sabato 22 gennaio 2011

Kill me please

Tra commedia nera e Tarantino



Il Dr. Kruger, colpito dal costo sociale del suicidio, decide di aprire una clinica dove togliersi la vita non sia un atto disperato ma una scelta dignitosa e meditata. Il suo istituto attira i personaggi più diversi, ognuno con una sua piccola, grande tragedia che lo spinge a voler compiere l'estremo gesto. L'ostilità degli abitanti del vicino villaggio e il carattere particolare di alcuni pazienti creeranno numerose complicazioni.

Kill me please è un buon esempio della nuova commedia nera francese, in cui il citazionismo di stili del passato si mescola con il gusto per lo sperimentalismo. L'opera prima di Olias Barco colpisce infatti fin dalla prima scena per alcune scelte registiche.
Innanzitutto la scelta di un bianco e nero antico, quasi anni Cinquanta, che contribuisce a creare un'atmosfera quasi onirica, collocando il film e la clinica del dottor Kruger in un luogo indefinito, fuori dal tempo e dallo spazio. La fotografia e il trucco accentuano ulteriormente questo clima, con immagini e inquadrature da film espressionista tedesco e personaggi che sembrano usciti da un freak show o dal Gabinetto delle figure di cera.

Le scene e i dialoghi sono statici, quasi teatrali, quasi sempre ambientati in una stanza con un numero ristretto di personaggi. Il dinamismo è generato dall'uso della camera a mano, in pieno stile neorealista, con continui movimenti di macchina e strette inquadrature sui personaggi. La sceneggiatura è da classico della commedia nera, anche se è assente quello humor ritmato e sferzante che solitamente si ritrova nei film inglesi di questo genere.
Il cast è ottimo, con attori non celeberrimi ma adattissimi alle parti che interpretano, in particolare il "vedovo" con l'ossessione per la propria pettinatura e l'anziana cantante.

La storia scorre abbastanza linearmente fino al finale, quando il film cambia decisamente di tono e vira su linguaggi e situazioni al limite del pulp, tra sparatore, inseguimenti e fughe disperate.
Il risultato è volutamente spiazzante, ma manca di quel lampo di originalità in grado di dare coerenza all'opera e di rendere il film apprezzabile anche sotto il punto di vista della trama oltre che dello stile.
Kill me please è un film interessante con alcuni ottimi spunti, che vengono però sviluppati solo in parte, lasciando nello spettatore un senso di incompiutezza e di poca incisività.

***

Pier

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