venerdì 8 gennaio 2016

La grande scommessa

The Big Blindness



And oftentimes, to win us to our harm, 
The instruments of darkness tell us truths, 
Win us with honest trifles, to betray ’s 
In deepest consequence. 
William Shakespeare, Macbeth, Atto I, Scena 3

Gli strumenti dell'oscurità guadagnano la nostra fiducia su questioni marginali, ma ci tradiscono in quelle importanti: ciò che scriveva Shakespeare quasi 500 anni fa sembra la perfetta descrizione della trama de La grande scommessa. Siamo nel 2005, e il mercato immobiliare statunitense sembra solido e destinato a crescere. Sembra, appunto: andando a indagare sui CDO (Collaterized Debt Obligation) del mercato immobiliare, il genio dei numeri Michael Burry scoprì che erano pieni di mutui di basso valore, e che il sistema si poggiava su fondamenta di fango. Decise quindi di scommettere contro il mercato immobiliare, attirandosi lo scherno e l'ilarità delle banche che accettarono di assicurarlo contro il suo fallimento. Fu imitato da un ristretto numero di investitori, anch'essi derisi dal sistema. Tre anni dopo, i fatti diedero loro ragione, con il crollo del mercato immobiliare e la crisi dei subprime.

I titoli derivati sono qui gli strumenti dell'oscurità, di quel capitalismo finanziario che è diventato fine a se stesso, del tutto scollegato dai processi produttivi. Gli strumenti illudono che una ricchezza facile sia possibile, salvo poi risultare fallimentari e far perdere soldi, casa, tutto. La grande scommessa analizza questo tema, sviscerato da numerosi film negli ultimi anni, ma lo fa con uno sguardo completamente nuovo, assumendo la prospettiva di chi aveva previsto la crisi, rimanendo però inascoltato dal sistema. 
Il film affronta una materia ricca di tecnicismi e concetti complessi con un taglio registico decisamente innovativo, coniugando genialmente divulgazione e narrativa attraverso una continua sovrapposizione tra narrazione e realtà, rottura della quarta parete e momenti di spiegazione affidati a personaggi pop e costruiti in maniera decisamente sorprendente, chiara, ed esilarante. 

La grande scommessa è una commedia nera, un horror finanziario che diverte e angoscia allo stesso tempo. Adam McKay realizza una macchina perfetta, in cui parole, suoni e immagini si alternano in maniera non convenzionale, a volte quasi disturbante, ma senza perdere di vista la coesione e la solidità narrativa. La sceneggiatura è un orologio, con personaggi ben tratteggiati e una trama scorrevole, ed è sorretta da prove d'attore eccezionali di Christian Bale (il migliore per distacco), Steve Carell e Ryan Gosling, protagonisti agli antipodi e complementari, guidati da obiettivi e storie personali completamente differenti, ma uniti nella loro capacità di vedere ciò a cui tutto il mondo sembrava essere cieco.

La grande scommessa è uno dei film più interessanti e innovativi degli ultimi anni per regia, sceneggiatura e montaggio, un piccolo capolavoro che tiene incollati alla sedia a dispetto dell'osticità dell'argomento trattato. Non perdetelo.

**** 1/2

Pier


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