validità dell'obiezione riportata sopra: attori e attrici afroamericani sono penalizzati nelle nomination (soprattutto) e nelle vittorie come protagonisti, mentre sono favoriti, divenendo quindi oggetto di "discriminazione positiva", nei premi come non-protagonisti.

4. La variabile nascosta: il genere

Finora abbiamo trattato l'etnia come una categoria indipendente da altre caratteristiche demografiche. Tuttavia, la teoria nota come "intersectionality" ha sottolineato e dimostrato come nessuna categoria esista indipendentemente dall'altra: individui che appartengono a due (o più) categorie solitamente discriminate subiscono discriminazioni ancora maggiori rispetto a chi appartiene a una sola delle due categorie. Per fare un esempio, una donna di colore sarà maggiormente discriminata rispetto a una donna bianca, o a un uomo di colore. Il film Moonlight, (immeritato) trionfatore della scorsa edizione, trattava proprio di questo argomento, focalizzandosi su un protagonista omosessuale e di colore.

È quindi possibile che la discriminazione lamentata dal partito OD sia più forte e significativa per le donne che per gli uomini. Abbiamo quindi ripetuto l'analisi riportata nella Figura 2 distinguendo tra attori e attrici. Vista l'uguale distribuzione di uomini e donne nella popolazione, abbiamo mantenuto il valore generale della distribuzione naturale (13%) anche per queste analisi.
Le figure 3 e 4 riportano i risultati.

Figura 3
Figura 4
La differenza è evidente, e conferma l'ipotesi dell'intersezionalità: le attrici afroamericane sono chiaramente vittima di discriminazione per quanto riguarda i premi da protagonista, mentre sono oggetto di "discriminazione positiva" per i premi da non protagonista, soprattutto per quanto riguarda le vittorie. Gli attori invece sono leggermente discriminati nei premi da non protagonista (ma solo per le nomination), mentre sono favoriti nelle vittorie (ma non nelle nomination) del premio come miglior attore protagonista, sia rispetto alle loro colleghe donne, sia rispetto ai colleghi caucasici.

5. Conclusioni

Le analisi dimostrano in modo abbastanza evidente che l'ipotesi della discriminazione sistematica su base razziale (almeno per quanto riguarda gli afroamericani: le altre minoranze sono virtualmente assenti dalle nomination degli Oscar, anche se nessuno ne parla) non è supportata dai dati. Esiste solo una leggera discriminazione per quanto riguarda le nomination ai premi più prestigiosi, quelli per attore/attrice protagonista.

Tuttavia, l'analisi rivela anche una chiara discriminazione di genere verso le attrici afroamericane nei premi più prestigiosi, sia rispetto alle loro controparti caucasiche, sia rispetto ai loro colleghi uomini. In un contesto in cui il sistema rende impossibili le discriminazioni di genere (uomini e donne concorrono in categorie separate), queste si manifestano all'interno delle minoranze: come la talpa del gioco Acchiappa la Talpa, la discriminazione di genere scompare da una parte per poi ricomparire da un'altra, ma in modo più subdolo, quasi nascosto. Questo suggerisce che i beneficiari di campagne come #OscarsSoWhite sono soprattutto gli uomini, mentre le attrici afroamericane continuano a essere significativamente discriminate.

Presto renderemo disponibile ancora una versione in inglese. Commenti e suggerimenti sono ovviamente bene accetti.

Pier

Note e commenti

1) Uno dei pochi articoli ad aver condotto un'analisi sistematica del problema discusso in questo post è stato pubblicato dal Guardian e si può trovare qui.

2) I dati completi su cui si basa questa analisi sono disponibili gratuitamente qui. Su suggerimento di un amico (thank you, Tervel) abbiamo provato a verificare se ci fossero dei trend temporali che potessero fornire una spiegazione alternativa ai dati osservati. 
Per esempio, un periodo di maggiore sensibilità sociale al tema razziale dovuto a fatti di cronaca potrebbe influenzare l'assegnazione dei premi. 

Abbiamo quindi diviso i 17 anni di osservazione in 6 periodi di 3 anni ciascuno e calcolato le solite percentuali. I risultati di queste analisi sono riassunte in grafici consultabili qui. Come si può vedere, non è possibile individuare nessun trend a lungo termine (se non un calo nel corso del tempo delle vittorie di afroamericani nel premio per miglior attore/attrice protagonista), ma si possono osservare numerose fluttuazioni nel breve termine. 
Queste fluttuazioni potrebbero riflettere trend di breve periodo in grado di influenzare l'assegnazione dei premi, così come essere semplici variazioni casuali.

*: la percentuale per le nomination è calcolata dividendo la somma delle nomination ottenute per (17 x 20 - ovvero il numero di anni considerati e il numero di nomination possibili ogni anno in tutte le categorie (5 nomination per 4 categorie). Nelle analisi per categoria, il denominatore è = 17 x 10.

**: un'analisi più rigorosa, che va al di là dello scopo descrittivo del presente articolo, richiederebbe un'analisi della significatività statistica di queste differenze.

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