venerdì 22 aprile 2022

Animali Fantastici - I Segreti di Silente

Solidità senza creatività


L'ascesa al potere di Grindelwald sembra inarrestabile: il mondo magico pende dalle sue labbra, e Silente, l'unico che potrebbe contrastarlo, non può farlo in virtù di un antico patto di sangue, siglato quando i due erano amanti. Silente assolda quindi una "sporca mezza dozzina" con il compito di fermarlo. A guidarla, Newt Scamander, accompagnato da suo fratello Theseus, dalla sua assistente Bunty, dalla professoressa Eulalie Hicks, da Yussuf Kama e dal pasticcere babbano Jakob Kowalski, deciso a salvare la sua amata Queenie, apparentemente irretita da Grindelwald.

Il dilemma che si trovano ad affrontare tutte le grandi saghe cinematografiche è "cosa fare da grandi." Hai avuto successo con una formula, fatta di personaggi, trame, scelte di fotografia, atmosfere: bene, e ora? Devi ripetere quella formula, giocando sull'effetto nostalgia ma rischiando di uccidere del tutto la creatività e, quindi, stancare lo spettatore? O devo provare a battere nuove strade, lanciandomi in territori inesplorati per tenere viva la fiamma creativa, rischiando però l'ira funesta del "vero fan" TM ? Di questo dilemma abbiamo già ampiamente parlato qui e una risposta giusta, applicabile a ogni caso, probabilmente non esiste.

Animali fantastici le ha provate un po' tutte: dopo aver intrapreso la seconda strada nel primo capitolo, con buoni risutlati, già dal secondo ha decisamente virato su una via di mezzo, con esiti più deludenti. Ora, con questo terzo capitolo vira decisamente sull'opzione "solita minestra", riportando al centro della vicenda tutto ciò che i fan amano di più: Silente, Hogwarts, la sfida tra maghi "buoni" e oscuri - persino il Quidditch. Tuttavia, questo terzo capitolo si trova nella poco invidiabile posizione di essere l'eccezione alla regola - di essere, cioè, un film che gioca sul sicuro e riesce comunque a lasciare insoddisfatti i fan e, peccato ancor più grave, a non stupire mai, nemmeno per sbaglio.

La trama, in superficie, funziona: gli eventi si susseguono con buon ritmo, la vicenda è ben congegnata, gli archi dei personaggi coerenti. Come è possibile allora che il film deluda? La risposta sta nella totale mancanza di coinvolgimento emotivo. La causa principale sta nella scelta di cambiare de facto il protagonista della saga: non più Newt Scamander, ridotto a comprimario/esecutore, ma il giovane Silente e il suo rapporto di amore tradito con Grindelwald. Il problema è che i fan della saga sanno già tutto: non in dettaglio, certo, ma la cronistoria di questi eventi e l'impatto avuto su Silente sono già stati presentati nella serie di romanzi e nella sua trasposizione cinematografica. L'interesse, quindi, è giocoforza basso, l'effetto nostalgia del tutto assente: il Silente che il pubblico ama ha già superato quegli eventi, e gli eventi stessi sono solo pezzi del puzzle narrativo costruito dalla Rowling nel settimo libro - elementi utili a concludere la storia di Harry Potter, e poco più.

Allo stesso tempo, il film non fa assolutamente nulla per rinverdire l'interesse, rinunciando quasi del tutto a intraprendere l'unica strada che permetterebbe di farlo: esplorare più a fondo la relazione emotiva tra i due personaggi. E dire che gli attori permetterebbero un lavoro di questo tipo: Law costruisce un Silente dolente e malinconico, che ben si adatterebbe a un lavoro più psicologico; e Mikkelsen, subentrato a Johnny Depp, dona a Grindelwald un giusto mix di signorilità, ideali deviati e malvagità latente, rendendolo un personaggio complesso e affascinante - un angelo caduto, un Satana tentatore che poteva essere utilizzato infinitamente meglio. 

Chiariamoci, i momenti riusciti non mancano, ma sono tutti nelle mani di un personaggio reso ormai secondario (Newt) e delle sue creature, quegli animali fantastici che dovrebbero guidare la saga, ma risultano ormai solo meravigliosi diversivi, parentesi narrative con un impatto molto ridotto sul dipanarsi della vicenda. Redmayne è costretto a un'interpretazione sempre più monodimensionale di Scamander, priva di quel mix di goffa simpatia e inettitudine emotiva che lo rendeva così interessante ed efficace nel primo capitolo. Funzionano anche, ma erano già presenti e meglio utilizzati nel capitolo precedenti, i rimandi storici: l'ascesa di Grindelwald ricorda in tutto e per tutto quella di Hitler e dei totalitarismi novecenteschi, e le atmosfere delle scene "di massa" sono suggestive e ben realizzate. Yates si dimostra ancora una volta un ottimo esecutore, uno scalpellino della regia che realizza ottime confezioni cui manca però la scintilla della vita.

I Segreti di Silente è, in sintesi un film dimenticabile: non annoia, non disturba, non sporca, ma non stupisce, mai: e, per una saga come quella del Wizarding World e per il genio di J.K. Rowling (qui ancora sceneggiatrice) è il peccato più imperdonabile di tutti.

** 1/2

Pier

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