mercoledì 13 aprile 2022

Red

Abbracciare il panda rosso


Mei Lee ha tredici anni. Studentessa modello e figlia rispettosa, aiuta la famiglia a gestire il tempio di famiglia che gestiscono da generazioni a Toronto. Il suo sogno è andare con le sue amiche al concerto della sua boy band preferita. Sembra, insomma, un'adolescente come tanti: ma tutto cambia quando, un mattino, Mei si risveglia e si ritrova trasformata in un enorme panda rosso - una trasformazione che nasconde un segreto di famiglia di cui non era a conoscenza.

La produzione recente della Pixar sembra seguire un trend ben preciso. Da un lato ci sono i film che da sempre costituiscono il cuore della produzione della casa della lampadina: storie esistenzialiste e ambiziose, ambientate in mondi nuovi e magici che ci costringono a ripensare il funzionamento della realtà. Dall'altro lato troviamo da qualche tempo storie all'apparenza più semplici, intime, il cui centro emotivo si colloca all'interno dei rapporti amicali o famigliari. Esiste un elemento fantastico, ovviamente, ma è solo un pretesto per parlare di qualcosa di molto più terreno: il legame tra due fratelli e l'assenza di un genitore, l'accettazione di un'identità sfaccettata, il tormento e l'estasi del diventare grandi. In questo filone si collocano Onward e Luca.

In questo filone si colloca anche Red. Come i suoi predecessori, tuttavia, Red è molto più di quello che appare: dietro la semplicità del racconto si nasconde una grande complessità di significati ed emozioni, in un film che scava in profondità nel periodo più difficile e mostruoso per un ragazzo: l'adolescenza. La metafora della trasformazione in panda rosso per rappresentare i cambiamenti della pubertà è, all'apparenza, abbastanza scontata, una versione edulcorata di quanto già fatto, ad esempio, da Stephen King in Carrie. All'apparenza, appunto, perchè il panda rosso di Red rappresenta molto altro: il contrasto tra individualità e collettivo (la famiglia), la ricerca di una propria identità, e, soprattutto, il rapporto con la diversità.


Red insomma, è un film che parla anche di pubertà, ma non solo. La regista Domee Shi, al debutto alla guida di un lungometraggio dopo il meraviglioso corto Bao, tesse abilmente la sua tela e fa passare la sua riflessione sul tema senza calcare troppo la mano né scivolare in eccessi retorici come capita a molti film su tematiche simili. La trasformazione in panda rosso coinvolge tutti gli elementi femminili della famiglia di Mei, ma solo lei decide di accettarla come parte di sé, di un'identità ancora in costruzione ma sulla quale la ragazzina sembra avere le idee più chiare rispetto a quelle di madre, nonna e zie. Se la loro soluzione era di bandire per sempre la diversità, al fine di omologarsi alle aspettative sociali e famigliari, Mei decide che la diversità è parte di lei, e va esibita, non nascosta. 

È, in questo senso, una scelta simile a quella di Luca, che però lo fa spinto dal desiderio di una vita differente, di una fratellanza tra specie differenti, e soprattutto in un contesto che gli permette di mostrare un solo lato di sé (uomo o mostro marino) in base all'ambiente in cui si trova. Mei decide attivamente che il panda rosso è una parte di sé e della sua personalità cui non vuole rinunciare: non lo fa per curiosità o per poter esplorare un mondo che altrimenti le sarebbe precluso, lo fa per affermare la sua identità nella sua completezza, in tutte le sue sfaccettature.

L'animazione è, come sempre nei film Pixar, una gioia per gli occhi: il panda rosso fa venir voglia di abbracciarlo attraverso lo schermo per la perfezione nella resa del pelo e delle espressioni facciali. Domee Shi unisce gli stilemi Pixar a quelli dell'anime giapponese e di TikTok. Il risultato è un'animazione fresca, innovativa e vitale, che restituisce alla perfezione la bruciante, inesauribile energia di Mei e delle sue amiche, il loro sguardo sul mondo.

Red è una storia di crescita e autoaccettazione, in cui le nuove generazioni insegnano a quelle del passato l'importanza di essere se stessi fino in fondo, accettando anche quei lati di noi che possono essere visti come buffi, ridicoli, o vergognosi. Il coraggio di Mei riflette quello della regista, in grado di creare una storia attuale e divertente, che cattura fin dalle prime inquadrature grazie a una protagonista carismatica, un ritmo travolgente, e una storia di grande complessità emotiva, in grado di toccare il cuore di adulti e bambini come solo i migliori film per ragazzi sanno fare.

**** 1/2

Pier

1 commento:

  1. Concordo in pieno con quello che hai scritto. Spero che la Pixar possa sviluppare questo nuovo trend e osare un po' di più, nei suoi prossimi film.

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