Combattere, combattere ancora
Apollo Creed, l'antico avversario di Rocky Balboa, è morto sul ring, ma ha lasciato un figlio illegittimo che non ha mai conosciuto. Dopo la morte della madre, il ragazzo, di nome Adonis, viene adottato dalla moglie di Creed, che lo cresce come se fosse suo. Il richiamo del ring si fa sentire e, una volta cresciuto, Adonis decide di andare a cercare l'unica persona che può fare di lui un campione: Rocky Balboa. Per una serie di coincidenze, arriverà a giocarsi il titolo mondiale, ma sarà lui a dover aiutare Rocky a combattere una battaglia molto più difficile.
Dopo sei film, Rocky appende definitivamente i guantoni al chiodo, e passa al testimone a un degno erede della sua epopea. Creed nasce dalle ceneri della saga e ne riprendi molti temi e suggestioni: la sfida contro se stesso, Davide e Golia, la boxe come salvazione da un'infanzia tormentata. Tuttavia, il film aggiunge anche temi originali che lo rendono godibile e interessante nonostante alcune sensazioni di già visto: il rapporto tra l'anziano campione disilluso dalla vita e il giovane impulsivo che deve ancora conoscerla; la sfida con un passato mai conosciuto, eppure ingombrante; e, infine, la sfida con la malattia e la vecchiaia. Stallone presta il volto a un Rocky stanco, più saggio ma anche più cinico, cui l'arrivo di Adonis porta una nuova ragione per tirare avanti nonostante la morte di tutti coloro che amava e la distanza di un figlio con cui non è mai riuscito veramente a legare. La sua prestazione emoziona e convince, in una sovrapposizione tra attore e personaggio che ricorda quella di Mickey Rourke in The Wrestler, pur non raggiungendone le vette interpretative. Accanto a lui Michael B. Jordan convince nella parte del giovane Adonis, offrendo una prova sorprendentemente matura nel ruolo di un giovane dilaniato tra il desiderio di costruirsi un'immagine e liberarsi dall'ombra del padre, e la paura di gettarne il nome del fango.
Il film presenta anche una fotografia molto interessante, con gli incontri di boxe ripresi con una fluidità e una leggerezza dei movimenti molto peculiari, con un ampio uso del piano sequenza (soprattutto nel primissimo combattimento) e poco montaggio. La trama non brilla per originalità ma ha ritmo e realismo, e tratteggia la vita dei giovani a Philadelphia con occhio quasi documentaristico, tra solitudini, sogni e frustrazioni.
Creed è un film che offre quel che promette, una storia di boxe in cui sport e privato si intrecciano. Pur non essendo nulla di eccezionale, riesce però a coinvolgere e, a tratti, emozionare, e diviene così un degno erede di una saga che, dopo aver toccato picchi molto alti (il primo Rocky vinse l'Oscar per il miglior film) sembrava essere giunta al capolinea.
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Pier
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