giovedì 22 settembre 2016

I Magnifici 7

Magnifici senz'anima




Un villaggio subisce il ricatto del proprietario di una miniera, che offre loro una miseria in cambio delle loro terre e terrorizza coloro che non si piegano al suo volere. Gli abitanti recluteranno sette avventurieri per difenderli, dando vita a una battaglia all’ultimo sangue.

C’era davvero bisogno di un remake de I Magnifici Sette, il capolavoro di John Sturges e una delle pietre miliari del cinema western? Il cinefilo che è in noi risponde istintivamente di no: i capolavori non vanno toccati, tantomeno rivisitati. Eppure, a volte, un remake è l’unico modo di far riscoprire certi film, certe atmosfere, persino certi valori a quegli spettatori che, per vari motivi, non conoscono le opere originali.

Quello che si può chiedere a un buon remake è quindi di omaggiare l’originale senza stravolgerlo, magari adattandolo al gusto contemporaneo: questo I Magnifici 7 di Antoine Fuqua lo fa, con diligenza e un pizzico di creatività. Ritroviamo infatti le dinamiche da buddy movie dell’originale, in cui momenti leggeri di cameratismo si alternano a quelli di azione; ritroviamo i valori di solidarietà e sacrificio che sono il motore del film di Sturges, e dell’originale cui lui pure si ispirò, I Sette Samurai di Kurosawa.

l film ha un buon ritmo, reinventa bene i protagonisti, con un Denzel Washington convincente nel ruolo che fu di Yul Brinner e un Chris Pratt brillantissimo nella parte del guascone dal cuore d’oro che fu di Steve McQueen. Accanto a loro si muovono personaggi solo parzialmente riconducibili ai “Sette” originali, tra cui spiccano un Vincent d’Onofrio barbuto e massiccio che sembra più un omaggio alla possente fisicità di Bud Spencer che ai personaggi del western statunitense, e un Lee Byung-hun (che gli appassionati ricorderanno nel western coreano Il buono, il matto, il cattivo) che offre un'interessante variazione sul tema in termini di stile di combattimento.

Certo, l’originalità è limitata, con poche trovate veramente nuove e una scarsa capacità di emozionare; la fotografia è ipercinetica e piatta, senza la bellezza stordente delle immagini del western classico, né la sua composta epicità; la musica è ridondante, sospesa tra il tentativo di fare qualcosa di nuovo e la ripetizione pedissequa della colonna sonora del film di Sturges; la sceneggiatura è brillante nei dialoghi, ma poco incisiva nel descrivere motivazioni e carattere di alcuni personaggi.

Ciononostante, il film funziona e regala due ore di buon intrattenimento, che divertirà gli spettatori e, forse, li spingerà a riscoprire gli originali, indimenticabili Magnifici Sette.

***

Pier


NdR: recensione originalmente pubblicata su nonsolocinema.com

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