Il dimenticato di oggi è Walter Chiari, uno degli attori peggio sfruttati dal cinema italiano. Mattatore ironico e completo, in grado di condurre, ballare, cantare e divertire, Chiari ebbe un trionfale successo in televisione (celeberrime la gag del Sarchiapone e le sue prese in giro a Battisti) e nel teatro di varietà, mentre fu quasi sempre relegato ai margini della nostra cinematografia a causa del suo carattere e delle sue abitudini, che lo portavano a essere spesso e volentieri in ritardo e a condurre una vita sregolata fuori dal set.
La sua carriera cinematografica è quindi più nota per la sua tumultuosa e intensa relazione con Ava Gardner che per le sue prove d'attore, nonostante abbia girato più di 100 film sia in Italia che all'estero, esordendo nel 1946 con Vanità e ritirandosi nel 1991 con Capitan Cosmo.
Alcuni registi, però, si resero conto del suo grande talento, che rendeva al meglio in quei ruoli sottilmente in bilico tra ironia e tristezza, gioia e sofferenza. Il primo a dargli fiducia fu Luchino Visconti, che lo scelse nel 1951 per recitare in Bellissima al fianco di Anna Magnani. Chiari ha un ruolo fondamentale nella scena più celebre del film, quella sul fiume, frutto delle grandi doti improvvisative sue e della Magnani e ad oggi una delle più toccanti e riuscite scene d'amore del cinema italiano.
Nonostante il grande successo ottenuto Chiari non riceve altre offerte dello stesso livello e negli anni successivi continua a dedicarsi al cinema leggero o di genere, all'interno del quale spicca la sua partecipazione nel riuscito Un giorno in pretura diretto da Steno (1954), in cui recita accanto a Sophia Loren nell'episodio Don Michele, Anna e il biliardo, in cui sfrutta appieno la sua eccellente vena comica, conferendo però al suo prete anche una malinconia che rimarrà ricorrente nei suoi personaggi più riusciti.
I film successivi non sono degni di nota, con l'eccezione de La capannina (1957) che, oltre a essere il suo primo film in inglese, segna l'inizio della sua storia d'amore con la Gardner.
Per un ruolo importante dobbiamo aspettare invece il 1962, quando Damiano Damiani lo scrittura per la parte principale di Cesarino ne La rimpatriata, una pellicola perfetta per esaltare le sue doti di comico triste. Il film è un piccolo gioiello che presenta l'incontro, dopo molti anni di separazione, di un gruppo di amici. Tutti sono diventati celebri e rispettati professionisti, con la notabile eccezione di Cesarino, l'antico leader del gruppo, che gestisce un cinema di periferia di proprietà del suocero. L'iniziale senso di superiorità degli amici viene subito a cadere quando si rendono conto che le loro vite, pur ricche, sono in realtà più vuote di quelle dell'amico, che mantiene una spensieratezza e una voglia di vivere che loro hanno ormai perduto. Chiari interpreta un eterno ragazzo che non sa o non vuole affrontare la realtà, per cui la vita è ancora intrisa di avventure, amore e romanticismo. Il film è girato in una Milano crepuscolare e notturna e si conclude, dopo una notte all'insegna dei vecchi tempi, nella periferia dove Cesarino si reca per ritrovare Larona, sua fidanzata di un tempo ormai ridotta a fare la prostituta. Il dialogo tra i due e la scena successiva sono un capolavoro di sentimento e compassione, con la recitazione di Chiari supportata da una fotografia a dir poco perfetta.
Un anno più tardi Dino Risi affida a Walter Chiari la parte principale de Il giovedì, in cui l'attore interpreta un padre divorziato che cerca di fare una buona impressione sul figlio in una delle poche giornate che possono trascorrere insieme. Chiari è magnifico nella sua capacità di variare i toni della recitazione da un momento all'altro, e trasmette perfettamente le alterne emozioni che possiedono questo padre fallito che vuole disperatamente piacere a suo figlio, anche se solo per un giorno, regalando quella che forse rimane la sua migliore interpretazione.
Negli anni successivi Chiari viene travolto da due scandali per uso di cocaina, uscendone pulito nel secondo, che gli chiudono molte porte nel mondo dello spettacolo e in particolare nel cinema. E' solo nel 1986, dunque, che ottiene una parte degna del suo talento. Il film è Romance di Massimo Mazzucco, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Chiari interpreta Giulio, un padre ormai anziano che decide di recuperare i contatti con il figlio, interpretato da Luca Barbareschi, invitandolo per un weekend nella sua baita in montagna. L'incontro, dopo le iniziali diffidenze, finirà per segnare profondamente e arricchire le vite di entrambi.
Il film raccolse subito il plauso del pubblico, e Chiari fu considerato favorito per la Coppa Volpi, salvo perderla a sorpresa all'ultimo minuto in favore di Carlo delle Piane per Regalo di Natale. Pupi Avati, alcuni anni dopo, realizzò e diresse Festival, in cui raccontò la vicenda del mancato premio di Chiari.
L'interpretazione di Chiari è commovente per veridicità e realismo: quest'uomo solo, una volta pieno di donne e di vita e ora abbandonato dagli amici e timoroso persino di andare a trovare la moglie ricoverata, ricorda da vicino la parabola dello stesso attore. Ogni suo gesto, ogni sua frase sembrano urlare al cinema italiano che grande attore avrebbe potuto essere se soltanto qualcuno gli avesse dato la fiducia che meritava.
Simone
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