venerdì 4 dicembre 2009

Moon

Il lato oscuro della luna



Sam Bell è un astronauta che vive da tre anni in una stazione spaziale situata sul lato oscuro della luna, con l'unica compagnia di un robot di nome Gertie. La sua missione sta per finire, e Sam non vede l'ora di tornare a casa. Proprio quando la partenza si avvicina, tuttavia, la sua salute peggiora rapidamente: comincia ad avere mal di testa e a soffrire di allucinazioni, che gli causano un incidente. Al suo risveglio, trova di fronte a sè un se stesso più giovane, che sostiene di essere lì per lo stesso motivo per cui lui era stato inviato tre anni prima.

L'opera prima di Duncan Jones, figlio di David Bowie, si caratterizza per le atmosfere cupe e claustrofobiche: girato quasi completamente in interni, Moon comunica un senso di oppressione e di pericolo permanente. Anche gli ambienti esterni, ricreati ispirandosi alla missione giapponese Selene, sono cupi e grigi e suggeriscono una minaccia imminente, nonostantenon si veda nemmeno l'ombra di alieni.

Il film ricorda nell'ambientazione 2001 - Odissea nello spazio: la presenza del computer di bordo, in particolare, è un chiaro omaggio al film di Kubrick. Jones riesce però ad andare oltre il modello originario, e per certi versi a superarlo: la regia è di altissimo livello, e la trama è certamente migliore e più interessante di quella dell'opera kubrikiana. Il percorso interiore del protagonista è ben costruito e il suo tentativo di scoprire chi sia veramente riesce ad appassionare lo spettatore, nonostante il tutto si svolga in uno spazio angusto e con un solo attore in scena. Notevoli la fotografia, tendente al bianco e nero, soprattutto negli esterni, e la scenografia, ispirata a vere missioni spaziali e realizzata con un budget risicato.

Sam Rockwell, bravo e intenso come non mai, sfodera una prestazione da Oscar, in quanto riesce a interpretare i due Sam Bell in modo completamente diverso, riuscendo a farli sembrare due persone ben distinte tra loro. L'altro "attore" è il robot Gertie, doppiato da Kevin Spacey, che esprime i propri stati d'animo attraverso emoticon: la sua "performance" è eccellente, ed è sicuramente uno dei computer più umani mai apparsi sul grande schermo.

Moon è uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi dieci anni: la sua forza sta nella capacità di porci di fronte a forti problemi etici e filosofici, senza per questo perdere di vista il senso della trama.
E quando Sam dialoga con Gertie, viene da chiederci dove finisca l'umanità e dove inizi la vita artificiale.

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Pier

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