giovedì 6 gennaio 2011

Hereafter

La scommessa di Eastwood: stravinta !



Marie Lelay è una giornalista televisiva francese sopravvissuta ad uno tsunami in Thailandia. Marcus è un bambino di dieci anni che perde il fratellino gemello Jason e verrà affidato ad una coppia adottiva. George Lonegan è un sensitivo con evidenti problemi sociali a causa della sua facoltà di parlare con i morti. Le tre storie, che lambiscono i perimetri della morte sotto tre punti di vista diversi, finiranno per incrociarsi indissolubilmente.

Il solito Clint Eastwood verrebbe da dire; nessuna sorpresa per uno dei migliori registi viventi e non solo. Ma ragionandoci bene, il film stupisce. Stupisce perché leggendo attentamente la storia, analizzando i volti dei personaggi e le vicende prese nella loro singolarità, ci troviamo di fronte ad un Clint Eastwood del tutto inedito. Non ci sono più quei personaggi spigolosi come in Mystic River, Gran Torino, Milion Dollar Baby o Un Mondo Perfetto. In tutti i suoi film precedenti, il leitmotiv era quello di personaggi dalla psicologia molto complessa ma anche dalla dubbia moralità, una trama spesso arricchita da una violenza di fondo resa, a seconda della pellicola, più o meno esplicita.

Hereafter è l'esplorazione curiosa di un regista ormai ottantunenne di una storia, sì emotiva come nei film precedenti, ma con la violenza trasformata in dolcezza. Una dolcezza non spicciola, non dalla lacrima facile, ma complessa, cucita intorno ai tre personaggi che diventano la rappresentazione del desiderio di Eastwood di raccontare una storia dai veri sentimenti in un contesto paranormale.

Il ritmo del film è compassato, la scena è sempre buia e inizia a colorarsi solo quando le tre "vittime" del destino si incontrano. Le battute sono poche, semplici, ma sempre coi tempi giusti rispettando la narrativa che fa di questo film una pellicola preziosa e rara nella Hollywood moderna. Gli attori, pur non importanti, fatta eccezione del solo Matt Damon, sono sorprendenti, perfetti in ogni espressione del viso, in ogni movimento e sempre al centro di una scena che tende ad isolarli nella loro solitudine.

Penso che sia il film di Clint Eastwood più riuscito, di una complessità rara ma anche di grande concretezza per i numerosi richiami a fatti tragici accaduti di recente. Il film ci coinvolge portandoci a provare compassione per i personaggi.

La seduta che Logan - Damon fa al bambino Marcus è d'antologia; un combinazione di musica, battute ed espressioni che aprono il cuore, lasciando un forte senso di malinconia nello spettatore anche dopo aver lasciato la sala.

*****
Alessandro


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